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Autore: Rota    23/05/2012    3 recensioni
[Kuroko no Basket - KasamatsuKise]
Il suo cervello era andato abbastanza in panne e lui se ne rendeva conto – anche perché, a conti fatti, così non poteva che essere: l'unico pensiero razionale che gli attraversava la mente in tutto quello era che l'arancione e il giallo non stavano per niente bene assieme. Non che Kise lo stesse guardando con un'espressione che non gli aveva mai visto prima, non che il tramonto alle sue spalle rendesse se non patetica quantomeno abbastanza particolare l'atmosfera, non il prato fresco sotto il suo corpo, non il sorriso sicuro di Kise e le sue spalle porte in avanti, in un invito esplicito. Tutto quello proprio no.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ryouta Kise, Yukio Kasamatsu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Oh capitano, mio capitano'
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*Autore: margherota
*Titolo: Oh capitano, mio capitano
*Capitolo: Naturalezza
*Fandom: Kuroko no Basket
*Personaggi: Kise Ryota, Kasamatsu Yukio
*Generi: Introspettivo, Sentimentale
*Avvertimenti: Shonen ai, What if...?, Flash fic
*Rating: Giallo
*Dedica: A quell'altra santa donna che è la Danna, a cui piace tanto questa coppia (L)
*Note: Eccomi di ritorno con un'altra KasaKise :D sono contenta di essere riuscita a scrivere di nuovo su loro due, sinceramente un po' mi mancavano ù////////////ù
Spero sia una buona lettura (L)




Il suo cervello era andato abbastanza in panne e lui se ne rendeva conto – anche perché, a conti fatti, così non poteva che essere: l'unico pensiero razionale che gli attraversava la mente in tutto quello era che l'arancione e il giallo non stavano per niente bene assieme. Non che Kise lo stesse guardando con un'espressione che non gli aveva mai visto prima, non che il tramonto alle sue spalle rendesse se non patetica quantomeno abbastanza particolare l'atmosfera, non il prato fresco sotto il suo corpo, non il sorriso sicuro di Kise e le sue spalle porte in avanti, in un invito esplicito. Tutto quello proprio no.
Eppure era uscito da scuola pensando ai prossimi allenamenti da organizzare in vista dei campionati importanti e quella materia tanto difficile in cui doveva prendere un bel voto per non rischiare la bocciatura. Poco importava d'aver visto Kise disteso sulla riva di un canale, mezzo addormentato: erano quelli i pensieri di un normale adolescente dopo una lunga giornata, davvero.
Si ricordò a malapena di averlo aspramente sgridato appena pochi minuti prima circa il prendere freddo e l'addormentarsi su qualcosa che fosse la nuda terra. D'altronde, non era certo un caso se la sua voce assumeva quella stonatura sgradevole ogni volta che compariva Ryota nei dintorni – era colpa dell'altro, perché sembrava tanto stupido quanto in realtà non lo era affatto, e a lui faceva così rabbia che doveva pur dirglielo in qualche modo. Si domandò, con una punta di terrore dovuta alla totale confusione che aveva in testa, se mai fosse stato meglio essere gentile. E quindi ricordò l'altro motivo della rabbia che lo faceva muovere, in pugni e calci, contro il giovane biondo – quell'accondiscendenza naturale che lui sempre otteneva da tutti senza fare alcuno sforzo, magari convincendosi che bastasse quello per avere un comodo e assicurato posto nel mondo.
Con lo sguardo un poco più duro, riuscì persino a spiccicare qualche parola e a voltare la testa, senza più guardarlo in faccia. Non gli piaceva la situazione che si era creata, nata da un discorso basato sul nulla, sulle lamentele di Ryota e sulla propria incapacità di prenderlo per il collo e costringerlo ad avere un certo contegno.
Nel sentire la sua mano sopra la gamba, in un richiamo dolce, sobbalzò sul posto e tornò a guardarlo abbastanza stranito. Fu evidente che lo colse impreparato, decisamente di sorpresa, con gli occhi duri ma l'espressione pronta, perché oltre al sorriso trovò sul suo volto una certa nota di imbarazzo che gli levò dalla figura ogni baldanza fuori luogo, ogni strafottenza sentimentale capace solo farlo di irritare.
Per Yukio, quella volta, fu abbastanza naturale trovarlo bello nella sua innocenza più pura. Esattamente come lo fu sporgersi appena per incontrare con la bocca le sue labbra.
   
 
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