Non so come risulterà questa fan fiction, essendo, possiamo dire, un genere totalmente nuovo per me, dato che invece di scrivere eventi futuri, come ho sempre fatto finora, proverò a riscrivere una storia.
In questa fiction inserirò una nuova versione del mio (spero XD) famoso personaggio Dark, che si ritroverà catapultato nel mondo di Detective Conan direttamente dal nostro. E qui, deciderà di cambiare gli eventi futuri.
La fiction inizierà da dopo l’episodio in cui Conan incontra per la prima volta i suoi genitori dopo la sua trasformazione.
Vi avverto che sono una frana nei gialli, perciò mi limiterò alla trama, senza soffermarmi sui vari casi XD.
Capitolo
01: Un piccolo grande detective. Il fratello di
Conan?
Un ragazzo dai capelli castano scuro, vestito di nero e
con un paio di occhiali a coprirli gli occhi azzurri, si
fermò di fronte
all’ingresso di un luna park.
“Qui è dove tutto ha avuto
inizio…” mormorò, sorridendo,
tirando fuori da una tasca un cellulare. “È stata
una vera fortuna che avessi
salvato tutte le informazioni più importanti per leggerle
con calma… Anche se
di certo non pensavo succedesse tutto questo.”
Il ragazzo mise via il cellulare, girandosi e cominciando
ad allontanarsi.
“Credo sia il caso di iniziare il mio piano. Che cosa
dirai quando mi vedrai, Kudo Shinichi?”
‘Che noia… di
recente non c’è stato alcun
caso…’ pensò, osservando Koro
che stava
dormendo beatamente sulla sua poltrona, dopo essersi bevuto diverse
lattine di
birra, ore tutte vuote per terra.
‘Di questo passo
non scoprirò nulla sugli uomini in nero. Ne devo ancora fare
di strada per far
diventare famoso Koro e fargli assegnare sempre più
casi.’ Continuò tra se
e se, scendendo dal divano e dirigendosi verso la stanza che
condivideva con il
detective.
“E Ran è uscita con Sonoko. Questa serata
sarà una vera
noia…” mormorò, sbadigliando nuovamente.
Ma il suo lamentarsi venne interrotto dal campanello, che
suonò tre volte.
“Un cliente? A quest’ora?” si chiese
Conan, guardando
l’orologio, che segnava le nove di sera.
“Chi accidenti è che suona a
quest’ora?!” esclamò il
detective, svegliandosi. “E dire che stavo facendo un
così bel sogno su Yoko…
Moccioso, va’ a vedere chi è!”
Conan sbuffò, ma obbedì, andando alla porta e
aprendo.
“Ci spiace, ma siamo chiusi.” Cominciò a
dire, senza
nemmeno guardare. “Ripassi domat-”
“Quanto sei cresciuto, Conan-kun!”
esclamò una voce
maschile.
Il bambino spalancò gli occhi, girandosi a guardare chi
aveva parlato.
Era un ragazzo vestito completamente di nero, con un
cappello dello stesso colore sulla testa.
Gli occhi erano azzurri, coperti da un paio di occhiali
da vista.
Conan sbiancò immediatamente, arretrando.
“E tu chi sei?” chiese Koro, alzandosi e
dirigendosi
verso di loro, senza accorgersi della reazione del bambino.
“Mi spiace doverla disturbare a
quest’ora.” Fece il ragazzo,
facendo un piccolo inchino. “Ma sono tornato da poco da un
viaggio. Il mio nome
è James Edogawa. Piacere di conoscerla.”
“Non dirmi che sei un parente del moccioso!”
esclamò
sorpreso il detective, mentre Conan guardava spaventato il nuovo
arrivato.
“Beh, sono suo fratello maggiore.” Rispose James,
facendo
una piccola risata e togliendosi il cappello. “I nostri
genitori mi hanno avvertito
che si era fermato da voi, e così ho deciso di venire a
trovarlo.”
“Non ci avevano detto nulla.”
“Sono sempre stato uno spirito vagabondo. Ho studiato in
diversi paesi, continuando così il mio corso di studi. Ma
ora intendo
stabilirmi definitivamente qui a Tokyo. Il tempo di trovare un
appartamento e
un ufficio.”
“Umpf! Un altro ragazzo come quel Shinichi. Oggi la nuova
generazione non sa stare ferma un secondo…”
commentò aspro il detective.
“Oh, non credo proprio. Come le ho detto, intento
fermarmi. E qualcosa mi dice che anche Shinichi presto farà
lo stesso. In
fondo, tutti e due siamo detective.”
Conan divenne ancora più pallido.
Si guardò intorno, in cerca di una via di fuga.
“Così anche tu ti vuoi mettere a indagare, eh?
Lascia
perdere, non è un lavoro che fa per te, credimi. Non nella
stessa città del qui
presente Koro Mori almeno!” rispose l’uomo,
mettendosi a sghignazzare.
“Noi Edogawa, proprio come i Kudo, siamo famosi per le
nostre doti da investigatori. Ed è per questo che se non vi
dispiace, vorrei
prendere con me mio fratello. Questo ovviamente non appena
avrò trovato una
casa.”
“Intendi dire che lo porterai via? Dici sul
serio?!”
esclamò Koro, senza nemmeno tentare di nascondere la sua
felicità.
“Ma io non voglio!” urlò Conan, con voce
da bambino. “Io
voglio rimanere con Zio Koro e Ran neechan!”
“Non fare i capricci! Tuo fratello è venuto a
prenderti e
tu ti comporti così?!” lo rimproverò il
detective.
“Non si preoccupi. Conan è sempre stato
così.
Probabilmente ora si sta chiedendo perché io lo sia venuto a
prendere. E la
risposta è semplicemente che i fratelli devono aiutarsi a
vicenda, no?
Dopotutto, di questi tempi è meglio non agire mai da
soli.”
Conan si sorprese.
“Beh, dato che al momento sono in hotel, ti va di venire
a prendere un gelato prima che io me ne vada, Conan-kun?”
chiese James,
sorridendo verso il bambino. “Proprio come l’ultima
volta che ci siamo visti,
in quel luna park.”
Conan rimase in silenzio per qualche secondo, cogliendo
al volo l’indizio.
“Posso andarci, zietto?” chiese infine a Koro,
senza però
mostrare alcun sorriso.
Cosa che però il detective non notò.
“Fa’ pure, basta che non fai tardi. Non voglio
rimanere
sveglio per aspettare te.”
“Tranquillo, lo riporterò qui tra poco.”
Disse l’Edogawa
maggiore, per poi uscire, seguito da Conan.
I due rimasero in silenzio finché non furono abbastanza
lontani dall’abitazione del detective.
“Chi diamine sei?” chiese infine Conan.
“E non
rispondermi dicendo che sei mio fratello. Sai bene quanto me che non ho
fratelli o sorelle.”
“La mia vera identità per te è top
secret.” Rispose il
ragazzo, sorridendo. “Ti basti sapere che so tutto su di te,
Shinichi Kudo.”
“Okay… chi ti manda? I miei veri genitori? O
l’organizzazione degli uomini in nero?”
continuò il bambino, portando la mano
sull’orologio.
“Calmati, loro non sono gli unici vestiti di nero al
mondo, sai?” replicò James. “E per
quanto riguarda chi mi manda… la risposta è
nessuno. Ho assistito al tuo avvelenamento, senza trovare il coraggio
di
intervenire. Per questo so tutto sul tuo conto. Ti ho tenuto
d’occhio in queste
settimane. E ora ho una proposta per te.”
“Che genere di protesta?”
“Non dirmi che non sei stufo di dover agire
nell’ombra
inventando assurdi stratagemmi per far credere a tutti che è
Koro a risolvere i
casi e non tu, con l’aiuto di un sonnifero e di
un’invenzione del tuo amico
Agasa. Tra tutto quello che ho detto prima, c’è
una sola cosa che è vera: ho
intenzione di aprire uno studio investigativo. E vorrei che tu mi
aiutassi,
Kudo. Io purtroppo non ho affatto una mente brillante come la tua.
Certo,
sicuramente sono migliore di Koro, ma non sono lontanamente al tuo
livello.”
“E io cosa ci guadagnerei? Sempre nel caso che tu non sia
uno di quei uomini, ovviamente.”
“Direi diverse cose: il mio silenzio, la
possibilità di
investigare liberamente, dato che ti darei tutti gli strumenti che
desideri, e
infine, nessun altra situazione imbarazzante con la tua
amata.”
Conan sgranò gli occhi, diventando leggermente rosso.
“Non hai fatto altro che tenerci sotto controllo?”
“Se qualcuno avesse dei sospetti su di te, non ci
metterebbe molto a ritracciarti. Non te lo hanno già
dimostrato i tuoi genitori?”
“Una persona normale non penserebbe mai che esiste un
veleno in grado di farti ringiovanire.”
“Una persona normale…” ripeté
James, sorridendo triste.
“Già… direi che hai ragione.”
Conan lo guardo curioso, per poi sospirare.
“Dimmi… tu in realtà non hai nemmeno la
più pallida idea
di dove cercare una casa e uno studio, vero?” chiese.
“Già… A dir la verità, ho a
malapena i soldi per
mangiare.”
“Allora non hai molte possibilità. Ti
lascerò usare casa
mia.” Fece Conan. “Basterà che tu parli
a Ran, dicendole che sei un amico di
Shinichi, e dato che al momento è fuori città ti
lascia usare provvisoriamente
casa sua.”
“Ne sei sicuro? Potrebbe essere il primo posto dove
andranno a controllare.”
“E cosa potrebbero trovare di sospetto in due
fratelli?”
replicò il bambino, sorridendo. “E sia. Ti
aiuterò a farti un nome, così da
poter avere sempre più clienti. E magari un giorno
riuscirò a ritracciare
quegli uomini in nero… e a tornare normale!”
“Chissà…” fece James,
guardando l’orologio. “Ora però
credo sia il caso di tornare indietro. Se è tornata Ran, in
questo momento come
minimo starà pestando suo padre per averti fatto uscire a
quest’ora.”
Conan sorrise al pensiero.
“Immagino di sì, e sinceramente un po’
mi dispiace non
vedere la scena. Ad ogni modo…” e qui il bambino
tornò serio. “Se sei sicuro
dei rischi che correrai avendo me al tuo fianco, credo sia meglio che
mi porti
via fin da stasera.”
“Ho già analizzato tutti gli aspetti.
Basterà solo che
cominciamo a risolvere casi, e presto si rivolgeranno prevalentemente a
noi
invece che a Koro.”
“Mi dispiace per Ran, però se quel che hai detto
è vero,
avrò più libertà con te, oltre al
fatto che immagino tu non mi intralcerai
durante le indagini, no?”
“Basterà che tu mi dica come comportarmi, ma a
questo ci penseremo
dopo. Prima di tutto, pensiamo a fingere di essere fratelli e di aprire
la
nostra agenzia. Poi ne riparleremo.”
Mentre diceva ciò, i due si fermarono di fronte alla
porta dell’agenzia di Koro.
“Pronto?” chiese James.
Conan sospirò.
“Spero solo di non pentirmene.”
Detto ciò, bussò per poi aprire la porta.
“Siamo torna-”
“Eccoti qui!” esclamò una voce
femminile, anticipando
Ran, che mise le mani sui fianchi, guardando minacciosa il bambino,
mentre
dietro di lei Koro era nuovamente caduto tra le braccia di Morfeo.
“C-Ciao…” la salutò lui,
deglutendo.
“Ti sembra l’ora di uscire a prendere un gelato? Se
poi
stai male non venire a lamentarti da me, chiaro?!”
“Non credo ci sarà un simile pericolo.”
Rispose James,
affiancandosi a Conan.
Ran si girò verso di lui.
“Così sei tu il suo famoso fratello, di cui non ci
aveva
nemmeno parlato.”
“Finora è sempre stato in giro per il
mondo.” Rispose
Conan, portandosi le mani dietro la testa. “Perciò
non credevo si sarebbe
presentato per prendermi.”
“Quindi lo porterai con te?” chiese Ran,
rivolgendosi a
James, che annuì.
“Sì. Poco fa ho chiamato Shinichi. Sai,
è un nostro
lontano parente. So che al momento è impegnato in un caso
difficile, perciò gli
ho chiesto se al momento posso usare casa sua sia come abitazione che
come
studio.”
“Shinichi è un vostro parente?!”
ripeté sorpresa la
ragazza, guardandoli.
“Eh eh… già…”
rispose Conan, guardando leggermente storto
James.
“Su Conan.” Disse questi. “Prendi le tue
cose.”
“Lo porti già via?” chiese la ragazza,
senza nascondere
un velo di tristezza.
“Beh, visto che non ci vediamo da tempo, voglio sapere
tutto quello che ha combinato questa piccola peste in mia assenza.
Scommetto
che è ancora un patito di gialli e misteri, vero?”
“Direi proprio di sì. Anche perché la
presenza di mio
padre non lo ha di certo aiutato a distrarsi, visto che di recente si
è
ritrovato coinvolto in diversi casi di omicidi. Però
è strano… Shinichi non mi
ha mai parlato di voi…”
“Non ci vediamo spesso. Noi Edogawa e i Kudo siamo
lontani parenti, e sinceramente, ci parliamo solo quando ne abbiamo
bisogno,
come questa volta. Per questo Shinichi non ci avrà nemmeno
pensato finché non
l’ho chiamato.” Rispose James, mentre Conan andava
a prendere tutte le sue
cose.
“Così vi occuperete voi di casa sua,
esatto?”
“Conan mi ha detto che finora eri tu ad andare a
occupartene. Ti ringrazio da parte di Shinichi, visto che alla fine
sarò io ad
averne il vantaggio. Comunque se vuoi, puoi sempre venire a trovarci.
In fondo,
siamo noi gli ospiti di Shinichi, e se lui ti ha lasciato le chiavi,
significa
che si fida molto di te.”
Ran a quelle parole voltò leggermente la faccia.
“Però lui non si fa più sentire come
prima…”
“Sono sicuro che non è per volontà sua.
A volte, per
proteggere chi ci è caro, dobbiamo allontanarci
temporaneamente da lui.” Disse
James. “O altre volte ancora, per salvare qualcuno bisogno
rinunciare a tutto.”
Mentre diceva ciò, la voce del ragazzo si abbassò
leggermente.
“Tu… Shinichi per caso ti ha detto che cosa gli
è
successo? Non sono una stupida… ho capito anch’io
che è sparito di punto in
bianco per un buon motivo. Però vorrei che me ne parlasse,
non m’importa dei
pericoli che potrei correre!”
James la guardò seria.
“Se la pensi veramente così, allora comincia a
investigare. Controlla tutte le ipotesi, anche le più
assurde. Solo, un
consiglio: tieniti lontana dal nero.”
“Dal nero?” ripeté Ran. “Che
cosa vuoi dire? Che cos’è
successo esattamente a Shinichi?!” urlò, prendendo
per il colletto James.
“Te l’ho detto: non sta a me dirti la
verità. L’ho giurato
su me stesso quando sono arrivato in questa città. Ad ogni
modo, quando ne avrò
il tempo, cercherò di aiutarlo con il suo caso.”
“Allora permettimi di partecipare con voi alle
indagini!”
“Non posso.” Replicò James, guardando
Conan, che li stava
fissando serio, con in mano uno zaino.
“Eccomi qui.” Disse lui, lanciando lo zaino al
ragazzo,
che lo prese al volo. “Possiamo andare,
fratellone.” Continuò, senza riuscire a
velare una leggera ironia nell’ultima parola.
“Perfetto.” Rispose lui, mentre Ran lo lasciava
andare.
“Allora noi andiamo. Ci vedremo presto. Ho intenzione di
continuare anche qui i
miei studi, almeno per poter prendere un certificato valido.”
“Quindi hai intenzione di iscriverti al mio liceo?”
“Credo proprio di sì. Ma prima voglio sistemare
qualche
affare che ho in corso. Ti ringrazio per esserti presa cura di
Conan.”
Dicendo ciò, James si inchinò assieme a Conan,
per poi
girarsi e uscire.
“Aspetta!” lo fermò Ran. “Se
dovessi scoprire la verità…
tu saresti disposto a raccontarmi tutto?”
Il ragazzo si fermò.
“Se scoprirai la verità, credo che sarà
lui stesso a
spiegarti la situazione. Ma sinceramente, spero per te che tu non ci
arrivi.”