“I'm
ready when you're ready for me
and I'm waiting for the right time
for the day I catch your eyes
to let you know that I'm yours to hold.”
Con uno scatto aprì gli occhi
e si ritrovò stesa sul rosso tappeto del salone, coperta da un lenzuolo ed avvolta
dal calore del camino ancora acceso e scoppiettante.
Spaesata, prese
a guardarsi in torno chiedendosi perchè si trovasse in quella stanza.
La finestra del salone aperta, lasciava entrare il vento e le foglie degli
alberi più vicini.
Yuki piegò
le gambe al bacino, arrotolandosi come un neonato, con la schiena poggiata ai
piedi del divano.
Tirò il lenzuolo e lo sistemò sulle gambe ancora nude.
Un soffio di vento più forte spostò dal suo viso una lunga ciocca di capelli,
lasciandola scivolare sulla pallida e fredda pelle della spalla della ragazza.
Non bastò il vento a farla rabbrividire, un insolito rumore proveniente dalla
stanza da letto fece sobbalzare Yuki, che si tirò su con l'aiuto del tavolino.
I lunghi capelli castani al vento sfioravano il bacino, alcune ciocche le coprivano la delicata fronte ed i grandi occhi
color rame. Dalle morbide e calde mani scendevano lisci, incastrandosi con le
ingenue dita della ragazza.
Debole fece qualche passo, barcollando leggermente.
La leggera e bianca veste di seta le ricopriva il piccolo busto, evidenziando
ogni suo movimento. Le snelle gambe sembravano cedere, così Yuki si appoggiò al
muro del salotto e, con quel sostegno, si diresse a lenti ed indifesi passi
verso la stanza da letto.
La porta aperta, tutto in ordine, tutto al suo posto. Solo la sedia, l'antica sedia di legno posta alla destra del letto,
era lì, rovesciata sul verde tappeto della camera.
La sedia che la sera prima lui lasciò cadere sul pavimento, la sedia
dove lui era seduto quella sera, la sedia su
cui lui mise quella lettera quella notte.
"Non sarò al tuo fianco pronto a difenderti in qualsiasi situazione
e la tua calda mano non potrà riscaldare la mia quando ne avrò bisogno.
Sarò pedinato dalla voglia dei tuoi abbracci, dal voler sentire il tuo respiro vicino al mio.
Anche se non al tuo fianco, sarò parte di te come tu lo sei di me.
Questa volta, se correrai da me, non mi fermerai. Per il nostro bene è meglio che io parta.
Vederti continuare a vivere nel pericolo ed al fianco di Kaname solo per proteggere me, fa male.
Arriverà il giorno in cui tu avrai l'opportunità di scegliere senza farti
condizionare, sarai libera. In quel momento mi lascerò inebriare
dal tuo odore e dal tuo sguardo intenso, potrò rabbrividire al suono della tua voce ed
al piacevole tocco della tua candida pelle.
Aspettami, tornerò."
*
L'aveva visto uscire dalla porta della camera da letto, quella
notte. Con un zaino sulla spalla destra ed il capo
chinato verso il basso.
Gli chiese cosa stava facendo in quella stanza, a quell'ora
della notte.
Lui la guardò per un attimo, per poi di scatto prenderle la mano e stringerla a
tal punto da farla male.
La ragazza si scansò e di corsa entrò nella camera da letto, dove vide quella
lettera.
Si ostinava a non voler capire cosa stava accadendo, così tornò ancora da lui,
lasciando lì la lettera non letta. Era lì, piegato in due sul pavimento, con
una mano tra i capelli e gli occhi socchiusi. Lei gli si avvicinò tremolante,
abbozzando un sorriso ed allargando le braccia come per accoglierlo dopo il
rientro in casa.
"Scusami.."
"Perchè dovrei? Non è successo niente, vero? Tu sei qui, come mi avevi
promesso non saresti più andato via." - Disse lei con voce bassa ed
esitante.
"Non ti sto abbandonando, ma devo andare.."
"Ma che stai dicendo?"
La ragazza prese a
colpire la parete con irruenza balbettando frasi incomprensibili e guardando il
ragazzo incredula, lui con forza si tirò su e l’avvolse tra le braccia. Intento
a calmarla le passò una mano tra i capelli e stringendola al suo petto la portò
cortesemente al tappeto del salotto, dove lei si lasciò cadere sulle ginocchia.
La vide chinarsi a tal punto da non riuscire a vederne il viso, coperto dalla
lunga frangia e dalla mano sinistra che poco prima si era portata alla testa.
Il corpo iniziò a tremarle lentamente, i singhiozzi si facevano sempre più
forti, il tappeto era sempre più
bagnato.
Inzuppata dalle lacrime alzò il viso ed iniziò a guardarlo senza tregua.
Dopo il peso di svariate ore, la fanciulla sembrò
perdere le poche forze che le restavano e crollò sul tappeto come svenuta.
Le lacrime continuavano a scendere sul viso della fanciulla addormentata, mentre lui le
massaggiava la testa e la guardava sofferente.
Si stese sul tappeto al suo fianco e tutta la notte seguì con gli
occhi il tremolio del corpo dell’amata, sfiorandole il viso con le mani e
soffermandosi spesso sulle soffici labbra. Al sorgere dell’alba, pian piano le
sue carezze presero a rallentare, fino a cedere.
Tenendosi in equilibrio si rimise in piedi e silenziosamente si
piegò ancora una volta per baciare la fronte della ragazza dormiente e per
asciugarle le ultime poche lacrime che continuavano a rigarle le guance. Fatto
ciò, con fretta, prese lo zaino ed uscì dalla porta della casa accennando un
sorriso dispiaciuto.
*
Yuki si avvicinò alla finestra, guardò fuori e
prese un profondo respiro, sentiva la pelle calda e gli occhi piccoli. Del
vento freddo raggiunse il volto della ragazza ancora assonnata, che si riprese
pur avvertendo un gran giramento di testa. Sì voltò verso la sedia a lei vicina
e con timore prese la lettera che la sera prima rifiutò di leggere.
Trattenendola nella mano sinistra, senza
aprirla né scrutarla, prese a correre inciampando spesso dopo ogni due o tre
lunghi passi. Scese le
scale del primo piano fissando il lucido legno color ciliegio su cui i suoi
piedi si stavano posando. Ponendosi mille domande, arrivò al portone principale, dove una figura
la bloccò.
Si sentì stringere i polsi per poi finire avvolta in un abbraccio
colmo di calore, e fu lì che lo
riconobbe. I capelli
un po’ mossi, quasi come piccoli boccoli che
sembravano far da cornice al suo viso, gli occhi pieni di sicurezza ed il
solito sorriso di chi sa cosa vuole.
Non alzò lo sguardo, sapeva che l’unica cosa che avrebbe riscontrato sarebbero
stati due occhi dallo sguardo severo e prepotente, capace di denudarla in un
attimo al completo.
“Tu appartieni a me.” - Quella voce che era sempre stata capace di
eccitarla, per un attimo riuscì solo a farla racchiudere in un brivido.
“L-lasciami…” - Deglutì lei ansimante.
Fu scossa da un’improvvisa stretta che fece aderire il suo corpo a quello del
vampiro, tanto da avvertire ogni suo minimo movimento ed il sangue pulsargli
nelle vene, pronto a farla raggelare ed immobilizzarla.
Con quella stretta, riuscì a percepire tutto il peso delle impertinenti ed
egoiste ansie di Kaname.
Il vampiro le sfiorò la guancia destra con una mano, per poi portarla lungo il
fianco della ragazza lasciandola prima scivolare lungo il collo e le spalle di
quella delicata pelle, mentre l’altra mano era intenta nel risalire sfiorandole
il seno fino ad arrivare al mento.
Con un altro strattone, la schiacciò a sé così forte da farla quasi male e le
sollevò con forza il mento senza darle neanche il tempo di reagire o pronunciarsi.
La fanciulla si ritrovò invasa da labbra che non erano mai state indiscrete
quanto in quel momento, avvolta da un corpo che non avrebbe mai pensato di
voler allontanare e travolta da un’esplosione di forti emozioni che le
riempirono la mente ed il corpo di una gelida, fastidiosa sensazione.
Mentre la mano destra continuava a tenerla salda contro il suo corpo, l’altra
prese ad accarezzarle i capelli.
Al volto della ragazza, tutte le espressioni preferirono mancare all’appello e
negarle ogni accenno di presenza.
Quell’incantesimo capace di affascinarla col solo tocco di Kaname, si era ormai
materializzato in grosse e pesanti catene tanto strette da affaticarle il
respiro.
E quelle labbra.
Sì, era inevitabile sognare quelle labbra, desiderare un bacio di quel vampiro,
sentirsi sotto il sortilegio di quello sguardo e non riuscire mai a farne a
meno. Ma non in quella situazione, non ci sarebbe riuscito quella volta.
La bocca di quell’uomo sembrò leggerle la mente, così di scatto la abbandonò a
quei pensieri, lasciandole solo delle labbra più umide.
“Te ne pentirai, lo sai?” – In quella situazione, quel tono di voce poteva solo
provocare una forte sensazione di fastidio.
Mollò la presa.
La lasciò andare.
Senza alcuna esitazione, con la solita sicurezza di poter sempre tutto, tipico
di Kaname Kuran.
Yuki riprese a correre, senza rivolgere alcun sguardo al vampiro a
cui era sempre stata devota.
Il vento l’accompagnava, scompigliandole i capelli già troppo disordinati,
asciugandole il viso bagnato dalle poche lacrime rimaste e raggiungendole così
diretto gli occhi da provocarle un forte bruciore. Le forze che prima sentiva
mancare, adesso sembravano fare il tifo per quella ragazza dai grandi occhi,
rassicurandola e dandole il coraggio di non mollare neanche questa volta. Non
riusciva ad accorgersi del freddo, anche se a coprirla era la stessa veste
bianca di quella sera, leggera e molto sottile.
Inciampò un paio di volte, respirare era sempre più difficile, l’affanno si
faceva sentire permettendole di prendere solo corti e veloci fiati.
Smise di correre solo quando riuscì ad arrivare alla staccionata di legno,
finendole in contro con forza, anche se ormai il porto era lì di fronte a lei.
Sentì un pugno colpirla dritto nello stomaco ed una stretta alla gola che non
le permise di urlare quel nome.
Nei suoi occhi si riflesse quell’immagine che non avrebbe più dimenticato.
La nave era ormai fuori dal porto, e con lei anche il suo amato.
La castana improvvisamente si accasciò sul cemento umido, senza lasciar scivolare
altre lacrime su quel tenero volto ormai stanco.
Da quel giorno, tutti parlavano di quella ragazza dai lunghi capelli e dai
grandi occhi che non si allontanò mai da quel porto.
Videro il giorno e la notte nascondersi nei suoi capelli, l’alba colmare suoi
occhi.
Quella ragazza s’innamorò del mare, tra tristezza ed illusioni, in attesa
dell’arrivo di altre navi e di lui.
Nessuno riuscì a sradicarla da quel molo, a separarla da quel mare.
Rimase sola con il suo spirito, con il sole ed il mare.
Tra le mani una pistola ed un altro biglietto.
“Immagino ancora una volta mi correrai
dietro, quindi troverai
Sai quanto ci tengo, quindi tienila con cura per quando ci rincontreremo, ti
servirà.
Sai di cosa sto parlando, vero?
P.S. Per favore, non piangere.”
“Sarò
qui.
Ti aspetterò per sempre, Zero.”
…y del mar nunca jamás la separaron.
The End.