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Autore: Rose93    28/05/2012    3 recensioni
Questa One-Shot da carattere triste e malinconico vede come unico personaggio Soul Eater Evans. Per comprendere a pieno l'One-Shot consiglio la lettura di Without You.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Soul Eater Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le mie note:

1)Questa One-Shot è abbinata ad un'altra One-Shot: "Without You", scritta da me.
2)Consiglio la lettura con il sottofondo di: Imogen Heap- Hide And Seek.
Grazie a tutti voi.   
 
 

 



Cammino senza una meta, a passi lenti e lascivi, quasi come volessi accasciarmi, a momenti, al suolo.
 

Da quanto sto camminando?!
 


Non lo so con precisione. Mi volto e cerco, inutilmente, verso l'orizzonte la sagoma in lontananza di casa nostra... Mia...Ora è mia.
 

Devo ancora abituarmi ad usare il singolare, purtroppo, seppur inconsciamente, imparerò.


Silenziosa e desolata, ecco come appare oggi Death City, una delle poche volte in cui l'esterno coincide a pieno con il mio stato d'animo.
Le strade deserte, i vicoli bui, i negozi chiusi e quei pochi locali al chiuso luogo d'incontro per quella poca gente che, in un giorno come questo, non si è persa d'animo ed ha varcato la soglia della propria abitazione.
Non una voce, non un sussurro o un grido goliardico di un bambino si levano nell'aria.
Piove.

 

E' tutto così muto quando piove...
 

Persino i miei passi si fondono al ticchettio monotono della pioggia che impatta contro qualsiasi superficie; il cielo cinerino e amorfo si staglia a perdita d'occhio come un manto di noia ed apatia che ricopre l'interà città.
Assieme alle goccioline tiepide piovono anche i miei rimpianti, si riversano su di me con impeto, senza ritegno e grazia mi piovono addosso fiumi di "se" e "ma" rimasti incompiuti e che tali rimarranno per sempre.
Ormai i miei capelli candidi sono completamente fradici mentre il mio volto cereo è rigato dalla pioggia mista a lacrime di sincero e immenso dolore e gli abiti sono completamente zuppi.

 L'amaranto che risplendeva con vivacità nei miei occhi si è opacizzato da quel giorno; ed ora osservo la strada vuota con sguardo incosistente lasciandomi bagnare ancora...
 


E ancora... E ancora...

 

...Dalla pioggia sempre più battente.
Ad un tratto spalanco gli occhi, il cuore sussulta, deglutisco pesantemente e non riesco a fermare il tremolio alle mani.
Ora capisco dove mi stava conducendo il mio istinto, guidato dal subconscio; ora mi accorgo di riconoscere la strada che stavo percorrendo.
Difronte a me si staglia, con solennità, il cimitero situato su una collinetta: osservo l'imponente cancello in ferro battuto dalle decorazioni arabesche e dalle linee sinuose.
Per un istante decido di proseguire e allontanarmi da quel luogo, ma le mie gambe fanno l'esatto opposto e mi ritrovo a varcare la cancellata con il cuore che quasi mi esplode e le lacrime che raffiorano dai miei occhi sempre più copiose e inarrestabili.
Ormai è inutile, devo preseguire.
Così mi incammino verso il sentiero che viene costeggiato ai lati dall'ebretta del prato da cui emergono le lapidi marmoree, incise dai più svariati epitaffi funebri celebrativi; non mi soffermo ad osservarle, conosco già la mia destinazione e mi accingo a raggiungerla quanto più velocemente possibile.
Risalgo la collinetta fino in cima e scorgo a poco a poco l'albero di ciliegio, stranamente non ha mai perso i suoi fiori rosei e delicati durante tutte le stagioni;
e, sotto la sua chioma leggera, riposa un altro fiore, assopito in un sonno eterno dal quale non potrà mai più ridestarsi.
Scorgo la lapide, il cuore sembra arrestarsi per qualche millesimo di secondo; il mio pianto, prima silenzioso, ora viene affiancato da forti singhiozzi e sussulti, vorrei contenermi ma non ci riesco: è troppa la voglia di disperarmi.
Le mie gambe barcollanti avanzano fino al giaciglio della Mia Maka, per poi cedere e farmi cascare sulle ginocchia, accasciandomi sul suolo.
Nei minuti successivi mi dispero in un pianto frenetico evitando qualsiasi sorta di contenimento; improvviasamente, una brezza inaspettata scuote la chioma del ciliegio e alcuni boccioli ricadono su di me...

 


...Su di Noi.

"M-Maka... M-Maka"

Ti chiamo con voce la rotta dal dolore e piagnucolante, accarezzo la tua lapide come quasi stessi accarezzando una delle tue soffici guance;
ovviamente non ricevo risposta ma ti sento lo stesso, sento che anche tu chiami il mio nome però, a differenza mia, lo fai con tono dolce e pacato; non sembri per niente triste.
Sembro quasi un bambino che frigna avvinghiato alla madre... Non è Cool... Ma che me ne frega?! Darei tutto per un tuo abbraccio in questo momento.

"Io... Ho bisogno di te!! Sei andata via troppo presto, non mi hai dato il tempo di dirti che..."

Prendo fiato e deglutisco cercando di interrompere il flusso di lacrime, chiudi gli occhi e mi lascio guidare dal cuore.

"TI AMO...!"


Grido con tutta la forza che ho, con tutta l'aria che ho nei polmoni, con tutta la voce che posso avere rompendo il silenzio di quella giornata. Ma che senso ha farlo ora?! Ora che questa confessione non serve più a nulla?!

Vorrei anche io addormentarmi qui per sempre, assieme a te, così da trovar pace finalmente e da ricongiungermi a te.
Resto stretto alla tua lapide per ore mentre la pioggia battente ci bagna, e, quando cala la notte, e le ombre piombano ad oscurare il mondo mi rassegno. Mi calmo.
Sono sicuro che sei stata tu a consolarmi, giurerei d'aver sentito il tuo tocco sulla mia pelle e le mie labbra sulle tue... 

 

 "Maka... Avrai sicuramente freddo..."        
 

Mi alzo ancora frastornato, mi spoglio del giubotto in pelle nero, e lo adagio sulla tua lapide quasi a coprirti e a scaldarti. Ora devo andare, ma tornerò domani.      

 

 

Tornerò sempre da te: AMORE MIO...     Fino

   
 
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