So This Is Christmas
Ho
sempre amato la neve. Forse perché da bambina non ho mai
avuto il piacere di giocarci. Abitando al sud Italia
è difficile avere la neve in inverno, anche se ci sono pochi gradi sopra lo
zero. Invece da quando mi sono trasferita qua, a Firenze, la neve cade sempre,
ogni anno, facendomi spuntare sul viso un sorriso come se tornassi bambina. La
neve è legata ormai a quasi tutti i miei più bei ricordi, ma non oggi, non
questa volta. Ricordo che era una fredda giornata quando
l’ho conosciuta. Io che correvo di qua e di là alla ricerca del regalo perfetto
per il mio ragazzo, mentre lei, era seduta sul marciapiede a fumare una sigaretta mentre attendeva l’autobus. Mi ha colpito subito.
Aveva il viso angelico che contrastava il suo modo di vestire. Diciamo che era la tipica punk, vestita di nero, con borchie
dappertutto, ma quei suoi occhi così belli, così azzurri, così tristi le davano
un’aria angelica. Ora che ci penso è un po’ contraddittorio, ma lei è sempre
stata così. Lei è fatta di opposti: angelica e
demoniaca, triste e allegra, dolce e stronza, aperta
e introversa e tutto nello stesso tempo! Così diversa da me, che ero la tipica ragazza modello, fidanzata da anni col tipico
figlio di papà che era tanto amato dai miei. Ai tempi amavo quella routine, ma
adesso mi chiedo come facevo a sopportarla. Fu così,
che mentre la osservavo non mi accorsi della pozzanghera d’acqua innanzi ai
miei piedi e caddi per terra spargendo tutti i tipici regali che avevo
comprato. Sentendo il botto lei si avvicinò a me e mi aiutò
ad alzarmi e a raccogliere tutte le cose. Per ringraziarla le offrii una
cioccolata calda. Ci presentammo. Anche il suo nome
era speciale: Astrid! Eravamo così differenti, ma la
nostra diversità non ci impedì di diventare amiche.
Uscimmo sempre più spesso e io cominciai a trascurare lo studio, ma soprattutto
il mio ragazzo. La solita routine cominciava a diventarmi stretta. Finalmente
con lei ridevo, come non avevo mai fatto prima. Trovai la vera felicità. Non
ricordo quando mi accorsi di essermi innamorata di
lei. So solo che una sera di agosto, mentre ci
trovavamo entrambe sul tetto di casa sua ad osservare le stelle nei nostri
sacco a pelo (era più romantica di quanto volesse far credere)lei mi baciò, e
io non rifiutai quel bacio così intenso, così dolce. E
neppure tutti quelli che seguirono. Feci l’amore per la prima volta con
lei. Lei così esperta, così sfacciata, così eccitante
al chiaro di luna, così provocante. Mentre io ero inesperta,
impaurita e vergognata da quel corpo ancora così immaturo rispetto a quello
delle altre ventenni. Lei più piccola di me conduceva il gioco. Aveva in
mano il mio cuore.
“Come
stai?” mi chiese dopo che tutto era finito, mentre
entrambe esauste avevamo raggiunto la massima eccitazione, e ci trovavamo abbracciate
nello stesso sacco a pelo.
“Benissimo,
mi sembra di essere in paradiso.”
Lei
sorrise e mi baciò. Poi mi fece quella domanda che sapevo sarebbe
arrivata e alla quale non sapevo ancora che risposta dare.
“Te
ne sei pentita?”
Rimasi
qualche minuto in silenzio, guardandola e chiedendo a me stessa se me ne fossi pentita. Trovai la risposta nascosta in un
profondo angolo del mio cuore.
Le
sorrisi. “No.” E la baciai.
Da
quel giorno le cose tra noi erano diventate più semplici. Ci amavamo e questo
ci bastava. Le difficoltà sono venute quando dovemmo
dirlo ai nostri genitori, ma mentre i miei erano contrari (anche perché avevo
scaricato il loro pupillo), i suoi si mostrarono disponibili. Poco prima
dell’inizio dell’università andammo a vivere insieme. Il tempo passato insieme non
era molto, perché mentre lei studiava medicina, voleva salvare le vite umane e
aveva tutto il coraggio che serviva, io studiavo lettere, sono sempre stata una
grande sognatrice e volevo diventare una scrittrice.
Tutto andava bene fino a qualche giorno fa, quando lei lesse nel mio telefonino
un sms di Marco, il mio ex.
Scriveva di amarmi ancora, nonostante fosse passato molto tempo. E anche se gli
rispondevo di lasciarmi in pace, non rispondevo alle sue telefonate e lo avessi
più volte mandato a quel paese, Astrid smise di
essere la ragazza logorroica che era con me. E i suoi
silenzi mi uccidevano, e decisi di parlarle. Ricordo ancora perfettamente tutte
le sue parole che aveva pronunciato poco prima.
“Ehi
amore che fai?”
“Niente.”
Disse svogliatamente e senza guardarmi. Io invece la osservavo: i capelli
lunghi le cadevano sulle spalle, il suo viso era a tratti
scoperto e le si intravedevano gli occhi dietro gli occhiali che portava
per studiare. Quegli occhi che da quando stavamo insieme emanavano allegria,
adesso erano tornati tristi. Capii subito che c’era qualcosa che non andava.
“Ehi,
Astrid, che succede? E’ per Marco?”
Non
rispose.
“Ehi?
Che succede?”
Lei
si girò di scatto, buttando tutti i libri che c’erano sulla sua scrivania con
la mano e fissandomi con occhi pieni di rabbia si voltò verso di me.
“SI,
E’ PER LUI CHE STO COSI’, O MEGLIO E’ PER TE, PERCHE’ IO TI AMO, MA ALLO STESSO TEMPO SO CHE TI STO
PERDENDO. SO CHE AMI MARCO E LO SAI ANCHE TU! NON MI
HAI AMATO TOTALMENTE PER COME TI AMO IO E SO CHE SE IO NON FOSSI QUA NON CI PENSERESTI DUE VOLTE A TORNARE DA LUI. IO SONO
SOLO UN’AVVENTURELLA PER TE. FORSE SONO
Le
diedi uno schiaffo così forte da farle volare gli occhiali per terra.
“CHE
CAZZO DICI ASTRID? IO AMO SOLO TE E BASTA. HAI SEMPRE
AVUTO RAGIONE SU TUTTO, MA NON SU QUESTO, PERCHE’ NON
HAI CAPITO CHE TI AMO DAVVERO. SEI SOLO UNA STUPIDA BAMBINA. MI DOMANDO COME IO
POSSA ESSERE STATA INSIEME A TE PER COSI’ TANTO TEMPO.”
Subito
mi diressi verso la porta e mi ritrovai qui, dove sono
adesso, su un piccolo ponte costruito dai militari tantissimi anni fa. Nella
mente ho ancora impresso i suoi occhi dopo lo schiaffo. Non piangeva, è troppo
orgogliosa per farlo, non ha voluto calare la maschera
con me questa volta. Non ha voluto ammettere che ha
paura. Lei così orgogliosa e così forte, almeno in apparenza.
Poco
distante da me c’è una casa. Dalla finestra si vede una famiglia intenta a fare
l’albero e poco distante si sentono le note di So This
Is Christmas. Chiudo gli
occhi e penso a lei, come ho sempre fatto in questi ultimi mesi. Forse non dovevo arrabbiarmi così, forse potevamo chiarire tutto senza
ridurci a questo punto. Perché io sono davvero
innamorata di lei e so che lei lo sa, ma la paura la sovrasta. Mi ama così tanto…Ho paura. E se se ne
fosse andata da casa? Potrebbe essere andata da Micol, il suo migliore amico
dell’università. Ho tanta paura. Decido di rimanere qui ancora per qualche
minuto, per assaporare con gli occhi chiusi, la brezza fresca che mi accarezza
il viso, quando mi accorgo che qualcuno si è appoggiato al ponte, vicino a me.
Posso sentire il suo profumo. Per un attimo mi illudo
che sia lei e apro gli occhi. La vedo accanto a me, insieme a tutta la sua
bellezza, che non è neppure scalfita nonostante la guancia sia rossa a causa
dello schiaffo che le ho dato poco prima.
“Come
facevi a sapere che mi trovavo qui?”
“Hai
sempre amato questo ponte. Non so bene per quale motivo, visto che è più che
altro è un ammasso di ferraglie, ma tu lo trovi romantico. Per questo ti ho cercata qui.”
Ci
guardiamo e come sottofondo c’è un silenzio assordante che interrompe solo lei.
“Scusa
Niky, scusa per questo mio
carattere, per questo mio essere così impulsiva e per non avere il coraggio di
ammettere che ti amo da morire e che ho paura di perderti. So che tu mi ami, ma
da sempre ho la paura che tu ti accorga che quello che
hai fatto è solo un errore. Ho tanta paura perché ti amo tanto.”
La
guardo. Sembra una bimba indifesa adesso. La accolgo tra le mie braccia e le do
un soffice bacio sulla fronte.
“Basta
adesso Astrid. Io amo solo te. Non ho intenzione di
tornare indietro, perché adesso la mia vita è illuminata, e il
mio sole sei tu. Dimentichiamo tutto quello che è successo, diamo un taglio netto al passato e ricominciamo solo noi
due, come se tutto ciò esistesse da sempre; perché la mia vita non si può
considerare tale se non da quando ci sei tu.”
La
guardo e la bacio sulle labbra. Non mi importa se la
gente ci guarda, se ci indicano con il dito. Quello che so è che non voglio
lasciarla mai.
Ci
stacchiamo solo quando ci accorgiamo che comincia a
nevicare.
“Ehi
amore, poco fa ho visto una famiglia intenta a fare
l’albero. Noi non l’abbiamo ancora fatto. E dobbiamo pure comprare gli addobbi .Tu che colore vuoi? Io viola.”
“Io
li avrei preferiti blu.”
“Li
prenderemo di entrambi i colori.”
“Ma come staranno sull’albero? Non sono quelli che si dicono
colori che stanno benissimo insieme.”
“E a noi che importa? L’albero rispecchierà un po’ noi due.
Chi avrebbe mai detto che saremmo finite insieme?”
E così ridendo e scherzando, mano nella mano, ci dirigiamo nel
negozio per comprare gli addobbi, circondate dalla neve e abbracciate dalle
note di So This Is Christmas.