Prologo
30.06.2012
Caro diario,
È da
un po’ che non ti scrivo, lo so, ma non
c’erano novità così importanti. Adesso
invece sì. Sai quanto io ami l’America,
e quanto ho sempre pensato che un giorno io ci sarei andata. Quel
giorno è
arrivato, ma non è esattamente come me
l’aspettavo. Sai, ho sempre immaginato
me e le mie amiche che prendevamo l’aereo, tutte contente e
partivamo per la terra
dei nostri sogni. Non è così. Ti spiego: prima i
miei genitori erano tutti e
due in cucina, e quando sono arrivata da scuola mi hanno guardata per
un po’,
allora ho capito che dovevano dirmi qualcosa, perché poi si
sono scambiati
un’occhiata nervosa. Mio padre mi ha detto che ci saremmo
trasferiti in
America. Già, così, senza preavviso. Io sono
stata presa alla sprovvista e non
sapevo cosa dire, sono rimasta lì in piedi davanti a loro
come una stupida, e
in pochi secondi ho realizzato tutto quel che avrei perso andandomene
da qui.
Alla fine, non ho detto niente. Sono salita su in camera mia e ho
iniziato a
scrivere qui, perché è l’unico posto in
cui posso sfogarmi. Da una parte dovrei
essere contenta, perché ho sempre sognato che mio padre mi
dicesse una cosa del
genere. Ma in realtà non lo sono, perché se penso
a tutto quello che ho qui,
gli amici, la mia casa in cui ho vissuto per quattordici anni, e un
sacco di
altre cose, mi viene da piangere. Soprattutto perché
dovrò lasciare le mie
amiche, che sono importantissime per me, e le tre pazze Vale, Barby e
Camy, che
sono quelle che mi dispiacerà di più non vedere.
Non so come farò senza tutto
quello con cui ho vissuto fino ad ora, non lo so proprio. Ma in qualche
modo
dovrò pur fare, se voglio sopravvivere. Già mi
immagino i nuovi compagni di
classe che mi chiameranno ‘quella nuova’. Ti prego,
aiutami…
Ti
scriverò,
Ele.