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Autore: Princess_Klebitz    22/05/2012    0 recensioni
Ok... Mi sono appena iscritta e questa è la mia prima F.F.
Abituata com'ero, nell'epoca che fu, a scrivere romanzi, risulterà lunghetta...
Vorrei ringraziare CrystalDrop, poichè grazie a lei, oggi mi sono iscritta, ho dato le mie prime recensioni, e a tutti\e voi perchè leggendo in questo sito, durante la mia malattia, mi sono innamorata della vostra passione e spero di resuscirare la mia (in caso ne esca come La Mummia, vi permetto di spalarmi badilate di letame!)!! Questa è una Loki in veste totalmente inedita...o forse no. E un tributo alla musica rock, di cui potrebbe essere un eccellente esponente negli anni 'maledetti'!, ciò dato dalla frase 'Chi, il rockettaro molto arrendevole??' data da Tony Stark (che penso solo io ho trovato esilarante, eh??). Bene, basta deliri di onnipotenza (o psicotici...tanto qua siamo allo stesso livello...) e pubblico... PIETà DI ME!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La mano sul polso di Katryn, non propriamente gentile, le impediva sia di cadere, nei suoi ancora spessi momenti di mancamento, che di fuggire. 
Loki la trascinava davanti a diversi rifugiati nel Tiergarten, dove la battaglia alle loro immediate spalle, imperversava a tutto spiano. 
I Vendicatori tenevano la Porta, per ora, ma non si sapeva per quanto.
Il polmone verde di Berlino sembrava avesse anche assorbito tutto il caos di quella battaglia, e i cittadini rifugiatisi, sotto shock, la trovavano un'atmosfera surreale, come spesso negli ambienti di guerra.
Come quella coppia decisamente bizzarra che avanzava ad andatura calma, quasi passeggiando, davanti a loro.
Dopo essersi rimessa in piedi, Katryn non aveva detto più una parola, ma pareva ancora confusa e stordita, e Loki non la guardava neppure, trascinandola impietosamente.
Arrivarono in silenzio alla Colonna della Vittoria, dove non potè fare altro che alzare di nuovo lo sguardo, nell'unico posto dove si era sentito bene.
Katryn fissò lui.
'Perchè mi hai detto di Natasha?'
'Ti volevo dalla mia parte.', le ammise il dio asgardiano. 
'Dio delle menzogne e inganni.', disse Katryn, guardando anch'essa in su. Senza particolare malanimo. 
Senza volerlo, la sua bocca iniziò a parlare.
'Sapevo che Justin era un agente dormiente nella nostra famiglia. LUI era stato adottato, non noi due. Fallì le prove della Stasi su preciso ordine della divisione del KGB, e...',deglutì.'Io mi stavo affezionando. Ad un assassino. Il mio assassino.', sussurrò. 
Quei cornetti caldi alla mattina...e la siringa, quella notte.
Un virus di una malattia inarrestabile, a 15 anni...il KGB l'aveva trovata, e la Stasi la prese in consegna, nascondendola, ma stava morendo. 
Il ricordo sfocato di Natasha, appena rientrata da Mosca, il KGB che mangiava sè stesso, che si chinava su lei, ormai sull'orlo della follia, dal virus degenerativo. La sua supplica, che non pensava lei sentisse, invece sentiva, sebbene non potesse parlare nè muoversi, solo aspettare in silenzio la sua morte. 
'Non odiarmi, sorellina...Katinka...Un giorno potrai presentarmi i tuoi conti...ma ora...non odiarmi.'
E l'avevano ibernata, seppure vivente, nei suoi 16 anni per sempre, che cresceva sempre più lentamente, e con lei il suo addestramento. 
La Stasi che trovava un antidoto per controbattere al KGB, l'allievo che superava il maestro, e le allentava le sacche rigeneratrici. 
Il ritrovarsi, alla Caduta del Muro. 
E poi, frugando negli archivi ormai aperto della Stasi, specialmente per un ex agente, il segreto... E, pochi giorni dopo il Muro, la chiamata dal suo ex superiore.
'Sua sorella Natasha Romanoff ha lasciato il KGB', gli disse, lapidario. 'Si trova ora in suolo americano.'., e sembrava aver concluso. Allora Katryn era bionda, con i capelli a caschetto, e incredibilmente giovane e fuori tempo. 
'Prima di andarsene, ha ucciso suo fratello...adottivo.', e Katryn fece per urlare; ma il Muro era caduto da poco, e lei era ancora... la maledetta macchina di morte che avevano progettato. 
'Dovrebbe ringraziarla.', sospirò il suo superiore, spingendo verso di lei la cartelletta con il suo nome e quello Justin. 
L'aveva lasciata sola, e aveva letto. 
Doveva ucciderla, assieme alla caduta della Stasi e del Muro...  non poteva esistere come prova. 
Natasha l'aveva saputo e, prima di partire, aveva sistemato la sua missione. Personale. 
Sapeva che Katinka non ce l'avrebbe mai fatta, non contro Justin.
Rise, pianse, odio Natasha, Justin e specialmente sè stessa, la Stasi, il KGB, e anche Berlino Ovest. 
Uscì dalla Stasi confusa, mentre le bandiere tedesche giravano per la strada. 
All'urlo collettivo di 'Der Mauer ist Weg!' (cit. st: Il muro non c'è più!), fece come milioni di berlinesi. 
Si gettò tutto alle spalle, come quel giorno.
Ma nel suo intimo non si era mai fidata di nessuno, tranne di Natasha... con la quale aveva finto un abile balletto di informazioni mancate. 
Loki la osservò, percependo la sua pena interiore, e poi prendendole la mano.
'Perchè non ti vendicasti?'
'Su chi?',chiese lei, pensierosa. 
'I miei nemici erano morti. Non ne ebbi altri di simili.'
Si ritrovarono di nuovo sulla Siegessaulle, sul balcone panoramico, trasportati dall'energia di Loki, non smaterializzati, guardando inevitabilmente alla battaglia. 
'Perchè non puoi farli smettere?', chiese, come assente.
'Non lo so', sospirò Loki. 'IO non riesco a perdonare. E ormai è troppo tardi.'
Katryn si accovacciò e lo guardò negli occhi, cercandovi qualcosa che forse era perso per sempre. 
Forse no.
Forse sì.
Quegli occhi così espressivi gli ricordavano quelli di Justin, ma non era il momento per paragoni; almeno non l'aveva avvelenata, l'aveva solo...
'Mi hai tradito', mormorò, toccandosi involontariamente il graffio che le aveva lasciato, quando non era in sè. 
Meno del solito in sè, si corresse.
'Anche tu', disse Loki, alzandosi in piedi e mostrandole le vesti bruciacchiate da un cannone al plasma. 
'Loki...', gli disse solo Katryn, fissandolo. 
La sua faccia era tagliata, ed era piena di lividi solo grazie all'intervento di Tony Stark.
'Andremo avanti a farci la guerra all'infinito?', mormorò, stanca.
'Se è necessario.', rispose lui, altrettando stanco.
'Non mi avrai alle tua condizioni,', sussurrò Katryn, sfiorandogli una mano. 
Loki era a testa bassa, ma gliela afferò.
'Lo so.', e pensò di nuovo a quel baratro in cui stava precipitando. Stavolta, senza ritorno. 
Re di Midgard, senza sudditi,sempre in pericolo e...
Katryn si era arrampicata sulla recinzione, e la stava per...scavalcare!!
Gli lasciò la mano, e finalmente le sue lacrime scorsero, libere, da tradimenti e da dolorosi ricordi. 
'Auf wiedersen, mein Liebe.', sussurrò.
E cadde.
Cadde lentamente, come certa di toccare terra illesa...quando non era così!! 
Si lanciò nel vuoto, senza badare a nessuna delle domande che gli urlavano dentro, storie di vendetta e orrore. 
L'orrore era davanti a lui, ormai a non molti metri da terra!!
Lo scettro lo aiutò ad accelerare, e vide Stark in lontananza dirigersi in gran carriera sulla sua verticale.
'PRENDILA, INSULSA SCATOLETTA DI SARDINE!!!',urlò, ma Stark era troppo lento, troppo... 
Loki la raggiunse, con uno sforzo sovrumano, mentre lei gli afferrò una mano e gli sorrise. 
Sinceramente.
'....ti amo...', riuscì a dirgli, portata dal vento. 
'...anch'io...', le rispose.
Poi l'impatto col terreno, duro,TROPPO DURO!,e lei fu sbalzata via...
Ma presa in tempo da Tony Stark, che la posò vicino a lui. 
Sopraggiunse Bruce Banners, tornato a dimensioni normali, colpevolizzandosi per questo... li avrebbe salvati entrambi dalla caduta, se fosse stato Hulk.
E si inginocchiò vicino alla figura morente di Loki, e a quella incosciente di Katrin, mentre Stark si teneva a rispettosa distanza, combattuto dal tornare a contenere il perimetro o restare...
In fondo, quello era il loro finale, no?
Di tutto.
Banner si pulì gli occhiali, nel suo solito gesto, e parlò gentilmente ad un Loki moribondo, ma lucido.
'La prego, Loki...chiuda quel portale.'
Loki non lo ascoltò, cercando con la sua mano quella di Katryn, che si svegliò, la faccia piena di lividi e tagli. Non ancora abbastanza sveglia, per fortuna, per notare quella del suo amore, rabbrividì Stark, in cuor suo ormai prossimo alla tragedia. 
Banner non cedette.
Aveva fatto ben poco, quando la soluzione gli era subito balzata agli occhi, facendosi coinvlogere dagli altri. 
'So cosa vuol dire essere un mostro, diverso... e non poter esssere amato...fino a pochi giorni fa', gli disse, gentile.
Katryn fece per alzarsi, allarmata, notando le condizioni di Loki, e per far tacere il dottor Banner.
Come poteva...?!??
'Lei ha qualcosa che io non ho ancora', mormorò Bruce, accennando alla sua mano, allacciata con quella di Katryn.
'Per favore....a nome mio...suo...di tutti noi MOSTRI....',e dovette prendere una boccata d'aria per finire. 
'Non la perda. Per favore.'
E si alzò,commosso.
Katryn si stava agitando, notò Tony Stark, e il perimetro stava per esssere violato. 
Ma Loki stava morendo...anche se non erano certi che sarebbe finito tutto, così.
Lui gli sorrise, incredibilmente, da quelle specie di buca nel terreno che si era scavato.
Fece apparire lo scettro, che diede a Banner, e spiegò come poteva chiudere il Tesseract, con esso. 
Banner, con un sorriso prossimo alle lacrime, lo porse a Tony Stark. 
'Meglio che lo manovri tu, io non sarei...così delicato', commentò. 
Stark non si mosse, neanche quando Katryn urlò, tra il disperato e l'ormai resa folle dalla paura:'VAI!!, chiudi quel coso una volta per tutte!! Loki sta morendo, chiama Thor!!'
'..no...', la fermò Loki, prendendole di nuovo la mano.
'Non ne ho bisogno.', affermò, senza arroganza. 
'Lasciamo qui...nel nostro posto magico.'
Stark si alzò in volo, poi si fece sentire. 
'Non osare morire senza di me, cervo a primavera!',e partì a razzo per l'Alexanderplatz.
'...fa il tuo dannato lavoro, scatola di tonno....',mormorò, divertito, e poi portò lo sguardo ovunque.
La differenza tra il suo sangue,così rosso, e la sua bellissima pelle bianca, che aveva imparato ad amare, la faceva soffrire ancora di più.
'Allora...',disse lui.
'...allora...?',disse lei, con una lacrima solitaria dietro l'occhio. 
'Hai vinto...tu?', chiese Loki, sorridendo.
'Abbiamo vinto noi', disse lei, cercando di sorridere, ma ormai e lacrime erano travolgenti.
'Hai vinto tu. Non sei caduto, stavolta.'
'I Chitauri...',iniziò lui, per essere interrotto da uno sbocco di sangue dalla bocca.
'Ci difenderemo. Io ti difenderò.', affermò Katryn, mentre le sue lacrime lo pulivano da quel sangue. 
'Lo so, Katryn di Berlino, mi chiedevo...'
'Cosa?',disse lei, ansiosa,sentendo che il battito e la voce stessa si faceva più fievole. 
'Se tu volessi...',e tossì, per poi fissarla malizioso negli occhi...
'...sai, potresti...',e Katryn strinse gli occhi. Non ancora. NO.
'...darmi un bacio.',concluse lui, stremato.
E Katryn glielo diede, mescolando il sangue al suo. 
Solo tra le sue braccia si era sentita al sicuro, ma non quella volta...
Si accorse troppo tardi che...
'No...no...no.No.No.Nonononnnnnn.....', disse, sbarrando gli occhi, nello sguardo sbarrato di lui, e prendendogli la faccia tra le mani. 
Gli occhi di Loki si chiusero sul suo sorriso dopo il bacio.
'NOOOOO!!!!!'
Thor e gli altri, mentre stavano iniziando a festeggiare la vittoria, vennero gelati, da quel grido, e corserò verso la Siegessaulle, ma si fermarono a rispettosa distanza.
Nonostante l'urlo di prima, Katryn si era accasciata, immobile, sul corpo di Loki. 
Stark commentò, vicino a Rogers, profondamente amareggiato:'Il dio delle menzogne fino alla fine... ha fregato anche me. Mi aveva promesso di non morire...', disse, vicino alle lacrime. 
A notte fonda, mentre gli eroi avevano fatto cerchio attorno a lei e al suo dolore, di fronte alla gioia della città salva (come nel 1989, riflettè stupidamente lei, in un momento di lucidità), Natasha le si avvicinò.
Esitante su cosa fare, le sfiorò prima una spalla, poi si accovacciò vicino.
'Mi sono sbagliata su tutto.', disse, addolorata.
'Anch'io', disse Katryn. 
'Voleva veramente qualcuno che lo capisse.'
'No...voleva me', rispose Katryn. 
Natasha le fece una carezza sulla guancia e tornò al proprio posto.
Quando fu il turno di Thor, di rendere omaggio, la trovò addormentata, con una mano nei capelli nerissimi del fratello, con lo stesso sorriso. 
'Non ti sei perso, stavolta, fratellino.'
E d'improvviso alzò il suo martello, richiamando un enorme fulmine che spaventò non poco tutti.
'Ti ho mostrato la via... Ma omai non ti serve più. Fratello.', sussurrò.
 
 
Ah, pensate sia finito??!
Eh no, arriva l'ultimo capitolo sclero!!!
Vi assicuro ormai sono a pezzi, ma ce la farò...
ma se proprio lo cancellerò!!
Grazie per le critiche ed i complimenti, bambole... 
Mi sono molto divertita a scrivere e rileggere questa storia, anche se a mio parere... beh sto zitta.
Diciamo che i personaggi sono andati dove volevano.
Ma è questo, che insegnano, no?
I personaggio NON SONO PIù TUOI, una volta su carta. 
E loro non sono mai stati miei
Due testedure.
Non perdetevi lo sclero finale!
Baci!!
 
 
   
 
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