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Autore: Filira    27/05/2012    10 recensioni
Storia classificatasi PRIMA al contest "Leggende" indetto da Haleey
Rottura. Rottura, perché sotto ogni carattere forte, sotto ogni sguardo fiero, vi è sempre un grande dolore. Una grande solitudine. E C18 questo dolore, questo senso di smarrimento, lo conosce bene. Fin troppo. Ma non sarà più sola.
«Non mi definirei proprio un angelo, Dottore. Se mi permette.. – e bloccò la mano che si avvicinava pericolosamente ai seni – mi ritengo più una creatura di natura negativa, Dottore.»
[NO incest!C18/C17]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 17, 18, Dr. Gelo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Breaking Off

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    Catherine - questo era il nome affibbiatole dal dr.Gero per quella missione - mescolava metodicamente la cioccolata fumante che si trovava davanti.
L'unico rumore che faceva risuonare le pareti sudice di quel vecchio bar del centro era il tintinnio del cucchiaino che ruotava nella tazza riempita a metà, rotta in più punti e decisamente vecchia.
Il ronzio della luce al neon si interruppe momentaneamente, e anche Diciotto smise di torturare l'intruglio che si trovava davanti. La porta era appena stata socchiusa, e un leggero strascicare indicava la presenza, ora, di un altro individuo nella stanza.
    «Ti stavo aspettando - disse serafica la bella androide - E sai che non amo aspettare, Diciassette.»

**

    La bella bambina dagli occhi azzurri era stata strappata dalla vita – quella vera, che vale la pena essere vissuta – alla fin troppo tenera età di dieci anni. Allora sapeva appena distinguere ciò che andava fatto da quello che era pericoloso, ma non appena si ritrovò rinchiusa in una fredda e buia cella capì che qualcosa in quella situazione decisamente non andava.
Aveva vissuto rinchiusa per anni, talmente tanti da dimenticarsi il suo nome, il suo volto, il suo essere. Una volta uscita da quella cella, la
bestia – come usavano calorosamente apostrofarla i suoi carcerieri – non era più la dolce bambina dai biondi codini. Era una macchina, un’androide fatto di carne, che altro non aspettava se non essere trasformata definitivamente in una macchina. Un robot a cui mancavano solo i circuiti.
A questa mancanza il dr.Gero – che aveva scoperto essere poi il suo
benefattore, come amava definirsi – aveva presto rimediato, impiantandole dei graziosissimi circuiti, che le avevano sostituito quel poco di umano che le rimaneva – fatto di urla strazianti rivolte a insensibili mura di una cella, nel cuore della notte – sollevandola da quel peso che era diventato ormai insopportabile: la coscienza.
Così, dopo circa dieci – o forse quindici – anni dal suo prelievo C18 – nome ufficiale dell’androide – era divenuta una splendida androide, servizievole – quanto bastava, o almeno così pareva a Gero – e bella come un angelo.

    «Sei angelica,
diciotto
Il soffio caldo di Gero si posò fastidioso nel freddo incavo del collo della giovane, mentre le mani dello scienziato risalivano lentamente la figura androgina della ragazza.
    «Non mi definirei proprio un angelo, Dottore. Se mi permette.. – e bloccò la mano che si avvicinava pericolosamente ai seni – mi ritengo più una creatura di natura negativa, Dottore.»
Diciotto irrigidì i muscoli delle spalle, mentre le viscide labbra del dottore imprimevano sul suo collo un bacio rovente, lì dove un morso campeggiava ben evidente.
    «Non devi dire così, io ti ho creato. Nulla che provenga da me è.. Cattivo. Sei un angelo, sterminatore è vero, ma pur sempre angelo.»
La donna digrignò forte i denti, tanto da sentire pulsare forte le tempie e guizzare i circuiti del cervello. Lentamente il dottore si allontanò, e con due passi eleganti – caratterizzati da quel portamento altero e sinuoso – le si portò di fronte.
    «Lei è troppo gentile, dottore.»
L’uomo sorrise. Quell’oggetto, di sua indiscussa proprietà, era davvero un prodotto perfetto.
    «Credo – disse poi, accarezzando con fare mellifluo la guancia della donna, e scostandole poi una ciocca bionda dal viso – che sia ora di farti un piccolo regalo. Hai distrutto e ucciso tanto per me. Eppure io, tuo
padre, non ho mai fatto nulla per te. Eccetto farti venire alla luce, ma di quello mi hai già risarcito – e fissò le dolci curve del corpo femmineo – adeguatamente, oserei dire.»

La giovane distolse lo sguardo, fissando l’asettica stanza bianca nella quale viveva, in cui il giorno e la notte, il caldo e il freddo, la felicità e la disperazione si equivalevano, o per meglio dire si annullavano vicendevolmente. «Io farò tutto quello che mi chiederà. Sempre.»

Finché sarò pronta a reagire.
    «No, cara, no. Stavolta tu non dovrai fare nulla. Farò tutto io. Tutto per te.»
La viscida voce scivolò fino a Diciotto, che improvvisamente interessata alla discussione, smise di fissare il vuoto.
    «Mi dica, Dottore.»
    «D’ora in avanti, e per qualche giorno, il tuo nome sarà Catherine. Ho bisogno – prima che tu abbia il tuo tanto agognato regalo – che tu svolga qualche piccolo, come dire, lavoretto. C’è uno scienziato, un tale Stark… Ha decisamente superato qualsiasi, e dico qualsiasi limite. Voglio, anzi pretendo –e la fissò alter, alzando poi una mano e chiudendo saldamente il pugno – che tu lo »
    «Annienti.»
Completò Diciotto, così assuefatta a tali ordini da prendere la comanda di un omicidio come solita routine.
    «Esatto. Perfetto, sei una brava ragazza, Diciotto. Ora, sistemato Stark, tra cinque giorni nella città dell’Ovest ti farai trovare in un bar, lì ti raggiungerà un uomo. Lo riconoscerai facilmente, forse. È una persona che hai conosciuto bene, una volta. Ti somiglia molto, però ha i capelli neri. Non è bello come te, di certo ma… Anche lui è un angelo.»

Diciotto – o per meglio dire, Catherine – inarcò le sopracciglia disegnate, inclinando lievemente la testa di lato, in un gesto che fece trasparire – elegantemente – tutta la sua attuale confusione.
    «Dottore, scusi la poca educazione, ma non ho bisogno di incontrare un altro angelo sterminatore. Non ho bisogno di incontrare un altro, come lei non ha bisogno di altro all’infuori di me. Io posso servirla, qualunque cosa lei desideri.»

Questa frase – da non confondere con un atto di puro servilismo – venne pronunciata dall’androide con voce parecchio acuta. Questo piccolo incontro, infatti, sembrava agli occhi della donna solamente un inutile inconveniente sulla via che – presto o tardi – l’avrebbe portata alla libertà.
    «Oh Diciotto. Mia cara, innocente Diciotto. Lui è una persona che vorrai conoscere, ne sono certo. Lui – e le si avvicinò, separando prima le flebili braccia incrociate sotto al seno, e prendendole poi il viso tra le mani – è tuo
fratello

Un bagliore invase la mente di Diciotto. Non era sola. Poi Gero avvicinò le sue labbra a quelle fini della donna, e tutto divenne
buio.

**


    «Sì, mi è stato riferito qualcosa del genere, sorella.»
La figura eterea di un giovane dall’aria piuttosto trascurata scivolò silenziosa al fianco della donna, che si apprestò a volgere gli occhi di ghiaccio verso l’uomo.
    «E allora perché sei arrivato così in ritardo, di grazia?»
Il giovane sorrise, guardando con fare divertito l’orologio appeso al muro. Era rotto, decisamente. Eppure lei aveva ben a mente il fatto che lui fosse irrimediabilmente in ritardo.
    «Sai, sei proprio come ti ricordo. Una grande, come si dice, bimba fastidiosa.»
Diciotto, presa da un raptus di furia –che quasi si sarebbe potuta definire omicida – spostò la tazza dal bancone, con tanta veemenza da farla precipitare a terra e frantumandola.
    «Sorellina, non te la prendere – Diciassette era nel frattempo balzato all’indietro, in posizione d’attacco – Ho solo detto la verità.»
    «Chi sei? Dimmelo! Gero vuole eliminarmi? Chi sei?»
    «Ma Sor-»
    «Rispondi! Chi sei?! Non sei mio fratello, non sei come me. Io non ricordo. Tu hai detto che ti ricordi di me. Tu menti!»
Diciassette – dopo essersi ripreso dal momentaneo shock – si avvicinò con fare felino alla sorella.
    «Diciotto – così gli era stato imposto di chiamarla, anche se effettivamente non ricordava con chiarezza il suo nome reale – Davvero non ricordi? Sono io, tuo fratello. Capisco, il Dottore deve aver utilizzato una diversa.. – e fissò i morsi e i lividi presenti sul collo della donna – metodi di rieducazione su noi due. Poco male, ora siamo insieme.»
    «Vai via. Non mi fido.»
    «Quindi… Resterai sola?»

Crack.

Tutta una vita passata a costruire una facciata di marmo, sotto la quale scorre un flusso magmatico di emozioni.
Tutta una vita passata a pianificare, ordire congiure, patire le peggiori e bestiali sofferenze.
Poi arriva un ragazzo,
un semplice uomo, come te, il tuo riflesso, il tuo gemello, e rompe tutto.
Rompe tutto perché capisce le tue paure, ti guarda con quegli occhi vitrei – che, ora che lo guardi attentamente – sono stranamente vuoti, e al contempo umani, esattamente come i tuoi.
Ti guarda e vede se stesso – ma questo tu non lo sai.
Ti guarda e comprende.
E allora tutto si rompe, crolla, collassa. Piangeresti, se solo avessi lacrime, se all’interno dell’anima non avessi un gelido deserto scoppieresti in lacrime.
Eppure non puoi, non sei umana.
Sei una cyborg, il massimo che ti è concesso è andare in tilt.
E quindi crolli per terra, mentre le ginocchia cedono, e i circuiti paiono non funzionare.
Stai per sprofondare nel buio – perché hai deciso ancora di rimanere sola – quando una luce ti abbaglia. Il ragazzo dallo sguardo di ghiaccio ti poggia una mano sulla spalla, sfiorando appena il morso sul collo. Poi ti alza il mento, fissando i tuoi occhi. Poche parole, e ricostruisce per te il guscio che lui stesso ha frantumato.

    «Ci prenderemo la nostra rivincita.»



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#Phil's corner
Eccomi qui, tornata - stile figliol prodigo? - per una breve apparizione sul mio fandom d'origine! Questa storia - che avevo già pubbilcato con un pessimo aspetto un paio di giorni fa - è stata scritta e plottata per il contest Legeende di Haleey Grey, e devo dire che ne sono parecchio orgogliosa. Mi scuso con quelli che avevano inserito la storia precedente tra le preferite, ma era proprio da sistemare. Grazie a chi commenterà (fatelo u.u), metterà la storia fra le seguite/preferite/ricordata, ma anche a chi leggerà e basta. Però ricordatevi, a chiunque scriva una recensione sarà abbuonato un piccolo Vegeta in miniatura, con trasformazione saiyan annessa&connessa :D
Alla prossima, Phil. 

   
 
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