Earthquake – anche i duri hanno un cuore

Esorcizzo le mie paure e scrivo una storia. Spero di non annoiarvi.

Erano le 3.37 del mattino e Bulma dormiva pacifica quando una scossa improvvisa la svegliò, facendole salire il cuore in gola. La sua mente ancora annebbiata dal sonno non realizzò subito che cosa stesse succedendo. Poi le risuonò in testa un grido d'allarme – TERREMOTO.

Il panico la abbandonò dopo i primi secondi e lo spirito di sopravvivenza ne prese il posto. Scese dal letto e si fiondò verso l'ingresso, in un baleno si ritrovò nel giardino illuminato solo dalla luna, con i piedi scalzi affondati nell'erba e il fiato grosso.

Vegeta atterrò a pochi metri di distanza, certo nessun terremoto avrebbe potuto spaventare il principe dei sayan, ma in ogni caso non sarebbe stato piacevole ritrovarsi sommerso da cumuli di macerie. Eppure c'era una cosa ancora più spiacevole, almeno secondo i canoni del più sanguinario degli assassini. Il suo sguardo non aveva potuto fare a meno di scrutare l'oscurità del giardino, alla ricerca di una riccia chioma turchese e il suo cuore – temprato dalla violenza e dall'odio – si era alleggerito alla sola vista di quell'azzurro.

“Vegeta!”

Dopo aver gridato il suo nome la sciocchina gli si gettò fra le braccia, lasciandolo a bocca aperta ed incapace di reagire di fronte a quel contatto inaspettato. Gli affondò il viso nel petto marmoreo, aspettandosi un abbraccio, un gesto rassicurante, qualcosa di estraneo alla natura sayan.

La terra continuava a tremare e sulla facciata della Capsule Corporation iniziarono ad apparire le prime crepe.

Il sayan si accorse che qualcosa di umido gli bagnava il petto. Bulma piangeva disperata di fronte a quello scempio, tremando di paura. Raramente il guerriero si era trovato in una situazione tanto difficile da gestire

Pensò di allontanarla, non poteva permetterle di lasciarsi andare a gesti così intimi con lui – che era il principe dei sayan, il guerriero più forte dell'universo e soprattutto il più spietato degli assassini – ma qualcosa lo bloccava. Forse il modo in cui gli si era aggrappata addosso, sfiorandogli con la sua piccola mano il collo taurino o forse i suoi capelli che gli solleticavo il naso e di cui sentiva il profumo, una fitta dritta al cervello. Più probabilmente il suo cuore, che gli rimbombava contro il petto e rendeva così fragile, in quel momento di spavento, la femmina più forte e determinata che avesse mai conosciuto.

La mano calda della scimmia le si posò sulla schiena e il suo tocco rude ebbe un immediato effetto calmante. Si muoveva lentamente, in una parvenza di carezza e l'aveva attirata ancora più vicino, in un abbraccio avvolgente e protettivo. Un abbraccio contro natura e spontaneo.

Il respiro di Bulma si fece di nuovo calmo, mentre con la guancia appoggiata in prossimità del cuore di Vegeta ne ascoltava il battito regolare. E anche la mente della scienziata tornò lucida, ma solo per ricadere nel giro di qualche attimo nel buio totale dell'angoscia, quando si rese conto che i suoi genitori non erano usciti.

Si staccò dal sayan con un gesto brusco e involontario.

“Devi salvare i miei genitori! Sono rimasti dentro..!”

In quel momento la scossa parve finire lasciandosi dietro, dove prima c'era la Capsule Corporation, solo una desolazione di macerie.

Gli occhi di Vegeta si incupirono di fronte a tanta arroganza e il suo orgoglio sayan riemerse rabbioso.

“Non darmi ordini terrestre. Perché mai dovrei salvare quei due?”

Bulma lo guardò disorientata e poi furiosa inveì contro di lui.

“Perché ti hanno ospitato, nutrito, curato e sei in debito con loro. E con me. Soprattutto con me!”

Il principe degli assassini la guardava così storto che l'azzurra per un secondo pensò che se la sarebbe mangiata in un sol boccone. Poi beffardo le disse:

“Con te?”

“Ho costruito le tue attrezzature e la camera gravitazionale e ti servo ancora. Ti servirò ancora”.

La mano della scimmia le strinse il collo in una morsa e avvicinando il viso al suo le diede una risposta che fu come un bisturi piantato nel cuore.

“Io non ho nessun bisogno di te, donna”.

Fu in quel momento che Bulma mise da parte le armi e lasciò spazio al suo sentimento ferito. La mano che aveva cercato invano di liberarsi il collo accarezzò il viso del sayan e la voce coraggiosa della scienziata parlò ancora.

“Sono io ad avere bisogno di te ora, Vegeta. Non ti chiedo di farlo per la donna che ha costruito una camera gravitazionale, ma per quella che ti ha tirato fuori da là mezzo morto quando è scoppiata, per quella sciocca che ha vegliato di fianco al tuo letto finché non ti sei risvegliato...”

La scimmia sbuffò irritata e allentò la presa, mentre Bulma concludeva la sua carezza e abbassava lo sguardo attendendo un verdetto. Il movimento dell'aria le diede la sua risposta. Vegeta con uno scatto repentino era volato verso la casa e dopo neanche un minuto ne uscì con appresso i due terrestri ammaccati ma ancora interi.

Mentre sospirava di sollievo e ascoltava le concitate discussioni dei genitori su come un attacco di panico li avesse bloccati sul posto, una voce roca la distrasse e una bocca fin troppo vicino al suo collo le fece salire un brivido lungo la schiena.

“Se avessi dovuto salvarmi grazie alle tue cure, Bulma, ora non sarei certo qui. Nessuno ti ha insegnato che vegliare non significa intrufolarsi nel letto del malato per dormire con lui?”

L'azzurra arrossì violentemente e scoprì una piccola verità sul principe dei sayan: aveva un sonno molto leggero.

Quella sera però era un'altra la scoperta che aveva fatto...anche i duri hanno un cuore.