Dwarfish
problem
-
Crap, I'm four years old again -
Yamamoto
sbatté gli occhi un paio di volte, mettendo bene a fuoco la situazione.
Il
bambino inginocchiato sul pavimento, giacca, cravattino e pantaloncini neri,
sembrava proprio Gokudera.
Reborn
stava spiegando che probabilmente il bazooka dei dieci anni si era nuovamente
rotto e per questo al posto del Gokudera ventiquattrenne era apparso il
ragazzino di quattro anni, che si guardava intorno spaesato senza capire dove
fosse.
Tsuna
pareva disperato, mentre cercava di capire se il tempo per cui il bambino sarebbe
rimasto lì fosse ancora di soli cinque minuti o se per qualche strana ragione
anche quello era stato guastato. Aveva voglia di prendere Lambo, che aveva
sparato a Gokudera -in verità Lambo voleva colpire se stesso per farla pagare
al più grande, ma aveva finito per inciampare e il bazooka era finito dritto
addosso a Gokudera che ancora gli correva dietro con tutt'altro che buone
intenzioni-, e buttarlo dalla finestra, perché sicuramente era colpa sua se il
bazooka si era rotto.
Di
sicuro era colpa sua se Gokudera adesso aveva quattro anni o poco più.
Yamamoto
si avvicinò al bambino e si inginocchiò davanti a lui, sorridendogli raggiante
come al solito.
"Yo, piccolino." gli fece, scompigliandogli appena i
capelli albini come quelli del suo amico "Sei per caso il fratellino di
Gokudera?" domandò nell'incertezza di aver preso un granchio. Dopotutto,
si assomigliavano tantissimo, a parte il taglio di capelli un po' meno 'a
polipo'. Lui non sapeva che Gokudera avesse un fratellino, ma magari non
gliel'aveva detto perché non lo riteneva importante.
Il
bambino inclinò il capo di lato, spalancando i grandi occhi verdi. Non aveva
capito niente di quello che gli aveva detto quel ragazzo più grande. Che razza
di lingua strana parlava?
"Dove sono?" Chiese a sua volta. Era
però ovvio che Yamamoto non sapesse una parola di italiano, per cui non aveva
capito quello che gli era stato chiesto.
Capiva abbastanza bene l'inglese a scuola, ma una lingua come l'italiano era
fuori dalla sua portata. Sempre ammesso che fosse italiano. Perché in fondo,
solo perché quel bambino somigliava tanto a Gokudera, non era detto che fosse
italiano come l'amico.
"Tsuna,
ma chi è questo bambino? Il fratellino di Gokudera?"
Tsuna
si voltò verso di lui senza saper bene cosa dire. Se avesse detto che era colpa
del bazooka dei dieci anni, Takeshi avrebbe riso e l'avrebbe presa come
l'ennesimo gioco, continuando a credere che il bambino fosse il fratellino
segreto di Gokudera, quando in realtà quello era proprio il loro amico, solo un
po' rimpicciolito e, a vederlo, anche più tranquillo del Gokudera che
conoscevano loro.
Fortunatamente
ci pensò Lambo a toglierlo dall'impiccio di doversi inventare qualcosa o di
dover spiegare la verità.
Il
piccolo Bovino, che dalla comparsa di Gokudera bambino era rimasto a fissarlo,
si tirò in piedi saltellando allegramente.
"Ah! Lambo-san
adesso è più grande di te! Lambo-san è il migliore!
Adesso devi fare tutto quello che dice Lambo-san, è
un ordine!"
Pur
non avendo capito niente di quello che aveva detto l'altro bambino, Tsuna
sentiva già aria di guai e litigi.
"Che stai dicendo? Io non prendo ordini da
una mucca afro!"
"Lambo-san non è una mucca afro, Lambo-san
dominerà il mondo e Stupidera sarà il suo
schiavo!"
"Il massimo
che potresti dominare tu è la tua parrucca strana, e non ne sono nemmeno sicuro!"
"Lambo-san non ha una parrucca strana! Stupidera
deve stare zitto, perché Stupidera è il servo di Lambo-san adesso!"
"Nemmeno
per sogno! Semmai il contrario!"
"Lambo-san è più forte di Stupidera,
quindi Lambo-san è il padrone!"
"E chi lo
dice?"
Tsuna
non aveva avuto alcun dubbio che Gokudera potesse essere spaventoso anche a
quattro anni, visto che a quattordici era un assassino di gran fama doveva
sapere cosa significasse mostrare i denti per spaventare l'avversario prima di
saltargli alla gola, un po' come faceva normalmente lo Smokin'
Bomb.
Solo
che quando vide il visetto del bambino più piccolo contorto in quello che
probabilmente doveva essere la sua espressione peggiore e le manine strette a
pugno come se volesse fargli capire che l'avrebbe picchiato alla prossima, si
convince che in realtà il piccolo Gokudera non era affatto spaventoso. Faceva
tenerezza e basta.
E
lo stesso dovette pensare Yamamoto, perché scoppiò a ridere e tirò su di peso
Hayato, allontanandolo da Lambo.
"Su, su, non litigate!" esclamò
divertito.
Tsuna
ne approfittò all'istante, prendendo a sua volta Lambo. Non aveva capito niente
di quello che si erano detti, ma che stavano litigando, e di brutto, era certo.
"Smettila
di infastidirlo, Lambo!" Voleva tanto sapere quanto ci mettevano quei
cinque minuti a passare, anche se forse per il Bovino era meglio se Gokudera
rimaneva bambino.
Lambo
gonfiò le guance, infastidito, scalciando "Lambo-san
vuole le caramelle! Caramelle!"
Tsuna
sospirò rassegnato "Va bene, adesso le andiamo a prendere" disse. Era
un buon modo per allontanare quei due prima che si azzuffassero. Scese in cucina, lasciando Hayato nelle mani
di Yamamoto.
Quando
però varcò la soglia della cucina, un'enorme consapevolezza gli piombò addosso.
Di minuti ne erano passati quindici,
da quando Gokudera era tornato bambino!
Accettava
che il bazooka si fosse rotto e funzionasse al contrario, ma perché Gokudera
non era ancora tornato Gokudera?
Lasciò
Lambo alle sue caramelle e corse al piano di sopra, nella sua stanza.
"Reborn!
E' terribile!"
"Già"
rispose semplicemente l'assassino "Sono passati quasi venti minuti da
quando ha sparato a Gokudera"
"Lo
sai!?" urlò Tsuna, nel panico più totale "Cosa facciamo
Reborn!?"
"Forse
possiamo solo aspettare"
"FORSE?"
aveva voglia di piangere come non mai.
"Su,
Tsuna. Il piccolo ha detto che basta aspettare, no?"
"Ma
Yamamoto..." sospirò, aprendo la bocca per parlare ancora, ma si bloccò
sentendosi tirare la manica. Abbassò gli occhi per incontrare quelli verdi di
Gokudera che lo fissava curioso e confuso al contempo. Si era quasi dimenticato
che il bambino fosse lì, visto che se ne era rimasto tutto il tempo calmo,
seduto fra le gambe di Yamamoto, troppo intento a guardarsi intorno per dire
qualcosa.
"Mi può
dire dove sono? Questa non è la mia stanza!" mormorò, inclinando appena la testa.
Tsuna
avrebbe davvero voluto rispondergli, se solo avesse saputo cosa stava dicendo.
Ma
in quella stanza non c'era nessuno che potesse capirlo. Forse...
"Vuol
sapere dove si trova" chiarì Reborn.
"Ah!
E' vero Reborn anche tu viene dall'Italia quindi puoi capirlo! Perché non ti
sei reso utile prima?!"
Reborn,
per tutta risposta, lo spedì contro il muro con un calcio "Invece di
lamentarti, dovresti trovare una soluzione al problema, in quanto Decimo boss
della famiglia Vongola"
"Ma
come la trovo una soluzione se il bazooka dei dieci anni è rotto?"
Reborn
gli saltò sulla testa "Questo non è un problema mio" disse, prima di
uscire diretto non si sapeva bene dove.
Tsuna
si portò le mani ai capelli, disperato "E adesso che cosa faccio?!"
urlò. Forse poteva chiedere a Giannini, ma quanto ci avrebbe messo a tornare
dall'Italia? Purtroppo non c'era nessun altro a cui poteva chiedere niente del
genere.
"Tsuna"
lo richiamò Yamamoto, grattandosi la nuca "Che cosa facciamo con lui? Io
non so farmi capire. Forse dovremmo chiamare Gokudera!"
Tsuna
si spalmò la mano sul viso, psicologicamente e fisicamente distrutto.
Ce l'hai davanti
Gokudera, o quel che ne resta avrebbe voluto dirgli, ma l'altro
l'avrebbe presa a ridere e non gli avrebbe sicuramente dato una mano.
Ad
aiutare la situazione si aggiungeva anche il fatto che il bambino, non capendo
e forse spaventato dalla situazione, si era portato le gambe al petto e non
sembrava avere intenzione di smuoversi di lì -ma era ancora seduto fra le gambe
di Yamamoto, che infatti se ne accorse, iniziando a fare smorfie e boccacce per
cercare di distrarlo.
Se
poi si aggiungeva Reborn che se ne era andato, Lambo che mangiava caramelle e
uva di sotto ma che avrebbe scatenato il finimondo non appena si sarebbe
ritrovato di nuovo davanti Gokudera rimpicciolito, e Bianchi da cui bisognava
tenere lontana il bambino -anche se non sapeva a che punto fosse la loro
situazione famigliare, visto che Hayato era molto piccolo-, il gioco era fatto.
Lambo,
pensandoci, avrebbe potuto fare da interprete...fra una litigata
incomprensibile e l'altra.
No,
era da escludere.
Non
aveva assolutamente idea di cosa fare.
"Ehm...sì,
forse...Ecco..."
"Si
sta anche facendo tardi, sicuro che può rimanere da te?"
"No
che non può rimanere qui!" esclamò allarmato. Avrebbe passato il tempo a litigare
con Lambo e lui non avrebbe più avuto pace. Bastavano già i guai che il Bovino
commetteva da sé, di quelli portati dal Gokudera in miniatura poteva benissimo
farne a meno, seppur quella stessa situazione fosse colpa di Lambo.
"Aaah, questo è un incubo!"
Yamamoto
scoppiò a ridere, quasi come se la disperazione evidente dell'amico fosse per
lui un siparietto comico "Dai, Tsuna. Può venire a casa mia per
stanotte"
"D-davvero Yamamoto?"
"Certo!
Sono sicuro che non ci saranno problemi!"
"Ah!
Ti sono debitore!" mormorò con le lacrime agli occhi, e l'amico rise
nuovamente.
Ora,
però, il problema principale era convincere il bambino a seguirlo.
Yamamoto
si rivolse verso di lui, che alzò appena il capo come a fargli capire che aveva
di nuovo la sua attenzione. Il moro gli porse la mano, sorridendo smagliante e
indicandosi "Io, Takeshi! Io! Tu...venire...casa...mia!" nel mentre
che parlava, gesticolava mimando cose che non avevano molto senso, come dormire
e mangiare. Si indicava, disegnava una casa immaginaria con le mani, e si
indicava ancora, entusiasta ed euforico.
Tsuna
non era del tutto convinto fosse quello il modo giusto di convincerlo. Personalmente
ne sarebbe sicuramente stato più spaventato ancora.
A
vedere la faccia raggiante e curiosa di Gokudera, però, sembrava proprio che
l'altro avesse conquistato tutto il suo interesse e la sua fiducia. Magari,
conoscendo il Gokudera adulto, l'aveva scambiato per un alieno o qualcosa del
genere. Restava comunque il fatto che il bambino aveva affettato la mano di
Yamamoto con entrambe le sue più piccole ed era sceso dal letto con un balzo
veloce.
"Tutto
risolto, Tsuna" gli sorrise l'amico. Il futuro Decimo Boss della famiglia
Vongola annuì un po' titubante, accompagnando i due alla porta di casa. Quando
arrivarono alla porta e Yamamoto s'infilò le scarpe, si resero conto che,
effettivamente, il bambino era scalzo e loro non avevano scarpe adatte a lui da
prestargli. O forse potevano chiedere a Maman se
avevano qualcosa, ma era troppo complicato anche solo pensare di spiegare la
situazione -non che Nana avrebbe fatto domande strane, non era da lei.
Yamamoto
scrollò le spalle, sorridendo ampiamente. Prese in braccio Gokudera e si
rivolse a Tsuna come se il problema non fosse mai neanche nato.
"Allora
ci vediamo domani, Tsuna. "
"S-sì, a domani..."
Gokudera
non fece molte storie per essere stato preso di peso né di essere portato a
casa di uno sconosciuto. Poggiò il capo sulla spalla del più grande in silenzio
-perché tanto aveva capito che se anche avesse detto qualcosa, l'altro non
l'avrebbe capito- e osservò curioso la strada.
Arrivarono
in poco davanti al Take Sushi. Yamamoto aprì la porta del locale e si diresse al
bancone, dove suo padre stava preparando il suo eccezionale sushi. Tsuyoshi alzò il
capo, salutando solare il figlio. Solo dopo si accorse del bambino che il
ragazzo portava fra le braccia e che fissava il sushi già pronto sul bancone,
con l'indice poggiato sulle labbra -come se stesse decidendo se era qualcosa da
mangiare o meno.
"Pà, il fratellino di Gokudera può stare qui per
stanotte?"
Tsuyoshi sbatté appena
gli occhi, prima di ridere "Oh, ecco spiegata la somiglianza con Gokudera-kun! Non vedo il problema. Ne vuoi assaggiare uno,
piccolo? E' il migliore del Giappone, fidati!" disse orgogliosamente,
porgendogli un Nigirizushi.
Gokudera
lo fissò come se non ne fosse del tutto convinto. Si voltò verso Yamamoto,
senza un motivo particolare, e quando vide che l'altro gli sorrideva, annuendo,
si decise ad allungare la manina per prenderlo. Lo soppesò ancora un po', indeciso,
prima di ficcarselo tutto in bocca e mandarlo giù con gran soddisfazione.
"E' buono!
Ne voglio un altro!"
Il
padre di Takeshi non si curò troppo di cosa stesse dicendo, visto che il
faccino felice del bambino sembrava proprio dire che lo aveva trovato squisito.
"Buono,
eh? Tieni, prendine quanti ne vuoi!"
Yamamoto
rise mentre prendeva il piccolo vassoio che gli porgeva il padre, attento che
il bambino potesse arrivare a prendere quello che voleva mangiare. Disse al
padre che se aveva bisogno di aiuto con il locale lo avrebbe trovato nella sua
stanza e salì al piano di sopra, dove lasciò finalmente scendere Gokudera e
poggiò il vassoio sul tavolo che di solito usava per studiare -quando aveva il
tempo di farlo, s'intende. S'assicurò che il bambino fosse impegnato a mangiare
tutto il sushi che c'era nel piatto -ed era adorabile, doveva ammetterlo,
mentre mangiava con così tanto gusto i piatti di suo padre, proprio come Gokudera- prima di andare a cercare qualcosa da fargli
mettere per la notte.
Sicuramente
le sue cose gli sarebbero state larghissime, visto che anche Hayato ci
sguazzava dentro. Però non aveva molto da dargli. Prese la maglia più piccola
che aveva nell'armadio e che ormai non gli entrava più, e si avvicinò al
bambino.
Quando
sentì di nuovo la presenza del più grande vicino a sé, Gokudera si voltò e,
sorridendogli allegramente, gli porse del sushi.
Yamamoto
rimase per un attimo interdetto, poi si abbassò, prese la manina del bambino e
si portò la prelibatezza direttamente in bocca, assaporandola con un gusto
nuovo. Era come avere davanti un Gokudera in miniatura, per questo quel sorriso
così aperto e spontaneo l'aveva colto alla sprovvista ed emozionato allo stesso
tempo. Il suo Gokudera non gli aveva mai sorriso in quel modo, anche se lui
continuava a rivolgere quell'allegria al coetaneo nella speranza che, un
giorno, potesse essere ricambiato. In fondo, Yamamoto stava solo aspettando che
Gokudera si sciogliesse con lui un po' come con Tsuna.
"Allora...mh, vuoi farti un bagno? Swish, swish...se vuoi la vasca è pronta, mhmh,
guk, aaah" cercò di
minare l'atto di lavarsi con versi strani correlati, di modo da provare a farsi
capire. Ma l'unica cosa che ottenne fu di far ridere Hayato come mai prima,
neanche fosse un clown. Naturalmente l'atleta gli andò subito dietro, come non
avesse capito che l'altro stava ridendo proprio di lui. Ma in fondo era solo un
bambino.
Anche
se Hayato non aveva capito niente di quello che gli aveva detto o che aveva
provato a mimargli -senza alcun successo...cos'erano quei versacci strani e senza
senso?- quando lo vide uscire dalla stanza lo seguì quasi subito, premurandosi
però di portarsi appresso l'ultima sushi rimasto sul piccolo vassoio in legno.
Quando
arrivarono in bagno, Hayato intuì quello che avrebbero fatto e s'affrettò a
mangiare il suo sushi. A Yamamoto l'idea di lasciare il bambino in bagno con la
sua privacy non lo colse affatto, perché dopotutto era abituato -più o meno,
era successo solo un paio di volte- ad andare al bagno pubblico con Gokudera, a
lavarsi insieme a lui e a giocare a schizzarsi con l'acqua. Però la differenza
principale stava nel fatto che, quando Yamamoto lo faceva, Gokudera il più
delle volte s'arrabbiava, inveendo contro la sua infantilità. Invece quel
bambino si stava divertendo da morire, ridendo con tutta l'innocenza che ancora
possedeva. Yamamoto avrebbe pagato tutto l'oro del mondo per vedere quel
sorrisone sul viso di Gokudera, perché era certo che anche il loro Gokudera ne
sarebbe stato capace. Solo che c'era qualcosa che lo bloccava. Qualcosa che Takeshi
non riusciva a capire perché probabilmente non era ancora in grado di
comprenderlo, forse perché gli mancava un tassello del passato dell'italiano.
Però sperava, un giorno, di riuscire a rompere quel muro che Hayato aveva
issato per dividere il mondo da se stesso. Di vedere quel sorriso sincero e
smagliante anche sul suo viso.
Ma
dopotutto doveva ricordarsi che quel bambino era solo una strana magia di
Lambo. Il che, però, non significava che lui si sarebbe in qualche modo arreso,
col Gokudera adulto.
Si
riscosse quando il bambino, nel tentativo di riempire la bacinella che avevano
usato per sciacquarsi e probabilmente gettargliela addosso, finì per
rovesciarsela in testa e poi, arreso alle risate, se la mise come cappello, e Yamamoto
decise che l'ora del bagno era finita. Lo prese, lo sciacquò e lo asciugò,
prima di infilargli la maglia che aveva preso poc'anzi. Naturalmente gli stava
larghissima, visto che gli arrivava alle caviglie e gli calava sulla spalla.
Doveva ammettere che era davvero adorabile, squisito. Rise, cercando di fargli capire che doveva
aspettare fuori dal bagno mentre anche lui finiva, di modo che non prendesse
troppo caldo ora che era già coperto, anche se ancora scalzo. Si stava infilando
la maglia del pigiama quando sentì un tonfo e, girandosi, vide il bambino steso
a terra, di faccia, vicino alla porta del bagno. Se ne stava immobile e a
Yamamoto venne da ridere al pensiero che dovesse essere inciampato sulla maglia
troppo grande nel tentativo di fare qualche passo. Hayato alzò la testa, imbronciato del fatto
che l'altro stesse ridendo di lui, con gli occhioni
lucidi.
Si
portò la mano sul nasino dolorante, singhiozzando un "Male" appena
udibile. Ma non c'era certo bisogno di capire la sua lingua o sentirlo per
sapere quello che aveva detto.
Yamamoto
gli sorrise, scompigliandogli con un gesto gentile i capelli poi, come per
dirgli 'non ti sei fatto niente, vero?' gli diede un piccolo bacio sulla punta
del naso.
Gokudera
in risposta portò entrambe le mani a toccare il punto in cui le calde e morbide
labbra dell'altro l'avevano sfiorato, inclinando il capo e tirando un po' su
col naso "Per far passare la
bua?" gli chiese, dimentico che non parlassero la stessa lingua. E
anche se non aveva capito, Takeshi annuì convinto, sorridendo. Hayato ricambiò
solare, decidendo che il nasino non gli faceva più male, allungò le braccia
verso il maggiore e Yamamoto, ridendo, lo prese subito in spalla, riportandolo
in stanza.
C'era
solo un problema, in quel momento. Dove avrebbe dormito il bambino? Con lui nel
letto singolo? Beh, in fondo Hayato era piccolo, non sarebbe stato un problema.
Annuì vigorosamente.
Voltò
il capo giusto per guardare l'orologio, appurare che erano le dieci e mezza,
erano lavati, sazi e profumati e pronti per andare a letto e far sogni
d'oro. Si girò allora verso il bambino,
per mimargli che sarebbero andati a letto e che dovevano prepararsi, ma lo trovo
con la testa penzoloni, che cercava di rimanere comicamente sveglio senza un
gran successo, spossato per il bagno, i giochi con l'acqua e quella situazione
un po' strana. Si sforzò di non ridere, per non disturbare il tenero
dormiveglia in cui era precipitato l'altro.
Lo
prese di nuovo in braccio, reggendolo stavolta con una mano sola -e non fu un
problema, perché Hayato aveva istintivamente stretto la manina sulla sua maglia
come se avesse avuto una paura inconscia di cadere- mentre con l'altra cercava goffamente
di disfare il letto per poterlo così coricare.
Quando
però lo mise a letto e lo coprì, quello si era già addormentato, per questo
decise di prendere il futon dall'armadio e dormire lì, per quella notte. Non
voleva certo rischiare di svegliarlo nell'atto di sdraiarglisi
accanto.
Si
stese quindi sul futon, girandosi e rigirandosi un paio di volte per trovare la
posizione più comoda per dormire.
Quando
la trovò, fece appena in tempo a prender sonno che un rumore molesto accanto a
lui lo spinse a riaprire gli occhi. Si era quasi addormentato, anche lui stanco
dagli allenamenti pomeridiani, e non si era affatto accorto che Hayato doveva
essersi svegliato poco dopo. Se lo ritrovò inginocchiato davanti al cuscino,
con una mano sul futon e una sulla sua guancia, che lo guardava con gli occhi
verdi spalancati e arrossati e il labbro inferiore fra i denti.
"Take-shii! Takeshi..." lo chiamava, anche, ma con la vocina
così flebile che Yamamoto per un attimo fu indeciso se essersela sognata o
meno. Si tirò su stropicciandosi gli occhi, assonnato "Che cosa c'è?"
mormorò, sbadigliando sonoramente. Il bambino scosse il capo e, prima che
Yamamoto potesse fare o chiedere nient'altro, gli sgattaiolò nel letto,
stringendosi a lui.
Takeshi
rimase un attimo spiazzato, poi si rese conto che probabilmente svegliarsi al
buio, da solo, in un letto che non è il tuo, per un bambino di quattro anni o
poco più non doveva essere il massimo. Rise, scoccandogli un bacio sulla fronte
"Sicuro di non esserti svegliato per andare al bagno?" domandò divertito,
ma non ottenne risposta, forse perché Hayato aveva trovato confortate il suo
calore, riaddormentandosi quasi immediatamente.
Al
mattino dopo, Takeshi si ritrovò solo nel letto, del bambino neanche l'ombra.
Lo cercò per tutta la casa, ma sembrava essere sparito in una nuvola rosa. Il bagno di casa sua però
era occupato, e Gokudera, al suo interno, strepitava come se ne fosse dipesa la
sua stessa vita, rosso fino alla punta dei capelli.
Yamamoto
scoppiò a ridere, scese al piano di sotto e annunciò al padre che avrebbero
avuto un ospite anche per la colazione.
Angolino Autrice:
Sì, sono approdata
anche su questo fandom...e cosa meglio di una 8059
per iniziare?
Io li amo, li amo.
Quindi dovevo scrivere qualcosa su di loro, sono la mia coppia preferita, mi
sono innamorata di loro due -che non per
niente sono i miei pg preferiti insieme a Squalo e Hibari ù_ù- praticamente subito.
E' una cosa
stupidissima, non so nemmeno perché l'ho fatto. Ma l'avevo in testa da un po' e
mi sono detta 'massì, perché no?' xD
Insomma, spero che vi
possa piacere o che comunque non vi faccia tanto schifo, ecco xD -per il titolo
mi stavo dannando, quindi vi prendete la schifezza che mi è venuta fuori
all'ultimo momento xD Non chiedetemi perché ho
deciso che Gokudera non parlasse ancora giapponese o.ò
So che sua madre era metà giapponese e che lui lo parla perfettamente -lo parla
perfettamente anche Lambo, che ne ha cinque, di anni xD-
ma mi è venuto spontaneo pensare che non lo parlasse né capisse, quindi penso
che vada bene così lo stesso xD Mi sono presa una
piccola licenza poetica xD
Consigli, critiche e
quant'altro sono sempre ben accetti ^^
Un bacio,
Asu <3