A Susy, perché sì.
♥
Golden Swan ~
È successo all’improvviso,
nessuno avrebbe potuto prevederlo. Nessuno, neanche il signor Gold era pronto a vedere le due parti della guerra –
il nero e l’oro, la speranza e la vendetta – entrare insieme
attraverso quella porta, fianco a fianco, in un improbabile simulacro di
alleanza. Ma il patto è stato siglato, la magia ha sempre il suo prezzo –
non doveva essere il ragazzo a pagarlo, ma è successo, è qui che
siamo ora. E il signor Gold osserva con un sorriso
sinceramente divertito le due donne così dissimili che si rivolgono a
lui, l’una all’ombra del sospetto, l’altra nel timido lucore che
solo quella magia potente che è il Vero Amore riesce a tramutare in
incerta, combattuta fiducia.
È successo all’improvviso,
e improvvisa giunge anche la consapevolezza. Oggi è il giorno. Oggi la
maledizione verrà spezzata.
Il signor Gold continua a sorridere, sicuro di aver vinto, Emma Swan ha vinto.
Regina ha giocato tutte le sue carte, ma tutto ciò che ha ottenuto
è un povero bambino disteso in un letto d’ospedale, a lottare per
la vita, per il futuro che un’empia maledizione ha sempre rischiato di strappargli
– solo un altro bambino innocente.
Ma Emma Swan è più armata che mai, e ha
appena iniziato a giocare – e da qualche parte dentro di lui, forse, fa male il pensiero di deluderla,
di lasciarla di nuovo sola, ma è così che deve essere. La
salvatrice non ha bisogno della sua misera magia; non è debole quanto lui.
E il senso di trionfo si
affievolisce sensibilmente al riconoscere che, dentro la polvere ingannevole di
un negozio senza vita, è quella ragazza col viso ancora un po’
sgomento ad essere la più forte.
Emma Swan
solleva la spada del Principe Azzurro, la spada di suo padre, e la lama splendente
come ventotto anni fa cattura un riflesso dorato dalla luce dei suoi capelli,
dal gioiello che porta al collo e dal quale ha preso il nome. Il signor Gold si chiede cosa pensi e si sorprende di non volerlo
davvero sapere. Per la prima volta porrà la propria storia nelle mani di
un’altra persona – per la prima volta ha accettato di farlo: non ha bisogno d’interrogarsi sul come o
sul perché, non mentre la salvatrice percepisce l’energia immota
del suo silenzio e guarda apertamente dentro i suoi occhi, e lo smaschera.
«Ci lasci soli.»
Una scossa, un momento senza
fiato. Poi il sorriso del signor Gold si accentua.
«Signorina Swan, mio figlio è...»
«Mio figlio è a un passo dalla
morte, lo so bene. Non penso che tu
abbia il diritto di ricordarmelo, Regina Mills. Sappi
che non avrei esitazioni ad affondarti questa cosa nelle budella. Lasciaci soli.
Voglio parlare con lui.»
Lei ha perso, ha perso, e mentre morde il proprio
orgoglio distrutto e obbedisce e torna dall’altra parte di quella porta
di vetro gli occhi di Emma non abbandonano mai, neppure per un istante, quelli
dell’uomo che le sorride di fronte, camuffando dietro quel sorriso un
crescente rispetto venato di timore.
Due sole persone l’hanno
guardato così, nessuna delle quali appartiene a questa vita. Occhi che
attraversano, scavano, cercano il più profondo recesso di un’anima,
domandandosi se mai ci sia o se quel poco che ne è rimasto sia ancora
tale. Occhi che scrutano, che vogliono sapere. Occhi che vogliono, soprattutto,
credere.
«Mi dica solo perché.»
Il signor Gold continua a sorridere; ha l’impressione che se
smettesse crollerebbe in mille frammenti. Lei li raccoglierebbe, forse. Ma non
sarebbe meno doloroso che calpestarli senza pietà.
È passato il
tempo in cui ha permesso a qualcuno di stargli accanto e farsi male. È questo
che pensa, ma intanto la guarda, la guarda e si chiede se sia consapevole di
quanto è speciale, se sappia di essere invincibile e pura e bellissima –
che può aver vissuto nella morsa fredda di qualunque dolore, ma niente è riuscito a intaccare la
magia che l’avvolge da dentro, sottopelle. Si chiede se abbia letto
qualcuno dei libri che a lui hanno fatto compagnia in tutti questi anni bui, se
sappia che la donna più bella di questo mondo nacque da un uovo di
cigno, che erano cigni le creature alle quali fu concesso il dono di trainare
il carro della dea dell’amore. Si chiede se davvero raccoglierebbe i pezzi
del suo essere, e infine – egoista
– si chiede se dopotutto, lei che ha sofferto così tanto, che ha
sanguinato e gridato per tutta una vita, costretta in un mondo sbagliato, se
dopotutto non sia anche e semplicemente la sua
salvatrice.
La sua Emma.
«Non ci pensi,
cara. Suo figlio la sta aspettando.»
Emma Swan
è forte. Non ha mai avuto paura di lui. E non ha mai saputo di aver sempre avuto la possibilità di
vincere, fin dall’inizio, fin da quando col suo maggiolino giallo e vuoto
è arrivata in città e ha cominciato a riscrivere una storia, con
dita di tessitrice, sottili, inconsapevoli.
Ma Emma Swan è anche molto giovane – così giovane.
Ha disperatamente bisogno di mani che la guidino e parole che la incoraggino. E
si tende verso di lui, gli è vicinissima, respira del suo respiro, e
mai, mai abbassa lo sguardo mentre
ancora una volta cerca di capire, di credergli, di credersi ora che nel suo mondo sbagliato la magia improvvisamente esiste.
Restano così per
qualche istante di troppo – non dovrebbe avere il desiderio di toccarla,
non dovrebbe continuare a chiedersi se
raccoglierebbe i pezzi – e l’aria del negozio dei pegni, per la
prima volta da molto tempo, da sempre,
vibra.
«Se mi sta
mentendo» sussurrano le labbra di lei, muovendosi appena, «giuro
che la ucciderò.»
Il signor Gold continua a sorridere, ma non riesce a impedirsi di abbassare
le palpebre per un istante, rifuggirla per un solo istante – lei è
così forte, così forte da abbagliare. E non lo saprà mai, perché
lui non potrà mai dirglielo. Non può.
E poi, è tutto
finito.
Il campanello ha
trillato ancora dietro le sue spalle e la spada che tanto a lungo ha atteso il
suo arrivo; il negozio è inesorabilmente vuoto; nella polvere e nel
silenzio non respira più alcun significato. Emma lo ha visto inerme, ma non ha voluto finirlo. Il signor Gold sospira, sospira forte, tremando convulsamente e
stringendosi al bastone, perché fa davvero
sorprendentemente male il pensiero di lasciarla sola e non poter neanche
sognare di essere all’altezza di tanta forza. Non allora, non adesso. I codardi non meritano le eroine.
Sullo scaffale dietro il
banco c’è un ninnolo di coccio, a forma di cigno. Il signor Gold lo guarda domandandosi se lei l’abbia notato.
Non osa toccarlo.
Spazio
dell’autrice
Tradizionalmente, la
simbologia identifica il cigno con il concetto di purezza e di bellezza. Secondo
il mito Elena di Troia, la ‘donna più bella del mondo’, nacque da un uovo di cigno. Erano dei cigni a
trainare in volo il carro di Afrodite, dea dell’amore. Emma Swan porta sempre al collo un ciondolo con l’effigie
di un cigno.
Mettete insieme
tutte queste cose e il risultato è una shot
incomprensibile persino a me stessa. XD
Ho cercato di
rappresentare un momento posteriore al colloquio tra Gold,
Emma e Regina nella season finale, quando lui parla a
Emma dell’ampolla di Vero Amore e le dà la spada di James
perché se la procuri e salvi Henry. Ho cercato anche di rendere i
sentimenti contrastanti di un uomo che (e questa è un’espressa
dichiarazione di Robert Carlyle) ormai prova un
sincero rispetto per la salvatrice, e
dunque, forse, non è poi così in pace con se stesso all’idea
di tradirla più avanti per il proprio tornaconto.
Forse, mi sono
detta, l’ha fatto anche perché lei da sola è molto
più forte di Rumpelstiltskin, l’eterno
codardo.
La sua
Emma
si riferisce alla credenza secondo la quale conoscere il nome di qualcosa
equivale a possederlo. Anche il ninnolo a forma di cigno ha un perché,
ma questo forse lo approfondirò altrove.
Resto sempre dell’idea
che, in Emma, Gold riveda molto di Belle e
probabilmente anche di Baelfire. ♥
Aya ~