Le sue mani sui miei fianchi. Le sue mani che stringono il tessuto del mio vestito ed il mio corpo che automaticamente si avvicina al suo, cercando di farlo combaciare il più possibile, facendomi guidare da lei in quella danza sensuale al ritmo di una musica ad entrambe sconosciuta, allontanandoci e confondendoci tra la gente che occupa l’intera pista del locale.

Brividi che corrono lungo la schiena. Brividi sconosciuti, che non dovrei provare, perché lei è mia amica e le amiche non dovrebbero far scaturire queste sensazioni.
Il suo respiro caldo sul mio viso. Il suo respiro che è piacevole, familiare. Che sa di novità, di libertà e di terre da esplorare. Il suo sorriso che si affaccia sul viso, timido, imbarazzato per la situazione che si è venuta a creare fra noi due e che non sappiamo decifrare in nessun modo.

Ma è l’alcol che ci sta aiutando.Perché noi siamo amiche, giusto?
Quest’idea non lascia la mia mente da quando è cominciato tutto, perché è l’unica risposta possibile.

I nostri occhi che s’incatenano ancora una volta, com’è  successo per tutta la serata. Occhi che si sono cercati durante i festeggiamenti in albergo e, successivamente, dentro al locale dai due lati opposti, distanti. Allontano il mio nel momento in cui nuovi brividi percorrono nuovamente la mia spina dorsale e inizio a sentire come l’esigenza di percepire il corpo di lei più vicino al mio, di stringerla a me, di non farla allontanare neanche per un secondo anche se la musica lo richiede.

Allaccio entrambe le braccia intorno al suo collo, eccezionalmente scoperto grazie ad una coda alta – e le sta dannatamente bene, come il jeans che indossa questa sera mettendole in evidenza le sue forme in maniera diversa e la maglietta larga, scolorita, del suo periodo punk - , lasciando che entrambe le mie mani vadano a sfiorarlo, avvertendo una nuova e strana tensione nel corpo di lei a quel leggero contatto – com’era successo a me poco prima. E come accade nuovamente anche a me, ancora ed ancora, quando una delle sue mani accarezza un mio braccio, percorrendolo in tutta la sua lunghezza.

“Rachel..”, nuovo calore, nuovo respiro, nuovi brividi, nuova sensazione di familiarità e di novità sul mio viso.
“Cosa stiamo facendo?”, domanda, senza cercare i miei occhi.
Sta sussurrando, ma è talmente vicina al mio viso con le sue labbra che riesco perfettamente a sentirla malgrado la musica sia altissima.

Non  rispondo. Non ci riesco. È come se il mio cervello si sia scollegato dal resto del corpo e tutto ciò che faccio sia eseguito da sensazioni represse aiutate dall’alcol bevuto per tutta la sera. D’altronde, come le rispondo se non so nemmeno io cosa stiamo facendo?
Io dovrei stare con Finn in questo momento. Stringere lui a me. Ridere e scherzare con lui. Ballare con lui e sentire questi brividi grazie alle sue, di mani.

La musica cambia. Ma quando è successo? Di chi è questa canzone? Potrebbe diventare la nostra canzone – come quella precedente, e quella che il DJ ha mandato ancora prima.

Cerco il suo sguardo – perché mi sembra giusto così, perché lo desidero – mentre con una mano inizio a seguire la linea della mandibola.
I nostri visi vicini. I nostri respiri che si mischiano in uno solo. Le nostre labbra che si trovano timidamente, come due adolescenti alle prime armi. È un bacio leggero, soffice, che mi riporta indietro nel tempo, a quando volevo un libretto d’istruzioni per cose del genere.
E timidamente chiediamo il permesso entrambe per poter approfondire quel bacio che volevamo accadesse per tutta la sera.
Le nostre lingue si cercano, si trovano – è come una lotta per cercare di dominare l’altra, ma nessuna delle due sembra riuscirci.

“Rach..”, mormora alla fine, quando l’aria torna ad essere una priorità per entrambe. Ma io non voglio lasciarla, non ora che tutto sembra al suo posto, non ora che sembra  tutto perfetto e giusto.
“Rach”, mi richiama all’ordine ridacchiando, sfiorando col suo naso il mio, guardandomi finalmente negli occhi, mostrando un sorriso meno timido ed imbarazzato.
“Abbiamo tutta la notte”, proferisce, portando entrambe le mani ad incorniciare il mio volto, lasciandomi un nuovo bacio sulle labbra. 

Abbiamo tutta la notte. Parole che accendono nuove idee nella mia mente, nuovi brividi che s'impossessano del mio corpo. Parole che suonano in maniera perfetta dette da Quinn, che mi guarda, mentre fa scendere nuovamente le sue mani sui miei fianchi, sulla mia schiena,facendole viaggiare con una nuova sicurezza su dove ne sente la necessità. Mi guida in una nuova danza, al ritmo di una musica che soltanto io e lei sentiamo in questo momento.
Ed io ritrovo le sue labbra con le mie, mordendole, non chiedendole il permesso per poter dominare in quel nuovo bacio. E sorrido, vittoriosa, quando accedo con le mie mani sotto la sua maglietta, ringraziando mentalmente Brittany per averle consigliato di vestirsi in quel modo.

Dio, abbiamo tutta la notte.



N/A
Ok, non so da dove sia uscita questa.. cosa - so soltanto che dopo aver visto la 3x22 (e aver pianto per non so quanto tempo al pensiero che è tutto finito ç___ç ), ho pensato:
Cosa avrebbero fatto, nel caso di festeggiamenti a Chicago, queste due? Soprattutto con una quantità sufficiente di alcol in corpo? E se fossero anche compagne di stanza in albergo? Perché, per me queste due per forza di cose si ritrovano assieme! u_ù
Ovviamente credo si sia capito che è visto tutto dalla prospettiva di Rachel - perché solo lei può farsi tanti viaggi mentali durante una situazione del genere.
Anyway, lasciate un commentino per farmi sapere se vi piace, se vi fa schifo, etc :D
Sono sempre graditi :)