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Autore: Kim_HyunA    27/05/2012    3 recensioni
-Ti piace eh? Il modo in cui tocco, in cui ti bacio. Non negarlo Bumie, ti sta piacendo da impazzire-
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Jonghyun e Kibum si conoscevano da quando erano bambini. Per questo non era strano per loro uscire insieme, trascorrere i pomeriggi l’uno a casa dell’altro o passeggiare tenendosi per mano. Si conoscevano da così tanto tempo che non poteva esserci gesto più normale ed innocente.

 
Kibum aveva sei anni quando aveva incontrato Jonghyun a scuola per la prima volta e, come se non avesse potuto andare diversamente, avevano subito stretto amicizia, trovandosi immediatamente a proprio agio con la compagnia dell’altro.
 
Quando le loro vite avevano preso strade diverse, avendo poi frequentato scuole differenti, la loro amicizia si era rafforzata nonostante la lontananza: si sentivano quasi ogni giorno e anche se a volte trascorrevano qualche settimana senza avere notizie l’uno dell’altro, sapevano entrambi che nulla era cambiato, che entrambi sarebbero stati lì per l’altro. Non era necessaria una presenza costante per assicurare che la loro amicizia era sempre più forte che mai.
 
Entrambi i ragazzi avevano vissuto le loro vite, conosciuto nuove persone e stretto altre amicizie, ma sapevano che nessuno sarebbe potuto essere più importante di loro; come se, qualsiasi cosa succedesse, alla fine rimanevano solo loro due.
 
Con il passare del tempo, Kibum era diventato più introverso e riservato, sensibile e preoccupato di far sempre sentire a proprio agio gli altri; mentre Jonghyun crescendo era diventato un ragazzo sfrontato e sicuro di sé, consapevole della propria bellezza e sempre pronto a provocare per questo. Tutte le avventure che aveva avuto con varie ragazze, più o meno importanti che fossero, le aveva sempre raccontate a Kibum, facendolo partecipe della propria vita. E Kibum era contento per lui, perché voleva che fosse felice, che qualcuno lo amasse e lo facesse sorridere, ma allo stesso tempo si sentiva lasciato indietro, perché lui, nonostante avesse provato dei sentimenti per altre persone, non aveva mai avuto la possibilità di avere una storia, e questo gli faceva avvertire una sorta di complesso di inferiorità. Doveva combattere contro quel suo carattere chiuso, altrimenti non avrebbe avuto altro che infatuazioni a senso unico, e questo non gli stava bene.
 
E il modo in cui si sentiva ultimamente gli sembrava solo così sbagliato, ma non poteva fare nulla per cambiare quello che stava iniziando a provare. Non era innamorato di Jonghyun, davvero non lo era, ma a volte, sdraiato sul letto la sera a prendere sonno, nella sua mente comparivano immagini che non avrebbero mai dovuto comparire, eppure non le poteva fermare.
 
All’inizio erano innocenti, solo le loro mani che si intrecciavano come accadeva nella realtà, ma più le settimane passavano e più la sua mente si spingeva oltre. Gli abbracci divennero baci e i baci carezze sempre più spinte. Kibum si impegnava con tutto se stesso per bloccare quella sequenza nei suoi pensieri, si girava e rigirava nel letto e cercava di concentrarsi su altro.
 
E se poi in un modo o nell’altro riusciva sempre a scacciare quei pensieri insistenti, alla fine il volto di Jonghyun lo perseguitava anche nei sogni. E anche i sogni non lo aiutavano di certo, sognava le loro bocche unite e le mani dell’altro intorno al suo collo, sognava il suo profumo delicato e la sua voce calda.
 
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Erano passati 12 anni dal giorno in cui si erano conosciuti ed era un’altra giornata normale, una delle tante in cui Jonghyun era ancora una volta a casa di Kibum. Kibum l’aveva aiutato a studiare perché l’altro non riusciva a farlo da solo, trovava qualsiasi scusa per distrarsi e iniziare a fare altro; solo la presenza del biondo riusciva a farlo concentrare. Jonghyun ripeteva e ripeteva e Kibum non si stancava mai di ascoltarlo perché voleva fare tutto ciò che poteva per essergli d’aiuto. Ma dopo ore e ore di pagine su pagine sulla rivoluzione industriale inglese, entrambi avevano bisogno di una pausa (anche se Jonghyun ne faceva una ogni venti minuti, andando a cercare qualcosa da mangiare nella cucina di casa, approfittando del fatto che la mamma di Kibum non era ancora tornata).
 
Jonghyun si era sdraiato sul letto di Kibum, sul quale prima era semplicemente seduto, tenendo un cuscino sulle gambe e divertendosi a stropicciarlo come se lo aiutasse meglio a ricordare tutte le innovazioni della rivoluzione inglese.
 
Kibum l’aveva raggiunto poco dopo, distendendosi accanto a lui e non c’era nulla di strano, perché l’avevano sempre fatto e non c’era motivo di essere imbarazzati per una tale vicinanza, non quando erano migliori amici da così tanti anni.
 
Jonghyun aveva chiuso gli occhi e Kibum era certo che si sarebbe potuto addormentare di lì a poco, prendeva sempre sonno con una tale facilità che non si sarebbe stupito se fosse successo davvero. Girò piano il volto verso l’altro, guardando le sue palpebre chiuse e la sua pelle perfetta. Kibum non sapeva come sarebbe stata la sua vita se non ci fosse stato lui al suo fianco, sarebbe stato così solo che solo il pensiero lo rendeva triste.
 
Fece per avvicinare una mano al suo braccio, le dita che gli tremavano, perché da quando nella sua mente si creavano certi pensieri, non riusciva più a comportarsi in modo normale come aveva sempre fatto, ma era sempre in guardia, ed interpretava ogni gesto di Jonghyun come se volesse dire molto di più, come se ci fosse dietro un significato nascosto.
 
La mano di Kibum raggiunse il braccio dell’altro e l’accarezzò piano, arrivando poi alla sua mano e cercando di intrecciarsi con le sue dita. Senza aprire gli occhi, Jonghyun accolse la sua mano, stringendo le sue dita intorno a quelle di Kibum, non chiedendogli nulla, perché non ce n’era motivo, non dopo tutte le volte che se l’erano strette in questo modo.
 
Kibum aveva provato a resistere, davvero aveva provato, ma non aveva potuto fare a meno di iniziare ad accarezzargli il dorso della mano con il pollice, la sua pelle così perfetta sotto i polpastrelli.
 
Quando vide Jonghyun aprire gli occhi e voltarsi verso di lui, Kibum chiuse subito i propri, ma non riuscì a passare inosservato.
 
-Perché mi stai accarezzando la mano?- gli chiese Jonghyun con uno dei suoi soliti sorrisetti sul volto.
 
-Così, mi andava di farlo- rispose noncurante Kibum, senza aprire gli occhi, ma sentendosi le guance scaldarsi di colpo.
 
-E perché stai arrossendo?- domandò.
 
-Fa caldo- replicò, sperando che non proseguisse con altre domande scomode, ma lo lasciasse tranquillamente riposare.
 
E per sua fortuna Jonghyun non insistette nuovamente e chiuse gli occhi.
 
Quando qualche minuto dopo Kibum decise di aprire gli occhi, trovò Jonghyun più vicino di quanto ricordasse ed intento a guardarlo. Il biondo si ritrasse lievemente, non aspettandosi quella vicinanza e il suo cuore iniziò a battere a mille. Perché doveva sentirsi così agitato se la sua testa continuava a ripetergli che non era innamorato di Jonghyun? Doveva calmarsi, doveva assolutamente calmarsi. Facile a dirsi, ma con il volto dell’altro che gli si avvicinava sempre più, Kibum aveva perso il controllo della ragione e non sapeva che altro fare se non rimanere immobile, come pietrificato.
 
Voleva chiedergli cosa stesse facendo, come se non fosse già abbastanza ovvio di suo, ma gli sembrava la cosa più giusta da fare in quel momento. Tuttavia non riuscì a domandarlo perché più il suo viso gli si faceva vicino, più la sua mente si appannava.
 
Quando le labbra di Jonghyun si posarono su quelle di Kibum, quest’ultimo sentì un brivido percorrergli il corpo e lo stomaco contorcersi.
 
Era come andato in blackout e non riusciva a pensare a nulla. Cosa sta succedendo?
 
Non appena Jonghyun si allontanò dal suo volto, con un’espressione più che soddisfatta, Kibum sbatté più volte le palpebre, come se faticasse a comprendere quello che era appena successo.
 
Jonghyun aspettò qualche secondo, poi portò una mano dietro al suo collo e lo baciò una seconda volta, impedendogli qualsiasi tentativo di volersi allontanare.
 
Le labbra di Kibum erano racchiuse tra quelle di Jonghyun ed era un contatto delicato, come a volersi assaggiare l’un l’altro, senza alcuna fretta, solo assaporando quel momento.
 
-Perché l’hai fatto?- gli chiese Kibum non appena si allontanò da lui.
 
-Così, mi andava di farlo- gli rispose tranquillo ed innocente, riutilizzando le parole di poco prima dell’altro ragazzo; Kibum fece una smorfia mista ad un sorriso.
 
E l’atmosfera sarebbe dovuta diventare strana e pesante tra loro, ma non successe. Quanto era lecito nella loro amicizia? Fino a dove si sarebbero potuti spingere senza rovinare la loro relazione?
 
Kibum era curioso di scoprirlo e visto che ormai Jonghyun aveva fatto il primo passo, non c’era motivo di trattenersi ancora. Aveva voglia di sperimentare. Sì, probabilmente era questo il sentimento che animava entrambi, non l’amore ma la curiosità.
 
Fu il biondo questa volta ad avvicinarsi all’altro, annullando la distanza tra loro. E se Jonghyun aveva tentato un approccio più calmo, quasi come per sondare le acque, Kibum non si fece alcun problema ad attaccare le sue labbra in modo più aggressivo, tirandole con i denti, come se stesse riversando su di lui tutta la frustrazione che aveva accumulato negli ultimi mesi.
 
Ma Jonghyun non sembrava il tipo di persona da lasciarsi dominare, e Kibum lo sapeva bene dopo tutti questi anni che avevano trascorso insieme. II moro si alzò di scatto, facendo ricadere Kibum sulla schiena e mettendosi a cavalcioni su di lui, tenendogli i polsi ben saldi sopra la testa.
 
-Vuoi giocare con il fuoco, hmm~?-
 
Kibum non gli rispose, il suo torace si alzava ed abbassava affannosamente, tutto quello che stava succedendo gli stava facendo esplodere il petto.
 
Le labbra di Jonghyun attaccarono ancora una volta quelle di Kibum ed era più uno scontro di denti, lingue e labbra, che un vero e proprio bacio, come se entrambi fossero talmente eccitati da non saper controllare la propria foga.
 
La lingua di Jonghyun si muoveva avida ed aggressiva nella bocca di Kibum, senza alcuna intenzione di interrompere quel contatto, al punto che per entrambi divenne quasi faticoso respirare. Ma come poteva l’ossigeno essere importante in un momento del genere? C’erano altre priorità in quel momento.
 
Kibum stava finalmente sperimentando com’era vivere di persona una tale situazione, come Jonghyun si comportava quando baciava, o meglio, assaliva, qualcuno; fino a quel momento l’immaginazione di Kibum si era semplicemente basata sui racconti dettagliati che l’altro gli forniva sulle proprie avventure, e mai avrebbe pensato che avrebbe potuto sperimentarle in prima in prima persona, soprattutto non con lui. Quello che stava provando in quel momento era ancora meglio delle sue incessanti fantasie.
 
Le dita di Jonghyun chiuse sui suoi polsi erano così diverse da quando lo prendeva per mano mentre passeggiavano, non erano delicate e affettuose, ora erano solo forti e sicure, come a voler marcare la sua pelle con dei segni rossi.
 
Ed era una fortuna che fossero soli in casa in quel momento, perché il vecchio letto di Kibum scricchiolava ad ogni movimento, e il rumore non sarebbe certo passato inosservato in presenza di altri.
 
Un alone di timore aleggiava nella stanza, perché, nonostante questo loro sperimentare, c’era la paura di essere scoperti, la paura di essere talmente coinvolti, da non accorgersi del rientro in casa della mamma di Kibum, ed era per questo che, nonostante tutta la foga e l’impeto, cercavano entrambi di non perdere troppo il controllo per essere pronti, all’occorrenza, a risistemarsi e far finta che nulla fosse successo.
 
Le labbra di Jonghyun si erano spostate sul collo dell’altro e Kibum si accorse che l’altro non scherzava quando gli diceva che sapeva farci con quella bocca. Era un susseguirsi di lingua e denti, di scie di saliva e di morsi sicuri e Kibum si era ridotto a gemere sotto Jonghyun e il corpo del moro che si scontrava di tanto in tanto con la parte inferiore del suo corpo era oddio, così piacevole che quasi non ricordava come si dovesse respirare.
 
E davvero avrebbe voluto prendere lui l’iniziativa a questo punto e dimostrare a Jonghyun che nonostante non avesse alcuna esperienza in campo, anche lui ci sapeva fare, ma al tempo stesso era intimorito, come se una parte dentro di lui, sapesse che Jonghyun era molto più bravo di lui, per cui non se ne preoccupò e lo lasciò fare; dopotutto, sarebbe stato uno stupido a fermarlo.
 
Una mano di Jonghyun gli percorse il petto, e si vedeva che era esperto, il modo in cui era arrivata fino al lembo della sua maglietta, insinuandosi poi sotto di essa aveva ricoperto la pelle di Kibum di pelle d’oca e l’altro non tardò ad accorgersene.
 
-Ti piace eh? Il modo in cui tocco, in cui ti bacio. Non negarlo Bumie, ti sta piacendo da impazzire- perché il suo tono doveva essere sempre così provocante? Perché la sua voce lo tentava sempre? Anche quando gli inviava messaggi sul cellulare, le sue parole sembravano sempre così ambigue, sempre al limite dello scherzo e della provocazione e Kibum non sapeva mai come interpretarle, come reagire, e rispondeva alle sue istigazioni mantenendo il tono di scherzo.
 
Le dita di Jonghyun erano andate a stuzzicare i suoi capezzoli e Kibum solo sapeva quanto i suoi gesti lo stavano facendo diventare matto e la sua bocca che gli succhiava la pelle dietro l’orecchio non gli stava certo rendendo la situazione più facile.
 
Jonghyun doveva smettere di muovere i fianchi in quel modo, doveva assolutamente smetterla, perché Kibum non riusciva più a trattenersi e anche se si stava mordendo un labbro per reprimere i propri gemiti, il suo tentativo stava ottenendo uno scarso risultato.
 
Non avrebbe mai pensato di poter provare sensazioni simili, ma soprattutto che essere toccato potesse risultare così piacevole. Quando la sera sdraiato sul letto cercava di prendere sonno, gli capitava di accarezzarsi con le proprie mani, e gli piaceva sì, su questo non c’era dubbio, ma non c’era alcun paragone rispetto al modo in cui le dita di Jonghyun lo stavano facendo sentire. Se si fosse abituato a queste sue attenzioni, tutte le prossime volte che si sarebbe toccato, era certo che non avrebbe più provato nulla, perché niente era comparabile all’abilità delle sue dita.
 
La sua schiena si era inarcata e cercò di spostarsi, quasi come per sfuggire a Jonghyun, ma sapevano entrambi che a Kibum piaceva, quindi il moro non gli lasciò alcuna via di uscita, anzi, si accanì con ancora più energia sul suo collo e Kibum l’avrebbe maledetto se gli avesse lasciato dei segni troppo evidenti.
 
Quando sentirono il rumore delle chiavi girare nella toppa della porta di casa, Jonghyun si tolse da Kibum, non prima però di avergli dato un altro bacio sulle labbra.
 
-Peccato che sia già finito- gli soffiò sulle labbra, riferendosi alla fine del divertimento e si risedette composto, poggiando la schiena contro il muro ed andando a recuperare il libro, come se per tutto quel tempo non avesse fatto altro che studiare.
 
Entrambi sapevano che presto la mamma di Kibum sarebbe entrata in camera, lo faceva sempre, ogni volta che tornava a casa e sapeva di trovare Jonghyun in compagnia del figlio, per salutarlo e chiedergli se tutto andava bene.
 
E mentre il cuore di Kibum non si era ancora calmato e le sue mani tremavano ancora per l’adrenalina di poco prima ancora in circolo, Jonghyun aveva già recuperato la sua calma e sul suo viso era comparsa la sua tipica espressione innocente, che tutto faceva pensare tranne che alla sua vera indole. Kibum avrebbe voluto imparare il suo autocontrollo.
 
Come si aspettavano, la mamma di Kibum non tardò ad entrare nella stanza in cui si trovavano, con un sorriso gentile ed accogliente, salutando Jonghyun e tempestandolo di domande una dopo l’altra per sapere come se la stava passando in quel periodo e se a scuola andava tutto bene.
 
Non sembrò accorgersi dell’atmosfera di quella stanza, e come avrebbe potuto? Ormai considerando Jonghyun quasi come un secondo figlio dopo tutte le volte che lo aveva visto in quella casa, probabilmente neanche se li avesse interrotti qualche minuto prima cogliendoli in flagrante, avrebbe creduto alla scena che gli si sarebbe presentata davanti agli occhi. E invece Kibum la sentiva l’aria tra di loro, come se si fosse diffuso uno strano aroma, come se sulle loro fronti lampeggiasse la scritta colpevole.
 
Doveva avere un’espressione confusa, perché sua mamma gli chiese se era successo qualcosa. Perché le mamme devono sempre accorgersi di tutto? Ma no, ovviamente Kibum non avrebbe detto la verità, mai e poi mai.
 
-Niente, sono solo stanco- mentì e gli riusciva così bene fingere che la convinse senza troppi problemi.
 
Quando la donna lasciò la stanza, scese un silenzio piuttosto imbarazzante, Kibum quasi non aveva il coraggio di guardare l’altro negli occhi, le azioni che avevano compiuto poco prima gli si erano riversate addosso, facendolo sentire cento volte più pesante.
 
Per fortuna c’era Jonghyun, che sembrava essere in grado di gestire ogni situazione come se ci fosse abituato, come se non fosse rimasto scosso, e riprese a ripetere il capitolo sulla rivoluzione inglese come se non si fosse mai interrotto e nulla fosse successo tra loro. L’unica eccezione era che, ora che non poteva più saccheggiare la cucina di Kibum, aveva deciso di passare le sue frequenti pause nello studio, riversando l’attenzione sulle labbra dell’altro ragazzo. Ed era un ottimo modo per distrarsi.
 
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Niente era cambiato nelle loro vite, entrambi continuavamo ad andare avanti come avevano sempre fatto: Jonghyun collezionando un’avventura dopo l’altra e Kibum alla ricerca di una vera storia e non solo di infantili infatuazioni. La sola differenza era che ora condividevano entrambi un segreto e in qualche modo la loro amicizia si era ulteriormente approfondita. Perché non importava quante altre persone potevano incontrare durante la settimana, alla fine erano quelli a cui tenevano di più e il fatto di baciarsi o accarezzarsi in modi in cui non avevano mai provato prima, non faceva che rendere la loro relazione ancora più speciale.

  
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