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Autore: Thiliol    30/05/2012    4 recensioni
Donna Noble aveva avuto, in gioventù, lunghi capelli rosso fuoco, di cui era andata molto orgogliosa, e un carattere infuocato quasi quanto quella chioma.
Adesso Donna ha i capelli bianchi e una stanchezza diffusa, come se la sua vita non fosse stata altro che una corsa estenuante di cui non ricorda l'inizio... a dirla tutta, Donna ha la sensazione di aver sempre dimenticato qualcosa di molto importante e di aver sprecato tutte le sue energie cercando di ricordare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Doctor - 11, Donna Noble
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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The Gift



Donna Noble aveva avuto, in gioventù, lunghi capelli rosso fuoco, di cui era andata molto orgogliosa, e un carattere infuocato quasi quanto quella chioma.
Adesso Donna ha i capelli bianchi e una stanchezza diffusa, come se la sua vita non fosse stata altro che una corsa estenuante di cui non ricorda l'inizio... a dirla tutta, Donna ha la sensazione di aver sempre dimenticato qualcosa di molto importante e di aver sprecato tutte le sue energie cercando di ricordare.
Guarda in alto e il bianco del soffitto dell'ospedale le dà la nausea; vorrebbe correre ma poi si ricorda che le sue gambe hanno smesso di funzionare già da qualche anno.
Anche il suo matrimonio aveva smesso di funzionare, ma era passato molto più tempo.
Sospira pesantemente, pensando a come suo marito l'avesse lasciata perchè era assente e a come lei non se ne fosse interessata più di tanto (credeva ci sarebbe stata male, invece solo qualche giorno di tristezza, poi nulla).
Non aveva avuto figli e non si era più legata a nessuno, come se fosse perennemente in attesa di qualcosa... a volte aveva avuto la stramba idea di preparare i bagagli e aspettare che “lui” venisse a prenderla, chi fosse questo “lui”, poi, non avrebbe saputo dirlo.

Donna non riusciva proprio a trattenere le lacrime, nonostante suo nonno continuasse a dirle che non doveva piangere.
< Non essere triste, tesoro, altrimenti io che dovrei dire? >
Donna rise, tirando contemporaneamente su col naso. Suo nonno non aveva perso il senso dell'umorismo nemmeno sul letto di morte.
< Mi sento persa senza di te > gli disse e lo vide sospirare.
< Sei stata la miglior nipote che si potesse desiderare e la più importante donna dell'universo. Lui sarebbe orgoglioso di te. >
< Lui chi, nonno? >

Non aveva mai avuto risposta a quella domanda ed è strano come quel momento le sia venuto in mente proprio adesso. Non è solo il ricordo della morte di suo nonno, ma quelle esatte parole, prepotenti nella sua memoria. La cosa più strana, in effetti, è che adesso che sta per morire l'unica cosa di cui si dispiace veramente e il non aver trovato la risposta a quella domanda. La sensazione è la stessa di quando si ha un vuoto, un'amnesia che, però, non c'era mai stata.

Non ricordava di aver mai avuto più paura: la gente non moriva. Si guardava intorno e non riconosceva il suo paese, ovunque si voltasse c'era sofferenza e ingiustizia. Aveva paura perchè sua madre aveva avuto un brutto incidente, uno di quelli mortali al 100%, e invece era costretta a nasconderla giù in cantina.
< Dove sei? Perchè non ci aiuti? >
Suo nonno era alla finestra e mormorava al cielo preghiere che per lei non avevano alcun senso. Sembrava deluso da qualcosa, ma appena la vide chiuse le tende e le sorrise.
< A chi ti riferivi, nonno? >
< A nessuno, tesoro, a nessuno. >
Fu stranamente contrariata da quella risposta, come se anche lei, in fondo, si aspettasse qualcosa o qualcuno.

Aveva chiuso gli occhi qualche ora, prima, in mattinata. Strano, pensava che non li avrebbe più riaperti, eppure eccola lì, occhi spalancati a guardare il soffitto. In qualche modo non poteva andare via ora.
Dei passi nel corridoio la fanno voltare lentamente e si accorge che l'infermiera ha lasciato la porta aperta.
C'è un uomo – o un ragazzo – proprio là davanti, nello specchio della porta. Ha i capelli castani che gli cadono sulla fronte, il mento prominente e un buffo farfallino rosso abbinato a delle ancora più buffe bretelle.
Sente un irrefrenabile desiderio di dirgli che il suo modo di vestire è ridicolo, ma le parole le muoiono in gola e sente le lacrime pizzicarle gli occhi.
< Ti fai vivo solo adesso? > dice invece, anche se non sa perchè. Non conosce quel ragazzo che sorride malinconico mentre si avvicina a lei, le mani in tasca.
< Non sei cambiata, Donna Noble. >
< Chi sei? > riesce infine a domandare, trattenendo quasi il fiato.
Sa perfettamente che è “lui”, che lo conosce da anni, ma che in un certo senso non lo conosce affatto.
Lui non risponde alla sua domanda ma le accarezza la fronte.
< Mi dispiace di non essere venuto prima, ma non potevo. > La sua voce è triste e roca ma a Donna piace quel tono basso. È stranamente familiare e nuovo allo stesso tempo.
< Sto per morire > gli dice ed è quasi una scusa.
< Lo so, > risponde lui < ma è qui, dove dovrebbe essere e soprattutto quando dovrebbe essere, dopo aver vissuto una lunga e tranquilla vita umana. >
Il ragazzo si fa più triste.
< Sei stata felice, Donna? > sussurra.
Donna ripensa al suo matrimonio, ai soldi che ha vinto alla lotteria, al divorzio e sta quasi per dirgli di no, ma poi le vengono in mente suo nonno e sua madre, gli amici che ha avuto e gli uomini che ha amato e cambia idea.
< Si può dire di sì > risponde infine,< tra alti e bassi, nonostante... >
< Cosa? > Il ragazzo si siede sul letto e le si avvicina un po'.
< Non so... è come se per tutta la vita io abbia sentito terribilmente la mancanza di qualcosa, > parlare le costa fatica, ma non troppa, e pensa che poi avrebbe potuto riposarsi per sempre. Volta lo sguardo verso il ragazzo e incontra i suoi occhi tristi. < No, non di qualcosa, di qualcuno. >
< Mi dispiace, mi dispiace tanto. >
Il ragazzo piange e tenta di nascondersi alla sua vista, ma lei lo costringe gentilmente a guardarla in faccia.
Si sente stanca e il suo tempo sta velocemente arrivando alla fine, ma consolare quello strano tipo le sembra troppo importante.
< Non è colpa tua. >
Lui sembra un po' meno triste e questo la fa sentire per un attimo molto, molto felice.
< Sto per morire anch'io, Donna, > dice lui dopo qualche secondo di silenzio, < e sono venuto da te prima di chiunque altro per dirti grazie. Se non fosse stato per te io sarei morto. Tu mi hai salvato, Donna Noble, sei stata il mio sostegno e la mia migliore amica nel momento più buio della mia vita. >
Il ragazzo si avvicina ancora di più e le appoggia le dita sulle tempie: sono fredde e morbide e le danno una strana sensazione di deja-vù.
< Per questo voglio farti un regalo. >
Sente quegli occhi puntati su di sé appena prima che lui li chiuda e poi la sua mente è invasa da immagini confuse e sfuocate. Improvvisamente è come se una bomba fosse esplosa nel suo cervello e miliardi di pensieri si accavallano, mischiandosi ai ricordi di una vita apparentemente dimenticata.
Aveva vissuto tutti quegli anni nell'attesa di quel momento e a Donna appare giusto e crudele insieme, quasi magico, finchè non si ritrova a fissare nuovamente il volto giovane del ragazzo che sembra conoscere da sempre.
E improvvisamente ricorda.
Ricorda il suo migliore amico e il suo dolore, ricorda la sua infinita curiosità, la gioia di vivere, la crudeltà che a volte traspariva da lui, ricorda che si era sentita migliore e importante perchè c'era lui, perchè lui aveva detto che era fantastica e brillante.
Adesso Donna ricorda tutto il tempo e lo spazio, li vede vividi nella sua mente come non mai e l'ombra che l'aveva accompagnata per tutta la vita scompare come se non fosse mai esistita.
Fissa lo sguardo sul ragazzo seduto accanto a lei e sa che è lui, anche se ha un'altra faccia e un'altra voce, anche se è diverso dall'uomo che ha visto in quei ricordi, non può sbagliare: è lui e lo sa perchè se lo sente nelle ossa e sotto la pelle e tutto ciò che vuole fare è abbracciarlo, ma non ci riesce.
Il tempo è finito e lui se ne accorge nell'esatto momento in cui se ne accorge anche lei e chiude gli occhi un secondo.
Quando li riapre sono lucidi e Donna vorrebbe sbuffare, dirgli che non deve piangere, non per lei, ma riesce solo a stringere la mano di lui sulla coperta.
< Addio, Dottore > sussurra, chiudendo gli occhi, questa volta definitivamente.
Sente le sue labbra sulla fronte, ma forse è solo un'impressione.






***




Grazie a voi che siete arrivati sin qui, spero che la storia vi sia piaciuta, personalmente amo credere che il Dottore sia davvero andato da Donna per farle quest'ultimo regalo.
Questa fanfiction ha partecipato al Multifandom “spargilacrime” contest sul forum di EFP, di cui non ho ancora ricevuto i risultati ma che provvederò a inserire qui non appena li saprò. Ricordate, un commento (positivo o negativo che sia) non provoca effetti collaterali ma in compenso mi regala un attimo di felicità.
   
 
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