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Autore: Ray08    21/05/2012    6 recensioni
[Archie/Ruby] Grazie a Feel Good Inc e alla sua Sette giorni (lunghi ventotto anni)
Una mattina qualunque Archie si sveglia con la netta sensazione di aver sognato un bambino e delle marionette. Mentre si sciacqua il viso, i particolari, invece di svanire, si fanno più definiti – c'è una risata crudele, un inganno ben ordito, un teatro, un copione e un ruolo stabilito, una ragazza con la mantella rossa e un sorriso stupendo che spazza via ogni cosa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Archibald Hopper/Grillo Parlante, Cappuccetto Rosso/Ruby
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Archie

Dove forse era sogno, ma sonno non era


quando mi chiese - Conosci l'estate
io, per un giorno, per un momento,
corsi a vedere il colore del vento.



Una ragazza.
Nel pieno della sua giovinezza, le mani sottili, i capelli lunghi, gli occhi accesi da un indescrivibile calore.
Bella, bellissima.

Sorride all'interno del Granny's Diner, mentre porta un cupcake ad uno sconsolato Henry Mills, il figlio del sindaco.
Il bambino avrà avuto una delle tante giornate storte, e quella ragazza lo aiuta - forse più di quanto non faccia lui con quelle sedute - dispensando, insieme alle ordinazioni, una gioia contagiosa ma pacata, leggera come tutta la sua figura.

L'uomo sull'altro lato della strada, in compagnia solamente dei suoi pensieri, scatta una foto.

Click.


~


Diluvia su Storybrooke.

Le gocce cadono a terra con fragore, si spezzano in migliaia di schizzi e si spandono sull'asfalto grigio di quella cittadina dimenticata da tutti.

Henry nei loro incontri continua a parlargli di teorie strane - maledizioni, magie, vite diverse - e nonostante lui abbia la certezza che queste siano solo fantasie, andiamo come potrebbe un uomo maturo crederci, sa che le maledizioni esistono - la sua è una terribile timidezza - e che la sua vita va abbastanza bene così, ma se ci fosse una lampada magica, con un desiderio lui chiederebbe lei - e non avrebbe neanche bisogno degli altri due.
È un pensiero stupido, a volte se ne vergogna, altre volte gli piace e si lascia cullare.

Diluvia su Storybrooke.
E mentre Archie guarda fuori dalla finestra, un sogno nel cuore e un tazza di tè in mano, sotto un ombrello rosso si racconta, forse, una storia d'amore[1].
Un bacio. E dato che non può avere lei - la magia non esiste e i desideri non si avverano – si accontenterebbe almeno di quello.


~


Pongo ha la capacità di voler uscire nei momenti meno opportuni.

Fa freddo questa sera, e rimettersi il cappotto, avvolgendosi la sciarpa intorno al collo gli costa uno sforzo non trascurabile - ha passato la giornata ad ascoltare problemi degli altri, chiudendo da qualche parte i suoi, ed ora stanno premendo, pronti a schiacciarlo.

A volte è come essere in gabbia, rinchiuso dentro uno schema che non voleva – quando ha deciso di studiare psicologia? Quando ha scelto di fare questo lavoro? Quando ha deciso di trasferirsi qui? Perché?
Tante domande a cui non sa dare risposta – la memoria gli sfugge tra le dita e nessuno qui sembra avere alcuna concezione del passato – ma il motivo per cui resta lo sa, è impossibile dimenticarlo, ed ora è appoggiato con finta svogliatezza alla fermata dell'autobus.

E lui le passa accanto perché Pongo tira verso di lei – dannato cane intelligente – e lui vorrebbe chiederle perché si trova sola in una serata del genere e che se vuole potrebbe farle compagnia, ora e sempre – ma tutto quello che riesce a dire è un buonasera un poco strozzato. Pongo abbaia, e Archie può sentire la sua coscienza che lo rimprovera.


~


7.35 a.m

Ruby esce per buttare l'immondizia – non ci sono tracce di sonno sul suo volto, bello anche di prima mattina, velato da quel trucco originale e sbarazzino.

Click.

Quando ritorna, dopo pochi minuti, si ferma sulla porta del Granny's Diner e si guarda intorno – ha arricciato un po' le sopracciglia e il naso – come se fiutasse. Archie si accuccia ancora di più dietro una macchina, per non farsi scoprire e preme il piccolo tasto rotondo.

Click.

Lei si rilassa, sorride e poi rientra dentro.

Click, click, click.



~


Quando Archie ritorna a casa, dopo una giornata uguale a tante altre, mette su il bollitore per fare un tè – come un pessimo inglese. Ci sono cose che sono cambiate in questa città con l'arrivo di Emma, e sono piccole boccate d'aria fresca, ed altre che rimangono immobili - e gli tolgono il respiro.

Con passo strascicato arriva fino alla camera da letto e tira fuori una scatola di mogano scuro. Neanche un dito di polvere vi si è depositato sopra, nonostante l'aspetto antico, perché lo apre tutte le sere.
Fa scivolare dentro con cura le nuove polaroid, e ne pesca a caso qualcuna dal mucchio – Ruby imbronciata, Ruby festosa, Ruby pensierosa.

Ultimamente l'influenza di Henry si fa sentire più spesso - e lui si perde tra sogni che somigliano a ricordi sbiaditi – e Archie pensa che quando avranno il loro lieto fine sarà bello posarle in grembo questa scatola e dirle “Ti aspettavo”[2].

Il bollitore del tè emette un fischio prolungato, e lui torna nella realtà.

~


Una mattina qualunque Archie si sveglia con la netta sensazione di aver sognato un bambino e delle marionette. Mentre si sciacqua il viso, i particolari, invece di svanire, si fanno più definiti – c'è una risata crudele, un inganno ben ordito, un teatro, un copione e un ruolo stabilito, tanta neve, un pozzo e una ragazza con la mantella rossa e un sorriso stupendo che spazza via ogni cosa.[3]

Si veste e dando un'occhiata distratta all'orologio, esce.

Senza neanche volerlo i suoi passi lo portano davanti al Granny's Diner, e stavolta non può dare la colpa neanche a Pongo, che sta ancora sonnecchiando a casa.
Archie sbircia all'interno, attraverso la vetrata e si scopre quasi deluso a non trovarla lì.

Che ne dici se stamattina la macchinetta la lasci fuori e entri?”

Archie sobbalza, e quando si gira arrossisce di botto – sono le sette e trentacinque e Ruby è andata a buttare la spazzatura, che stupido da parte sua non ricordarselo.
Solo dopo qualche secondo afferra il significato delle sue parole – lei lo ha visto mentre le scattava le foto – e si sente ancora più stupido. Vorrebbe chiederle scusa, dirle qualsiasi cosa, sotterrarsi o fuggire mille miglia lontano da lì, ma c'è una sorta di groppo in gola che gli impedisce di parlare e qualcosa che gli rende le gambe molli.

Lei ride di fronte al suo imbarazzo, piano, schiudendo le labbra rosse e piegando un po' il capo all'indietro, ed è lo stesso identico sorriso del sogno.

Il rosso...ti dona” riesce a bofonchiare lui dopo istanti di perfetto silenzio e si maledice perché quello che ha detto non ha alcun senso logico.

Lei si blocca, un po' sorpresa – rincorre forse un pensiero lontano con l'ombra della risata ancora sul volto – e poi gli sfiora la mano.

Lo terrò a mente.”


Note dell'autrice:

Questa storia nasce verso mezzanotte. Sono a letto con la febbre e mi viene voglia di leggere qualcosa. Prendo l'iphone e scorro le storie di una delle mia autrici preferite e trovo questa . Colpo al cuore, voglio che Jiminy/Red sia canon, e voglio anche scriverci qualcosa. Ma su loro FGI ha detto tutto, e allora mi butto sui loro alter-ego reali.

La storia segue una cronologia abbastanza libera: la prima parte è ambientata a Storybrooke pre-Emma; poi Emma c'è, mentre la scena con Pongo riprende un ipotetico incontro nella 1x15, quando lei vuole lasciare la città. L'ultima parte non segue una puntata precisa, ma è sicuramente prima della 1x22.

E' la prima storia abbastanza corposa che scrivo su OUAT – mi ero limitata a flash – e come al solito non sono pienamente soddisfatta. C'è così tanto da dire su loro due che sicuramente mi sono persa. Bah. Alla fine vorrei dedicarla a FGI, perché senza di lei questa storia non avrebbe mai visto la luce (e perché shippa il Gemma, cavolo!).

E insomma, spero che non si offenda perché mi sono basata sulla sua storia, scrivendo una schifezza del genere. In quel caso, la cancellerò immediatamente.

[1] Questa scena riprende un'altra fanfiction di FGI Diagnosis .
[2] Rivisitazione della frase di Baricco in Oceano Mare Lui pensa che quando si incontreranno sarà bello posarle in grembo una scatola di mogano piena di lettere e dirle: “Ti aspettavo”.
[3] Riprende l'idea di FGI di un incontro tra Jiminy e Red. Vi prego andate a leggervi quella storia prima *_*

Il titolo e la citazione iniziale appartengono a quel Genio di Fabrizio De Andrè, precisamente alla canzone Il sogno di Maria. E sì, non c'entra molto, ma volevo infilarcela. <3

Bene, le mie noiose note sono finite: se vi va lasciate una recensione (e passate a leggere quella storia)

  
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