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Autore: XanaX    22/05/2012    0 recensioni
Quando credi di essere riuscito a trovare del controllo, crolli nel buio. Confusione, musica, amore, rimpianti e passati troppo presenti. Una persona rischia di scoppiare, e dei tagli non sono il metodo giusto per far scorrere l'inquietudine. Perché suonare non vuol dire diventare immortale. La musica è un filo sottile di nylon, non si spezzerà mai, ma basterà perdere l'equilibrio per precipitare. Tra amici, nemici, fan, tatuatori, disertori, disadattati e musica. Divina Musica. Elias Wild, biondo cantante con la lama in mano, sopraffatto dal passato, trova rifugio in amori disordinati e sofferti.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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P u r p l e P r o j e c t


Il Periodo Viola dell'Amore

 

 

I Purple Cat aspettavano i loro frontman nel dorato atrio del grattacielo più alla moda della città. Rob osservava concertrato le sue All Star viola, forse sparando che tutti i tagli e la stoffa lacera si aggiustassero miracolosamente da soli, temeva che non lo facessero salire ai piani superiori senza un vestito elegante e adatto al posto. La mani di Rob tremavano, non si capacitava del perché, per il servizio fotografico, gli avessero raccomandato di non portare la chitarra. Lui era un musicista, mica un modello. Dave tamburellava nervoso sullo schienale, nel suo cinismo naturale e un po’ irritante pensava al lusso inutile come ultima spiaggia di musicisti annoiati e invecchiati precocemente, anche loro sarebbero diventati così. Scassi le chitarre e i timpani dei vicini nel tuo garage, diventi famoso e tutto è accessibile e l’industria musicale inizia a succhiarti sangue, passi di moda e diventi un cd d’antiquariato.

Quando le porte di sottile vetro si aprirono e mostrarono Elias, tutti i presenti, segretarie, vecchie rockstar passate di moda, giovani fotografi, anonimi in cerca di contratto, vagabondi che tentavano di convincere gente senza cuore a comprargli un panino pieno di maionese e insalata, rimasero strabiliati alla vista di quella creatura che pareva provenire da Marte, o forse da Plutone, anche se era stato declassato e non era più un pianeta. Elias portava con disinvoltura un caschetto castano chiaro, degli occhialetti rotondi di pesante vetro ocra gli addolcivano il profilo affilato e rendevano i tratti già sfumati della mascella ancora più femminei, però celavano gli occhi blu. Vestiva un paio di pantaloni bianchi attillati, dei winklepicker color sabbia, un foulard leopardato fungeva da cintura e una delicata camicetta candida di cui i bottoni superiori erano, come casualmente, lasciati aperti.

Rob trattenendo il fiato gli chiese come mai aveva ritardato tanto. Elias indicò una chiazza violacea che prima era coperta da un ciuffo di capelli sul viso.

- Un banale imprevisto con il fratello del nostro carissimo batterista.- Dave sentendosi tirato in causa e capendo immediatamente la situazione fece cenno ad Elias di stare zitto e si avviò verso l’ascensore. Quando le pesanti porte del montacarichi ultraconfotevole, straricco e assolutamente silenzioso si furono richiuse, inspirò profondamente l’aria e strinse i pugni.

- Mio fratello, come faccio a farlo smettere? Lui dice che la nostra musica fa schifo, è per isterici ragazzini che vogliono soltanto trovare uomini per scopare, dice che si vergogna ad avere un parente come me, si vergogna che io suoni nella stessa band di un ragazzo discusso come te, Elias. Ripete come una dolorosa nenia il suo disgusto per Rob, lo “strafatto sfigato”.- Elias si buttò con uno slancio contro il petto di Dave, e lo strinse dolcemente, come per scusarsi di essere parte dei problemi del batterista con suo fratello. Dave gli accarezzava i morbidi capelli e osservava Rob che si massaggiava le nocche del pugno sinistro dopo aver tirato un violento colpo contro i bottoni con i numerini dorati.

- Ti piacerà il fotografo, è diverso, e credo che abbiate molto in comune…- Sussurrò Dave appoggiando un bacio leggero su capo di Elias. – Adorerei l’averti come fratello.-


Eric sonnecchiava ad occhi aperti nel suo ufficio, aveva tirato i pesanti tendoni viola per godere dei benefici del buio, la web-cam installata nel portatile sulla scrivania gli rimandava l’immagine di un seducente ragazzo con lunghi e soffici capelli neri, iridi di un serio e caldo color cioccolato fondente, forse una leggera ombra di stanchezza, ma comunque fresco e abbastanza presentabile. Attendeva con impazienza la band per il servizio fotografico, si rigirava tra le mani lattee il cd, non sapeva se ascoltarle o no, poi si decise e, stando particolarmente attento a non vedere la foto presente sulla copertina, avviò lo stereo.

 

Chiudendo gli occhi vedeva passionali ma folli vampiri aggirarsi per una stanza completamente bianca con il pavimento macchiato da chiazze rosse, sangue, forse.

 

Rabbrividiva ad immaginare il cantante desnudo coricato su una tavola autoptica, con i resto della band attorno, con la mascherina da chiriugo e bisturi alle mani.

 

La terza traccia parlava di una crisi da astinenza da cocaina, ma il significato reale era l’astinenza da sentimenti. Allora provò a delineare nella sua mente un’altra stanza vuota, questa però meno abbagliante, piena di tinte fosche, e appoggiati mollemente alla parete si trovavano tutti e tre i componenti della band, forse un poco sfocati, avvolti da una nebbia fitta e con dei rami di edera a ricoprirli.

 

- Dio, Eric, non ci sai proprio fare. Che fine ha fatto la tua dannata immaginazione?-

 

Sussurrò rivolto a sé stesso stringendo forte i pugni, fino a farsi sanguinare i palmi delle mani, già notevolmente martoriati.

 

Nell’altra stanza, quella riservata alla sua fedele segretaria, Corinna, si udì un forte scampanellio, i Purple Cat erano arrivati.

 

Eric diede una svelta occhiata allo specchio, afferrò il lucidalabbra alla ciliegia che alloggiava nel portapenne e lo passò pesantemente sulle labbra, rendendole di un bel rosso carminio, si scompigliò leggermente i capelli e stropicciò un po’ gli occhi per rendeli arrossati, e languidi.

 

- Signore Eric, i Purple Cat sono arrivati, si ricorda, avevano un appuntamento… posso farli entrare?- Eric non ebbe il tempo di rispondere che la band entrò come un tornado nel laboratorio adibito ad ufficio, Dave si accomodò elegantemente in una delle due poltrone davanti alla scrivania, Rob prese alloggio su una piccola brandina dall’altra parte della stanza. Elias, seduto nella poltrona di Eric, appoggiò con noncuranza gli stivaletti sulla scrivania.

 

- Ora mi spiegate cosa volete dimostrare con questo atteggiamento…- Chiese loro il fotografo arricciando il naso, gesto delizioso, pensò subito Elias.

 

- La noia…- Accennò Dave.

 

- La frustrazione di un gruppo di musicisti della periferia…- Continuò Elias.

 

- Nei confronti del’industria musicale.- Concluse Rob in una nuvola di fumo sospetto.

 

Eric anzò un sopracciglio guardandoli con curiosità mista a fastidio. Scrutava Elias cercando di comprendere come poteva un ragazzo così affascinante comportarsi in un modo così infantile.

 

- Tu, come ti chiami e quanti anni hai?- Gli domandò il fotografo agguantando il mento del cantante per catturare il colore dei suoi occhi.

 

- Io sono Elias, ho diciotto anni e sono il cantante ed il bassista.- Borbottò egli fingendosi ferito per i modi bruschi, ma tremando leggermente per lo sguardo duro e sensuale di Eric.

 

- Allora, l’idiota elegante suona la batteria e il drogato è un chitarrista- Commentò il ragazzo dai capelli neri, pregustando il finale della vendetta così vicina. Eh no, lui non avrebbe perdonato a dei ragazzi così giovani quel comportamento così superiore.

  
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