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Autore: gioTRAUMER    20/05/2012    0 recensioni
Era dolorosa doverlo uccidere. Ma sarebbe stato più piacevole il suo risveglio, e il suo sorriso nel sapere che saremmo stati assieme per sempre.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Humanity is the greatest vampire's weakness



#It just consumes me#



Non avevo idea, in realtà, di quello che sarebbe successo quella sera. L'unico mio pensiero era godermela, fine della storia.
Ero stata in spiaggia fino a tardi. Facendo una corsetta, presi la via di Stefan. Sentivo già il delizioso profumo di cibo passarmi sotto il naso. Mi scappò un sorrisino, pensando a come approcciarmi ad una tavolata di una ventina di persone puntuali, quando io ero arrivata con ben un'ora di ritardo.
Cominciai a grattarmi la testa sovrappensiero, quando un "Ah, per fortuna che erano solo altri dieci minuti!" mi sobbalzò alle orecchie. Era Matt, che come al solito rompeva il ghiaccio. Diciamo che Matt era uno dei miei migliori amici; un bel ragazzo, dagli occhi verdi, biondo, alto e con un bel fisico. Ma non c'è nulla di più, forse è per questo che andavamo molto d'accordo.
Ero troppo nervosa per riuscire a guardare tutti negli occhi, e soprattutto per riuscire a vedere i suoi. Sapevo già che c'era, ed in realtà non so se fosse stata una cosa positiva o negativa. Forse positiva, rassicurandomi di non aver sprecato una serata, ma negativa nel mettermi un sacco d'ansia addosso.
"Katherine, finalmente!" Caroline mi sorrise, facendomi cenno di prendere una sedia libera accanto a lei, e di sistemarmici. Era davvero bellissima quella sera. I suoi capelli solitamente ricci, ricadevano lisci e luminosi sulle spalle. Portava la sua maglietta preferita, raffigurante James Dean, con un cardigan grigio sopra. Sotto portava degli shorts in jeans, delle calze nere quasi trasparenti, i calzettoni e le solite amate Converse. Non spiaccicai parola, se non "Hey", "Ciao!", "Davvero, scusa il ritardo".
Cominciai a guardarmi intorno. Alla mia sinistra c'era Caroline, alla mia destra Zach, davanti a me Bonnie.
"Piantala, lo sai che ho ragione io"
E, non so quanto distante da me, ma alla mia destra, Damon.
Avrei riconosciuto la sua voce fra mille.
Damon era... un ragazzo. Un ragazzo di diciassette anni, ma non uno qualunque. Era alto circa dieci-quindici centimetri più di me, quindi 1.80, i capelli neri ricci gli ricadevano sbadatamente sulla fronte, ogni tanto spostati da una sua sbuffata, gli occhi verdi, ma a volte contornati da un austero marrone.
Damon era particolare, a partire dall'abbigliamento. Quella sera portava dei pantaloni a righe, verdi, rosse e gialle, se non erro. Una maglietta completamente gialla con lo stemma del WWF.
A Damon non interessavano le ragazze, per niente. Aveva strani hobby: fare skate, pescare, oppure andare a correre. E tutto questo da solo, a meno che qualcuno non si autoinvitasse nei suoi malinconici pomeriggi.
Era molto introverso e non voleva essere disturbato. Tutto ciò che succedeva attorno a lui, dipendeva da lui. Non potevi decidere di essere sua amica, se a lui non andava a genio. Ascoltava musica strana, e non gli importava del pensiero della gente.
Fatto sta che ero innamorata di lui da ben sei anni, all'epoca.
Dopo mille e mille tentativi, lui era ancora ostinato a non darmi una chance, ed io ero ostinata a non mollare.
Tornando a quella sera, era tutto abbastanza tranquillo. C'era anche Mason, ma fortunatamente oltre a qualche occhiata non mi badava più di tanto, non ne avevo nemmeno voglia. Ormai per me, lui era acqua passata.
Mentre cercavo ancora di mettere a fuoco la situazione, e di ascoltare ciò che Damon diceva, alcuni si alzarono da tavola e cominciarono a passeggiare per il giardino. Chiaro, che il momento 'gavettoni' abbia inizio!
Matt e Tyler cominciarono a bagnarsi a vicenda, mentre Zach architettava un piano per bagnare ma per non essere bagnato. Un sorrisino innocente mi si stampò in faccia, non so bene per quale motivo.
Le persone continuavano a spostarsi attorno alla casa di Stefan, rincorrendosi e facendo finta d'essere tornati alle elementari. Anche Damon s'era alzato, ma solo per assistire, non per partecipare. Non che non fosse un ragazzo simpatico, solo... interessato solo a se stesso e a ciò che gli andava veramente di fare. Tutto d'un tratto mi alzai anche io, per aiutare a sistemare gli avanzi di cibo, piatti e bicchieri. L'intero gruppo si spostò dall'altra parte della casa, comprese Caroline e Bonnie - le mie migliori amiche - perché Tyler, chiaramente, stava facendo una delle sue scenate. L'avevano bagnato un po' troppo, e lui da permaloso che era se l'è presa più del dovuto.
Restammo a sistemare il tavolo solo io e Damon. Speravo, con tutto il cuore, che spiacicasse almeno una parola, ma non ci speravo fin troppo.
"Fa davvero schifo questa torta... gliela portiamo di là?"
Rimasi un secondo immobile con un piatto in mano, deglutendo e mettendo a fuoco.
"Già, bisognorebbe farlo solo per dispetto"
Spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro, classico movimento per calmarmi dal nervosismo. Lui mi sorrise, e continuammo a sistemare il tavolo.
Non appena finito, cercai di raggiungere gli altri, a dir la verità non troppo interessata.
Si allontanò dal gruppo Kol, il quale non avevo ancora avuto modo di salutare. "Ehilà, maschione!" lo abbracciai forte, come mi era solito. "Come stai? Con Jenna come procede?" sorrisi, cercando di sembrare più spontanea possibile.
Il silenzio che riempì i seguenti cinque secondi mi preoccupò.
"Ci siamo lasciati, Kathy"
Fu fin troppo doloroso. Sia per la figura di merda che avevo appena fatto, sia per il dispiacere che provavo per una coppia 'scoppiata' dopo un anno e mezzo. Ma d'altronde... i corni dopo un po' cominciare a pesare.
Lo portai in un angolino, facendomi spiegare tutto per filo e per segno.
Mentre cercavo di sembrare davvero presa dal racconto, notai Damon allontanarsi dagli altri e venire verso di noi. Cercai di non farmi notare, controllando il suo sguardo con la coda dell'occhio. Sopracciglia aggrottate, sguardo confuso.
Gelosia, forse? Bah, improbabile come cosa.
Cercai di dare un aiuto sincero a Kol, per tornare da Caroline. Mentre lei e Bonnie parlavano di quanto male fosse vestito Mason, io mi accesi una sigaretta. Ah, l'unica cosa che riusciva veramente a calmarmi e far sì che il mio nervoso si smaltisse.
"Cominciate a sistemare i posti in macchina... chi sale con me, Tyler e Ben?"
Ci stavamo spostando a casa di Matt, giusto, che non era proprio così vicina. C'era una partita quella sera, ed il programma era vederla tutti assieme, spaparanzati nei mega divani del soggiorno di Matt. Oddio, forse non così tanto grandi.
Io, Caroline e Bonnie saremo andate a piedi. Alcuni salirono in macchina, altri dietro gli scooter di Tyler e Ben.
"Hey, ci sono altri due posti liberi qui dietro... Damon, sali tu?"
"No, grazie. Credo d'aver bisogno d'una boccata d'aria"
Oh, sì. Proprio ciò che volevo sentire. Un altro passo avanti.
Certo, era chiaro che non volesse venire a piedi con me, dato che c'erano Zach e un ragazzo che non avevo mai visto prima con lui... però boh, la cosa mi ha fatto pensare.
"Care, Bon... che ne pensate? Avete notato il suo strano comportamento di stasera?" dovevo farmi dire assolutamente da qualcuno che vedeva le cose esternamente, cosa gliene pareva della serta.
"Io credo che... quei leggins ti facciano così dannatamente sexy..." la solita Bonnie. Ah, senza le sue entrate di scena così, che divertimento c'era? Sorridi, scuotendo la testa e facendole un occhiolino. In realtà amavo essere lodata, sentirmi dire quanto bella fossi o quanto bene stassi con determinati vestiti mi faceva salire l'autostima alle stelle.
"Dai, seriamente... tu che ne dici?" guardai Caroline, accellerando un po' il passo per far sì che non sentissero i nostri discorsi.
"Ho notato un avvicinamento, a dir la verità. Fino ad un mese fa non si sarebbe neanche degnato di stare da solo con te per più di due secondi. Ma, c'è un Ma. Stai calma, Katherine. Lo sai di non dover fantasticare troppo o aver aspettative che poi potrebbero essere distrutte."
Rimasi in silenzio. Sapevo che Care aveva ragione, come sempre. Questo era il motivo per cui era la mia migliore amica, perché riusciva a dirmi le cose come stavano, e riusciva a capire ciò che volessi sentirmi dire. Insomma, non c'erano paragoni, Care era... Care.
Guidavamo noi il trip, e dopo circa una camminata di dieci minuti arrivammo a casa di Matt. Gli altri si erano già presi i posti migliori nel divano, ed io avevo bisogno di un'altra sigaretta.
Io, Care e Bonnie uscimmo fuori.
"Ho litigato di nuovo con Andrea" cercò quasi di sussurrare Caroline. Ebbene sì, il suo ragazzo era italiano. Si erano conosciuti in uno stage per cantanti, e lui da lì non smise di starle alle calcagne. Aveva 25 anni, era grande in confronto ai nostri 17. Ma devo ammettere che era davvero bellissimo. Aveva uno strano taglio, i capelli biondi e gli occhi azzurri. E quel piercing sul labbro inferiore faceva pensare a cose così...
Ma questi sono altri discorsi. Ora era il mio turno.
"Motivo della litigata?!"
"Appena li saprò te li dirò" disse, con aria scocciata e vendicativa. L'amavo quando s'incattiviva, se ne usciva con frasi così... appaganti. Ed era solo l'inizio della serata. Rientrando non trovammo posto a sedere, ovviamente, quindi provammo a sederci sulle scale, dove si erano già sistemati Zach, il ragazzo sconosciuto e... Damon.
Si preoccupò subito di farci posto, salendo di un gradino.
20 minuti dopo, e mi sembrava fosse passata un'ora. Quella partita era così noiosa... nel frattempo Caroline e Bonnie si erano spostate su altre due sedie, giocando con i rispettivi telefoni. Mentre io ero rimasta nei gradini, un po' per forza un po' per mia volontà.
Sentii vibrare il telefono in tasca, quindi mi affrettai a controllare.
"Controlla Facebook", numero privato. Rimasi a fissare lo schermo del BlackBerry per un minuto abbondante, e poi mi svegliai.
"Matt, posso usare il computer per un secondo?" chiesi più frastornata che mai. Caroline notò il mio tono, ma pensò che chiedermi se c'era qualcosa che non andava davanti a Damon non fosse la cosa più opportuna.
"Certo, alla fine delle scale, seconda porta a destra, camera mia" risponde con un sorriso, come gli era solito.
Non ci pensai due volte, e cominciai a salire gradino per gradino. Ma chi diavolo poteva essere?, continuai a domandarmi mentre il computer si accendeva.
Non appena mi apparse il desktop, cercai di aprire Internet, ma chiaramente dovevo connetterlo, ed era chiaro altrettando che non sapessi come diavolo fare.
Sbuffai, lasciando cadere la testa. Inspirai, per chiamare Matt a gran voce, quando uno scriocchiolio mi fermò.
"Tanto non salirebbe, è troppo preso dalla partita"
Mi girai di scatto. Alla mia sinistra Damon era appoggiato alla porta, con le braccia incrociate e con quel suo enigmatico sorriso che lo rendeva terribilmente sexy.
"Già, probabilmente hai ragione" di nuovo ciocca dietro ai capelli, ma nonostante il nervosismo continuai "non importa, mi arrangerò più tardi."
"Che succede?" chiede, non sembrando così interessato, ma stetti al gioco, alzandomi e sistemando la sedia sotto la scrivania.
"Oh, nulla di che... m'è arrivato un messaggio poco fa, da un numero privato. Diceva di controllare Facebook, e quindi... insomma, non è nulla di importante, sarà stato un errore" sorrisi, scuotendo la testa, cercando di sorridere e sembrare serena. Fece allora due passi verso di me, facendo scendere le braccia lungo i fianchi.
"Sai che dice Freud? Che nulla accade per caso" mi zittì, mi zittì completamente.
Aveva giocato l'arma giusta, mi aveva decisamente squalificata.
Il ragazzo sconosciuto, certo. Dev'essere stato Damon, con il telefono di quel ragazzo... ma perché?
Inclinai la testa verso destra, guardandolo dritto negli occhi con sguardo turbato. Che diamine voleva dire tutto ciò?!
Altro passo verso di me, altro sguardo profondo.
"Katherine, io penso che... dovresti porti meno domande, vedrai quante risposte riuscirai ad ottenere"
Boom, altro colpo. Dovevo assolutamente reagire, non era da me tacere e accumulare colpi.
"Forse la tua teoria non è poi così sbagliata. Ma io sono dell'idea che oltre a proporre teoria, sia d'obbligo anche metterle in atto"
La sua espressione mi fece chiaramente capire che stavolta il colpo l'aveva incassato lui, ma il suo ennesimo passo verso di me mi scombussolò di nuovo le idee. I nostri volti erano a circa dieci centimentri di distanza ora.
"Tu... hai una teoria?" scandì le parole molto lentamente, osservato ogni lineamento del mio viso.
Deglutii, cercando di non smettere di pensare. "No. La mia teoria è vivere giorno dopo giorno. Sono troppo giovane per sapere cosa voglio" le sue labbra erano terribilmente vicino alle mie, o forse era solo una mia impressione. Sarà che questo era il discorso più lungo che avessimo mai fatto, e soprattutto lui sembrava un'altra persona.
"No, non è vero. Tu vuoi quello che tutti vogliono" sussurrò ancora, accarezzandomi una guancia lentamente, come se fosse la prima volta.
"Ah sì? Allora dimmi Damon... cosa voglio?" avevo paura della risposta, in realtà. E di come avrei potuto reagire. Ma non potevo sprecare quest'occasione, non potevo sprecare il suo spirito d'iniziativa e la sua decisione di fare un passo avanti, o forse non solo uno. Dovevo sfruttare il momento, come dettava il mio motto.
"Vuoi un amore che ti consumi. Vuoi passione, avventura... e forse anche del pericolo."
Ora i nostri occhi si cercavano, si scrutavano.
E non solo i nostri occhi. Damon si avvicinò piano a me, posando delicatamente le sue calde e morbide labbra sulle mie. Sentii le gambe cedere, e per un momento pensai di cadere a terra. Ma fortunatamente rimasi in piedi, prendendo le sue mani e stringendole fra le mie, sentendo il suo cuore... battere, battere fortissimo, forse più forte del mio.
Ci scostammo in contemporanea... poggiando le nostre fronti una contro l'altra. Avrei voluto che quel momento non finisse mai...
Mai. La parola mai è paragonabile all'infinito. Una cosa che mi affascina un sacco, una cosa che non finisce mai. Che dura per sempre.
Volevo che quel momento durasse per sempre, e proprio per questo non avevo assolutamente paura di ciò che stavo per fare, della scelta che stavo per prendere. Sentii il mio volto cambiare, i capillari ingrossarsi sotto i miei occhi, i canini allungarsi riflettendosi nei suoi occhi.
I suoi occhi, splendidi occhi, che in quel momento erano pieni di paura.
Morsi velocemente il mio polso destro, facendogli ingoiare del sangue. Cercò di muoversi, di farmi mollare la presa, ma chiaramente la mia forza fu maggiore.
Non appena ingoiò il mio sangue, con tutta la forza di volontà che riuscii ad accumulare, gli spaccai l'osso del collo.
Era doloroso doverlo uccidere. Ma sarebbe stato più piacevole il suo risveglio, e il suo sorriso nel sapere che saremmo stati assieme per sempre.





Fandom: è un casino pazzesco. Voglio dire, nomi di The Vampire Diaries per restare nell'anonimato, citazioni pure e situazione quasi identica. Non so che cazzo mi sia girato per la testa, in realtà volevo concluderla qui, invece...
Personaggi/Pairing(s): Damon/Elena, Tyler/Matt/Ben, Caroline/Bonnie, Zach, Kol, Jenna, Andrea
Genere: Romantico, Ironico, Sentimentale, Fantasy
Challenge/Prompt: cioè boh, parto con un'idea e finisco per scrivere ste merdate.
Avvertimenti: in realtà è tipo a meno dieci righe dalla fine che ho deciso di fare una storia a capitoli, però boh, comunque sarà depressiva e straziante, ma Team Katherine/Damon, che in realtà sarebbe Delena, ma dato che sono praticamente la gemella di Katherine per quanto riguarda carattere...
Timeline: sempre nel mio paese dimmerda siamo, la differenza è che le due case sono molto più fighehhh e da ricconi, e sì, anche questa storia inizialmente è vera
Note finali: devo ancora rileggerla, ma stavolta prometto lo farò, solo non ora. Devo fare le zaino e pubblicare questa dolce schifezza. Spero comunque che qualcuno la legga, per capire quanto ho bisogno d'essere ricoverata
  
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