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Autore: tippy    28/05/2012    5 recensioni
Una one-shot senza pretese: un' invasione nel loft, uno Schmidt terrorizzato, Nick e Jess che accorrono in suo aiuto. Cosa combineranno quei due? Riferimenti al finale di stagione "See Ya."
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Eccomi di nuovo qui! Volevo scusarmi in anticipo se i personaggi non sono riportati fedelmente, ma personalmente trovo che siano alquanto difficili da rendere. In ogni caso, questa one-shot nasce da un sogno che ho fatto (e che vi spiegherò alla fine), e ho deciso di costruirci una piccola storia intorno. Le frasi che trovate tra questo tipo di virgolette → << >> sono i pensieri. Bene. Vi auguro una buona lettura. Spero vi piaccia. :)




“AAAAAH!!!”, fu l'urlo di terrore che Nick e Jess sentirono provenire dalla cucina fino alle loro stanze.

I due coinquilini aprirono le porte nello stesso istante e si trovarono uno di fronte all'altra: Jess aveva un'espressione spaventata e interrogativa, mentre Nick mostrava la sua solita faccia da tartaruga in versione 'Che diavolo sta succendendo?!'. I due si fissarono per per un paio di secondi, poi esclamarono all'unisono: “Schmidt!”, e si affrettarono in cucina.

Trovarono il loro amico in piedi su uno degli sgabelli.

“Schmidt, che cavolo ci fai lì sopra?”, chiese Nick all'amico terrorizzato.

“VOI... RAGAZZI...!!!”, Schmidt era sconvolto: sul suo volto dominava chiaramente una smorfia di orrore, gesticolava a scatti e non riusciva a parlare; quando riusciva a proferire parola, emetteva dei suoni acutissimi.

“Okay Schmidt, rilassati!”, disse dolcemente Jess, avvicinandosi a lui, “Che cosa è successo?”

L'amico deglutì, fece un respiro profondo e tentò di parlare: “C'E' UN-”

“Diamine Schmidt! Vuoi smetterla di lanciare acuti?!? Credo di aver perso l'udito dall'orecchio destro!”

Jess lo fulminò con lo sguardo: “Nick!”, al rimprovero il barista rispose con l'immancabile faccia da tartaruga; soddisfatta, Jess si rivolse di nuovo a Schmidt, “Allora... Fai un paio di respiri belli profondi e poi rispondi: cosa è successo?”

Il coinquilino fece come l'amica gli aveva consigliato e parlò di nuovo: “Stavo... Avevo appena iniziato a prepararmi per cucinare la cena di stasera, quando... Ho- ho visto...”

“Cosa?”, lo incoraggiò Jess.

“... Un-un topo... un topo enorme. Appena l' ho visto, ho urlato e sono salito sullo sgabello. Avrei preferito trovarmi un po' più in alto, per sicurezza, ma non potevo salire con le scarpe sul tavolo”

“Schmidt, io non vedo topi in giro”, disse Nick guardandosi intorno.

“Si è spostato, l'ho visto andare in direzione del bagno”.

“Grandioso.”, sbuffò Nick, “Non potevi stordirlo a colpi di scopa oppure, che ne so, intrappolarlo con una delle tue scodelle?”

“Io, sacrificare una delle mie preziose scod- Nicholas Miller, sei già ubriaco per caso?!?”, replicò Schmidt indignato, “E poi dovresti sapere che i topi sono una delle poche cose di cui ho paura!”

“Poche??”, esclamò Nick incredulo, “Schmidt, tu hai paura di qualsiasi cosa! Hai dimenticato quella volta che mi hai fatto correre in cucina perchè, testuali parole, 'una formica mi sta minacciando'?”

“Ah sì, mi ricordo!” , esclamò Jess, divertita.

“Era una formica gigante, ed era chiaro che stava chiamando i rinforzi!”, rispose Schmidt sulla difensiva.
“Ti ricordi quella volta che sei dovuta andare a salvarlo dal gatto-uccello che vive sul tetto?”, ricordò Nick divertito, rivolgendosi a Jess.

“Sì, poverino! Quella volta però è stata colpa di Cece!”, rispose lei ridacchiando.

“Okay, ha-ha! Ridiamo tutti sulle disgrazie del povero ebreo! Ora che ne dite di darci un taglio e preparare un piano per fare fuori quel topo gigante?”

“Okay, okay! Me ne occupo io!”, esclamò Nick, “Schmidt, tu scendi dallo sgabello, rifugiati in camera tua e chiudi la porta”, spiegò mentre prendeva qualcosa da un ripiano della cucina, “E se per caso dovessi avere un altro faccia a faccia con il nostro amico... spruzzagli questo”.

Schmidt afferrò la bomboletta spray e dopo aver letto l'etichetta alzò gli occhi sul suo amico con aria perplessa: “Nick... Questo è spray anti-zanzare!”

“Lo so, ma non abbiamo altro. Dovrai fartelo andare bene.”, poi si rivolse a Jess, ignorando le proteste dell'amico, “Jess, immagino che anche tu abbia paura dei topi, quindi puoi andare da Cece, ti chiamo io quando ho risolto.”

“Perchè non posso andare anche io da Cece??”, replicò Schmidt.

Nick continuò ad ignorare il coinquilino e a tenere gli occhi su Jess.
“Non voglio andare da Cece, preferirei non lasciarti da solo contro quel topo gigante. Sono sicura che non è così grande come ha detto Schmidt, ma è meglio essere in due. Solo per sicurezza.”, rispose lei sorridendo.

Non sapeva il perchè, ma Nick si sentì scaldare un po' il cuore da quella risposta... e da quel sorriso. Ormai si era abituato a vivere con quella stramboide dagli occhi blu, anzi: gli faceva piacere averla intorno... anche troppo.

“Okay!”, disse accennando un sorriso di risposta, “Allora vai a prendere la scopa nel ripostiglio, io userò la mia mazza da golf del college.”

“Giocavi a golf?”, chiese Jess sorpresa.

“No. L'ho trovata abbandonata nel campus. Schmidt, che ci fai ancora lì?”

“Okay, okay. Ma fate attenzione: il pavimento del bagno potrebbe essere un po'... scivoloso.”

“E perchè mai, Schmidt?”, chiese Nick, conoscendo già la risposta.

“Perchè prima di trovare quella cosa orrenda in cucina, ero in bagno a lavare a terra...”

Il barista rispose con la sua faccia da tartaruga in versione 'Come volevasi dimostrare'.

“Schmidt, ma avevi già lavato stamattina!”, esclamò Jess. Quel ragazzo puliva tutta la casa due volte al giorno. Anche tre, se non era la lavoro. Era esasperante.

“Lo so, ma il nostro caro Nick non sa cosa significhino le parole 'ordine' e 'pulizia'. Nemmeno quando decide che è arrivata l'ora di lavarsi! Quel bagno diventa invivibile!!”

Nick irritato, si avvicinò minaccioso all'amico: “Schmidt, sul serio? Vuoi davvero riaprire il discorso??”

“Non è colpa mia se-”

“Se non scendi subito da questo sgabello e vai in camera tua, puoi star certo che Jess andrà da Cece mentre tu rimarrai con me a dare la caccia a quell'essere sudicio, dalla coda lunga e gli oc-”

“Okay, vado.”

__________________________________________________________________________



Le teste di Nick e Jess spuntarono all'improvviso davanti alla porta del bagno. I due diedero un'occhiata all'interno.

“Nessun topo in vista...”, mormorò Jess.

“C'è la possibilità che si sia intrufolato nella doccia o nascosto da qualche altra parte. Dobbiamo entrare senza fargli sentire la nostra presenza, per poi coglierlo di sorpresa”.

“Come fai a sapere che è un lui? Potrebbe essere una lei. Potrebbe essere una mamma, con dei piccoli che l'aspettano a casa.”

Nick alzò gli occhi al cielo: “Jess. Entra e stai zitta.”

I due entrarono silenziosamente nel bagno: scopa in mano lei, mazza da golf lui. Il pavimento era ancora bagnato in alcuni punti. Nick avvertì la coinquilina: “Non fare movimenti azzardati, potresti cadere a terra e romperti qualcosa.”

“Non preoccuparti”

“Mi preoccupo, invece!”, esclamò Nick.
Jess si voltò a guardarlo sorpresa: “Sei carino, Nicholas. Ma sono grande abbastanza da sapere che non si corre su un pavimento bagnato”.

Nick sentì una strana sensazione allo stomaco. All'inizio non sopportava che Jess lo chiamasse Nicholas. Alla fine aveva deciso che forse non era poi così male: ogni volta che la coinquilina pronunciava il suo nome per intero, gli regalava un sorriso. Decise di scrollarsi dalla mente quello strano pensiero e le mostrò l'ennesima faccia da tartaruga: “Ah, davvero? Io non direi. Non so quante volte ho sentito tonfi provenire da diverse parti della casa, direi ovunque, perchè eri caduta. Io e i ragazzi ancora non siamo riusciti a capire come hai fatto a cadere dal divano mentre stavi scrivendo su un foglietto”, rispose divertito.

Jess s'imbronciò, offesa: “Ve l'ho detto, ero in posizione precaria, ho piegato un po' troppo la testa in avanti e-”, si bloccò quando vide che il suo amico riusciva a malapena a trattenere una risata, “Lascia perdere...”, concluse e si allontanò a passi decisi da lui per dirigersi nei pressi della doccia.

“Dai Jess, ti prego non dirmi che ti sei offesa! Stavo scherz-”

“Sssshhh!!!”

Nick si zittì all'istante: “Che c'è?”

“Lo hai sentito?”, domandò Jess.

“Cosa?”

“Uno squittio. Provenire dalla doccia.”, Jess non stava scherzando affatto: Nick poteva chiaramente vedere la sua espressione spaventata, i grandi occhi blu spalancati. E poi lo sentì anche lui: uno squittio. E sì, veniva proprio dalla doccia. A Jess quasi scappò la scopa di mano.

“Jess, allontanati subito da lì. Sei spaventata a morte.”, le ordinò Nick a bassa voce.

Lei, però, era rimasta ancora un po' scottata per prima: non le dava fastidio che i ragazzi scherzassero con lei, ma ultimamente mal sopportava che Nick fosse così spesso testimone della sua goffaggine. E sopportava ancora meno che la prendesse in giro: “Io non ho paura. Ho quasi 30 anni, so badare a me stessa. Non ho bisogno di te, Nick Miller.”

Nick si passò nervosamente una mano tra i capelli: “Non essere così testarda!”, replicò mentre le si avvicinava.
Ma fu tutto inutile: Jess spalancò la tendina della doccia e il topo più grande che avesse mai visto la fissò con dei terrificanti occhi rossi. Il topo squittì, lei lanciò un urlo e, senza guardarsi alle spalle, cominciò a correre verso la porta. Peccato che Nick fosse proprio dietro di lei. Peccato che il pavimento fosse bagnato. Jess andò a sbattere contro il petto del coinquilino che perse l'equilibrio e i due caddero sul pavimento con un bel tonfo. Anzi: Nick cadde sulla superficie fredda e scivolosa, battendo la testa. Jess andò a finire proprio sopra di lui. Il barista si sentì mancare l'aria dai polmoni quando l'amica gli cadde addosso.

“Oh mio Dio! Mi dispiace tanto, Nick! Stai bene??”

Il giovane, ancora un po' stordito per la botta in testa, si voltò verso la voce dell'amica e si accorse solo in quel momento che il viso di Jess era a pochi centimetri dal suo. Riusciva a sentire il suo buon profumo. Il suo corpo sopra il suo... Dalla sua espressione sembrava preoccupata. Sentì la mano calda di lei sul viso... Magari avrebbe potuto stringerla con la sua... In fondo, non era niente di che, giusto? Solo due coinquilini stesi per caso uno sopra l'altro, che si stringono la mano... << Okay, Nick. Stai per superare un certo limite... Sai ancora cosa sono i limiti, giusto? >>

Jess attendeva una risposta dal suo coinquilino che sembrava ancora un po' stordito. Presa dalla preoccupazione, gli aveva posato una mano sulla guancia e non si era resa conto del gesto, fin quando Nick non gliela strinse con la sua.

<< Che gli è preso?? Che sta facendo?!? Nick, non si guarda in quel modo una signora! Jess, non entrare nel panico. E' solo Nick. Nicholas Miller. Nick 'faccia da tartaruga' Miller. Il tuo coinquilino... Quello che, Cece sostiene, punta i suoi piedi dritti verso di te... Quello che, Cece sostiene, ha una cotta per te... Quello che, Cece sostiene, è il tuo perfetto Matthau... Perchè questa cosa non mi tranquillizza neanche un po'?? Cece, tu parli troppo!! >>.

Prima che potesse dare di matto, lo sentì parlare: “Non preoccuparti, Jess”, disse piano, spostandole delicatamente la mano dal suo viso, “Sto bene. Al massimo avrò un bernoccolo in testa per qualche giorno”. Accennò un sorriso. Jess, sollevata, ricambiò.
“Ora però... potresti, ehm...”

“Oh sì, scusa”, Jess stava giusto per liberare Nick dal suo peso, quando il topo passò a tutta velocità accanto a loro. Jess emise un altro urlo e si sedette sulla pancia di un Nick urlante: “OH MIO DIO! QUELLO NON E' UN TOPO, E' UNA DANNATA PANTEGANA!!!”

“VE L'AVEVO DETTO IO!!!”, urlò Schmidt dalla sua stanza.

“STAI ZITTO, SCHMIDT!!!”, fu la risposta di Nick.

Dopo un paio di secondi di silenzio, Nick si rese conto di una cosa...

“Jess... Ehm... Potresti... la mano...”

Jess si guardò la mano destra: “Cos'ha la mia mano che non va?”

Nick chiuse gli occhi imbarazzato: “Jess, NON quella mano. L'altra!”

“Come?”

“La tua mano sinistra, Jess...”

Jess si voltò: “Ops!”, ridacchiò, “Avevo poggiato la mano sul tuo pene!”, esclamò mostrandogliela.

“Non era sul mio... Jess, ti vuoi alzare adesso??”

Alla fine i due si alzarono dal pavimento – o meglio, una dal coinquilino, l'altro dal pavimento- ripresero le loro 'armi anti-ratto' e si diressero verso la porta.

“Scusa, non mi ero accorta di aver poggiato la mano sul tuo birillino”

“Jess... Era sulla cerniera”

“Sì, ma sotto c'era il tuo gingillo.”

“Jess.”
Era come rivivere il giorno in cui era entrata senza bussare nella sua stanza mentre stava ballando nudo e aveva iniziato a chiamare il suo pene con ogni nome possibile e immaginabile: un'esperienza orribile. Ci mancava solo che iniziasse a cant-

Ho me-e-esso la maaano sul p-
Ecco, appunto.

“Jess!”
“Okay...”

Silenzio.

... sul peeeeene di Nicholaaaas

“JESS!!!”


____________________________________________________________________________



Alla fine la 'questione ratto' venne risolta da Winston, che appena tornato a casa dal lavoro, fece ciò che i suoi coinquilini avrebbero dovuto fare, ma a cui non avevano pensato nemmeno per sbaglio: chiamare un professionista. Ovviamente fu Schmidt a pagare.



Quando Nick sentì bussare alla porta della sua stanza, non aveva dubbi su chi dei suoi coinquilini si trovasse dall'altra parte. “Chi è?”, chiese lo stesso.

“Sono io, Jess”.
Sorrise: sapeva che era lei. Da quando era tornato a casa, dopo il 'quasi trasferimento' da Caroline, ogni sera Jess bussava alla sua porta e gli dava la buonanotte. Sembrava quasi volesse accertarsi che lui fosse ancora lì. Che non fosse andato via di nuovo. Magari era solo frutto della sua immaginazione, ma per qualche strano motivo gli piaceva pensarla in quel modo.

“Entra.”

Jess vide il suo coinquilino accoglierla con un sorriso appena accennato: “Hey”

“Hey...”

“Senti, Nick...”, cominciò lei chiudendo la porta, “... volevo chiederti scusa per oggi”

“Oh”, rispose lui, e istintivamente portò la mano alla testa, “Non preoccuparti: è solo un bernoccolo”.

“Ti dispiace se controllo? Mi sentirei più tranquilla.”

Nick vide gli occhi blu della sua amica farsi grandi e supplichevoli: “Non è niente, dav-” << Oddio, sembra il gatto di Shrek! >> , “Va bene, ho capito. Dirti che non è niente fino allo sfinimento non servirà a niente, quindi... Accomodati pure”

Jess si buttò sul letto di Nick e si posizionò in ginocchio dietro di lui: “So che ti infastidisce quando la gente ti tocca i capelli...”

“No, se lo fai tu non mi dispiace...” << Se lo fai tu non m- Ma che diavolo...?!? >>.

A quella risposta, Jess sentì un sorriso incresparle le labbra. Si sentiva un'idiota. Meno male che Nick non poteva vederla.

“Ti fa male qui?”, chiese lei premendo un punto sulla testa dell'amico.

“AHIA!!”

“E' bello grosso, ma hai ragione: è solo un bernoccolo”, disse mentre gli si sedeva accanto ai bordi del letto.

I due rimasero a guardarsi i piedi per qualche secondo, poi Jess riprese a parlare: “Hey... ehm... Volevo chiederti scusa anche per la storia del...”

“... della mano”, proseguì lui al suo posto.

“Già”, replicò lei con una risatina nervosa.

“Già...”, ribadì lui. Risatina nervosa: era imbarazzata. “Non preoccuparti”, le prese la mano con la sua e gliela strinse in un gesto d'affetto, “E' tutto a posto”. Sorrise.

“Va bene”. Sorrise anche lei. Sapeva che era tutto a posto. Davvero. L'aveva messo in imbarazzo per l'ennesima volta e lui per l'ennesima volta le aveva risposto col suo sorriso speciale. Un sorriso pieno, sincero. Di quelli che non vedi spesso sul volto di Nick Miller. Di quelli riservati a lei. Ricambiò la stretta.

Rimasero così per alcuni secondi: mano nella mano... occhi negli occhi...
Mentre contemplava il viso del suo coinquilino, a Jess tornarono di nuovo alla mente le parole dette dalla sua migliore amica mesi prima...
“Qual è l'uomo perfetto per te?” “Walter Matthau in Grumpy old men, così io posso essere Jack Lemmon donna.” “Lui è un Matthau perfetto! Dammi ascolto: lui ti capisce! E poi i suoi piedi puntavano dritti verso di te, e i piedi dei ragazzi puntano sempre verso quello che vogliono!”
Nonostante pensasse che le sue fossero solo teorie assurde, era andata nel panico quando la sua amica le aveva detto quelle cose. Ed era andata nel panico quel pomeriggio... Ora però, la cosa non la turbava affatto...

“Adesso... Dovrei proprio andare”, disse liberando la sua mano dalla stretta di Nick, “Domani ho organizzato un compito in classe per i ragazzi delle medie”.

“Okay. Allora... Buonanotte”.

Jess si voltò, sorridendogli di nuovo: “Buonanotte, Nicholas”, e così dicendo, sparì dietro la porta.

Dopo essere rimasto in silenzio per un paio di secondi, con gli occhi ancora rivolti in quella direzione, Nick scosse lievemente la testa, sorridendo tra sé... Quella era in assoluto la ragazza più incredibile che avesse mai conosciuto in vita sua: era testarda, impulsiva e strana senza alcun dubbio. Era capace di sorprenderlo con la sua ingenuità e dolcezza, ma due secondi più tardi avrebbe tranquillamente potuto farlo diventare matto di rabbia, tanto da fargli venire voglia di ucciderla. Cosa che probabilmente era reciproca.

Jessica Day: la ragazza che viveva tra nuvole fatte di zucchero filato, arcobaleni e unicorni; sempre col sorriso sulle labbra; sempre pronta a vedere il buono e il meglio di tutti.

Jessica Day: una ragazza che poco meno di un anno fa non sapeva nemmeno che esistesse e a cui ora non poteva fare a meno di pensare senza lasciarsi scappare un sorriso.




Angolo dell'autore:

Il sogno che ho fatto in pratica riguardava la scena della mano! Ricordo solo un Nick imbarazzatissimo che faceva notare a Jess dove aveva involontariamente messo la mano e lei, come fa sempre, aveva cominciato a cantarci su. Mi sono svegliata quasi ridendo! XD Lo so, probabilmente sono più scema della nostra combriccola di pazzi preferiti! LOL In ogni caso, spero che la storia vi sia piaciuta. Baci.
Chiara.


   
 
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