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Autore: cacophonylights    28/05/2012    4 recensioni
Sebastian non ha mai pensato di avere bambini prima, finché non comincia a preoccuparsi del fatto che Kurt potrebbe desiderarlo.
One shot contributo di cacophonylights alla Kurtbastian Week 2012, ispirata al tema "Day 1: Kurtbastian&Kids" di domenica, tradotta da RenoLover.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe
Note: Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Angolo della traduttrice

Buongiorno a tutti! Come sapete siamo nel mezzo della Kurbastian week e, siccome la mia sta venendo fuori fin troppo elaborata, non penso di postarla presto :3. In compenso, ieri cacophonylights ha postato questa perlina e siccome mi ha dato il permesso di tradurre tutti i suoi lavori, eccomi qui. Tra le sue traduzioni e l’aggiornamento di Back To Heaven, vi assicuro che vi riempirò di Kurtbastian, com’è giusto che sia :3.

Personalmente ho adorato questa shot perché non è scontata e ripetitiva ma è qualcosa di diverso, ma del resto, cacophony è un genio, quindi. E non è neanche una novità!
Noi ci vediamo entro stasera con Back To Heaven :3
Grazie a chiunque segua storie e traduzioni e, soprattutto, ai cari recensori con cui mi faccio sempre tante risate **
xoxo RenoLover <3

 

Link originale: http://cacophonylights.tumblr.com/post/23890059535/be-my-baby

 

Be My Baby

 

Sebastian non aveva mai pensato molto ad avere dei bambini. In realtà, ci pensava davvero soltanto quando si trattava delle lotte per la custodia che il suo caro Gene affrontava e di cui si lamentava dopo qualche drink post-giornata lavorativa (non era divertente, in fondo, a volte era triste, ma più che altro si trattava di una battuta tra il primo scotch e il secondo), oppure due volte all’anno, quando doveva aiutare Kurt a scegliere i regali per i bambini di Finn per il loro compleanno o per Natale (molto più divertente perché, nonostante Kurt facesse rotare gli occhi e gli dicesse quanto era terribile, continuava a lasciar scegliere a Sebastian i giocattoli più fastidiosi, rumorosi e scomodi di sempre da spedire a casa Hudson, e qualche volta riusciva perfino a convincerlo a comprare qualche giocattolo più adulto durante le compere successive).

Li vedeva di certo a Central Park, durante i picnic con le famiglie, dove andava a fare jogging ogni mattina. E a volte gli correva incontro, fissandoli con gli occhi sbarrati e finiva spiaccicato contro un cartello di pubblicità del supermercato proprio avanti a lui, e una volta aveva aiutato una bambina che si era persa a trovare sua madre dopo averla notata piangere durante l’intervallo di un musical di Broadway al quale Kurt lo aveva trascinato. Ma non ci pensava davvero, sicuramente non nella propria vita, o del futuro suo e di Kurt.

Tutto cambiò quando il suo telefono squillò alle dieci di mattina di una domenica di Aprile, comunque indecentemente presto visto che Sebastian aveva progettato di dormire fin a mezzogiorno almeno, per riparare al sonno a cui aveva rinunciato per una notte di sesso mozzafiato con suo marito. Sebastian si seppellì con la testa sotto il cuscino e lo ignorò, ma l’idiota dall’altro capo continuava a chiamare. Alla fine, quando Kurt non poté più sopportarlo – e non era riuscito a spintonare Sebastian giù dal letto per farlo rispondere nonostante i suoi sforzi – rotolò, spiaccicando il sedere di Sebastian, mormorando ‘mi devi un pompino per questo’.

Tornò dopo circa venti minuti col telefono contro il petto e le lacrime agli occhi e per un istante Sebastian pensò che qualcuno dovesse essere morto. Ma Kurt rise soltanto e gli disse che erano lacrime di gioia – perché Blaine aveva appena telefonato, e lui e il suo ragazzo aveva adottato un bambino. Avevano finalmente trovato la madre perfetta, una ricerca che non avevano mai smesso di portare avanti, e il nuovo piccolo Anderson sarebbe stato loro entro 36 settimane. Sebastian mormorò qualcosa tra il ‘meglio lui che io’ e tirò Kurt giù in un bacio, prima di lanciarlo contro il materasso e concedergli quel dovuto pompino perché il discorso di Kurt sull’inseminazione aveva spinto il suo cervello in una dolce, sporca direzione. Kurt non sembrò essere infastidito dal cambio di argomento, come si aspettava, solo che, quando si risvegliò di nuovo, più tardi, Sebastian non poteva fare altro che pensare agli occhi lucidi di Kurt, al suo sorriso felice quando aveva annunciato la notizia.

Quel sorriso rimase nella mente di Sebastian per tutta la settimana, ed era sicuro di star cominciando ad impazzire. E se fosse stato qualcosa che Kurt voleva, ma che non aveva pensato di chiedergli? Improvvisamente tutte quelle famiglia che vedeva non erano più soltanto ostacoli da evitare durante le sue corse, ma un’immagine di un possibile futuro in cui si aspettava di spingere un passeggino da jogging lungo il viale ogni mattina invece di far partire la sua playlist rock anni ’80 sull’iPod mentre cercava di battere il proprio record sul circuito. Il bambino appiccicoso del negozio di alimentari non era soltanto utile a divertirlo, mentre faceva facce buffe aspettando il proprio turno, piuttosto si ritrovava ad esaminare il contenuto del carrello cercando di capire con cosa avrebbe dovuto nutrire un bambino se Kurt avesse deciso di volerne uno. Il bambino che piangeva nella metropolitana durante la sua passeggiata mattutina, gli fece pensare a chi dei due avrebbe dovuto restare a casa, e ascoltare il nuovo caso di divorzio che Gene aveva tirato fuori  Venerdì, quello in cui un padre perdeva l’occasione di vedere suo figlio perché non suo biologicamente, gli faceva chiedere se Kurt non solo avesse potuto desiderare dei bambini, ma aspettarsi perfino che Sebastian contribuisse all’inseminazione.

Non era d’aiuto il fatto che Kurt fosse a telefono con Blaine ogni sera, parlando di decorazioni neutre, cibo per bambini organico e lenzuola di cotone egiziano, e che quando attaccasse, sembrasse tutto entusiasta ed incantato. Sembra così dannatamente felice a quell’idea e ad ascoltare Blaine e Kurt parlare di bottigline piuttosto che allattamento, era shockato dal fatto che un tempo Kurt e Blaine avevano potuto fare quei discorsi sul loro ipotetico futuro piccolo.

Sebastian aveva superato da un bel po’ le sue paure e gelosie sulla relazione tra Kurt e Blaine. Quasi del tutto. Sapeva che erano migliori amici, sapeva che soltanto quello e lo erano stati per molti, molti anni. Sapeva che Kurt non meditava alcun vecchio sentimento, era sicuro del fatto che il suo matrimonio non sarebbe crollato perché Kurt avrebbe deciso che Sebastian non sarebbe mai stato all’altezza di quel primo amore da favola, e non aveva mai, neanche una volta, usato qualche pensiero poco casto su Kurt e Blaine come materiale autoerotico (perché sì, erano entrambi eccitanti e Sebastian era sicuro al 99% che non sarebbe mai stato capace di dire una parola durante un rapporto a tre, neanche se fosse un avvenimento unico).

Nonostante ciò, questo era qualcosa che non aveva mai considerato nel superare le insicurezze, perché Sebastian non aveva mai pensato davvero ad avere bambini.

Ma forse Kurt sì. Forse Kurt aveva fatto pigri e stupendi piani con Blaine sul costruirsi una famiglia un giorno. E forse sentire che Blaine stava per farlo, mentre Sebastian ci aveva messo sette anni per convincersi dell’idea del matrimonio senza citare neanche una volta un possibile futuro in cui non c’era soltanto loro due, lo stava distruggendo. Forse quello sguardo contemplativo che notò sul volto di Kurt durante la colazione il Sabato successivo significava davvero che suo marito si stava chiedendo davvero se non sarebbe stato un padre da schifo e stava rivalutando di conseguenza tutta la loro relazione.

La cosa più sensibile da fare sarebbe stata parlarne a Kurt, così quello che fece Sebastian, ovviamente, fu allacciarsi le scarpe da ginnastica e scappare, percorrendo due miglia in più fino ad essere sudato fradicio e finché le sue cosce non gridassero, prima di riuscire a tornare a casa, ma almeno aveva preso una decisione. Se Kurt voleva un bambino, allora doveva imparare a cambiare un pannolino, perché col diavolo avrebbe perso Kurt a quel punto.

Quando tornò a casa si fermò appena per baciare le labbra di Kurt prima di farsi una doccia, che gli costò altri 45 minuti (dieci dei quali di acqua gelida) evitando la questione, perché forse la decisione era presa, ma non lo rendeva meno terrorizzato. Ci mise un po’ di tempo anche a vestirsi, passando le dita tra i vestiti nell’armadio e chiedendosi cosa sacrificare per eventuali sputi di qualcosa o disastri come reazione. Kurt lo aspettava nel salotto quando venne fuori, sul divano con una gamba accavallata sull’altra e le braccia incrociate, e Sebastian si chiese se avrebbero ancora fatto sesso su quel divano con un bambino in giro.

Pensò di fuggire nel proprio ufficio domestico prima che Kurt potesse notarlo (e sarebbe sparito anche quello? Sarebbe diventato una specie di asilo nido?) ma Kurt si voltò al suono appena accennato dei suoi passi e Sebastian seppe di non poterlo più evitare.

“Siediti” gli fece fermamente, ma comunque con gentilezza, indicandogli il posto accanto a lui. Sebastian pensò che fosse un buon segno – che se Kurt avesse deciso di volersi trovare qualcuno più simile a Blaine avrebbe detto a Sebastian di sedersi sulla poltrona.

Sospirò e si sedette, tentando di avvicinare Kurt e baciarlo di nuovo, forse per distrarlo per un po’ con un altro round prima di doversi rassegnare all’idea di una vita senza sesso sul divano (gli sarebbe mancato davvero) ma Kurt lo allontanò e lo fissò con sguardo severo.

“Sebastian, smetti di evitarmi e dimmi cosa diavolo ti succede questa settimana! Ogni giorno ti comporti in modo più strano, e considerato quanto sei strano, il livello standard è già un qualcosa, e francamente comincia a spaventarmi un po’ e a darmi fastidio. Se stiamo litigando per qualcosa, dimmi almeno per cosa.”

E diamine, sarebbe stato davvero terribile se Kurt era nervoso e arrabbiato, perché non c’era chance che volesse crescere un bambino con i cambi di umore di Sebastian, ma non c’era niente da fare se non promettere di provarci, così Kurt gli avrebbe dato almeno la possibilità di tentare di dimostrare che poteva farlo per lui.

“Vuoi un bambino” sparò.

Gli occhi di Kurt si spalancarono e la sua bocca si aprì e chiuse  per un paio di volte prima che potesse rispondere “Cosa voglio?”

“Un bambino” gli disse Sebastian, e sperò di sembrare di sostegno piuttosto che morto di paura, come si sentiva più o meno. “E va bene così, non devi nascondermelo più.”

“Oh, non devo?” chiese Kurt, con un luccichio negli occhi e qualcosa che sembrava sospettosamente un ghigno agli angoli della sua bocca. Sebastian sperò che significasse che gli stava dando un’opportunità per convincerli del fatto che diceva sul serio, quindi continuò.

“So che non abbiamo mai parlato di avere una famiglia, e che non ne ho mai voluta una per conto mio, ma posso lavorarci! Ci ho pensato un sacco questa settimana, e ho capito che se dobbiamo eliminare qualcosa come viaggetti a Parigi per vedere mia madre ogni anno, e forse un po’ del tuo guardaroba, posso sostenerci entrambi così puoi stare a casa col bambino.” Kurt gli rivolse uno sguardo pungente di proporzioni epiche e Sebastian deglutì perché diamine, non era quella l’opzione che si augurava, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per l’uomo che aveva davanti, quindi si rassegnò, “O smetterò io e resterò a casa, e tu continuerai a lavorare, sul serio. E so che non sono Blaine, ma prometto che posso impegnarmi in questa cosa proprio come può farlo lui, o almeno posso provare a non mandare tutto per l’aria, e potrei non averlo mai desiderato, ma posso farlo Kurt, per te.”

“Okay, fammi capire” disse Kurt tranquillo dopo un minuto di silenzio durante il quale Sebastian aveva respirato forte e nervoso “Abbandonerai un lavoro che ami, rinuncerai alle tue vacanze annuali, sacrificherai il nostro modo di vivere e il mio guardaroba, e ‘tenterai di somigliare di più a Blaine’, perché io voglio avere un bambino?”

“Sì?” fece Sebastian esitante, sperando di non aver mancato nulla. Maledizione, sapeva che avrebbe dovuto citare le passeggiate col passeggino.

Kurt lo guardò di nuovo come se stesse tentando di decidere qualcosa, e poi, senza preavvisi, diede uno schiaffo a Sebastian dietro la testa. Con la mano pesante.

“Sei impazzito?” gli chiese, ridendo appena e guardando Sebastian come se fosse pazzo, “Neanche ti piacciono i bambini!”

“Ma a te sì!” insistette Sebastian, accarezzandosi la testa e mettendo il broncio.

“Quelli che non sono miei ,credo” gli concesse Kurt, “Ma cosa diavolo ti ha fatto pensare che ne volessi uno mio? Avresti dovuto realizzare che il fatto il mio guardaroba sia al 75% lavato a secco significasse che non sono proprio una persona da bambini.”

Fu Sebastian questa volta a fissarlo, perché ci aveva pensato, ma Blaine … “Ma Blaine”, diede voce alla propria confusione.

“Cosa Blaine?”

“Da quando ci ha detto che avrebbe avuto un bambino, sei euforico ogni volta che parli con lui.”

“Quindi non posso essere felice per il mio migliore amico che riesce finalmente ad ottenere qualcosa che ha sognato per anni?” domandò Kurt incredulo.

“Certo che sì” rispose Sebastian, facendo rotare gli occhi “Ma riesci a dirmi, onestamente, che almeno un po’ di questa emozione non è dovuta al fatto che speravi, almeno un pochino, che stesse avendo un bambino con te?”

“Sei impazzito davvero” rispose Kurt ,con un briciolo di pietà, dando dei colpetti al braccio di Sebastian “Pensavo che avessimo superato la questione Blaine anni fa.”

“Beh, anni fa non sapevo che tu volessi un bambino con lui” sbuffò Sebastian, sentendosi un po’ stupido ma ancora preoccupato e un briciolo dalla parte del torto visto che non era la conversazione che si aspettava.

“Perché non lo volevo” rispose Kurt esasperato “E non lo voglio. Sebastian, mi piace la nostra vita proprio così com’è, e amo te, anche l’idiota che sei a volte, proprio così come sei. C’è un motivo per cui non ha funzionato tra me e Blaine ed è perché alla fine non volevamo esattamente le stesse cose dalla vita. E la ragione per cui tra me e te funziona è che, il più delle volte, le vogliamo. Cioè, questo e tutto quel sesso fantastico.”

Quello fece sorride Sebastian, “Sì, è davvero fantastico, no?”

“Sì” fu d’accordo Kurt con un piccolo sorrisetto compiaciuto “Quindi perché mai dovrei volerlo scambiare con pappe della mezzanotte e dita appiccicose?”

Per la prima volta quella settimana, Sebastian si sentì di nuovo capace di respirare, come fosse stato uno stupido a preoccuparsene troppo. “Davvero non vuoi avere un bambino?” gli chiese, tentando di non sembrare troppo speranzoso, visto che poteva trattarsi di una specie di test per scoprire se avrebbe provato davvero a fare del suo meglio per non mandare tutto all’aria.

“Non voglio un bambino, davvero” confermò Kurt in tutta onestà “Ho già abbastanza da fare con te.”

“Awww, significa che sono io il tuo bambino?” verseggiò Sebastian, senza dare neanche importanza a quanto suonasse stupido, perché Kurt non voleva un bambino e tutto era perfetto.

“No, a meno che tu non abbia una perversione per papà che hai nascosto per tutti questi anni” si compiacque Kurt “No, significa che sei il mio marito idiota, che amo nonostante la sua follia, e l’unico modo che abbiamo per avere dei bambini è che uno di noi finisca incinto.”

“Beeeeh,” replicò Sebastian, ritrovato il buon umore che si stava già riversando nel desiderio, come accadeva spesso (era un bene che a Kurt sembrava non dispiacere mai), “Sicuramente ci proverò e se ci riusciremo, sarà in quel modo. Potrebbe richiedere molto sesso però.”

“Vuoi solo che ti scopi” rispose Kurt, abbassando la voce mentre spingeva Sebastian contro i cuscini del divano e cominciava a ricoprire il suo collo con la bocca. Sebastian non era mai stato così felice di sbagliarsi su qualcosa, perché sarebbe stata una vergogna rinunciare al sesso sul divano.

“Mmm” gemette quando Kurt poggiò con decisione la mano sulla sua erezione, già presente sotto i pantaloni, “Sì.”

 

   
 
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