3x21 (Dialogo
Stefan e Damon in macchina)
Che succederà quando Elena prenderà la
sua decisione?
Sai come funzionano queste cose,
Stefan. Farà una lista di pro e contro e, alla fine ci scaricherà entrambi.
E se non succede?
Allora sceglierà uno di noi.
Beh, se sceglie te..andrò via e vi
lascerò essere felici senza dovervi preoccupare di me.
E dopo 60 anni torneremo ad essere fratelli e
niente di tutto questo avrà importanza, vero?
Si.
Va bene. Se sceglie te, anch'io
lascerò la città. Tutto questo per una ragazza.
È una ragazza piuttosto speciale.
Si, è vero.
Erano passati quattro anni
da quando avevo avuto quella conversazione con mio fratello, quattro anni che
sembravano lunghi un’eternità, seppur al contrario dovevano sembrare
insignificanti per chi come me aveva a disposizione l’eternità.
Quella notte, su quella
macchina, io e Stefan ci eravamo fatti una promessa e io l’avevo mantenuta. Ero
andato via lasciandoli soli perché Elena, come prevedibile, aveva scelto lui.
Me l’aveva detto una
volta...è Stefan, sarà sempre Stefan...e
così l’ultima volta che avevo sentito Elena era stato durante una conversazione
telefonica, quella in cui mi informava della sua scelta dicendomi tra l’altro
che, forse, le cose sarebbero state diverse se avesse conosciuto me per primo.
La verità era che lei mi
aveva conosciuto davvero prima di Stefan, ma non poteva ricordarlo visto che
l’incontro di quella notte avevo deciso di cancellarlo dalla sua memoria.
E così erano passati 4
anni, 2 mesi e 23 giorni da quella nostra ultima telefonata. Questo era il
tempo trascorso da quando ero sparito per sempre da Mystic Falls.
Ricordavo ancora
nitidamente quella notte. Non sapevo nemmeno come, ma dopo la telefonata con
Elena ero riuscito a fuggire da quel luogo, lontano, molto lontano dove neppure
Alaric era riuscito a trovarmi.
Alaric...il mio vecchio
amico Alaric...chissà che fine avesse fatto. Anche se poco mi importava
considerato che quello che era rimasto di lui era un corpo senza anima visto
che del vecchio Rick non c’era più neppure l’ombra. Il mio migliore amico,
forse l’unico che avevo mai avuto in vita mia, era morto qualche notte prima di
quella, vicino a me, mentre per l’ultima volta bevevamo il nostro wiscky.
Dovevo ammettere che nei
giorni a seguire quella notte avevo avuto la tentazione di tornare in città
anche solo per rivedere per un istante Elena, ma alla fine avevo abbandonato
quell’idea conscio del fatto che probabilmente rivedendola non sarei più
riuscito ad andare via.
Nonostante fossi sicuro che
nessuno si sarebbe preso la briglia di cercarmi, men che meno mio fratello
vista la nostra promessa, avevo trascorso quegli ultimi quattro anni
spostandomi da un posto all’altro. Non sapevo bene perché, ma non volevo
correre il rischio di farmi trovare qualora qualcuno di loro avesse avuto la
brillante idea di scoprire che fine avesse fatto il “buon” vecchio Damon.
Non avevo avuto più notizie
di nessuno di loro, né le avevo cercate. Sapevo bene che per riuscire a
“rifarmi una vita” dovevo tagliare tutti i ponti con il mio passato almeno fino
a quando, come promesso a Stefan, ci saremmo ritrovati e avremmo onorato il
legame di sangue che ci univa comportandoci da veri fratelli come solo negli
ultimi tempi eravamo riusciti ad essere.
Adesso, però, dopo 4 anni,
2 mesi e 23 giorni da quella notte, senza comprenderne bene i motivi neanche io,
mi ritrovavo di fronte quella casa, quella vecchia casa in cui in passato mi
ero intrufolato quasi tutte le notti solo per il piacere di vederla dormire.
Ero tornato a Mystic Falls
e pur non volendo ammetterlo provavo una strana sensazione, una sorta di paura
nel vedere come la vita di tutte quelle persone fosse andata avanti senza di
me, mentre la mia di esistenza era rimasta ferma sempre allo stesso punto.
Non avevo dimenticato
Elena, non avevo smesso di pensarla, né di amarla.
Non avevo dimenticato
Stefan, il fratello che troppo tardi avevo ritrovato.
Non avevo dimenticato
Caroline e il suo essere un po’ svampita.
Non avevo dimenticato
Jeremy, il ragazzino cresciuto troppo in fretta.
Non avevo dimenticato
Bonnie, la strega che si era dimostrata nostra alleata nonostante tutto il
dolore che aveva dovuto subire a causa dei vampiri.
Non avevo dimenticato
Mystic Falls, la città che mi aveva dato e tolto tutto.
Era passato del tempo e
dentro di me mi dicevo che una piccola visita non avrebbe fatto male a nessuno,
men che meno ad Elena e Stefan che, ormai, dovevano essere una coppia ben
solida e affiatata. La mia presenza per un piccolo saluto non avrebbe
certamente cambiato le carte in tavola.
Diedi un’occhiata alla
casa, ma compresi subito che era vuota segno che o Elena e Jeremy non c’erano
oppure, cosa assai più probabile, che quella non era più la loro abitazione.
Mi decisi ad andare a casa
mia, ma prima mi serviva una bella dosa di whisky, così mi fermai al Mystic
Grill.
Non appena entrai notai con
piacere che era tutto esattamente come lo avevo lasciato, tutto rigorosamente
come lo ricordavo. Se mi soffermavo a guardare bene mi sembrava ancora di
scorgere in lontananza me e Rick seduti al bancone a tracannare bicchieri di
alcool.
Matt non doveva lavorare
più lì o quanto meno non era di servizio quel giorno, il che mi fece sentire
meglio. Forse, se mi fosse andata bene avrei potuto scoprire come procedeva la
vita lì senza farmi notare da nessuno.
Consumai due bicchieri di
whisky, poi mi diressi verso l’uscita già pronto ad andare a dare un’occhiata
al vecchio pensionato della mia famiglia, che sicuramente doveva essere la
nuova casa di Elena.
“Damon?” sentii dire da una
voce stupita dietro di me.
Non mi serviva girarmi per
comprendere a chi appartenesse quella voce, l’avrei riconosciuta tra mille e
prima di voltarmi mi maledissi per aver deciso di tornare. Non avrei mai dovuto
farlo. Avevano ragione tutti a definirmi un’idiota, lo ero davvero.
“Elena” dissi solamente
prima di voltarmi a guardarla.
Era rimasta esattamente
come la ricordavo, forse ancora più bella e fu esattamente nell’istante in cui
i miei occhi color del ghiaccio incontrarono quelli cioccolato di lei che
compresi che la mia era una malattia dalla quale non sarei stato più in grado
di guarire. Era una malattia che la maggior parte della gente aspetta di avere
tutta la vita. Hai il cuore straziato, ma non è come gli altri malanni, non ti
uccide, anzi proprio l'opposto. In molti casi può far sentire una persona viva
per la prima volta, nel mio caso vivo come non mi sentivo da tanto, troppo
tempo...l'unico problema è che non c'era nessun rimedio in nessuna parte del
mondo. E io lo sapevo bene, io che avevo girato città e città in quegli anni,
io sapeva perfettamente che niente avrebbe mai potuto cambiare ciò che provavo.
La vidi osservarmi bene,
come se davanti a lei non ci fossi davvero io, ma solo un’immagine magari
frutto della sua fantasia. Approfittai del suo stupore per guardarla meglio e
non mi ci volle molto per notare qualcosa di strano in lei, qualcosa di diverso,
ma non sapevo bene definire cosa.
“Ti trovo bene” riuscii
solamente a dirle.
Per la prima volta in vita
mia mi sentivo in imbarazzo e questa sensazione non mi piaceva per nulla.
“Sto bene” mi rispose
togliendosi dalla faccia l’espressione stupita.
“Hai qualcosa di diverso”
le dissi e solo in quel momento notai l’anello che portava al dito, un anello talmente
particolare che a vederlo mi faceva pensare solo una cosa, l’ultima cosa che
avrei mai potuto immaginare.
Anche lei notò il mio
sguardo posato sull’anello e così alzò la mano mostrandomelo bene.
“Esatto Damon, sono come te
adesso” mi disse e per un momento mi sembrò come se mi mancasse l’aria.
No, decisamente questo non
doveva succedere.
“Come è possibile? Voglio
dire come è successo?” le domandai.
“Ti va se ci sediamo un
attimo?” mi domandò lei quasi con paura.
Annuii con la testa e ci
incamminammo poco più in là sedendoci nella panchina di fronte al Grill.
“La notte in cui Klaus è
morto, Jeremy e Matt hanno pensato bene di portarmi via da questa città.
Avevano paura mi succedesse qualcosa, ma non hanno fatto i conti con Rebekah.
Io e Matt eravamo in macchina, stavamo percorrendo il Wickery Bridge e
all’improvviso ci siamo ritrovati lei in mezzo alla strada. Matt ha cercato di
evitarla e nel farlo la macchina è finita dentro il fiume. Poco dopo è arrivato
Stefan e ha portato in salvo Matt e proprio mentre lo faceva il mio cuore ha
smesso di battere” mi spiegò riassumendo brevemente quanto successo.
“Vorresti dirmi che Stefan
ha salvato Matt quando tu eri ancora lì sotto? Vorresti dirmi che ha scelto di
salvare Matt al tuo posto?” chiesi sconvolto.
Non potevo credere che mio
fratello l’avesse fatto davvero.
“Sono stata io a
chiederglielo. Non mi sarei mai perdonata di perdere anche Matt per colpa mia”.
“E non hai pensato che
saresti morta tu salvando lui?”
“Quante volte tutti avete
rischiato la vita per me? Ho solo fatto quello che chiunque di voi avesse fatto
se mi fossi trovata io in pericolo”.
“Ok, è inutile discutere
tanto non ne verremo fuori, ricordo quanto tu sia testarda. Posso anche
comprendo le tue ragioni, ma diavolo quelle di Stefan non le posso accettare.
Io non avrei avuto dubbi su chi salvare”.
“Non te l’avrei mai
perdonato Damon. Non avrei mai potuto perdonarti se avessi scelto me a
discapito di Matt”.
“Io avrei scelto te a
discapito di chiunque”.
“È stato meglio così,
allora”.
“Cosa?”
“Che quella sera sia
arrivato Stefan e non tu”.
Rimasi in silenzio per qualche
istante. Erano passati degli anni, ma non era cambiato nulla. Per lei erano
sempre migliori le azioni di Stefan rispetto alle mie e, forse, tanti torti con
il senno del poi non li aveva. In fondo agendo come aveva fatto Stefan si erano
salvati entrambi, anche se questo aveva comportato la trasformazione di
Elena.
“Come hai fatto a diventare
vampira? Non ricordo che tu abbia bevuto il nostro sangue”.
“È stata Meredith. Quando
mi hanno portata in ospedale la mia situazione era più grave di quello che ha
raccontato a voi, così mi aveva dato del sangue di vampiro per farmi guarire
più velocemente”.
“E tu eri a conoscenza di
questa cosa?”
“No, ovviamente”.
“E...” chiesi sperando che
mi dicesse qualcosa in più.
“E niente Damon. Si vede
che doveva andare così. In fondo questa vita non è così male” mi disse con una
punta di sofferenza nella voce.
“Non sembrerebbe da come lo
stai dicendo”.
“È così davvero. Questa
vita va bene, ma mi manca qualcosa. Io sto bene, solo che non sono felice”.
Avrei voluto dirle tante
cose, ma in quel momento non mi uscii nulla dalla bocca, forse perché l’unica
cosa che riuscivo a pensare era al motivo per cui con Stefan non fosse felice.
Stare con lui era quello che aveva sempre desiderato.
“Pensavo di non rivederti
più” mi disse lei notando che io non avevo intenzione di parlare.
“Lo pensavo anche io” le
risposi sincero.
“Sei sparito. Non sei
tornato neppure per salutare”.
“Avevamo fatto una promessa
io e Stefan. L’ho solo mantenuta. Salutarti sarebbe stato troppo”.
“E cosa hai fatto in tutto
questo tempo?”
“Ho cercato di
dimenticarti, ma tu non sei molto semplice da dimenticare” le rivelai sincero.
Mi sembrò di vederla
sorridere nel sentire la mia affermazione, ma probabilmente era solo la mia
mente che mi giocava strani scherzi.
Restammo in silenzio per un
po’, poi lei riprese a parlare.
“Dimmi la verità. È solo
per la promessa fatta a Stefan che non sei più tornato?”
“Mi piace credere che sia
così, ma no, non è solo per questo. Non volevo vedervi insieme. Ho già visto
troppe smancerie tra di voi che credo mi basteranno per l’eternità”.
“Potevi correre il rischio”
mi disse come se fosse una cosa ovvia “in fondo ne hai corsi tanti da quando mi
conosci” concluse.
“Non credi di chiedermi un
pò troppo?” le chiesi alzando un sopracciglio.
Sembrava come se le fosse
tutto dovuto e non era così. Semplicemente lei non capiva cosa significava
guardare ogni giorno la donna che ami tra le braccia di un altro.
“Non è quello che hai
chiesto anche tu a me?” mi domandò.
“Non capisco” le risposi
ignorando davvero cosa volesse dirmi.
“Non sei stato tu il primo
a chiedere troppo a me?”
“Scusa?” chiesi sconvolto.
Cosa diavolo avevo mai
chiesto io a lei? L’unica cosa che le avevo involontariamente chiesto era di
amarmi, ma non lo aveva mai fatto e nonostante tutto non gliene potevo fare una
colpa perché nessuno meglio di me poteva sapere quanto fosse impossibile
decidere chi amare.
“Non fare finta di niente. Chiedermi
di dimenticare parti fondamentali della mia vita non è, forse, avermi chiesto
troppo? L’hai fatto fin dal primo giorno in cui ci siamo conosciuti, o meglio
la prima notte in cui ci siamo conosciuti, giusto?”
Restai basito un attimo.
Come faceva lei a sapere di quella notte?
“Che stai cercando di
dirmi?”
“La notte della morte di
Klaus, quando ti ho telefonato ti ho detto che forse se ti avessi conosciuto
prima di Stefan le cose sarebbero state diverse tra noi. In effetti io ti ho
conosciuto prima di tuo fratello. Non è così Damon?”
“Come fai a ricordarlo?”
“Il momento della
transizione ha portato a galla tutti i ricordi, anche quelli che mi hai
cancellato quella sera a casa mia, quando mi hai detto di amarmi, ma di non
meritarmi”.
“Era meglio così”.
“Per chi?”
“Per te”.
“Avresti dovuto lasciar
scegliere a me cosa era meglio per me”.
“Infatti l’hai fatto. Hai
scelto che il meglio per te fosse Stefan”.
“E che valore può avere una
scelta quando nel momento in cui l’ho fatta ero all’oscuro di tante cose?”
“Saperle o no non avrebbe
cambiato nulla”.
“Continui ad essere ostinato
e a pensarla sempre a modo tuo. Mi dici che diavolo di problema hai Damon?
Dimmelo perché ti giuro io non lo capisco” mi disse urlando.
“Qual è il mio problema?
Vuoi saperlo davvero? Ti amo. Amo il tuo nome, amo il modo in cui mi guardi,
amo il tuo magnifico sorriso, amo che quando ti vedo il mio umore cambia
completamente anche se è il giorno peggiore della mia vita. Questo è il mio
problema. E se ho fatto delle scelte è stato per proteggere il tuo amore per
Stefan infischiandomene, invece, del mio nei tuoi confronti”.
“Chi te l’ha chiesto Damon?
Chi ti ha chiesto tanto?”
La trasformazione l’aveva resa
certamente più sicura di sé, più forte. O forse questo caratterino che stava
tirando fuori era apparso in lei per dei motivi che mi erano sconosciuti. In
fondo erano quattro anni che non ci vedevamo e io non potevo sapere cosa lei
avesse passato in quegli anni.
“Ok Elena, lasciamo stare
davvero. Non ha più importanza, ormai. Ciò che conta è che tu adesso stia con
l’uomo che ami” le dissi nonostante sapessi quanto quelle parole mi facessero irreparabilmente
male.
“Io non sto con nessuno” mi
rispose senza troppi giri di parole.
“Scusa?” le chiesi non
comprendendo.
“Io e Stefan non siamo mai
tornati insieme, siamo solo amici. L’uomo che amo mi è venuto dietro per tanto
tempo, ma nel momento in cui anche io ho compreso di amarlo lui è sparito”.
Che diavolo stava
blaterando? Era forse impazzita.
“Che diavolo dici?”
“Quello che hai sentito. Da
quando sono diventata una vampira sono cambiate tante cose, ma tu non eri qui
quindi non puoi saperlo. Sei sparito e ti sei nascosti così bene che nessuno è
mai riuscito a trovarti, nessuno nemmeno tuo fratello o gli incantesimi di
localizzazione di Bonnie. E io non ho fatto altro che aspettare che il tempo
passasse, e più speravo che passasse veloce più avevo come l’impressione che
l’orologio si fosse fermato. Non ho fatto altro che aspettare te”.
Restai sconvolto da quelle
parole. Non riuscivo a capire o, forse, non volevo capire avendo paura di
essermele sognate.
“Elena...” provai a dire,
ma lei mi interruppe.
“Elena niente. Ti vedo
Damon, adesso ti vedo davvero e ora che guardo i tuoi occhi capisco quanto mi
sei mancato e la sola idea che tu sparisca di nuovo mi fa morire perché io ti
amo, ti amo, ti amo e ti amo” mi disse avvicinando il suo volto al mio e
accarezzandomi una guancia.
Non potevo credere a quelle
parole, non potevo credere di aver sprecato quattro anni della mia vita quando
bastava tornare da lei per capire che si era resa conto di quello che io avevo
sempre cercato di farle capire e cioè che provava qualcosa per me, qualcosa di
forte.
Non riuscii a dire nulla
perché l’unica cosa che mi venne da fare fu quella di posare le mie labbra
sulle sue in un bacio passionale, ma delicato, intenso, ma morbido.
Quelle labbra non mi erano
mai sembrate tanto meravigliose forse perché qualcosa mi diceva che, da quel
momento, sarebbero state mie per sempre.
“Stupido vampiro che non
sei altro c’è una cosa che devi sapere. La principessina che ero non esiste
più, non sono più quella che perde la scarpetta e aspetta il principe mentre
balla con tutte, io la scarpetta te la tiro in fronte, se balli con qualcuna.
Rendo il concetto?” mi disse alzando un sopracciglio.
La guardai e non potei fare
a meno di ridere della sua espressione gelosa.
“Dio quanto ti amo” riuscii
a dirle sorridendole.
“Sei sicuro? Voglio dire
sei sicuro di volermi? Perché adesso dovrai prendermi per l’eternità” mi fece
notare.
“L’eternità sarà sempre
troppo breve insieme a te”.
Avvicinai le mie labbra di
nuovo alle sue e ripresi a baciarla conscio del fatto che non sarebbe finita lì
e che presto l’avrei avuta mia in tutti i modi in cui una persona può esserlo.
“Avevi ragione tu” mi disse
quando ci staccammo.
“Su cosa esattamente?”
“Vuoi un amore che ti
divori, vuoi passione e avventura e anche un pò di pericolo. Ricordi?” mi disse
pronunciando le parole che avevo usato io durante il nostro primo incontro,
quello che avevo pensato bene di farle dimenticare.
Annuii senza sapere bene
cosa aggiungere.
“Avevi ragione. Era
esattamente questo quello di cui avevo bisogno ecco perché dopo la
trasformazione non sono più riuscita a stare con Stefan. Era te che volevo,
credo di aver voluto te sempre” mi disse mentre una lacrime solitaria usciva
dai suoi occhi.
“Ehy, meglio tardi che mai”
riuscii a dirle prima di asciugarle la guancia.
“Sempre il solito spaccone”
aggiunse lei dandomi una botta sul braccio.
“Sempre” risposi io
tornando a baciarla.
Ero certo che non mi sarei
mai stancato di quei baci, quei baci che per troppo tempo avevo desiderato e
che adesso erano per me e lo sarebbero stati sempre.
“Ah amore, era tuo il
sangue” mi disse scansandosi appena per riuscire a parlare.
Mi sentii beato a sentire
pronunciare la parola “amore” dalle sue labbra, consapevole che stavolta era
riferito a me e un sorriso nacque spontaneo sul mio viso.
“Quale sangue?” chiesi
quando mi ripresi non comprendendo bene a cosa si riferisse.
“Quello che mi ha fatto
diventare come te. Meredith ha usato la fiala di sangue che ti aveva preso
qualche tempo prima”.
La guardai per scorgere in
lei una qualunque emozione visto che io non sapevo se essere contento o meno.
“Sono stata felice quando
l’ho scoperto, era l’unica cosa che mi teneva legata a te e adesso pensare di
trascorrere l’eternità insieme a te grazie al tuo di sangue è qualcosa di
meraviglioso. Ci tenevo solo a dirtelo”.
La guardai sghembo e poi le
sorrisi.
“Ricordami allora di
ringraziare la dottoressa Fell non appena la vediamo”.
“Resterai qui per sempre?”
mi chiese poco dopo.
“Resterò con te per sempre”
la corressi io riprendendo a baciarla.
Non sapevo cosa sarebbe
successo nelle nostre vite da quel momento in poi, ma sapevo che la felicità
finalmente era arrivata anche per me.
Ero tornato a Mystic Falls
solo per quella che credevo una breve visita e, invece, ci avevo trovato
finalmente l’amore, l’unico amore che desideravo da quando avevo messo piede in
quella cittadina.
Avevo sofferto, ma adesso
Elena era mia e lo sarebbe stata sempre su questo non avevo dubbi perché ad
oggi sapevo distinguere perfettamente ciò che era transitorio da ciò che era
definitivo e proprio mentre baciavo la donna della mia esistenza sapevo con
certezza che niente, nella mia vita, sarebbe stato più definitivo di
quell’amore.
Damon e Elena.
Elena e Damon.
Finalmente era diventato
“noi”.
Oggi, domani e per sempre.
Robsten23…