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Autore: Saruwatari_Asuka    23/05/2012    6 recensioni
Yamamoto sbatté gli occhi un paio di volte, mettendo bene a fuoco la situazione.
Il bambino inginocchiato sul pavimento, giacca, cravattino e pantaloncini neri, sembrava proprio Gokudera.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hayato Gokudera, Lambo, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dwarfish problem

- Crap, I'm four years old again -

 

 

 

 

 

 

 

 

Yamamoto sbatté gli occhi un paio di volte, mettendo bene a fuoco la situazione.

Il bambino inginocchiato sul pavimento, giacca, cravattino e pantaloncini neri, sembrava proprio Gokudera.

Reborn stava spiegando che probabilmente il bazooka dei dieci anni si era nuovamente rotto e per questo al posto del Gokudera ventiquattrenne era apparso il ragazzino di quattro anni, che si guardava intorno spaesato senza capire dove fosse.

Tsuna pareva disperato, mentre cercava di capire se il tempo per cui il bambino sarebbe rimasto lì fosse ancora di soli cinque minuti o se per qualche strana ragione anche quello era stato guastato. Aveva voglia di prendere Lambo, che aveva sparato a Gokudera -in verità Lambo voleva colpire se stesso per farla pagare al più grande, ma aveva finito per inciampare e il bazooka era finito dritto addosso a Gokudera che ancora gli correva dietro con tutt'altro che buone intenzioni-, e buttarlo dalla finestra, perché sicuramente era colpa sua se il bazooka si era rotto.

Di sicuro era colpa sua se Gokudera adesso aveva quattro anni o poco più.

Yamamoto si avvicinò al bambino e si inginocchiò davanti a lui, sorridendogli raggiante come al solito.

"Yo, piccolino." gli fece, scompigliandogli appena i capelli albini come quelli del suo amico "Sei per caso il fratellino di Gokudera?" domandò nell'incertezza di aver preso un granchio. Dopotutto, si assomigliavano tantissimo, a parte il taglio di capelli un po' meno 'a polipo'. Lui non sapeva che Gokudera avesse un fratellino, ma magari non gliel'aveva detto perché non lo riteneva importante.

Il bambino inclinò il capo di lato, spalancando i grandi occhi verdi. Non aveva capito niente di quello che gli aveva detto quel ragazzo più grande. Che razza di lingua strana parlava?

"Dove sono?" Chiese a sua volta. Era però ovvio che Yamamoto non sapesse una parola di italiano, per cui non aveva capito quello che gli era stato  chiesto. Capiva abbastanza bene l'inglese a scuola, ma una lingua come l'italiano era fuori dalla sua portata. Sempre ammesso che fosse italiano. Perché in fondo, solo perché quel bambino somigliava tanto a Gokudera, non era detto che fosse italiano come l'amico.

"Tsuna, ma chi è questo bambino? Il fratellino di Gokudera?"

Tsuna si voltò verso di lui senza saper bene cosa dire. Se avesse detto che era colpa del bazooka dei dieci anni, Takeshi avrebbe riso e l'avrebbe presa come l'ennesimo gioco, continuando a credere che il bambino fosse il fratellino segreto di Gokudera, quando in realtà quello era proprio il loro amico, solo un po' rimpicciolito e, a vederlo, anche più tranquillo del Gokudera che conoscevano loro.

Fortunatamente ci pensò Lambo a toglierlo dall'impiccio di doversi inventare qualcosa o di dover spiegare la verità.

Il piccolo Bovino, che dalla comparsa di Gokudera bambino era rimasto a fissarlo, si tirò in piedi saltellando allegramente.

"Ah! Lambo-san adesso è più grande di te! Lambo-san è il migliore! Adesso devi fare tutto quello che dice Lambo-san, è un ordine!"

Pur non avendo capito niente di quello che aveva detto l'altro bambino, Tsuna sentiva già aria di guai e litigi.

"Che stai dicendo? Io non prendo ordini da una mucca afro!"

"Lambo-san non è una mucca afro, Lambo-san dominerà il mondo e Stupidera sarà il suo schiavo!"

"Il massimo che potresti dominare tu è la tua parrucca strana, e non ne sono nemmeno sicuro!"

"Lambo-san non ha una parrucca strana! Stupidera deve stare zitto, perché Stupidera è il servo di Lambo-san adesso!"

"Nemmeno per sogno! Semmai il contrario!"

"Lambo-san è più forte di Stupidera, quindi Lambo-san è il padrone!"

"E chi lo dice?"  

Tsuna non aveva avuto alcun dubbio che Gokudera potesse essere spaventoso anche a quattro anni, visto che a quattordici era un assassino di gran fama doveva sapere cosa significasse mostrare i denti per spaventare l'avversario prima di saltargli alla gola, un po' come faceva normalmente lo Smokin' Bomb.

Solo che quando vide il visetto del bambino più piccolo contorto in quello che probabilmente doveva essere la sua espressione peggiore e le manine strette a pugno come se volesse fargli capire che l'avrebbe picchiato alla prossima, si convince che in realtà il piccolo Gokudera non era affatto spaventoso. Faceva tenerezza e basta.

E lo stesso dovette pensare Yamamoto, perché scoppiò a ridere e tirò su di peso Hayato, allontanandolo da Lambo.

 "Su, su, non litigate!" esclamò divertito.

Tsuna ne approfittò all'istante, prendendo a sua volta Lambo. Non aveva capito niente di quello che si erano detti, ma che stavano litigando, e di brutto, era certo.

"Smettila di infastidirlo, Lambo!" Voleva tanto sapere quanto ci mettevano quei cinque minuti a passare, anche se forse per il Bovino era meglio se Gokudera rimaneva bambino. 

Lambo gonfiò le guance, infastidito, scalciando "Lambo-san vuole le caramelle! Caramelle!"

Tsuna sospirò rassegnato "Va bene, adesso le andiamo a prendere" disse. Era un buon modo per allontanare quei due prima che si azzuffassero.  Scese in cucina, lasciando Hayato nelle mani di Yamamoto.

Quando però varcò la soglia della cucina, un'enorme consapevolezza gli piombò addosso. Di minuti ne erano passati quindici, da quando Gokudera era tornato bambino!

Accettava che il bazooka si fosse rotto e funzionasse al contrario, ma perché Gokudera non era ancora tornato Gokudera?

Lasciò Lambo alle sue caramelle e corse al piano di sopra, nella sua stanza.

"Reborn! E' terribile!"

"Già" rispose semplicemente l'assassino "Sono passati quasi venti minuti da quando ha sparato a Gokudera"

"Lo sai!?" urlò Tsuna, nel panico più totale "Cosa facciamo Reborn!?"

"Forse possiamo solo aspettare"

"FORSE?" aveva voglia di piangere come non mai.

"Su, Tsuna. Il piccolo ha detto che basta aspettare, no?"

"Ma Yamamoto..." sospirò, aprendo la bocca per parlare ancora, ma si bloccò sentendosi tirare la manica. Abbassò gli occhi per incontrare quelli verdi di Gokudera che lo fissava curioso e confuso al contempo. Si era quasi dimenticato che il bambino fosse lì, visto che se ne era rimasto tutto il tempo calmo, seduto fra le gambe di Yamamoto, troppo intento a guardarsi intorno per dire qualcosa.

"Mi può dire dove sono? Questa non è la mia stanza!"  mormorò, inclinando appena la testa.

Tsuna avrebbe davvero voluto rispondergli, se solo avesse saputo cosa stava dicendo.

Ma in quella stanza non c'era nessuno che potesse capirlo. Forse...

"Vuol sapere dove si trova" chiarì Reborn.

"Ah! E' vero Reborn anche tu viene dall'Italia quindi puoi capirlo! Perché non ti sei reso utile prima?!"

Reborn, per tutta risposta, lo spedì contro il muro con un calcio "Invece di lamentarti, dovresti trovare una soluzione al problema, in quanto Decimo boss della famiglia Vongola"

"Ma come la trovo una soluzione se il bazooka dei dieci anni è rotto?"

Reborn gli saltò sulla testa "Questo non è un problema mio" disse, prima di uscire diretto non si sapeva bene dove.

Tsuna si portò le mani ai capelli, disperato "E adesso che cosa faccio?!" urlò. Forse poteva chiedere a Giannini, ma quanto ci avrebbe messo a tornare dall'Italia? Purtroppo non c'era nessun altro a cui poteva chiedere niente del genere.

"Tsuna" lo richiamò Yamamoto, grattandosi la nuca "Che cosa facciamo con lui? Io non so farmi capire. Forse dovremmo chiamare Gokudera!"

Tsuna si spalmò la mano sul viso, psicologicamente e fisicamente distrutto.

Ce l'hai davanti Gokudera, o quel che ne resta avrebbe voluto dirgli, ma l'altro l'avrebbe presa a ridere e non gli avrebbe sicuramente dato una mano.

Ad aiutare la situazione si aggiungeva anche il fatto che il bambino, non capendo e forse spaventato dalla situazione, si era portato le gambe al petto e non sembrava avere intenzione di smuoversi di lì -ma era ancora seduto fra le gambe di Yamamoto, che infatti se ne accorse, iniziando a fare smorfie e boccacce per cercare di distrarlo.

Se poi si aggiungeva Reborn che se ne era andato, Lambo che mangiava caramelle e uva di sotto ma che avrebbe scatenato il finimondo non appena si sarebbe ritrovato di nuovo davanti Gokudera rimpicciolito, e Bianchi da cui bisognava tenere lontana il bambino -anche se non sapeva a che punto fosse la loro situazione famigliare, visto che Hayato era molto piccolo-, il gioco era fatto.

Lambo, pensandoci, avrebbe potuto fare da interprete...fra una litigata incomprensibile e l'altra.

No, era da escludere.

Non aveva assolutamente idea di cosa fare.

"Ehm...sì, forse...Ecco..."

"Si sta anche facendo tardi, sicuro che può rimanere da te?"

"No che non può rimanere qui!" esclamò allarmato. Avrebbe passato il tempo a litigare con Lambo e lui non avrebbe più avuto pace. Bastavano già i guai che il Bovino commetteva da sé, di quelli portati dal Gokudera in miniatura poteva benissimo farne a meno, seppur quella stessa situazione fosse colpa di Lambo.

"Aaah, questo è un incubo!"

Yamamoto scoppiò a ridere, quasi come se la disperazione evidente dell'amico fosse per lui un siparietto comico "Dai, Tsuna. Può venire a casa mia per stanotte"

"D-davvero Yamamoto?"

"Certo! Sono sicuro che non ci saranno problemi!"

"Ah! Ti sono debitore!" mormorò con le lacrime agli occhi, e l'amico rise nuovamente.

Ora, però, il problema principale era convincere il bambino a seguirlo.

Yamamoto si rivolse verso di lui, che alzò appena il capo come a fargli capire che aveva di nuovo la sua attenzione. Il moro gli porse la mano, sorridendo smagliante e indicandosi "Io, Takeshi! Io! Tu...venire...casa...mia!" nel mentre che parlava, gesticolava mimando cose che non avevano molto senso, come dormire e mangiare. Si indicava, disegnava una casa immaginaria con le mani, e si indicava ancora, entusiasta ed euforico.

Tsuna non era del tutto convinto fosse quello il modo giusto di convincerlo. Personalmente ne sarebbe sicuramente stato più spaventato ancora.

A vedere la faccia raggiante e curiosa di Gokudera, però, sembrava proprio che l'altro avesse conquistato tutto il suo interesse e la sua fiducia. Magari, conoscendo il Gokudera adulto, l'aveva scambiato per un alieno o qualcosa del genere. Restava comunque il fatto che il bambino aveva affettato la mano di Yamamoto con entrambe le sue più piccole ed era sceso dal letto con un balzo veloce.

"Tutto risolto, Tsuna" gli sorrise l'amico. Il futuro Decimo Boss della famiglia Vongola annuì un po' titubante, accompagnando i due alla porta di casa. Quando arrivarono alla porta e Yamamoto s'infilò le scarpe, si resero conto che, effettivamente, il bambino era scalzo e loro non avevano scarpe adatte a lui da prestargli. O forse potevano chiedere a Maman se avevano qualcosa, ma era troppo complicato anche solo pensare di spiegare la situazione -non che Nana avrebbe fatto domande strane, non era da lei.

Yamamoto scrollò le spalle, sorridendo ampiamente. Prese in braccio Gokudera e si rivolse a Tsuna come se il problema non fosse mai neanche nato.

"Allora ci vediamo domani, Tsuna. "

"S-sì, a domani..."

Gokudera non fece molte storie per essere stato preso di peso né di essere portato a casa di uno sconosciuto. Poggiò il capo sulla spalla del più grande in silenzio -perché tanto aveva capito che se anche avesse detto qualcosa, l'altro non l'avrebbe capito- e osservò curioso la strada.

Arrivarono in poco davanti al Take Sushi. Yamamoto aprì la porta del locale e si diresse al bancone, dove suo padre stava preparando il suo eccezionale sushi.  Tsuyoshi alzò il capo, salutando solare il figlio. Solo dopo si accorse del bambino che il ragazzo portava fra le braccia e che fissava il sushi già pronto sul bancone, con l'indice poggiato sulle labbra -come se stesse decidendo se era qualcosa da mangiare o meno.

", il fratellino di Gokudera può stare qui per stanotte?"

Tsuyoshi sbatté appena gli occhi, prima di ridere "Oh, ecco spiegata la somiglianza con Gokudera-kun! Non vedo il problema. Ne vuoi assaggiare uno, piccolo? E' il migliore del Giappone, fidati!" disse orgogliosamente, porgendogli un Nigirizushi.

Gokudera lo fissò come se non ne fosse del tutto convinto. Si voltò verso Yamamoto, senza un motivo particolare, e quando vide che l'altro gli sorrideva, annuendo, si decise ad allungare la manina per prenderlo. Lo soppesò ancora un po', indeciso, prima di ficcarselo tutto in bocca e mandarlo giù con gran soddisfazione.

"E' buono! Ne voglio un altro!"

Il padre di Takeshi non si curò troppo di cosa stesse dicendo, visto che il faccino felice del bambino sembrava proprio dire che lo aveva trovato squisito.

"Buono, eh? Tieni, prendine quanti ne vuoi!"

Yamamoto rise mentre prendeva il piccolo vassoio che gli porgeva il padre, attento che il bambino potesse arrivare a prendere quello che voleva mangiare. Disse al padre che se aveva bisogno di aiuto con il locale lo avrebbe trovato nella sua stanza e salì al piano di sopra, dove lasciò finalmente scendere Gokudera e poggiò il vassoio sul tavolo che di solito usava per studiare -quando aveva il tempo di farlo, s'intende. S'assicurò che il bambino fosse impegnato a mangiare tutto il sushi che c'era nel piatto -ed era adorabile, doveva ammetterlo, mentre mangiava con così tanto gusto i piatti di suo padre, proprio come Gokudera- prima di andare a cercare qualcosa da fargli mettere per la notte.

Sicuramente le sue cose gli sarebbero state larghissime, visto che anche Hayato ci sguazzava dentro. Però non aveva molto da dargli. Prese la maglia più piccola che aveva nell'armadio e che ormai non gli entrava più, e si avvicinò al bambino.

Quando sentì di nuovo la presenza del più grande vicino a sé, Gokudera si voltò e, sorridendogli allegramente, gli porse del sushi.

Yamamoto rimase per un attimo interdetto, poi si abbassò, prese la manina del bambino e si portò la prelibatezza direttamente in bocca, assaporandola con un gusto nuovo. Era come avere davanti un Gokudera in miniatura, per questo quel sorriso così aperto e spontaneo l'aveva colto alla sprovvista ed emozionato allo stesso tempo. Il suo Gokudera non gli aveva mai sorriso in quel modo, anche se lui continuava a rivolgere quell'allegria al coetaneo nella speranza che, un giorno, potesse essere ricambiato. In fondo, Yamamoto stava solo aspettando che Gokudera si sciogliesse con lui un po' come con Tsuna.

"Allora...mh, vuoi farti un bagno? Swish, swish...se vuoi la vasca è pronta, mhmh, guk, aaah" cercò di minare l'atto di lavarsi con versi strani correlati, di modo da provare a farsi capire. Ma l'unica cosa che ottenne fu di far ridere Hayato come mai prima, neanche fosse un clown. Naturalmente l'atleta gli andò subito dietro, come non avesse capito che l'altro stava ridendo proprio di lui. Ma in fondo era solo un bambino.

Anche se Hayato non aveva capito niente di quello che gli aveva detto o che aveva provato a mimargli -senza alcun successo...cos'erano quei versacci strani e senza senso?- quando lo vide uscire dalla stanza lo seguì quasi subito, premurandosi però di portarsi appresso l'ultima sushi rimasto sul piccolo vassoio in legno.

Quando arrivarono in bagno, Hayato intuì quello che avrebbero fatto e s'affrettò a mangiare il suo sushi. A Yamamoto l'idea di lasciare il bambino in bagno con la sua privacy non lo colse affatto, perché dopotutto era abituato -più o meno, era successo solo un paio di volte- ad andare al bagno pubblico con Gokudera, a lavarsi insieme a lui e a giocare a schizzarsi con l'acqua. Però la differenza principale stava nel fatto che, quando Yamamoto lo faceva, Gokudera il più delle volte s'arrabbiava, inveendo contro la sua infantilità. Invece quel bambino si stava divertendo da morire, ridendo con tutta l'innocenza che ancora possedeva. Yamamoto avrebbe pagato tutto l'oro del mondo per vedere quel sorrisone sul viso di Gokudera, perché era certo che anche il loro Gokudera ne sarebbe stato capace. Solo che c'era qualcosa che lo bloccava. Qualcosa che Takeshi non riusciva a capire perché probabilmente non era ancora in grado di comprenderlo, forse perché gli mancava un tassello del passato dell'italiano. Però sperava, un giorno, di riuscire a rompere quel muro che Hayato aveva issato per dividere il mondo da se stesso. Di vedere quel sorriso sincero e smagliante anche sul suo viso.

Ma dopotutto doveva ricordarsi che quel bambino era solo una strana magia di Lambo. Il che, però, non significava che lui si sarebbe in qualche modo arreso, col Gokudera adulto.

Si riscosse quando il bambino, nel tentativo di riempire la bacinella che avevano usato per sciacquarsi e probabilmente gettargliela addosso, finì per rovesciarsela in testa e poi, arreso alle risate, se la mise come cappello, e Yamamoto decise che l'ora del bagno era finita. Lo prese, lo sciacquò e lo asciugò, prima di infilargli la maglia che aveva preso poc'anzi. Naturalmente gli stava larghissima, visto che gli arrivava alle caviglie e gli calava sulla spalla. Doveva ammettere che era davvero adorabile, squisito.  Rise, cercando di fargli capire che doveva aspettare fuori dal bagno mentre anche lui finiva, di modo che non prendesse troppo caldo ora che era già coperto, anche se ancora scalzo. Si stava infilando la maglia del pigiama quando sentì un tonfo e, girandosi, vide il bambino steso a terra, di faccia, vicino alla porta del bagno. Se ne stava immobile e a Yamamoto venne da ridere al pensiero che dovesse essere inciampato sulla maglia troppo grande nel tentativo di fare qualche passo.  Hayato alzò la testa, imbronciato del fatto che l'altro stesse ridendo di lui, con gli occhioni lucidi.

Si portò la mano sul nasino dolorante, singhiozzando un "Male"  appena udibile. Ma non c'era certo bisogno di capire la sua lingua o sentirlo per sapere quello che aveva detto.

Yamamoto gli sorrise, scompigliandogli con un gesto gentile i capelli poi, come per dirgli 'non ti sei fatto niente, vero?' gli diede un piccolo bacio sulla punta del naso.

Gokudera in risposta portò entrambe le mani a toccare il punto in cui le calde e morbide labbra dell'altro l'avevano sfiorato, inclinando il capo e tirando un po' su col naso "Per far passare la bua?" gli chiese, dimentico che non parlassero la stessa lingua. E anche se non aveva capito, Takeshi annuì convinto, sorridendo. Hayato ricambiò solare, decidendo che il nasino non gli faceva più male, allungò le braccia verso il maggiore e Yamamoto, ridendo, lo prese subito in spalla, riportandolo in stanza.

C'era solo un problema, in quel momento. Dove avrebbe dormito il bambino? Con lui nel letto singolo? Beh, in fondo Hayato era piccolo, non sarebbe stato un problema. Annuì vigorosamente.

Voltò il capo giusto per guardare l'orologio, appurare che erano le dieci e mezza, erano lavati, sazi e profumati e pronti per andare a letto e far sogni d'oro.  Si girò allora verso il bambino, per mimargli che sarebbero andati a letto e che dovevano prepararsi, ma lo trovo con la testa penzoloni, che cercava di rimanere comicamente sveglio senza un gran successo, spossato per il bagno, i giochi con l'acqua e quella situazione un po' strana. Si sforzò di non ridere, per non disturbare il tenero dormiveglia in cui era precipitato l'altro.

Lo prese di nuovo in braccio, reggendolo stavolta con una mano sola -e non fu un problema, perché Hayato aveva istintivamente stretto la manina sulla sua maglia come se avesse avuto una paura inconscia di cadere- mentre con l'altra cercava goffamente di disfare il letto per poterlo così coricare.

Quando però lo mise a letto e lo coprì, quello si era già addormentato, per questo decise di prendere il futon dall'armadio e dormire lì, per quella notte. Non voleva certo rischiare di svegliarlo nell'atto di sdraiarglisi accanto.  

Si stese quindi sul futon, girandosi e rigirandosi un paio di volte per trovare la posizione più comoda per dormire.

Quando la trovò, fece appena in tempo a prender sonno che un rumore molesto accanto a lui lo spinse a riaprire gli occhi. Si era quasi addormentato, anche lui stanco dagli allenamenti pomeridiani, e non si era affatto accorto che Hayato doveva essersi svegliato poco dopo. Se lo ritrovò inginocchiato davanti al cuscino, con una mano sul futon e una sulla sua guancia, che lo guardava con gli occhi verdi spalancati e arrossati e il labbro inferiore fra i denti.

"Take-shii! Takeshi..."  lo chiamava, anche, ma con la vocina così flebile che Yamamoto per un attimo fu indeciso se essersela sognata o meno. Si tirò su stropicciandosi gli occhi, assonnato "Che cosa c'è?" mormorò, sbadigliando sonoramente. Il bambino scosse il capo e, prima che Yamamoto potesse fare o chiedere nient'altro, gli sgattaiolò nel letto, stringendosi a lui.

Takeshi rimase un attimo spiazzato, poi si rese conto che probabilmente svegliarsi al buio, da solo, in un letto che non è il tuo, per un bambino di quattro anni o poco più non doveva essere il massimo. Rise, scoccandogli un bacio sulla fronte "Sicuro di non esserti svegliato per andare al bagno?" domandò divertito, ma non ottenne risposta, forse perché Hayato aveva trovato confortate il suo calore, riaddormentandosi quasi immediatamente.

 

Al mattino dopo, Takeshi si ritrovò solo nel letto, del bambino neanche l'ombra. Lo cercò per tutta la casa, ma sembrava essere sparito in una nuvola rosa. Il bagno di casa sua però era occupato, e Gokudera, al suo interno, strepitava come se ne fosse dipesa la sua stessa vita, rosso fino alla punta dei capelli.

Yamamoto scoppiò a ridere, scese al piano di sotto e annunciò al padre che avrebbero avuto un ospite anche per la colazione.

 

 

Angolino Autrice:

Sì, sono approdata anche su questo fandom...e cosa meglio di una 8059 per iniziare?

Io li amo, li amo. Quindi dovevo scrivere qualcosa su di loro, sono la mia coppia preferita, mi sono  innamorata di loro due -che non per niente sono i miei pg preferiti insieme a Squalo e Hibari ù_ù- praticamente subito.

E' una cosa stupidissima, non so nemmeno perché l'ho fatto. Ma l'avevo in testa da un po' e mi sono detta 'massì, perché no?' xD

Insomma, spero che vi possa piacere o che comunque non vi faccia tanto schifo, ecco xD  -per il titolo mi stavo dannando, quindi vi prendete la schifezza che mi è venuta fuori all'ultimo momento xD Non chiedetemi perché ho deciso che Gokudera non parlasse ancora giapponese o.ò So che sua madre era metà giapponese e che lui lo parla perfettamente -lo parla perfettamente anche Lambo, che ne ha cinque, di anni xD- ma mi è venuto spontaneo pensare che non lo parlasse né capisse, quindi penso che vada bene così lo stesso xD Mi sono presa una piccola licenza poetica xD

Consigli, critiche e quant'altro sono sempre ben accetti ^^

Un bacio,

Asu <3

 

   
 
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