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Autore: TheRipper    23/05/2012    5 recensioni
questa è una breve One Shoot che racconta lo scontro finale degli Hunger Games dal punto di vista di Cato, le sue sensazioni e cosa gli frullava per la testa in quel momento ^^
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cato, Clove, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Cato! Cato!”
L’urlo straziante di Clove, sgomita impertinente tra i pensieri di Cato.
È lì, a lottare con i due famosissimi tributi del Distretto 12 sulla Cornucopia già da qualche minuto ormai ma gli basta inciampare e far cadere il suo sguardo dove, tempo prima, ha trovato il corpo senza vita di Clove, per dimenticarsi di tutto:
di Peeta e Katniss che da buoni innamorati non lascerebbero mai il proprio amato morire per mano di Cato,; degli Hunger Games che bramano il loro vincitore; degli ibridi affamati che ululano e si lamentano ai piedi del corno gigantesco.
I suoi occhi vedono solo Clove:
Clove che si offre volontaria nel giorno della mietitura; Clove che gli rivolge un sorriso quando la raggiunge sul palco dei tributi; Clove che non l’ha mai abbandonato, né nei duri anni di addestramento al Distretto 2 né tantomeno negli Hunger Games; Clove che non gli ha mai negato un sorriso, che rimaneva al suo fianco anche quando tutti voltavano le spalle a lui e al suo sembrare arrogante; la rivede sfilare verso Cesar con la sua aria fiera e combattiva, quando tutti la vedevano cacciatrice ma solo lui riconosceva il suo lato da preda; sente ancora riecheggiare nelle orecchie il tintinnio della sua risata, la risata melodica e perfetta di Clove, della sua Clove, una Clove che ormai non c’era più, che aveva usato le sue ultime forze per gridare il nome di Cato piuttosto che tentare di reagire all’attacco di Thresh prima di cadere a terra esanime proprio dove ora ringhiano quei mostri inferociti, aspettando uno di loro tre.
E quello sarò io, pensa Cato.
Perché gli innamorati sventurati difendono il loro amore con le unghie e con i denti, perché l’amore è un’arma potentissima giusto? Un’arma che neanche l’ambitissimo interno della Cornucopia può darti. 
Sta per lasciarsi cadere quando l’immagine di Peeta e Katniss che tornano felici e innamorati mano nella mano al Distretto 12 lo fa scattare in piedi e stringere in una morsa che può diventare letale il ragazzo del pane: Potevano essere lui e Clove. Potevano esserci lui e Clove al loro posto.
Peeta si dimena, Cato indietreggia e, una volta arrivato sull’orlo del corno, si trova occhi negli occhi con Katniss.
Lei punta una delle sue frecce argentee su di lui che ride beffardo
“se vado giù io, lui viene con me” l’avvisa.
Pensa che questo possa riscattare il suo onore, l’onore del suo Distretto…
Ma non è questo che vuole.
Niente di quello che sta per fare gli riporterà indietro Clove.
Sente la rabbia salire.
Vuole Clove, vuole rivedere il suo sorriso, la vuole di nuovo tra le sue braccia.
Si sente perso, tutto questo non ha più un senso.
“Fallo!” si riscopre a dire alla ragazza in fiamme “ tira la freccia, lui muore e tu vinci! A me non cambia. Io sono già morto”
Ed è così: perché Cato, il vero Cato, è morto con lei; è morto nello stesso momento in cui, sentito chiamare il suo nome, ha realizzato di non poter riuscire a raggiungerla; è morto quando, nonostante la sua convinzione , ha iniziato a correre come non aveva mai corso in vita sua per arrivare fino a lei; è morto quando, per colpa della sua impulsività e dell’irrefrenabile voglia di vendicarla, ha perso l’ultima occasione per stringerla tra le sue braccia; è morto insieme all’ultimo battito del cuore di Clove.
Un momento di distrazione, un forte dolore al braccio che si accorge essere stato colpito dalla freccia e poi il vuoto.
Mentre precipita lasciando i tributi del Distretto 12 sulla Cornucopia, si rende conto che ormai è la fine.
Sente gli ibridi fiondarsi su di lui, le loro zanne gli perforano la carne e mentre il corpo urla di dolore, alla sua anima scappa un sorriso: “Eccomi Clove, sto arrivando da te, stavolta non sarà mai troppo tardi” .
  
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