Anime & Manga > Captain Tsubasa
Ricorda la storia  |      
Autore: reggina    24/05/2012    12 recensioni
Un saluto speciale tra Holly e il suo "migliore amico" in una domenica davvero particolare...
Genere: Malinconico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L’ultimo giro di campo

L’orologio in Plaça de Catalunya segna le 16: 30. La partita tra il Barcellona e il Valladolid è entrata nell’ultima mezz’ora di gioco quando, al “Camp Nou”, la lavagnetta luminosa del quarto uomo si alza per indicare una sostituzione.

Per un secondo tutti trattengono il fiato come se questo servisse a rimandare l’inevitabile.

Il cambio è annunciato: il numero ventuno prende il posto del numero dieci.

Il fuoriclasse esce di scena e lascia il campo ad un giovane della cantera.

Il passato che lascia il passo al futuro.

L’arbitro da uno sguardo al cronometro e permette al gioco di interrompersi. Non importa se ci saranno minuti di recupero supplementari ora il pensiero di tutti, di compagni, di tifosi e di avversari è di dare un degno tributo a colui che del Barça è stato l’emblema per oltre un decennio.

Oliver Hutton sfila la fascia di capitano dal braccio e prima di passare il testimone a Rivaul bacia quel pezzo di stoffa.

Dagli spalti partono cori per lui.

Rivaul da una pacca fraterna all’amico rivale, cosciente che il tempo dei saluti arriverà presto anche per lui, e raccoglie l’eredità.

La squadra con la casacca bianco-viola si ferma innanzi all’avversario e ad Holly viene da sorridere: riesce ad immobilizzare gli avversari ora che se ne va con la stessa facilità con cui li superò nel suo esordio in maglia blaugrana.

Sono passati dodici campionati, dodici anni all’ombra delle palme di Plaça Reial da quando il campione giapponese realizzò quel gol d’antologia dribblando l’intera squadra avversaria. Ironia della sorte quello stesso Valladolid che ha fatto da sparring partner al suo esordio nella Liga e che oggi assiste al suo saluto al calcio.

Garriscono le bandiere blau grana, lo stadio inneggia al capitano, invoca “Hutton!”, si emoziona nello scrivere l’ultimo atto di una leggenda che sta trovando compimento.

Prima di raggiungere la panchina, Holly compie un giro di campo per ringraziare degli applausi ricevuti non solo oggi ma in tutti gli anni che ha incantato il pubblico della Catalunya.

Sciarpe blaugrana vengono lanciate in campo e cadono ai suoi piedi quando sosta sotto le tribune laterali. Il numero dieci le raccoglie e ne avvolge una intorno al collo.

Il tempo si ferma, il gioco è ripreso ma nessuno ha voglia di continuare a seguire le azioni: gli occhi di tutta la Spagna sono rivolti ancora su quello spicchio di stadio e le mani battono all’unisono con il cuore del fenomeno che li lascia.

Non è un tradimento anche se Holly sta dicendo addio al suo migliore amico, è solo la consapevolezza e l’accettazione dell’incedere del tempo che avanza, del tempo che da e che toglie, del tempo che è limitato e ti concede di essere figlio solo di una generazione.

Dalla tribuna ovest arriva in campo un pallone: l’arbitro deve presto disfarsene per la regolarità del match. Le due sfere però non restano molto in campo, Holly raccoglie subito quel dono che era per lui e lo tiene stretto. Mentre il sipario cala lui tiene in mano il suo migliore amico, quel migliore amico che si è preso tutti i suoi calci e gli ha permesso di dimostrare a tutto il mondo il suo talento.

Quel migliore amico che gli ha salvato la vita.

Quel migliore amico che, ai tempi delle elementari, gli ha fatto conoscere Benji, Bruce, Tom e tutti gli altri amici.

Quel migliore amico che ha saputo fare il prezioso e lo ha messo innanzi alle prime prove della vita: gli ha insegnato a lottare attraverso Julian, a rinunciare attraverso Roberto, a non arrendersi mai prendendo sempre per mano le sue squadre.

Una chiazza verde sporca d’erba la sfera, Holly l’avvolge nella maglietta e la strofina: l’ultimo gesto d’affetto per il suo migliore amico.

Il pallone che ha saputo abbattere tutte le barriere e gli ha regalato una vita da cosmopolita: dalla scrittura kanji e dal tatami alle favelas e agli allenamenti sulle spiagge pauliste fino a coronare la sua carriera nella capitale del calcio occidentale.

Lentamente il pallone a scacchi scivola sui piedi e Holly inizia una serie di mirabolanti palleggi mandando lo stadio in delirio.

È in delirio come il popolo calcistico giapponese quando la “generazione d’oro” si aggiudicò il Worth Youth e tutti gli altri trofei.

È entusiasta come se stesse rivivendo una delle tante notti magiche che Oliver Hutton, con il numero dieci sulle spalle, ha reso possibile ai piedi della Sagrada Familia.

Holly chiude gli occhi per non essere travolto da quella fiumana umana di appassionati sportivi che sono lì solo per lui: tra loro sarebbe impossibile trovare l’unico sguardo che gli permetterebbe di gestire le sue emozioni.

A volte anche le amicizie più profonde finiscono o si trasformano, quella di Holly con il calcio non può finire: avrà una carriera da dirigente o da allenatore per restare, spettatore esterno, in quell’ambiente in cui ha costruito tutta la sua vita.

Stringe di nuovo il pallone tra le mani, come quella sera in cui, ancora ragazzino delle medie, disse a Patty che sarebbe partito per il Brasile e poi la baciò.

L’ha baciata un’infinità di altre volte dopo quella sera: dopo tutte le vittorie e dopo tutte le sconfitte, Patty è stata il suo sostegno e la sua consolazione in tutti questi anni e da domani potrà ricambiare con maggiore impegno tutte quelle attenzioni.

Da domani sarà prima di tutto un padre e un marito. Ma oggi è ancora il campione, il fuoriclasse, il capitano destinato a restare nella storia.

Sente, con orgoglio, la responsabilità di quel numero dieci, del numero dei grandi, sulle spalle mentre compie l’ultimo giro di campo e poi si accomoda in panchina.

Lo stadio ancora applaude e, anche se Holly non la vede, anche Patty, dalla tribuna stampa, si alza quando i tifosi iniziano a fare la ola e manda baci al marito come ha sempre fatto da quando per lui era solo “Anego”.

************** ****************

Era da un po’ che avevo in mente di buttare su carta questa one-shot che mi è venuta in mente assistendo a tutti gli addii al calcio o alle proprie squadre da parte di diversi calciatori nell’ultima giornata del campionato di serie A.

Ho scelto di prendere come spunto l’addio al calcio di Holly poiché è il calciatore più rappresentativo del manga e dell’anime.

Il blaugrana è il colore sociale del Barcellona, la casacca bianco viola è invece della squadra del Valladolid.

Il Camp Nou è lo stadio di Barcellona, la cantera è il settore giovanile. Plaça de Catalunya e Plaça Reial sono dei posti incantevoli di questa meravigliosa città.

Ringrazio quanti avranno la pazienza di leggere e la bontà di farmi conoscere le loro impressioni sulla storia!

   
 
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: reggina