Angolo
della traduttrice
Buongiorno a tutti! Come
sapete siamo nel mezzo della Kurbastian week e, siccome la mia sta
venendo
fuori fin troppo elaborata, non penso di postarla presto :3. In
compenso, ieri
cacophonylights ha postato questa perlina e siccome mi ha dato il
permesso di
tradurre tutti i suoi lavori, eccomi qui. Tra le sue traduzioni e
l’aggiornamento
di Back To Heaven, vi assicuro che vi riempirò di
Kurtbastian, com’è giusto che
sia :3.
Personalmente ho adorato
questa shot perché non è scontata e ripetitiva ma
è qualcosa di diverso, ma del
resto, cacophony è un genio, quindi. E non è
neanche una novità!
Noi ci vediamo entro stasera con Back To Heaven :3
Grazie a chiunque segua storie e traduzioni e, soprattutto, ai cari
recensori con cui mi faccio sempre tante risate **
xoxo RenoLover <3
Link originale: http://cacophonylights.tumblr.com/post/23890059535/be-my-baby
Sebastian non aveva mai pensato
molto ad avere dei bambini. In realtà, ci
pensava davvero soltanto quando si trattava delle lotte per la custodia
che il
suo caro Gene affrontava e di cui si lamentava dopo qualche drink
post-giornata
lavorativa (non era divertente, in fondo, a volte era triste, ma
più che altro
si trattava di una battuta tra il primo scotch e il secondo), oppure
due volte
all’anno, quando doveva aiutare Kurt a scegliere i regali per
i bambini di Finn
per il loro compleanno o per Natale (molto più divertente
perché, nonostante
Kurt facesse rotare gli occhi e gli dicesse quanto era terribile,
continuava a lasciar scegliere a Sebastian i giocattoli
più fastidiosi, rumorosi e scomodi di sempre da spedire a
casa Hudson, e
qualche volta riusciva perfino a convincerlo a comprare qualche
giocattolo più adulto durante
le compere successive).
Li vedeva di certo a Central Park,
durante i picnic con le famiglie, dove
andava a fare jogging ogni mattina. E a volte gli correva incontro,
fissandoli
con gli occhi sbarrati e finiva spiaccicato contro un cartello di
pubblicità
del supermercato proprio avanti a lui, e una volta aveva aiutato una
bambina
che si era persa a trovare sua madre dopo averla notata piangere
durante
l’intervallo di un musical di Broadway al quale Kurt lo aveva
trascinato. Ma
non ci pensava davvero, sicuramente non nella propria vita, o del
futuro suo e
di Kurt.
Tutto cambiò quando il
suo telefono squillò alle dieci di mattina di una
domenica di Aprile, comunque indecentemente presto visto che Sebastian
aveva
progettato di dormire fin a mezzogiorno almeno, per riparare al sonno a
cui
aveva rinunciato per una notte di sesso mozzafiato con suo marito.
Sebastian si
seppellì con la testa sotto il cuscino e lo
ignorò, ma l’idiota dall’altro capo
continuava a chiamare. Alla fine, quando Kurt non poté
più sopportarlo – e non
era riuscito a spintonare Sebastian giù dal letto per farlo
rispondere
nonostante i suoi sforzi – rotolò, spiaccicando il
sedere di Sebastian,
mormorando ‘mi devi un pompino per
questo’.
Tornò dopo circa venti
minuti col telefono contro il petto e le lacrime
agli occhi e per un istante Sebastian pensò che qualcuno
dovesse essere morto.
Ma Kurt rise soltanto e gli disse che erano lacrime di gioia
– perché Blaine
aveva appena telefonato, e lui e il suo ragazzo aveva adottato un
bambino.
Avevano finalmente trovato la madre perfetta, una ricerca che non
avevano mai
smesso di portare avanti, e il nuovo piccolo Anderson sarebbe stato
loro entro
36 settimane. Sebastian mormorò qualcosa tra il
‘meglio lui che io’ e tirò Kurt
giù in un bacio, prima di lanciarlo contro il materasso e
concedergli quel
dovuto pompino perché il discorso di Kurt
sull’inseminazione aveva spinto il
suo cervello in una dolce, sporca direzione. Kurt non sembrò
essere infastidito
dal cambio di argomento, come si aspettava, solo che, quando si
risvegliò di
nuovo, più tardi, Sebastian non poteva fare altro che
pensare agli occhi lucidi
di Kurt, al suo sorriso felice quando aveva annunciato la notizia.
Quel sorriso rimase nella mente di
Sebastian per tutta la settimana, ed era
sicuro di star cominciando ad impazzire. E se fosse stato qualcosa che
Kurt
voleva, ma che non aveva pensato di chiedergli? Improvvisamente tutte
quelle
famiglia che vedeva non erano più soltanto ostacoli da
evitare durante le sue
corse, ma un’immagine di un possibile futuro in cui si
aspettava di spingere un
passeggino da jogging lungo il viale ogni mattina invece di far partire
la sua
playlist rock anni ’80 sull’iPod mentre cercava di
battere il proprio record sul
circuito. Il bambino appiccicoso del negozio di alimentari non era
soltanto
utile a divertirlo, mentre faceva facce buffe aspettando il proprio
turno,
piuttosto si ritrovava ad esaminare il contenuto del carrello cercando
di capire
con cosa avrebbe dovuto nutrire un bambino se Kurt avesse deciso di
volerne
uno. Il bambino che piangeva nella metropolitana durante la sua
passeggiata
mattutina, gli fece pensare a chi dei due avrebbe dovuto restare a
casa, e
ascoltare il nuovo caso di divorzio che Gene aveva tirato fuori Venerdì, quello
in cui un padre perdeva
l’occasione di vedere suo figlio perché non suo
biologicamente, gli faceva
chiedere se Kurt non solo avesse potuto desiderare dei bambini, ma
aspettarsi
perfino che Sebastian contribuisse all’inseminazione.
Non era d’aiuto il fatto
che Kurt fosse a telefono con Blaine ogni sera,
parlando di decorazioni neutre, cibo per bambini organico e lenzuola di
cotone
egiziano, e che quando attaccasse, sembrasse tutto entusiasta ed
incantato.
Sembra così dannatamente felice
a
quell’idea e ad ascoltare Blaine e Kurt parlare di bottigline
piuttosto che
allattamento, era shockato dal fatto che un tempo Kurt e Blaine avevano
potuto
fare quei discorsi sul loro
ipotetico
futuro piccolo.
Sebastian aveva superato da un bel
po’ le sue paure e gelosie sulla
relazione tra Kurt e Blaine. Quasi del
tutto. Sapeva che erano migliori amici, sapeva che soltanto quello e lo erano stati per molti, molti
anni. Sapeva che Kurt non meditava alcun vecchio sentimento, era sicuro
del
fatto che il suo matrimonio non sarebbe crollato perché Kurt
avrebbe deciso che
Sebastian non sarebbe mai stato all’altezza di quel primo
amore da favola, e
non aveva mai, neanche una volta, usato qualche pensiero poco casto su
Kurt e
Blaine come materiale autoerotico (perché sì,
erano entrambi eccitanti e
Sebastian era sicuro al 99% che non sarebbe mai stato capace di dire
una parola
durante un rapporto a tre, neanche se fosse un avvenimento unico).
Nonostante ciò, questo era
qualcosa che non aveva mai considerato nel superare le insicurezze,
perché
Sebastian non aveva mai pensato davvero ad avere bambini.
Ma forse Kurt sì. Forse
Kurt aveva fatto pigri e stupendi piani con Blaine
sul costruirsi una famiglia un giorno. E forse sentire che Blaine stava
per
farlo, mentre Sebastian ci aveva messo sette anni per convincersi
dell’idea del
matrimonio senza citare neanche una
volta un possibile futuro in cui non c’era soltanto loro due,
lo stava
distruggendo. Forse quello sguardo contemplativo che notò
sul volto di Kurt
durante la colazione il Sabato successivo significava davvero che suo
marito si
stava chiedendo davvero se non sarebbe stato un padre da schifo e stava
rivalutando di conseguenza tutta la loro relazione.
La cosa più sensibile da
fare sarebbe stata parlarne a Kurt, così quello
che fece Sebastian, ovviamente, fu allacciarsi le scarpe da ginnastica
e
scappare, percorrendo due miglia in più fino ad essere
sudato fradicio e finché
le sue cosce non gridassero, prima di riuscire a tornare a casa, ma
almeno
aveva preso una decisione. Se Kurt voleva un bambino, allora doveva
imparare a
cambiare un pannolino, perché col diavolo avrebbe perso Kurt
a quel punto.
Quando tornò a casa si
fermò appena per baciare le labbra di Kurt prima di
farsi una doccia, che gli costò altri 45 minuti (dieci dei
quali di acqua
gelida) evitando la questione, perché forse la decisione era
presa, ma non lo
rendeva meno terrorizzato. Ci mise un po’ di tempo anche a
vestirsi, passando
le dita tra i vestiti nell’armadio e chiedendosi cosa
sacrificare per eventuali
sputi di qualcosa o disastri come reazione. Kurt lo aspettava nel
salotto
quando venne fuori, sul divano con una gamba accavallata
sull’altra e le
braccia incrociate, e Sebastian si chiese se avrebbero ancora fatto
sesso su
quel divano con un bambino in giro.
Pensò di fuggire nel
proprio ufficio domestico prima che Kurt potesse
notarlo (e sarebbe sparito anche quello? Sarebbe diventato una specie
di asilo
nido?) ma Kurt si voltò al suono appena accennato dei suoi
passi e Sebastian
seppe di non poterlo più evitare.
“Siediti” gli
fece fermamente, ma comunque con gentilezza, indicandogli il
posto accanto a lui. Sebastian pensò che fosse un buon segno
– che se Kurt
avesse deciso di volersi trovare qualcuno più simile a
Blaine avrebbe detto a
Sebastian di sedersi sulla poltrona.
Sospirò e si sedette,
tentando di avvicinare Kurt e baciarlo di nuovo,
forse per distrarlo per un po’ con un altro round prima di
doversi rassegnare
all’idea di una vita senza sesso sul divano (gli sarebbe
mancato davvero) ma
Kurt lo allontanò e lo fissò con sguardo severo.
“Sebastian, smetti di
evitarmi e dimmi cosa diavolo ti succede questa
settimana! Ogni giorno ti comporti in modo più strano, e
considerato quanto sei
strano, il livello standard è già un qualcosa, e
francamente comincia a
spaventarmi un po’ e a darmi fastidio. Se stiamo litigando
per qualcosa, dimmi
almeno per cosa.”
E diamine, sarebbe stato davvero
terribile se Kurt era nervoso e
arrabbiato, perché non c’era chance che volesse
crescere un bambino con i cambi
di umore di Sebastian, ma non c’era niente da fare se non
promettere di
provarci, così Kurt gli avrebbe dato almeno la
possibilità di tentare di
dimostrare che poteva farlo per lui.
“Vuoi un
bambino” sparò.
Gli occhi di Kurt si spalancarono e
la sua bocca si aprì e chiuse
per un paio di volte prima che potesse
rispondere “Cosa voglio?”
“Un bambino”
gli disse Sebastian, e sperò di sembrare di sostegno
piuttosto
che morto di paura, come si sentiva più o meno. “E
va bene così, non devi
nascondermelo più.”
“Oh, non devo?”
chiese Kurt, con un luccichio negli occhi e qualcosa che
sembrava sospettosamente un ghigno agli angoli della sua bocca.
Sebastian sperò
che significasse che gli stava dando
un’opportunità per convincerli del fatto
che diceva sul serio, quindi continuò.
“So che non abbiamo mai
parlato di avere una famiglia, e che non ne ho mai
voluta una per conto mio, ma posso lavorarci! Ci ho pensato un sacco
questa
settimana, e ho capito che se dobbiamo eliminare qualcosa come
viaggetti a
Parigi per vedere mia madre ogni anno, e forse un po’ del tuo
guardaroba, posso
sostenerci entrambi così puoi stare a casa col
bambino.” Kurt gli rivolse uno
sguardo pungente di proporzioni epiche e Sebastian deglutì
perché diamine, non era
quella l’opzione che si
augurava, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per l’uomo che
aveva davanti, quindi
si rassegnò, “O smetterò io e
resterò a casa, e tu continuerai a lavorare, sul
serio. E so che non sono Blaine, ma prometto che posso impegnarmi in
questa
cosa proprio come può farlo lui, o almeno posso provare a
non mandare tutto per
l’aria, e potrei non averlo mai desiderato, ma posso farlo
Kurt, per te.”
“Okay, fammi
capire” disse Kurt tranquillo dopo un minuto di silenzio
durante il quale Sebastian aveva respirato forte e nervoso
“Abbandonerai un
lavoro che ami, rinuncerai alle tue vacanze annuali, sacrificherai il
nostro
modo di vivere e il mio guardaroba, e ‘tenterai di somigliare
di più a Blaine’,
perché io voglio avere
un bambino?”
“Sì?”
fece Sebastian esitante, sperando di non aver mancato nulla.
Maledizione, sapeva che avrebbe dovuto citare le passeggiate col
passeggino.
Kurt lo guardò di nuovo
come se stesse tentando di decidere qualcosa, e
poi, senza preavvisi, diede uno schiaffo a Sebastian dietro la testa. Con la mano
pesante.
“Sei
impazzito?” gli chiese, ridendo appena e guardando Sebastian
come se
fosse pazzo, “Neanche ti piacciono i bambini!”
“Ma a te
sì!” insistette Sebastian, accarezzandosi la testa
e mettendo il
broncio.
“Quelli che non sono miei
,credo” gli concesse Kurt, “Ma cosa diavolo ti ha
fatto pensare che ne volessi uno mio? Avresti dovuto realizzare che il
fatto il
mio guardaroba sia al 75% lavato a secco significasse che non sono
proprio una
persona da bambini.”
Fu Sebastian questa volta a
fissarlo, perché ci aveva
pensato, ma Blaine … “Ma
Blaine”, diede voce alla
propria confusione.
“Cosa
Blaine?”
“Da quando ci ha detto
che avrebbe avuto un bambino, sei euforico ogni volta
che parli con lui.”
“Quindi non posso essere
felice per il mio migliore amico che riesce
finalmente ad ottenere qualcosa che ha sognato per anni?”
domandò Kurt
incredulo.
“Certo che
sì” rispose Sebastian, facendo rotare gli occhi
“Ma riesci a
dirmi, onestamente, che almeno un po’ di questa emozione non
è dovuta al fatto
che speravi, almeno un pochino, che stesse avendo un bambino con te?”
“Sei impazzito
davvero” rispose Kurt ,con un briciolo di pietà,
dando dei
colpetti al braccio di Sebastian “Pensavo che avessimo
superato la questione
Blaine anni fa.”
“Beh, anni fa non sapevo
che tu volessi un bambino con lui” sbuffò
Sebastian, sentendosi un po’ stupido ma ancora preoccupato e
un briciolo dalla
parte del torto visto che non era la conversazione che si aspettava.
“Perché non lo volevo” rispose
Kurt esasperato “E non lo voglio. Sebastian, mi piace la
nostra vita proprio
così com’è, e amo te,
anche l’idiota
che sei a volte, proprio così come sei.
C’è un motivo per cui non ha funzionato
tra me e Blaine ed è perché alla fine non
volevamo esattamente le stesse cose
dalla vita. E la ragione per cui tra me e te funziona è che,
il più delle volte,
le vogliamo. Cioè, questo e tutto quel sesso
fantastico.”
Quello fece sorride Sebastian,
“Sì, è davvero fantastico,
no?”
“Sì”
fu d’accordo Kurt con un piccolo sorrisetto compiaciuto
“Quindi perché
mai dovrei volerlo scambiare con pappe della mezzanotte e dita
appiccicose?”
Per la prima volta quella
settimana, Sebastian si sentì di nuovo capace di
respirare, come fosse stato uno stupido a preoccuparsene troppo.
“Davvero non
vuoi avere un bambino?” gli chiese, tentando di non sembrare
troppo speranzoso,
visto che poteva trattarsi di una specie di test per scoprire se
avrebbe
provato davvero a fare del suo meglio per non mandare tutto
all’aria.
“Non voglio un bambino, davvero”
confermò Kurt in tutta onestà “Ho
già abbastanza da fare con te.”
“Awww, significa che sono
io il tuo bambino?” verseggiò Sebastian, senza
dare neanche importanza a quanto suonasse stupido, perché
Kurt non voleva un bambino e tutto
era perfetto.
“No, a meno che tu non
abbia una perversione per papà che hai nascosto per
tutti questi anni” si compiacque Kurt “No,
significa che sei il mio marito
idiota, che amo nonostante la sua follia, e l’unico modo che
abbiamo per avere
dei bambini è che uno di noi finisca incinto.”
“Beeeeh,”
replicò Sebastian, ritrovato il buon umore che si stava
già
riversando nel desiderio, come accadeva spesso (era un bene che a Kurt
sembrava
non dispiacere mai), “Sicuramente ci proverò e se
ci riusciremo, sarà in quel
modo. Potrebbe richiedere molto
sesso però.”
“Vuoi solo che ti
scopi” rispose Kurt, abbassando la voce mentre spingeva
Sebastian contro i cuscini del divano e cominciava a ricoprire il suo
collo con
la bocca. Sebastian non era mai stato così felice di
sbagliarsi su qualcosa,
perché sarebbe stata una vergogna rinunciare al sesso sul
divano.
“Mmm” gemette
quando Kurt poggiò con decisione la mano sulla sua erezione,
già presente sotto i pantaloni,
“Sì.”