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Autore: Once upon a time    21/05/2012    3 recensioni
"Questa bellissima Rosa, però, odiava essere una rosa, i suoi petali le erano odiosi e il suo profumo era per lei nauseabondo e putrido. La bellissima Rosa, infatti, voleva essere un Giglio, voleva avere i petali bianchi piegati all’esterno con le bellissime sfumature gialle e voleva il magnifico profumo proprio dei gigli."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Rosa che voleva essere un giglio


In un grande giardino c’era una piccola serra, semplice e curata che conteneva tantissimi fiori colorati: rose e tulipani, margherite e gigli, campanule e ciclamini. In questa piccola serra abitava una Rosa, una delle più belle rose mai esistite; i suoi petali erano rosa e soffici, sani e perfetti, il suo profumo era dolce e fresco e quando la rugiada mattutina si posava sulla sua corolla, la Rosa, sembrava un bellissimo gioiello. Questa bellissima Rosa, però, odiava essere una rosa, i suoi petali le erano odiosi e il suo profumo era per lei nauseabondo e putrido. La bellissima Rosa, infatti, voleva essere un Giglio, voleva avere i petali bianchi piegati all’esterno con le bellissime sfumature gialle e voleva il magnifico profumo proprio dei gigli. La povera Rosa voleva così tanto assomigliare ad un giglio che finì col tramutare il colore acceso dei suoi petali perfetti in un pallido bianco e riuscì a farli piegare facendoli sembrare però secchi e appassiti. Per quanto ora assomigliasse ad un giglio più di chiunque altro, non riusciva a rallegrarsene. I gigli con i quali aveva fatto amicizia le volevano bene, però, essendo così belli e perfetti la facevano sentire, se pur involontariamente, sempre più sola e brutta. La povera Rosa, allora, provava a sorprenderli con le sue qualità che venivano però apprezzate con complimenti cortesi e compassionevoli come quelli che si fanno ai primi disegni inesperti di una bambina soddisfatta; le qualità che la Rosa mostrava loro erano infatti proprie del suo essere ed estranee agli eleganti gigli che non le apprezzavano affatto. Quando i giardinieri si accorsero che quell’esemplare così simile ad un giglio era in verità una rosa, sconvolti dalle orribili condizioni in cui versava, decisero di spostarla in un punto più vicino alle altre rose sue compagne e di accudirla fino a farla tornare alla sua bellezza originaria. Costernata per la lontananza dai suoi modelli di perfezione la povera Rosa si ritrovò a dover sopportare la compagnia dei suoi odiosi simili. Non poteva sopportare il loro colore, la loro forma e i loro costumi così simili ai suoi che la facevano vergognare di essere una di loro. Ma la cosa che odiava di più era la felicità con la quale quegli esseri così simili a lei accettavano il loro essere rose e sviluppavano le loro qualità naturali, divenendo, solo a fatica, belle quanto la povera Rosa poteva essere senza sforzo alcuno. Lei, però, pur rammaricandosi di essere per scelta un’esemplare di rosa così brutto, non voleva rinunciare ai cambiamenti che aveva apportato tanto duramente al suo corpo per paura di essere allontanata dalla comunità dei gigli eleganti e quindi, ben presto, a causa della sua ostinazione, si ritrovò in fin di vita. Nessuna rosa poteva sperare di vivere a lungo essendo afflitta da un tale sconvolgimento interiore e così, un triste giorno d’autunno, la povera Rosa cadde morta sulla fredda terra del suo vaso. I giardinieri svuotarono il vaso che rimase vuoto, simbolo dell’ esistenza altrettanto vuota della povera Rosa che aveva passato la vita cercando di essere qualcosa che non sarebbe mai potuta essere e invidiando coloro che riuscivano ad essere felici per quello che la natura aveva dato loro. La povera Rosa, per sua sfortuna, non aveva mai avuto l’occasione di leggere Shakespeare, altrimenti avrebbe ben saputo che una rosa pur con un altro nome conserva comunque lo stesso profumo.
  
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