WE’RE INSANE, BUT NOT ALONE
A Cì. Perché mi fa sorridere e piangere. Dal ridere.
(L)
Maybe you and I can pack
our bags and hit the sky (Aerosmith, Fly Away From
Here) [(Steve/)Tony/Pepper]
Tony si leccò le labbra, battendo ripetutamente l’indice sulla superficie liscia del tavolo. Il suono
della linea telefonica libera rimbombava nella sua testa, in attesa che Pepper
rispondesse.
«È successo qualcosa?» Non gli aveva dato il tempo di dire nulla, il tono
ansioso e già poteva immaginarsela che si torturava una ciocca di capelli
biondi o l’orlo della gonna.
L’uomo strinse più forte il
pugno; poche volte era rimasto senza parole, e Steve Rogers seduto poco lontano
da lui lo guardava stupefatto ma consapevole che, persino uno come l’uomo di ferro potesse avere dei sentimenti.
«Si tratta di Phil», gorgogliò con la voce
particolarmente roca, tossendo poi in modo da ritrovarla. Steve avvicinò la
sedia a lui, battendo una mano sulla sua spalla, per dargli forza.
Tony grugnì nuovamente, borbottando qualcosa che
Pepper probabilmente indovinò solo, e le promise che sarebbe tornato. Salvo.
Steve lo osservò silenzioso gettare il cellulare
lontano da sé, dopo aver terminato la chiamata probabilmente più difficile che
uno come lui avesse mai dovuto fare, e tirò un sospiro.
«Una guerra comporta delle perdite», disse guardandolo negli occhi, mentre Tony piegava
le labbra in un ghigno di amara consapevolezza.
Quest’ultimo si passò una mano
sul viso, pulendosi da qualcosa di invisibile - colpa? - per poi appoggiarsi
alla bell’e meglio allo schienale
della poltrona di pelle nera. «Vorrei solamente… prendere la mia armatura
ed andarmene».
«Allora perché non lo fai? Tu non sei…»
«Un eroe, Rogers? No, non lo sono», lo interruppe alzandosi in piedi e ignorando Nick
Fury che si avvicinava, «ma forse posso fare
ancora qualcosa».
Guardandolo andare via, Steve sorrise.
But I know you ain’t wearin’ nothin’ underneath that
overcoat (Crazy) [Steve
Rogers/Tony Stark]
Tony batté ripetutamente il palmo della mano contro il
pugno, mordicchiandosi ansiosamente il sottile labbro inferiore. Di fronte a
lui, Steve Rogers stava parlando febbrilmente al professor Bruce Banner, il
quale con gli occhi cercava una via di fuga da quella stanza bianca ed asettica
che sembrava rimpicciolirsi ad ogni personaggio che faceva il suo ingresso lì
dentro.
«Ehi, Capitano», li interruppe Stark
senza più riuscire a trattenersi, sentendo la nascita di una risata nel fondo
della sua gola.
«Stark?»
Bruce lo ringraziò con gli occhi, mentre Rogers si
avvicinava all’altro in attesa di spiegazioni: non amava particolarmente essere
interrotto.
«Sono un paio d‘ore che me lo domando e non riesco a
trovare una risposta», Steve inarcò le
sopracciglia suo malgrado incuriosito, per poi assottigliare lo sguardo di
fronte al sorriso malizioso di Tony. «Sotto quella tutina
luccicante…»
«Stark, non credo che…» Bruce Banner conosceva bene il dilemma che dilaniava
l’uomo.
Tony sollevò una mano verso di lui, unitamente a
Steve. «Sotto la mia divisa?»
«Insomma, sei nudo? Oppure hai le mutande a stelle e
strisce?»
And I just can’t tell just what tomorrow brings (Amazing) [Clint/Natasha]
(e non posso dirti cosa porterà il domani)
Era una delle donne più belle che avesse mai visto,
con i suoi lunghi capelli rossi e le labbra piene che bramavano per essere
baciate, leccate, morse.
Indossava un abito lungo e nero che fasciava alla
perfezione le sue curve, ed il mento era sollevato con fierezza, nonostante una
freccia le stesse facendo sanguinare il collo, tant’era premuta contro di esso.
«Te lo ripeto: che ne pensi di unirti a noi?» Domandò Clint premendo maggiormente contro il suo
collo, ed osservando poi rapito il sangue che colava tra i seni prosperosi
della donna.
Questa sorrise, cercando di liberarsi dalla sua
stretta. «E perché invece non morire adesso?»
Domandò sarcastica ed ammiccante, allontanandosi dall’agente quando questo gettò
l’arco a terra, afferrandole le braccia e sbattendola con durezza contro il
muro.
Arrivò ad un centimetro della sua bocca carnosa,
sentendo il corpo di lei premergli addosso. «Perché potrebbe piacerti
il tuo domani», sibilò iroso, dando un pugno al muro.
Un nuovo ghignò solcò le labbra rosse. «Non
nutro aspettative per il domani».
Clint osservò i suoi occhi: azzurri, profondi,
glaciali. Pareva che nemmeno la morte che la stava sfiorando potesse davvero
toccarla o spaventarla, e fu per questo che la lasciò libera. Ed in quel
momento lo vide, un lampo di sorpresa mascherato immediatamente dalla freddezza
del suo sguardo.
Rise, Clint, sistemandosi le frecce sulla schiena. «Sono
qui per creare queste aspettative».
Natasha si mise a braccia conserte, ghignando. «E
perché dovresti farlo?»
«E tu perché dovresti rifiutare?» E per la prima volta lei non seppe cosa ribattere.
The punishment sometimes don’t seem to fit the crime (Hole in my soul) [Thor & Loki]
Loki sollevò lo sguardo sul fratello. Si era
presentato per l’ennesima volta di fronte alla sua cella buia, e con quel
mantello rosso fuoco e l’armatura dorata pareva che persino le prigioni
splendessero di luce.
Un ghignò si fece largo sul viso del dio dell’inganno,
mentre si sollevava e avvicinava alle sbarre, appoggiandosi contro di essere. «Ehilà,
fratello, sei giunto ad annunciarmi la pena di morte?»
Thor strinse la mano a pugno, cacciando un ringhio
iroso. «Bada a come parli, Loki, ora io sono…»
«Il Re di Asgard, lo so, lo ripeti tutti i giorni», lo interruppe sventolando una mano di fronte al
viso, per poi ripercorrere la cella ad ampi passi. Tre, per la precisione, per
poi voltarsi verso Thor. «A proposito, non c‘è
bisogno che tu venga a trovarmi tutti i giorni, la mia “prigione“ è così
confortevole che, insomma, potrei pensare che tu faccia qualche favoritismo».
Thor diede un pugno alle sbarre della cella, facendole
vibrare rumorosamente. Loki, al di là di esse, rise.
«Siamo suscettibili, oggi?»
Thor riuscì ad afferrarlo per il bavero della maglia
che indossava, tirandolo verso di sé. «Non faccio favoritismi,
se la tua condanna non è ancora avvenuta è solo perché spero che tu prima
capisca i tuoi errori, fratello».
Ignorando la sua risata, Thor lo lasciò andare,
dandogli le spalle. Attraversò a passo svelto le prigioni, prendendo poi un
gran respiro non appena ne fu fuori.
Guardò di fronte a sé le guardie impettite, e strinse
i pugni. «Sei pur sempre mio fratello».
What can I do I’m sleeping in this bed alone (Angel) [Hulk/Betty Ross]
Nelle notti fredde, il suo letto pare ancora più
grande del solito per il suo corpo esile e corto. Il cuore accelera i battiti e
i ricordi fluiscono nella mente come fogli sfogliati, imprimendosi
dolorosamente contro le pareti del cervello.
Bruce stringe le coperte in quegli istanti, mordendosi
le labbra quando il volto di Betty compare nitido e pulito, con quel sorriso
disegnato perfettamente da un rossetto rosso fuoco e da denti bianchi perfetti.
Un sorriso caloroso, pieno d’amore, che a volte si spegne e a volte si
trasforma in una risata gioiosa, tanto che Bruce nei ricordi riusciva a
scorgerle l’ugola.
Allunga le mani, in quegli istanti, ed il ricordo
svanisce.
I battiti accelerano. Il sudore cola. Le coperte si
riscaldano.
Uno.
Bruce ringhiava, sussultando sul materasso.
Due.
La rabbia negli occhi, ora di un verde intenso, mentre
si contorceva su se stesso.
Tre.
Il letto troppo stretto, ora, per il suo corpo.
Checkmate honey, beat ya at your own damn game (Draw the line) [Sif/Thor]
Un pugno si infranse contro lo zigomo destro di
Volstagg, il quale cacciò un ringhio basso e rauco a causa del dolore. Di
fronte a lui, la sua avversaria ghignava divertita, come se quella lotta per
lei non fosse che un gioco.
Dall’alto, Thor pareva avere la stessa espressione
della ragazza, mentre Loki al suo fianco roteava gli occhi tra il divertito e l’esasperato.
«Immagino
che la situazione ti diverta, fratello, ma se Volstagg si arrabbiasse davvero
potrebbe ucciderla», fece notare il secondo con un sospiro saggio dai toni
stanchi, e Thor accentuò il suo sorriso.
Batté le mani sulla balaustra, mentre la ragazza, Sif,
evitava un pugno mediamente forte del guerriero e si esibiva in un calcio nello
stomaco, che buttò Volstagg nuovamente a terra.
Thor, ridendo, guardò Loki. «Ha detto che sarebbe
riuscita a stupirmi, io credo lo farà», ammiccò il Dio del
tuono, mentre il fratello gettava un occhio alla donna.
«La trovo piuttosto piacente», disse vago, un mezzo ghigno divertito, «di tuo gusto, insomma».
Piegò il capo, Thor, ammiccando. «Non
c‘è nulla di male in questo, no?»
Sif, d’altro canto, era saltata oltre la staccionata
dell’arena, arrivando a pochi passi dal principe. Questi, sorridendo, le fece
segno di parlare.
«Braccio rotto e un paio di costole incrinate, non
credo possa continuare», spiegò sintetica, un
sorriso di pura vittoria sul volto giovane e liscio.
Loki trattenne un ghigno di sadico divertimento
guardando Volstagg che imprecava, mentre Thor proruppe in una risata tonante
che riempì l’intera arena.
Sif parve arrossire, quando quest’ultimo le posò una
mano sulla spalla. «Ben fatto, hai dimostrato il tuo valore»,
proclamò sincero, «mi farebbe piacere averti nel gruppo dei miei guerrieri
più fidati».
La donna annuì, chinando il capo. «Sarebbe
un vero onore, per me».
Fu Loki, con un ghigno, ad anticipare Thor. «E
per noi - alcuni più di altri - sarà un vero piacere».
I’m livin’ on the astral plane (Draw the line) [Tony Stark/Steve Rogers]
La prima cosa che fece Steve Rogers, entrando nella
sontuosa dimora di Tony Stark, fu boccheggiare.
Era quanto di più enorme avesse mai visto, e c’era una
cascata. Nel pieno centro del salotto, oltre che un televisore così grande che
avrebbe potuto benissimo vedere le partite di Football meglio che allo stadio.
Dovette sedersi di botto sul divano in pelle, sotto il
ghigno divertito di Tony.
«Qualcosa non va, Capitano?» Domandò l’uomo sornione, mentre Steve si passava una
mano tra i capelli e poi sulla bocca, sconcertato dalla maestosità di quel
luogo.
Il Capitano deglutì, mordicchiandosi il labbro. «Non
credo di aver mai visto qualcosa di così…così…»
«Fantastico? Strepitoso? Unico? Sì, è una casa
confortevole», annuì Tony versandosi del whiskey in un bicchiere di
cristallo. «Ho fatto sesso ovunque in questa casa, dal salotto al
tetto, ma devo dire…», il suo sguardo si
intensificò, e la malizia fece arrossire Steve, «…devo dire che la cascata mi manca, Capitano».
Steve deglutì rumorosamente, sentendo il colletto
della camicia a quadri particolarmente stretto e soffocante. Lanciò un paio di
occhiate intorno a sé, prima di gettarlo alla cascata scrosciante alle sue
spalle. «Quindi, Stark?»
L’uomo scrollò le spalle, ridendo. «Quindi
nulla, ma ho visto che ha attirato la tua attenzione».
N/a:
credo che gli Avengers mi abbiano conquistato, chi più (Tony), chi meno
(Clint). *smile*
Comunque, sono contenta di essere riuscita a scrivere
sulle coppie (più o meno evidenti) che più mi piacciono. In particolare su Tony
e Steve, che mi fanno sbavare come una povera fangherl. D: Li amo.
Spero vi possano piacere o quanto meno far passare il tempo. Io mi sono divertita molto, lo ammetto. (L) Grazie a tutti!