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Autore: unknown_girl    26/05/2012    3 recensioni
Se provo a respirare con calma sento i miei polmoni bruciare nell'inconsistenza del nulla..come nulla è ciò a cui posso aggrapparmi adesso, oggi. Questo giorno che mi rende inquieto e malinconico, scansando la nostalgia che ormai ricalca la mia ombra come un argine che contiene il flusso di ricordi sfocati, inumiditi da antiche lacrime di cui conservano ancora il sapore salato, e specchiandomi in questi vedo solo un reietto ripudiato dal mondo che lui stesso ha creato, pensando di trovarvi qualcosa che avrebbe chiamato “casa”.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quindi...cosa dovrei fare adesso?
Se provo a respirare con calma sento i miei polmoni bruciare nell'inconsistenza del nulla..come nulla è ciò a cui posso aggrapparmi adesso, oggi. Questo giorno che mi rende inquieto e malinconico, scansando la nostalgia che ormai ricalca la mia ombra come un argine che contiene il flusso di ricordi sfocati, inumiditi da antiche lacrime di cui conservano ancora il sapore salato, e specchiandomi in questi vedo solo un reietto ripudiato dal mondo che lui stesso ha creato, pensando di trovarvi qualcosa che avrebbe chiamato “casa”. Ma ho fatto troppi errori per poter tornare indietro e questo pensiero continua a disturbarmi ogni anno, agitando le mie notti insonni, aspettando nell’oscurità un conforto che so bene non arriverà, ritrovandomi a contemplare le stelle alla ricerca della forma del tuo viso, cercando di allontanare l’idea di averne bisogno, di sentirne la mancanza..e se le pareti ne avessero la facoltà racconterebbero di come confido a loro la mia bizzarra forma di solitudine, un conflitto costante tra alienazione e benevolenza. Ma tu non hai mai dato alcun peso a questo lato del mio carattere, probabilmente trovandolo anche divertente..eppure è proprio per questo che infine non sono mai riuscito a esprimere le parole più sincere che sempre bruciavano sui carboni ardenti del mio animo in conflitto. Nel momento in cui schiudevo le labbra per gridarle, di fronte a te, riuscivo solo a percepire l’aridità di una gola incapace di emettere alcun suono, atrofizzata, immobile, in preda al terrore. Quando invece la carica di ardore conferiva al mio coraggio la forza di liberarsi, allora, tu non eri lì; e dedicavo al vento parole troppo spesso celate in una buonanotte affrettata, in un saluto distratto, in un gesto negletto quanto inefficace.
E non ho voglia di vederti adesso. Davvero. Niente potrebbe essere più facile visto che la tua presenza è diventata negli anni sempre più saltuaria e rarefatta, più simile ad un ricordo..di nuovo, ricordi. Spesso desidero che anche quello che prova la mia natura inquieta e dissimulatrice si trasformi in ricordo, così che non mi possa più ferire e colpevolizzare, silenziosa, come un peccato che sono cosciente di commettere ogni volta che incrocio il tuo sguardo, racchiuso in quegli occhi che a volte mi sembra di non riconoscere più, temendo più di ogni altra cosa che arrivi il giorno in cui sia l’indifferenza a guidare la tua impressione di me. Ma lo ripeto, non ho voglia di vederti. Mi sentirei infimo e in grave disagio di fronte a quello che sei diventato. Mi ripeterei che non è una buona giornata, e lascerei scorrere tutto il giorno tristi pensieri nella mia mente, permettendo a questi di coagulare immagini di quel tempo che sembra sempre più distante, odiando tutte le volte che gli schizzi del passato vanno a comporre i contorni della tua figura, ricordandomi solo in questi momenti di quanto in realtà la tua presenza mi rattristi, sforzandomi per non ammettere che provo dolore a ricordare il suono della tua voce.
Per questo dico che non ho voglia di vederti, oggi meno che mai. No, non mi sto giustificando..è che non sono del giusto umore. E domani mi difenderò come già da tempo ho imparato a fare: se le circostanze lo vorranno, incrocerò il tuo sguardo, ma sarà di sfuggita, fugace come una folata di vento gelido; ti rivolgerò delle parole, ma saranno distaccate e calcolate; e ti stringerò la mano, se il contesto me lo imporrà, ma la mia sarà una stretta tesa e scettica. Continuerò nella mia finzione, mettendo alla prova fino allo stremo le mie capacità istrioniche, nella vana quanto recondita speranza che questo possa farmi stare meglio, salvandomi dal baratro oscuro col quale mi pongo a confronto ogni giorno, rubandoti ciò che tu hai rubato a me tempo fa, strappandoti ciò di cui io ormai non ho più neanche la memoria, ciò che smarrii completamente in una notte d’estate, bagnata dalla pioggia, scossa dal fragore di spari e artiglieria, colorata dal cangiante rosso porpora del sangue che, come un grido di dolore, si espandeva intenso sulla superficie di quei corpi: una notte illuminata da lingue di fuoco e dai bagliori di quella che chiami libertà…fu quella la notte in cui mi rubasti per sempre la certezza di contare qualcosa.

   
 
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