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Autore: __Stella Swan__    26/05/2012    0 recensioni
Aveva malapena sedici anni e sentiva il peso del mondo gravarle addosso. Avrebbe dovuto combattere, per se stessa e per Serah, per proteggerla e sfamarla, per non farle ripensare ai loro genitori e a tutti i tristi avvenimenti che avevano segnato le loro vite.
 {Lighning/Serah}
Genere: Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa breve one-shot è stata scritta immaginando il momendo in cui Lightning cambia il suo nome. Oivviamente la scena è stata inventata, ma le informazioni sono esattamente quelle del videogioco (ad esempio i NORA, PSICOM ecc). E' la prima volta che scrivo una one-shot riguardante un gioco, quindi perdono già la mia incapacità in questo campo! Sono felice di leggere commenti e suggerimenti per poter migliorare =)
 


It can't protect. It only destroys.



Camminò lentamente fino alla spiaggia, osservando il sole che tramontava e rimanendo incantata dai riflessi arancioni e rossi sulla superficie dell’acqua. Era una sera tranquilla a Bodhum, ma non per lei. Si trovava da sola contro tutto e contro tutti, senza più nemmeno una persona della quale fidarsi se non sua sorella Serah.
Erano passate quattro settimane da quando era morta sua madre a causa di una malattia ancora sconosciuta. Non aveva mai conosciuto suo padre, deceduto quando entrambe le bambine erano ancora piccole.
Aveva malapena sedici anni e sentiva il peso del mondo gravarle addosso. Avrebbe dovuto combattere, per se stessa e per Serah, per proteggerla e sfamarla, per non farle ripensare ai loro genitori e a tutti i tristi avvenimenti che avevano segnato le loro vite.
Sospirò osservando quel cielo così incantevole, ripensando al suo recente arruolamento nel Corpo di Guardia di Bodhum. Faceva parte del reggimento di sicurezza sotto il tenente Amodar: aveva scelto lui stesso di farla entrare nel Corpo. Conosceva perfettamente la sua famiglia ed era intenzionato di dare alle piccole Farron un aiuto, render la loro vita il meno difficile possibile.
Da una settimana non aveva tempo per dedicarsi a Serah: gli allenamenti e le pattuglie di guardia le portavano via un sacco di ore che avrebbe potuto passare con sua sorella, ma ne andava della loro libertà, della pace a Bodhum. Aveva avuto a che fare con i NORA alcune volte: era un gruppo di volontari senza regole e senza obblighi che si occupavano della protezione di Bodhum dai mostri. In realtà non li aveva mai sopportati, in particolar modo non poteva vedere il loro capo, Snow Villiers: era un esaltato che si credeva un eroe, un pallone gonfiato che era bravo a parlare ma non ad agire.
Serah raggiunse sua sorella sulla spiaggia, senza far rumore. Rimase accanto a lei in silenzio, osservando le onde del mare che si infrangevano dolcemente sulla sabbia calda, color oro. La schiuma marina arrivava a pochi centimetri dai loro piedi e l’aria aveva un buonissimo profumo salmastro.
«Devi pattugliare anche questa sera?», domandò Serah a sua sorella.
Annuì decisa, senza voltarsi. «Amodar ha detto che posso tornare a casa, ma preferisco rimanere di guardia», rispose.
Serah abbassò la testa sospirando debolmente, in modo che non la sentisse. Non le andava di stare a casa da sola, ma non voleva nemmeno imporsi con sua sorella. Intanto sarebbe servito solo a litigare, come era già successo nelle ultime settimane. «Potrebbe accadere qualcosa di grave?».
«I NORA hanno di nuovo infranto le nostre regole. Solo perché loro non ne hanno non vuol dire che possono fare ciò che vogliono». La sua voce era fredda e distaccata. «Anche gli PSICOM si stanno dando da fare per mantenere l’ordine. A quanto pare noi del Corpo di Guardia non rappresentiamo niente per il Sanctum, quindi sono intervenuti anche loro».
«Perché dici così?», chiese la sorella.
«Perché è vero. Il Sanctum si preoccupa solo di quello che fanno gli PSICOM. Dovessimo salvare noi Cocoon da un’improvvisa invasione si farebbe ricadere la gloria su di loro, non di certo sul Corpo di Guardia». Strinse i pugni sotto i gomiti, alzando il mento verso il cielo. «A me interessa solo che tu sia protetta a dovere e che stia bene».
Serah portò entrambe le mani dietro la schiena e se le strinse l’una con l’altra, osservando il proprio piede che disegnava dei semicerchi nella sabbia. «Claire…».
«Ti ho già detto di non chiamarmi più con quel nome», la riprese duramente sua sorella. «Mi devi chiamare Lightning d’ora in poi».
Serah rimase in silenzio a fissare Lightning per qualche minuto. Infine scosse la testa e scappò da lì, con le lacrime agli occhi. Non voleva farla soffrire, ma era inevitabile. Forse con le maniere dure avrebbe capito che il mondo non era rose e fiori, che non ci sarebbe sempre stata pace in un paese come quello.
Lei stessa lo aveva provato sulla sua pelle: prima la morte dei genitori, poi il far parte del Corpo di Guardia, non considerato dal Sanctum. Non poteva sopportare tutto ciò, aveva dovuto creare delle mura intorno alla sua stessa persona, estraniarsi dal suo essere per fingersi qualcun altro. Doveva esser forte, per Serah. Doveva lottare per mantenere quel briciolo di pace necessaria ad una vita mediocre in una cittadina come Bodhum, in un mondo come Cocoon.
Serah non doveva soffrire, ma non doveva nemmeno arrendersi e semplicemente sperare in un futuro migliore. A differenza di sua sorella, non era stata in grado di dimenticare il dolore, di andare avanti ed essere forte.
Light sospirò, osservando ancora il sole ormai quasi del tutto tramontato dietro l’orizzonte.
Lightning. It flashes bright, then fades away. It can’t protect. It only destroys”.

  
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