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Autore: Lady H    24/05/2012    2 recensioni
Dopo qualche riflessione sul passato Norvegia trova il coraggio di fare una pazzia (ovviamente secondo i suoi standard) con Danimarca. Non pensate subito male, dai! Questa è una fic con dei principi morali! (?) Leggete e recensite please! (presentazione schifosa...) Se gli avvertimenti vi sembrano poco azzeccati suggerite vi prego!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Danimarca, Norvegia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera/buongiorno! Uhm… è da un sacco che non pubblico nulla, mi dispiace tanto! Direi anche che è colpa dello studio etc ma la verità è che non studio. Il punto è che ho avuto un periodo in cui ho perso la mia moltezza (ispirazione) e ora spero di averla ritrovata! Che dirvi? Questa fic è semplice e senza pretese. Una DenNor come tante, niente sesso e nemmeno tanto fluffosa credo. XD beh dai, leggete e ditemi ciò che ne pensate così saprò se volete più DenNor o no!


First Kiss – capitolo unico

Finalmente la sua tazza di caffè, è da qualche ora che si trattiene cercando di seguire il consiglio di Islanda, effettivamente beve fin troppo caffè. Uscendo dalla cucina per tornare in camera sua passa davanti all’ingresso del salotto: la tv è accesa e la stanza è vuota, una voce femminile, un po’ troppo squillante per i suoi gusti, cerca di convincere il suo pubblico ad acquistare una qualche crema miracolosa contro rughe e chissà cos’altro. Si addentra nella stanza alla ricerca del telecomando che sembra scomparso nel nulla, sta per chiamare Ice, è sempre lui a lasciare la tv accesa, quando un tonfo attira la sua attenzione, si volta e lo vede: il telecomando è a terra, pochi centimetri sotto la mano di Danimarca.
-…Danmark.
Sta dormendo profondamente sul divano, le ciglia lunghe sfiorano le guance nascoste dalle ciocche ribelli di capelli biondi, le labbra socchiuse liberano un leggero sospiro ad ogni espirazione, il torace di alza e abbassa sotto la stoffa sottile della t-shirt, ovviamente rossa. Una mano penzola oltre il bordo appena sopra al telecomando mentre l’altra è adagiata sul suo stomaco, i piedi sporgono oltre al bracciolo del sofà foderati dai calzini bianchi. La Norvegia piega impercettibilmente le labbra in un sorriso e scuote leggermente il capo, afferra il telecomando e spegne finalmente la tv. Se ne sta per andare ma sospira, tornando nella stanza per coprire il danese con la coperta  blu di Ice, quella che ormai resta nel salotto per le serate in “famiglia”. Il lieve sorriso che si dipinge sul volto del dormiente mentre si volta sul fianco indica che ha gradito il nuovo tepore. Vorrebbe andarsene ora, ma non riesce a distogliere gli occhi dal viso rilassato del più grande, non riesce a non trovarlo adorabile, un tempo sarebbe arrossito al pensiero di trovare carino quell’idiota, ma ormai ci ha fatto il callo: sa bene di provare qualcosa per il danese e se n’è fatto una ragione… si è pure allenato a non mutare la sua espressione apatica anche mentre pensa all’altra nazione. Sospira prendendo un cuscino e appoggiandolo a terra per sedersi, osserva il suo viso con aria assente e poi il suo corpo rilassato: è alto. Pensandoci, non direbbe mai che il ragazzo davanti a lui possa rappresentare una nazione piccola come la Danimarca. Il suo corpo grande e robusto è dovuto al suo passato di impero, un passato terribile che tutti i nordici hanno sperimentato a suo tempo. Avere un territorio così vasto però non faceva bene al danese, ricorda che ai tempi era sempre nervoso, quasi isterico, era aggressivo e paranoico, non si sarebbe mai messo a dormire come sta facendo ora… in realtà, riflettendoci bene, non ricorda di averlo mai visto dormire in quel periodo. Senza accorgersene realmente scosta qualche ciocca bionda dal suo viso rilassato: sono morbidi, i suoi capelli gli sono sempre piaciuti, anche se non gliel’ha mai detto. Sono morbidi come quando lo andava a trovare nei fiordi dicendo di essere suo fratello maggiore, erano morbidi anche quando lo minacciava o lo picchiava, era morbidi quando lo prendeva contro la sua volontà dopo la fuga di Svezia e Finlandia. Il corpo di Danimarca non è cambiato affatto nel tempo, anche il suo viso è lo stesso: gli stessi lineamenti eleganti e virili, la stessa bellezza che ha sempre esibito con noncuranza. Eppure lui è cambiato: lo dimostrano le sue azioni, le sue espressioni, il tono della sua voce, tutto è diverso in lui. Sono centinaia di anni che quelle mani grandi e forti non  lo colpiscono, che quelle labbra gli sorridono e che quella voce non lo aggredisce, anzi, sono centinaia di anni che, quando sa di non poterlo mettere troppo a disagio, quelle stesse mani lo accarezzano, quelle labbra lo baciano tra i capelli e quella voce gli chiede perdono per le violenze passate. Il tempo è passato per la Danimarca, il tempo è passato per tutti… tranne che per Norvegia, che deglutendo ritrae la mano che fino ad ora aveva accarezzato i capelli indisciplinati del danese. Ogni volta è la stessa storia: vorrebbe avvicinarsi, toccarlo, parlarci, magari baciarlo e dirgli… sospira, dovrebbe dirgli un sacco di cose, ha in mente una valanga di concetti che vorrebbe saper esprimere ma non ne ha la forza, non ha il coraggio di affrontare il suo ex-carnefice e dirgli che… che lo ama. Ne è consapevole ormai da tempo, ama quella creatura che ora russa rumorosamente sul divano. Ama Danimarca, ama ciò che è adesso: il ragazzo sorridente, dolce e un po’ idiota, il ragazzo che teme nonostante sappia perfettamente che non gli farebbe del male per alcun motivo al mondo, ma le immagini del suo sorriso di scherno, dei suoi occhi glaciali assetati di sangue non lo abbandonano, come un monito, un ricordo di ciò che quell’angelo biondo è capace di fare. Questo è il motivo che lo costringe a respingere l’altro ogni volta lo abbraccia, o che gli posa un bacio sulla guancia e sorride con dolcezza, guardandolo con quello sguardo che si dedica solo a chi si ama. Perché lui lo sa, sa di non essere uno come tanti per il più grande: lui non è sullo stesso piano della Finlandia o della Svezia. Quando l’ha perso in guerra Danimarca non si è arrabbiato, non si è sfogato con Islanda o Fær Oer, quel giorno lui ha pianto, ha pianto come non ha pianto per nessun altro: le sue lacrime sono state tutte per lui. Per questo la Norvegia sa che l’altro nordico lo ama, probabilmente il danese sa anche di essere corrisposto, sorride tra se e se, probabilmente il più grande gli sta dando il tempo per abituarsi al “nuovo Danmark” e dimenticare l’imperialista irascibile e pieno di se che è stato in passato. Col tempo migliorerà, è gia migliorato moltissimo, ha imparato a godere delle carezze sfuggenti che il più grande gli dedica quando si incrociano per casa e, quando sono soli, si lascia anche abbracciare senza protestare troppo, appoggiandosi leggermente al suo petto ampio mentre finge di volerlo spingere via, in quei momenti sente il battito del suo cuore ed è così rassicurante. Un tocco caldo sul braccio lo riporta alla realtà dove due occhi azzurri come il cielo estivo lo stanno fissando con una punta di apprensione
-Norge… tutto bene?
Sono così vicini, sente l’alito caldo del danese sfiorargli le guancie e può chiaramente percepire il rossore farsi strada sul suo volto, si sbriga ad annuire mentre un sorriso si disegna sul viso del danese. L’espressione dolce del più grande riempie in pochi secondi lo stomaco  della Norvegia di farfalle in agitazione e in quello stesso istante prende una decisione, una pazza, meravigliosa e, a suo parere, indiscreta, decisione. Il suo cuore accelera fino a ritmi che aveva sentito solo durante le battaglie mentre apre la bocca, improvvisamente arida come il deserto sahariano, e la sua voce scostante si rivolge al ragazzo davanti a lui.
-…chiudi gli occhi…
Lo sguardo interrogativo del danese viene nascosto poco dopo dalle palpebre, il sorriso sempre lì, pronto a risvegliare le piccole ali nel suo ventre. Deglutisce a vuoto mentre con una lentezza indescrivibile scosta le ciocche di capelli dalla fronte del più grande. Lo guarda e per un attimo ripensa a quello che sta per fare, quasi pentito, ma si sforza di non correre via, almeno non ancora. Deglutisce ancora e con uno scatto fulmineo posa le sue labbra sulla fronte dell’altro, forse con un po’ troppa foga. Il rossore sulle sue guance si fa insostenibile e scatta in piedi correndo fuori dalla stanza prima che il danese possa fare qualcosa di molto imbarazzante. Mentre sale le scale sente la voce dell’altro che lo chiama, probabilmente più per la sorpresa che per l’effettiva speranza di vederlo tornare in salotto.
-Danmark! Sei fastidioso!
Il suono della porta che sbatte al piano superiore conferma che la Norvegia si è rifugiata in camera sua. Nel salotto il maggiore sta immobile sul divano, puntellato suo gomiti, nella sua mente si chiede se sia davvero accaduto ciò che crede, davvero Norvegia gli ha dato un bacio? Certo, è stato corto, veloce, impacciato e sulla fronte ma… un bacio è un bacio no? In pochi secondi un sorriso stira le sue labbra e si lascia cadere sul divano, le dita che sfiorano appena il punto dove il norvegese a posato le labbra: il suo primo bacio. Arrossisce, con un sorriso enorme stampato in volto, un sorriso che probabilmente Norvegia avrebbe definito “idiota”.


Angolo dell’autrice
Ok, ora verrò picchiata… vero? Forse perché la storia si sarebbe potuta digievolvere in una rating red? Ma vi dirò che mi sembrava un po’ forzata! Cioè… Nor non è uno facile… almeno non credo… non da sobrio credo. Ok, la smetto. XD ditemi cosa ne pensate! Ci tengo a conoscere la vostra opinione!! Ringrazio la mia nuova beta-reader Rika! Ti voglio pubblicamente bene! 
  
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