The Evil Queen met
love..again.
Regina fissava impaziente il
telefono, così intensamente che sembrava poterlo incenerire con lo sguardo.
Erano passati tanti anni dall’ultima volta in cui si era sentita così nervosa
ed in ansia, quando stava per scappare dalla sua perfida mamma con l’uomo che
amava.
Non le piaceva riportare alla mente quei
ricordi, erano troppo dolorosi.
Se si trattava di infliggere
dolore agli altri, allora la si poteva chiamare sadica: provava anche un certo
gusto nel vedere piangere la povera Ella, nella disperata attesa in attesa di
una bambina che non sarebbe mai arrivata; o Geppetto, solo senza il suo inutile
marmocchio di legno. Il vero godimento tuttavia, lo provava nel vedere lo
squallore della vita di Biancaneve. Era ridotta a fare da maestra ai bambini
delle elementari e Regina, ogni qualvolta aveva occasione, le combinava qualche
guaio che le creava problemi al lavoro. Per non parlare delle volte in cui la
vedeva recarsi in ospedale per il volontariato: assisteva i miseri malati senza
speranza, aiutava gli addetti alle pulizie, e portava qualche fiore al suo
grande amore in coma senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
A fine giornata se ne
tornava triste e sola nel suo minuscolo appartamento; era questo che portava
Regina all’apice del suo piacere, la solitudine di Biancaneve, lei che tanto
aveva lottato per amore, tanto aveva rischiato, per alla fine rimanere
intrappolata nella solitudine eterna.
E quando un minimo segno di
sofferenza traspariva nel viso di Biancaneve Regina toccava il cielo con un
dito.
Una notte,
accadde qualcosa.
Graham dormiva profondamente
nel suo letto e le dava le spalle. Avevano fatto l’amore anche quella sera, e
come d’abitudine lui era rimasto lì con lei.
Regina si sollevò un poco per
osservare il suo viso: Graham era indubbiamente bello, con i suoi ricci
castani, il viso rettangolare, lineamenti duri ma indiscutibilmente attraenti.
Eppure più Regina lo guardava
più sapeva che l’attrazione che sentiva per lui non andava oltre il livello
fisico.
Regina tanto tempo prima
aveva conosciuto l’amore, e sapeva cosa si provava: le mani sudavano, le gambe
tremavano, e il cuore batteva quasi come a voler uscire fuori dal petto.
E quella notte, chissà per
quale motivo, iniziò a sentire la mancanza di quelle sensazioni.
Lasciò il letto e la stanza
silenziosamente e andò in bagno per darsi una sciacquata al viso. Poi si
sedette sul bordo della vasca e senza una ragione precisa si porto le mani sul
grembo, chiedendosi cosa si provava a sentire una creatura crescerti dentro.
Poi scosse la testa nel tentativo
invano di cacciare quei pensieri nati chissà per quale ragione e tornò al
fianco di Graham.
Non riuscì a riposare bene per il resto della nottata.
Era una mattina
particolarmente bella. Un sole splendente regnava nel cielo sgombro di nubi.
Regina aveva da poco lasciato l’ufficio e aveva deciso di piazzarsi di fronte
la scuola di Storybrooke.
Era l’ora della pausa pranzo,
e vi erano tanti bambini nel giardino che giocavano a nascondino; gli
sventurati che venivano scoperti facevano corse disperate, chi doveva contare
si lamentava, e gli altri nascosti sogghignavano alle sue spalle.
Ce ne era uno particolarmente
bello nascosto dietro un cespuglio: era biondo, bassino
ma robusto, massimo cinque o sei anni. Questo
splendore, non appena il cercatore si allontanò, iniziò a correre velocemente
verso il muro per liberare se stesso e i suoi compagni, ma all’improvviso
inciampò, cadde a terra ed iniziò a piangere e gridare.
Regina scese dalla macchina
perché nessun adulto era nei paraggi, ma prima che attraversasse la strada per
soccorrerlo, Biancaneve era già uscita dal portone principale ed aveva preso il
piccolo infelice tra le sue braccia. Passarono pochi minuti e il bimbo ritornò
a sorridere contento. Biancaneve lo lasciò tornare a giocare, felice di averlo
consolato.
Regina se ne torno in
macchina e per una manciata di minuti rimase li inerme
con lo sguardo fisso nel vuoto, scioccata per quello che aveva appena compreso.
Biancaneve non era totalmente
infelice, perché anche in quel modo c’era qualcuno che realmente la amava.
Si, a Storybrooke Biancaneve era conosciuta come Mary Margaret Blanchard, la deliziosa insegnante che tutti adoravano e
stimavano.
Mentre l’unica compagnia di
Regina era un uomo senza cuore, un burattino tra tanti a disposizione.
Lei non aveva vinto, non
finché non ci fosse stato qualcuno che avesse bisogno di lei, che restasse con
lei non perché obbligato, ma per amore.
Il biondino che aveva visto poco prima stava
raccogliendo dei fiorellini
dalle aiuole insieme ad un ragazzino di qualche anno più grande
di lui.
Una bambina si avvicinò a
loro con le mani sui fianchi rimproverandoli severamente per un motivo che
Regina a distanza non riusciva a comprendere. La bambina somigliava parecchio
al piccolo biondo, sicuramente era sua sorella.
Quando Mary Margaret invitò i
tre ad entrare, Regina iniziò a pensare a quanto belli fossero i bambini, e su
quanto i genitori fossero fortunati a potersene prendere cura.
Come la sera prima, riporto
le mani sul suo grembo che non sarebbe mai cresciuto. E lì, dopo chissà quanto
tempo, iniziò a piangere.
Passò la successiva mezz’ora
di fronte a quell’odiato negozio, incerta se entrare o meno.
Era quello che voleva? Diventare madre
non era forse poi così gratificante come immaginava.
Era in grado di essere un
buon genitore? Prendersi la responsabilità di un bambino non era una cosa da
poco.
La domanda più spinosa che si
poneva era se ne era disposta ad arrivare a tanto, a chiedere l’aiuto della
persona che più al mondo odiava dopo Biancaneve.
Se persona si poteva
definire.
Ma infondo cosa mai avrebbe
potuto chiedergli in cambio? Lei era la padrona assoluta della città e non
aveva nulla da temere.
Aprì la porta del negozio di
pegni e lo trovò come al solito al buio e pieno di polvere.
Lui era girato di spalle
intento a lucidare un uncino d’argento.
Non si era voltato nonostante
la campanella lo aveva avvisato dell’ingresso di qualcuno nel negozio. Forse
immaginava chi fosse: per qualche assurdo motivo, quell’uomo sapeva sempre
tutto.
‹‹Salve Mr
Gold›› si decise infine Regina timorosa che se avesse
aspettato ancora se ne sarebbe pentita.
Finalmente l’uomo la degno di
considerazione e disse: ‹‹Salve cara, cosa desidera?››.
2.18 P.M.
Nel giro di due minuti
avrebbe dovuto telefonare e Regina diveniva sempre più impaziente, nel terrore
che qualcosa fosse andato storto.
Quei minuti furono i più
lenti della sua vita, ma alla fine passarono e il telefono squillò.
Regina si alzò
precipitosamente dal divano per sollevare la cornetta.
Non era necessario chiedere
chi fosse; il suo interlocutore si limitò semplicemente a confermare ora e
luogo dell’appuntamento.
Regina sorrise mentre
rimetteva il telefono a posto. Si mise davanti allo specchio a sistemarsi
tranquillamente i capelli. Ora che aveva ricevuto quella rassicurante
telefonata, ora che sapeva che tutto era andato come previsto, poteva anche
prendersela comoda.
Era notte fonda, come da Regina richiesto. Non voleva che ad osservarla ci fossero
sguardi indiscreti, anche se di certo la notizia nel giro di pochi giorni
sarebbe stata sulla bocca di tutti.
La saracinesca del negozio di
pegni era abbassata, segno che Regina doveva accedere dal retro, la cui porta,
invece, era aperta.
Poggiò la mano sulla
maniglia, e prima di girarla prese un profondo respiro.
Infine, entrò.
Come al solito, era buio, e
Regina dovette farsi strada a testoni.
Il vagito di un neonato la
fece trasalire, e poi qualcuno accese la luce.
Mr Gold era in piedi a pochi
passi da lei, con passeggino al suo fianco.
‹‹Lieta di vedere che è stata
puntale›› disse garbato Gold.
‹‹Sappia che io rispetto
sempre gli impegni presi›› replicò con un mezzo sorriso Regina. Infondo lei
aveva reso Gold l’uomo più potente dopo di lei a Storybrooke, come da accordo stabilito.
‹‹E’ una qualità che apprezzo
molto nelle persone›› rispose soddisfatto, poi diede un occhiata
dentro il passeggino ‹‹Sta ancora dormendo››.
Regina fece qualche passo
avanti desiderosa di vedere il piccolo, ma Gold la fermò additando dei documenti che stavano sul
bancone al loro fianco.
‹‹Servono un paio di firme a
fine pagina››.
Seccata Regina dette un occhiata fugace alla pila di fogli, firmando dove Gold le aveva indicato.
‹‹Fatto››.
Mr Gold la guardò sorridente e
le fece cenno di avvicinarsi.
Regina finalmente poté
osservare il bimbo tanto desiderato. Era splendido, più bello del bambino di
fronte la scuola che aveva catturato la sua attenzione pochi giorni prima.
Con le mani tremanti per l’emozione Regina prese il bambino in braccio per la
prima volta, sentendo nel cuore una gioia infinita.
E non gli importava niente se
per ottenerlo era dovuta scendere a patti con quel viscido individuo.
‹‹E’ contenta
mia cara?›› chiese cortese Gold.
‹‹Mi è stato utile, lo
ammetto. Anche se ancora non so cosa lei vuole da me in cambio››.
Mr Gold avanzò zoppicando col
suo bastone e si fece tanto vicino da sfiorare la guancia del piccolo con un
dito.
‹‹Vede mia Regina, questo
piccolo è stato dato in adozione perché la madre è una ragazza molto giovane e
troppo immatura per potersene prenderne cura.
L’unica cosa che desidero è
che lei gli dia tutto l’amore possibile››.
Regina non riusciva a credere alle sue parole:
davvero non voleva niente? No, non era possibile. Lui era Tremotino,
colui che non regalava niente.
Leggendo il dubbio e
l’incertezza nel volto di Regina Gold le diede una
semplice spiegazione ‹‹ Lui è troppo speciale per essere cresciuto da una
persona qualunque. Perciò lo affido a lei ed alle sue cure ››.
Forse non era il caso di
fidarsi di quell’uomo, forse era meglio annullare il loro accordo. Regina stava
già per tirarsi indietro, quando il piccolo le strinse un dito nel suo pugno.
Quel semplice gesto creo un
tumulto inspiegabile di sentimenti nel suo cuore, tanto da ignorare i dubbi sul
patto che la tormentavano fino a poco prima e l’unica cosa che si limitò a dire
a Gold fu ‹‹Tenga pure il passeggino››.
Poi uscì fuori dal negozio,
con il piccolo avvolto stretto fra le sue braccia.
La camera da letto era stata
accuratamente preparata nei giorni precedenti all’arrivo del piccino. Regina
aveva disposto la culla a pochi centimetri dal letto, in modo tale da poter
intervenire immediatamente nel caso in cui il piccolo avesse avuto bisogno di
lei.
Aveva anche preparato una
cameretta a parte per quanto sarebbe cresciuto, dotata di lettino, armadio,
scrivania, comodino, e tanti tanti giocattoli.
Posò il
piccolo ancora addormentato nella culla, si spogliò velocemente,
indossando una camicia di notte e si infilò spossata sotto le coperte.
Non passarono pochi minuti da quel momento che il piccolo si sveglio e
incominciò a piangere. Regina accese la bajour che
era sul comodino e si alzò per vedere cosa il piccolo avesse da lamentarsi.
In un primo momento dondolò
la culla per cercare di addormentarlo; poi, vedendo che il gesto non sortiva
alcun effetto, lo prese in braccio ed iniziò a cullarlo e a fargli delle
carezze, a dargli dei baci. Aveva una pelle morbidissima e profumatissima, come
solo quella dei neonati sa essere.
Vedendo che quei gesti
placavano il pianto del piccolo, continuò finche non lo vide addormentarsi di
sasso.
Per timore che potesse
risvegliarsi e piangere di nuovo, decise di non rimetterlo nella culla.
Lo adagiò delicatamente sul
lato del letto solitamente occupato da Graham, lo circondò di cuscini per
evitare che qualche improvviso movimento potesse farlo cadere a terra e poi gli
si adagiò accanto.
Così trascorse quella notte:
ad osservare quella creaturina così perfetta da sembrare uscita da un dipinto
ed a ripetere nella sua mente ‹‹ E’ mio, è solo mio››.
Così
trascorse la notte più bella della sua vita.
NdA
Salve a tutti
popolo di Once Upon addicted.
Ieri sono andata a trovare
una mia amica che ha avuto una figlia da un mese, e la bimba è così bella che quasi mi sono commossa solo a guardarla.
E cosa faccio quando provo un emozione così grande? Cerco di ricamarci sopra una
fanfiction. Ed essendo OUAT il mio fandom preferito
al momento, non potevo che dedicare un po’ di spazio ad Henry e Regina.
Non fraintendetemi: il fatto
che qui abbia cercato di fare emergere il lato tenero di Regina, la sua
solitudine, ed il suo amore per Henry, non significa che apprezzi da morire
questo personaggio, anzi a volte ho imprecato violentemente contro di lei.
Ma è pur sempre una persona
con le sue debolezze, prima fra tutte Henry, unica
persona in quel mondo che lei ama.
Perciò ho fatto emergere la
sua parte buona (se esiste) anche a rischio di approdare all
OOC.
Perciò se credete che alla
mia fan serva questa etichetta, fatemelo sapere.
Cos’altro aggiungere alle note? Ah, ecco.
Avete presente i tre bambini fuori dalla scuola? Nella mia mente li immaginavo
come Gwendi, Gianni e Michele *_*
Per finire una brava
scrittrice/lettrice/OUAT addicted non può non
consigliare le storie migliori su questo fandom.
Feel Good Inc : 10
things I hate about you
kateausten:
Solo cinque minuti
Ray08 : Dove forse era sogno, ma sonno
non era