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Autore: Claire30    28/05/2012    1 recensioni
Passò qualche minuto, poi disse: «Se Dio vorrà, un giorno incontrerò una ragazza, una in grado di apprezzarmi per quello che sono in realtà, non per quello che rappresento o per quello che guadagno…E allora, chissà, forse potrò essere di nuovo felice…».
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emanuele non ne poteva più.
Erano già tre ore che sentiva chiacchiere vuote, voci stridule e risate sguaiate.
Sentiva che la sua testa stava per scoppiare, così come la sua rabbia.
Roteò gli occhi e li fissò sulla ragazza che gli stava parlando: una splendida fanciulla, con lunghi capelli biondi, occhi verdi ed un corpo tutto curve appena ricoperto da un attillato vestitino verde smeraldo.

Nonostante il suo gradevole aspetto, la ragazza stava risvegliando in lui tutti gli istinti malefici e violenti che sono insiti nella specie umana: sentiva le mani tremare, le vene scoppiare ed il suo respiro si faceva sempre più serrato. 
La petulante voce della ragazza lo stava perseguitando da una buona mezz’ora, forse anche di più, ed ora era arrivato al limite: sentiva che se fosse rimasto anche solo un attimo di più in sua compagnia, avrebbe fatto parlare di sé nella cronaca nera, perché avrebbe compiuto un gesto estremo…l’avrebbe strangolata!!!
Con mano tremante di allentò la cravatta dell’elegante completo da cocktail, regalo di suo padre, articolò poche parole: «Scusami un attimo…» e si allontanò prima con passo incerto, poi sempre più veloce, dirigendosi verso la terrazza della villa.
La ragazza, con sguardo crucciato, lo guardò allontanarsi e lo vide urtare parecchi degli invitati, ma non lo seguì.
Sapeva benissimo che lo avrebbe riacciuffato alla prima occasione.
Sicura di sé e del suo fascino, rivolse, quindi, la sua attenzione agli altri giovanotti presenti quella sera.

Emanuele, intanto, era arrivato sulla terrazza, dopo aver spalancato con fragore i vetri della porta finestra.
Il suo passaggio, o meglio, la sua fuga, non era passata inosservata all’amico Mauro, il quale, dopo aver represso un sorriso ed essersi congedato garbatamente dalla sua compagna, lo raggiunse all’aperto.

Emanuele, con le mani sulla ringhiera, dava le spalle alla villa e guardava il lago, che si stendeva fin quasi al di sotto del terrazzo.
Mauro si avvicinò cauto, rendendosi conto che l’amico teneva fissi gli occhi sul panorama, ma, in realtà, non vedeva niente.
Si accostò alla ringhiera e bisbigliò: «Va male, eh?...».
Emanuele non ebbe neanche bisogno di voltare la testa per capire chi aveva accanto, tanta era la familiarità con l’amico.
Si limitò a sospirare profondamente ed a scuotere la testa.
Mauro mise una mano sulla spalla di Emanuele e non disse nulla, rispettando il silenzio dell’amico. 

Da quando avevano partecipato ad una famosa fiction televisiva, i due erano diventati grandi amici e si incontravano spessissimo anche fuori dal set.
Mauro ed Emanuele, infatti, erano due noti e bravi attori che avevano partecipato a numerosi film e fiction, nonché spettacoli teatrali, riscuotendo un grandissimo successo.
Erano, dunque, molto noti al pubblico ed altrettanto amati, soprattutto dal pubblico femminile, che ammirava al massimo grado la loro avvenenza.
Su di loro, però, non si era mai potuto spettegolare più di tanto, perché Mauro era felicemente fidanzato, mentre Emanuele era single, ma di lui non si conoscevano relazioni, perlomeno con ragazze note al pubblico. 

La verità era che Emanuele era un tipo molto riservato, non amava far sparlare di sé, non si buttava in storie senza futuro con donnine in cerca solo di notorietà, ed, in effetti, Mauro sapeva che l’unica relazione che aveva avuto era finita un paio di anni prima, quando la sua fidanzata Maria, con la quale stava da quando era un ragazzino, lo aveva lasciato per un motivo che si poteva definire solo infantile: Maria voleva essere la donna di un attore famoso, e non aveva voluto aspettare che Emanuele facesse la sua carriera.
Quando, poi, era diventato famosissimo e veniva richiesto per ogni film o fiction, la ragazza era tornata sui suoi passi ed aveva cercato di riagganciare i rapporti con lui, ma Emanuele, indignato, non l’aveva neanche voluta vedere.

Mauro sapeva che l’amico era ancora innamorato di lei, ma mai e poi mai avrebbe ceduto al suo orgoglio.
Da allora era diventato ancora più riservato ed il suo carattere si era fatto ancora più introverso.
Questa era una cosa che sbalordiva sempre Mauro: vedeva il suo comportamento schivo, i suoi gesti spesso rabbiosi, i suoi lunghi silenzi, ma poi, quando saliva sul palcoscenico o si metteva davanti alla telecamera, diventava un’altra persona!
Divertente, estroverso, creativo, infaticabile, dolce o duro, generoso o crudele a seconda della parte che interpretava! 

Era una cosa che lo strabiliava e che gli faceva sempre pensare che Emanuele era un vero Attore con la A maiuscola!
Mauro si voltò a guardare l’amico e pensò che le situazioni in cui lui si stava trovando da un po’ di tempo, mal conciliavano col suo carattere schivo: il padre di Emanuele, infatti, a sua volta grande attore e regista, era talmente orgoglioso della carriera del figlio, che ogni volta che si concludeva un film interpretato con grandissimo successo da lui, organizzava una festa per celebrare la sua bravura e notorietà. 
Succedeva, così, che Emanuele doveva sorbirsi feste che duravano ore, con gente che non faceva altro che esaltare le sue doti, con ragazze che, molto spesso, gli si offrivano apertamente, affascinate non solo dal fatto che fosse un noto attore, ma anche, e soprattutto, un bellissimo ragazzo: corporatura agile ed atletica, capelli castani, occhi verdi che ammaliavano, ed un sorriso che era in grado di sciogliere anche i cuori più refrattari all’amore.
Mauro aveva sempre pensato che Maria si era comportata come una vera stupida e, quella sera, guardando l’amico, si convinse una volta di più di avere ragione: Emanuele, anche col viso pallido dall’ira e dalla noia, con i capelli spettinati e l’abito un po’ stropicciato, aveva indubbiamente un fascino sensuale di cui ancora non si era ben reso conto.
Ad un movimento dell’amico, Emanuele si decise a voltarsi e Mauro vide nei suoi occhi tanta rabbia ed impotenza.
Strinse le labbra e scosse la testa.
Decise di aspettare.

Finalmente Emanuele parlò: «Scusa, oggi proprio non va…E’ possibile che mio padre non capisca che non ne posso più di questa situazione?!?».
Mauro cercò di restare neutrale: «E’ vero, forse sta esagerando, ma devi cercare di capire anche le sue ragioni…».
«Forse?!? Tu dici forse?!? Ma se non fa altro che assillarmi con queste stupide feste!!! Questo mese ho terminato due film, una fiction e concluso la tournée nel sud d’Italia e lui ha organizzato un party per ognuna di queste cose…Ma ti rendi conto?!? E come se non bastasse, non fa altro che invitare queste “sciacquette” che mi si appiccicano come colla, che sbavano solo perché ho un minimo di notorietà e non sono un cesso!!!...»
Mauro sorrise: Emanuele sembrava sempre godere nello sminuire le sue straordinarie doti!
La sua non era falsa modestia, ma intelligente consapevolezza della realtà delle cose e della caducità del successo.

«E’ orgoglioso di te e vuole dimostrarti il suo affetto e la sua ammirazione…».
«Il suo affetto potrebbe dimostrarmelo meglio smettendola con queste stupidaggini e lasciandomi in pace! A me non importa nulla della notorietà! Non faccio l’attore per mettermi in mostra o per guadagnare un mucchio di soldi! Lo faccio perché mi piace, perché, quando sono sul set o su un palcoscenico, mi sento un’altra persona, mi sento vivo! Riesco a dare qualcosa di me agli altri, qualcosa di buono, di positivo, di vero!...E’ una sensazione stupenda, che mi fa dimenticare…».
Emanuele tacque, di botto, quasi soffocato dalla foga delle sue parole.

Mauro batté una mano sulla spalla dell’altro: non c’era bisogno di spiegazioni, era tutto chiarissimo.
Il ricordo di Maria ancora bruciava nell’animo dell’amico, nonostante gli enormi sforzi che faceva per scacciarlo.

«Le ragazze che sono qui stasera, poi… vorrei sapere che razza di persona crede che io sia!!!».
La voce di Emanuele stava assumendo toni acuti.

«Lo fa per cercare di farti dimenticare…». Mauro capiva l’irritazione dell’amico, ma comprendeva anche le ragioni del padre.
«Ma non dimenticherò certo grazie a queste stupide…».
La rabbia crebbe in lui tanto da colpire col pugno chiuso la ringhiera del terrazzo.
Il colpo gli procurò un forte dolore, ma dalla sua bocca non uscì un lamento.
Strinse le labbra e tacque. 

Passò qualche minuto, poi disse: «Se Dio vorrà, un giorno incontrerò una ragazza, una in grado di apprezzarmi per quello che sono in realtà, non per quello che rappresento o per quello che guadagno…E allora, chissà, forse potrò essere di nuovo felice…».
«Te lo auguro, amico mio…te lo auguro con tutto il cuore!».
Emanuele si volse verso Mauro, i due amici si sorrisero, poi rientrarono nella villa.

   
 
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