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Autore: TheRipper    29/05/2012    3 recensioni
tutti noi conosciamo la Clove che ci viene descritta dal libro di Hunger Games: una Clove fredda e spietata, ma allo stesso tempo una Clove sconosciuta, si può dire che solamente una persona conosca ogni cosa di lei : Cato.
ed è proprio del rapporto di Clove e Cato prima degli Hunger Games che si parla in questa OneShoot " breve ma intensa".
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cato, Clove
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il miagolio di Lucifer.
Ecco cosa mia ha riportato alla realtà stamattina.
Ho sempre adorato quel gatto, ma ora come ora sento un innato desiderio di incenerirlo con lo sguardo; in un giorno normale gli avrei perdonato quel verso che faceva sempre ma oggi no, oggi è troppo importante, la Mietitura è arrivata troppo in fretta.
Ho passato una vita ad allenarmi con Enobaria per gli Hunger Games, mi sono specializzata nel lancio dei coltelli e in ogni loro utilizzo, sono praticamente la ragazza più adatta per i giochi qui nel Distretto 2 perciò, era scritto nel mio destino che sarei dovuta essere una dei ventiquattro tributi.
Per noi del Distretto 2 è un onore poter partecipare agli Hunger Games, ti assicurano gloria eterna e ricchezze smisurate e fino a ieri sera ero elettrizzata all’idea di allenarmi a Capitol City, al solo pensiero di ritrovarmi nell’arena  a combattere per il titolo di Vincitore.
Ora ho solo dubbi e paure…
“Tutta colpa tua Cato!”  penso alzandomi di scatto dal letto e tornando con la memoria a una dozzina di ore fa.
Abbiamo cenato insieme, come facciamo sempre prima di ogni evento importante,  nel prato dietro casa mia. È quasi impossibile trovare un prato come quello nel Distretto ma è talmente ben nascosto che nessuno è riuscito a recintarlo né tantomeno a scovarlo.
“ Così ti offrirai come volontaria…” mi ha detto con un sospiro.
Senza rendermene conto e senza spostare lo sguardo dall’orizzonte ho annuito, non pensando minimamente se avesse visto quel cenno o meno.
“ potrebbe esserci un motivo per cui tu possa rinunciare?” ha chiesto dopo una pausa.
Ricordo di averlo guardato con uno sguardo misto di indignazione e incredulità, uno di quegli sguardi che Effie Trinket rivolge ogni anno al mentore del  Distretto 12 , un certo  Haymitch .
“ Cato ma cosa ti salta in mente?! Enobaria ha detto che sono pronta, mi alleno da anni, a scuola mi hanno soprannominato “lama tagliente” e non solo per la mia bravura con l’arma bianca!”
Sorrido pensando a quel nomignolo ridicolo:
lama tagliente, una ragazza che se ne sta sempre isolata, come la lama di un coltello nella fodera e che può lacerarti l’anima con uno sguardo” questo è quello che si dice di me in giro…
Per come mi dipingono, chi non mi conosce penserebbe che una lastra di ghiaccio possa essere più calda e morbida di me.
Chi mi conosce bene, invece, sa che la mia lama può spezzarsi facilmente, è per questo che la tengo sempre affilata e a stretto contatto con la protezione della fodera… per non renderla preda della sua fragilità.
Chi mi conosce bene…
Il mio pensiero torna subito a Cato, a come ha reagito al mio attacco di ieri sera, una reazione sommessa, quasi dispiaciuta, una reazione non da Cato
“ E’ solo che ci ho pensato un po’ e… sì, la gloria è fantastica, una casa nel villaggio dei vincitori è il sogno di tutti ma… Clove io non credo che tu riesca a sopportare l’idea di ammazzare qualcuno con tanta facilità perciò ti chiedo un’ultima volta:  potrebbe esserci un motivo per cui tu possa rinunciare?”
I suoi occhi fissi nei miei ancora mi bruciano nello stomaco, provocando una strana sensazione.
Ieri sera, mi sono accorta di come ci si può perdere in quel mare troppo profondo, che non ti lascia respirare e ti costringe ad annegare.
“Nessun motivo al mondo” ho risposto
“neanche per me?”  per la prima volta in vita mia, ho sentito il dolore delle lame
Sapevamo tutti e due che Cato sarebbe stato il volontario dei ragazzi ma fino a quel momento, l’avevamo presa come un gioco, niente più.
Siamo rimasti muti, senza distogliere gli sguardi dalle scodelle della cena, fino a mezzanotte inoltrata.
Infilo la testa nel vestito che scivola lungo il mio corpo e mi risiedo immediatamente sul letto tenendomi la testa ripensando a quanto sia stata stupida a rompere il silenzio in quel modo…
“ La tua unica paura è quella di non riuscire ad uccidermi senza poi essere tormentato dai sensi di colpa “ gli ho detto lasciandolo spiazzato
Ed eccola là, penso, la lama che taglia pur di non dimostrare le crepe che ha sotto la superficie
“ e anche se fosse? “ ha sbottato improvvisamente, facendomi sussultare “sei l’unica amica che ho! L’unica che sa che non è tutta arroganza la materia grigia nella mia testa, l’unica che crede nelle mie capacità di uomo e non di assassino… non posso permettermi di perderti o che tu perda te stessa nei sensi di colpa dopo i giochi perciò stammi bene a sentire : farò di tutto per non farti ammazzare nessuno o almeno per fartene ammazzare il meno possibile , ti terrò in vita a qualsiasi costo e…”
“… e una volta arrivati in finale vedremo chi resiste più a lungo? Non farmi ridere Cato…”
“potrebbe non essercene bisogno…” ha ammiccato.
Ed io ho saputo subito a cosa si riferisse, ho sentito il rossore salirmi per le guance e gli occhi gonfiarsi di lacrime.
Il suicidio di Cato era, è e sarà sempre l’ultima cosa che voglio per questi Hunger Games.
“che tu sia dannato Cato! Un’altra idiozia simile e mi assicuro personalmente di mozzarti le gambe per non farti arrivare sul palco dei tributi domani!” ho gridato prima di buttarmi tra le sue braccia.
Ora che ci penso, è stato un gesto totalmente impulsivo, un gesto mai intrapreso, un gesto di una strana debolezza, quella debolezza che inspiegabilmente ti da la forza.
Ma a Cato, questa debolezza è andata bene: non ha mosso nessuna protesta, si è limitato a stringermi tra il suo petto e il braccio destro e a sistemarmi i capelli con la mano sinistra.
Siamo rimasti abbracciati per minuti interminabili, in preda a quel gesto sconosciuto per goderne il momento oppure per capire bene di cosa si trattasse in realtà poi, ci siamo congedati senza dire niente e ora che mi avvio verso la piazza dov’è allestito il palco, mi rendo conto che quello è stato il nostro primo ed ultimo abbraccio perché, una volta là sopra, non saremo più Cato e Clove ma “le macchine da guerra del 2”.
Raggiungo la folla, per cercare Cato le mie orecchie non fanno caso al discorso del sindaco o al filmato della distruzione del Distretto 13.
Lo trovo appena in tempo per sentire una voce chiedere
“c’è qualche giovane donzella pronta ad offrirsi volontaria?”
I suoi occhi mi fissano come a volermi trattenere lì a terra.
Mi scuoto e mi muovo verso il palco dove il mio sguardo incrocia quello di Enobaria che annuisce compiaciuta: è stata lei a volere me e Cato come volontari, ed  è lei che ora non mi guarda più per rivolgere le sue attenzioni al ragazzo che ci sta raggiungendo.
Mi volto verso di lui, gli rivolgo un sorriso: è il perfetto vincitore.
I nostri nomi vengono ripetuti per un ultima volta, prima che la folla inizi ad applaudire in modo quasi isterico.
Sospiro.
Che i Giochi abbiano inizio.
Ti voglio bene Cato, vinci per me
  
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