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Autore: _Rihannon_    31/05/2012    0 recensioni
Raccolta di One shot dedicate al nostro Gdr su facebook, raccontate dal punto di vista di Denise, la Maestra Assassina che si trasferisce a Venezia per fondare una nuova base per la Confraternita degli Assassini, e Greta, una recluta che si unisce alla Causa.
Il tutto condito da riti pagani, missioni, intrecci amorosi e molto altro
Genere: Avventura, Azione, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Ezio Auditore, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Angolo Autrice
Eccoci qui con la prima di una (e si spera xD) lunga serie di One shot dedicate al nostro Gdr
Questo è il punto di vista di Denise ^^
Buona lettura :D




Se ne stava seduta su una cassa ad osservare l'orizzonte, dove il cielo ed il mare si univano in un'unica distesa nera; nemmeno una stella brillava in cielo e dense nubi cariche di pioggia incombevano sulle loro teste. -Fareste meglio ad andare sotto coperta.- Fu il secco commento del capitano mentre tornava dai suoi uomi urlando loro degli ordini. Lo osservò per un lungo istante: non gli andava a genio avere una donna sulla sua nave, soprattutto perchè era fonte di distrazioni per l'equipaggio; ma lei, incurante delle occhiate lascive degli uomini nonostante la rigida tenuta che indossava, aveva deciso di fare di testa sua ed ora si ritrovava li, in mezzo al mare con la tempesta che stava per abbattersi su di loro. Aveva la schiena a pezzi per la lunga cavalcata che le aveva fatto attraversare gli Appennini, ed ora il freddo gelido del mare le entrava nelle ossa come fossero degli aghi appuntiti; detestava viaggiare, ed in quel momento odiava Ezio Auditore con tutta se stessa.
Si alzò stancamente e raggiunse la stiva, andandosi a stendere su un'amaca nel punto più lontano ed isolato raggomitolandosi su se stessa e lasciando svuotare la mente come cura contro il mal di mare.
Ma i ricordi degli ultimi giorni trascorsi nella sua amata città, tornarono prepotentemente a galla.

                                                                                                                  
~~~

...L'aria era lacerata dalle grida di incitamento e dal cozzare delle armi nell'arena dei mercenari, nella caserma di Bartolomeo, quando una delle nuove reclute l'aveva raggiunta per darle un messaggio da parte del Mentore: stava combattendo con un mercenario, così il ragazzo si fermò ad osservarla incantato dai movimenti decisi ma aggraziati dell'Assassina, che maneggiando la sua letale mazza chiodata dava del filo da torcere all'uomo che era grosso il doppio di lei. Solo quando vide il suo avversaio in terra si concesse di fermarsi a riprendere fiato e lo vide.
Aiutò il mercenario ad alzarsi e poi lasciò l'arena avvicinandosi al ragazzo con un sorriso. -Saverio! Cosa ci fai qui?- Il ragazzo fece un breve inchino prima di rispondere. -Il Mentore mi ha mandato a chiamarvi con una certa urgenza.- Spostò lo sguardo nervoso sul mercenario che nel frattempo si era avvicinato. -D'accordo, arrivo subito.- La recluta fece un altro breve inchino e corse via.
-Cosa vuole quel rompiscatole da te?- Due forti braccia l'abbracciarono da dietro mentre il mercenario le posava un bacio sulla porzione di collo scoperta. -Albert, non dire così.- Sbuffò l'Assassina voltandosi verso di lui. -Ci vediamo stasera?- Il mercenario annuì e la lasciò andare controvoglia. -Solo perchè oggi non sei sparita all'alba come fai di solito.- Gli regalò un caldo sorriso poi si voltò raggiungendo i suoi compagni mentre l'Assassina saliva sul suo cavallo partendo al galoppo verso l'Isola Tiberina.

Il Covo era immerso in un silenzio quasi surreale, e solo il cigolare di una porta la costrinse a voltarsi verso la figua vestita di bianco che la guardava dalla soglia della porta. -Mentore, mi avete fatta chiamare?- Chiese con voce tremante chinando il capo. -Si Denise, accomodati. Io e te dobbiamo parlare.- Si scostò per lasciarla passare e richiuse la porta quando l'Assassina entrò, accomodandosi su una sedia di fronte alla sua scrivania.
-Se devo essere sincero, non so da dove iniziare.- Esordì l'uomo accarezzandosi la barba curata scrutando gli occhi nocciola della ragazza. -Beh, intanto potrebbe dirmi se è una buona o una cattiva notizia Mentore, sarebbe un punto di partenza.- Sorrise lieve, accavallando le gambe fasciate da un paio di calzoni neri sporchi del fango dell'arena su cui aveva combattuto; tenne lo sguardo fisso in quello del suo Mentore, senza batter ciglio anche se dentro si sentiva sciogliere.
-Una bella notizia direi.- Rispose pochi istanti dopo posando le braccia sulla superficie della scrivania. -Devi preparare le tue cose perchè tra pochi giorni partirai per Venezia. Le tue sorelle Giuliana e Tiziana sono già li.- L'Assassina soppesò le sue parole ma annuì, e si alzò. -Come volete Mentore, e... Posso sapere lo scopo del mio viaggio?- Tornò di nuovo a guardarlo, calando il cappuccio sulle spalle e liberando i ciuffi ribelli che le uscivano dalla lunga treccia.
-Perchè la tua presenza e le tue abilità sono richieste alla Serenissima, dove un grupo di Templari hanno deciso di impadronirsi della città sfruttando i rapporti commerciali con l'Oriente.- Si alzò anche lui, avvicinandosi all'Assassina. -Qui a Roma ho dei validi uomini che sapranno sostituirti.- La ragazza si morse un labbro, non le andava molto a genio lasciare Roma e le reclute di cui si stava prendendo cura con tanto amore. -E quanto dovrò stare via?- Temeva di porre quella domanda, ma era costretta a farlo per potersi preparare al meglio.
-Il tempo necessario a creare le basi per una nuova sede della Confraternita nella città lagunare.- Rispose il Mentore porgendole una lettera che avrebbe consegnato alle sorelle una volta giunta a Venezia.
-Ma ci vuole tempo per questo, e io..Credevo di dover stare via solo qualche mese.- Iniziò a indietreggiare verso la porta, scuotendo il capo. -Non potete farmi questo Mentore.- La voce aveva assunto un tono disperato e sentiva gli occhi pizzicarle. -Il mio posto è qui a Roma e non voglio andarmene.- Si voltò per aprire la porta, ma la trovò chiusa.
-Sono sicuro che ti farà bene cambiare aria.- Sobbalzò udendo la sua voce così vicina, e si voltò trovandosi le sue labbra a pochi centimentri da lei; abbassò lo sguardo imbarazzata, detestandosi per le emozioni che quell'uomo le provocava dopo tutti quegli anni combattendo al suo fianco.
-Guardami Denise.- Le fece alzare lo sguardo, sorridendo al suo rossore. -Faccio ancora questo effetto alle donne.- Rise compiaciuto e si chinò a sfiorarle le labbra con le proprie, poi si scansò e prese la chiave aprendo la porta. -Puoi andare.-
L'Assassina lo guardò per un lungo istante, poi fuggì verso la sua stanza, in lacrime...

...Trascorsero alcuni giorni nei quali cercò il più possibile di evitare il Mentore, concentrandosi sulle sue reclute ripassando insieme tutti gli insegnamenti e le dritte che aveva insegnato loro, e dispensando raccomandazioni soprattutto ai più giovani che spesso agivano dettati dalla rabbia o dall'impulsività.
Il resto del tempo lo trascorreva in compagnia di Albert, che aveva appreso quella notizia piuttosto male. -Sta facendo di tutto per separarci.- Le disse il giorno prima della partenza, sdraiati sul letto nella stanza del mercenario; lei era rimasta in silenzio, poi si era alzata lasciando la caserma di Bartolomeo.
Tornata sull'Isola Tiberina avvertì subito una strana calma serpeggiare tra i muri del Covo, e quando notò che non c'era nessuno iniziò a preoccuparsi; ma poi sbucò fuori Matteo, un Veterano, e si tranquillizzò. -Fratello, ma dove sono tutti?- Matteo sembrò sorpreso di vederla, ma la prese per mano e la condusse nella sala delle cerimonie, dove vnne accolta dall'intero Ordine, a parte i fratelli e le sorelle che erano fuori in missione; erano presenti anche Claudia Auditore, la Volpe, Macchiavelli e Bartolomeo; con una stretta al cuore vide anche Ezio...
Salutò velocemente, e si voltò per andare a festeggiare con i suoi compagni, incurante delle occhiate che il Mentore le lanciava; tirò un sospiro di sollievo quando lo vide abbandonare la festa e finalmente riuscì a divertirsi fino alla fine dei festeggiamenti, quando abbandonarono la sala per raggiungere ognuno la propria stanza.
Nessun saluto, nessuna lacrima... Si sarebbero salutati come si deve l'indomani, con il ricordo della splendida serata appena trascorsa.
La sua stanza era l'ultima, e la più isolata delle altre: quando entrò il suo sguardo cadde sulla sacca da viaggio e non vide nemmeno la figura emergere silenziosa dall'ombra; troppo presa dai suoi tormenti interiori aveva iniziato a spogliarsi lasciando cadere una ad una le armi in terra, seguite dagli indumenti. Sciolse i capelli e raggiunse il letto, raggiunta immediatamente dalla figura che era rimasta ad osservarla affascinata.
Posò una mano sulla sua bocca per soffocare il grido di sorpresa, iniziando a baciarle il collo con passione, poi la lasciò andare beandosi del suo corpo illuminato solo dai raggi argentati della luna, e della sua espressione sorpresa.
-Mentore, cosa ci fate qui?- Si coprì velocemente con un lembo del lenzuolo allontanandosi il più possibile da lui. -Sono venuto a darti il mio personale saluto, non sai da quanto aspettavo questo momento.- Con uno strattone tolse il lenzuolo e si avventò su di lei accarezzando quel corpo morbido che da tempo bramava. -M..Mentore per favore lasciatemi.- Singhiozzò piano, cercando di ignorare il piacere che il tocco dell'uomo le procurava.
-Lasciati andare mia dolce Denise, questa sarà la nostra prima ed ultima notte che passeremo insieme.- La voce dell'uomo tremava dal desiderio mentre le alzava il viso per guardarla negli occhi velati di lacrime.
-No, non voglio.- l'Assassina scosse la testa e cercò di liberarsi, ma Ezio col suo peso la bloccò sul materasso. -Non prendermi in giro Denise, lo vedo dai tuoi occhi, dal fremito del tuo corpo che lo vuoi anche tu. Perchè non ti abbandoni completamente a me, ti faccio così ribrezzo?- La ragazza si morse un labbro, e smise di muoversi. -La mia attrazione per voi è cresciuta ogni giorni di più in questi anni, ma...Non voglio soffrire ne avere dei pentimenti.- Ezio aggrottò la fronte ma avvicinò il volto a quelo di Denise sussurrando piano. -Perchè devi essere così testarda, e rifiutare l'opportunità di stare una notte con me?- L'Assassina rise, schernendolo. -Opportunità? Non fatemi ridere Mentore. Dopo che ve la siete spassata con le mie sorelle vi siete ricordato che ci sono anche io, ed ora sono l'ultimo nome della vostra lunga lista di donne. Vi approfittate dei sentimenti che provo per voi, e fate di tutto per rovinarmi la vita.- Osservò la sua espressione confusa, e riprese a parlare. -Siete geloso e l'idea che io trascorra la notte tra le braccia di un altro vi fa imbestialire, ma io non sono come le altre. Io non mi struggo d'amore per voi e anche se ho dato la mia al servizio dell'Ordine, ho il diritto di avere un po' di felicità tutta per me.- Sputò le ultime parole con rabbia e si ricoprì quando Ezio si scostò da lei sedendosi sul materasso, osservandola in silenzio. -Dunque è questo che pensi di me.- Non era una domanda la sua; si alzò iniziando a raccogliere i suoi vestiti dando le spalle all'Assassina, che lo osservava mortificata. -Io...Non volevo mancarvi di rispetto Mentore, perdonatemi.- Disse con un fil di voce, raggiungendolo e mettendosi di fronte a lui. -Non ve ne andate.- Ezio alzò lo sguardo su di lei, e sorridendo dolcemente la trascinò di nuovo verso il letto.
Si svegliò alle prime luci dell'alba tra le braccia dell'uomo, piacevolmente sorpresa di vederlo ancora li sapendo che nel cuore della notte era solito abbandonare le camere delle Assassine; restò a guardarlo in silenzio osservando i lineamenti del suo volto virile e le labbra piene e sensuali solcate dalla sottile cicatrice, poi scese più giù indugiando sul corpo muscoloso.
Quando avvertì i primi mormorii provenienti dal corridoio, si alzò piano iniziando a rivestirsi velocemente: il viaggio che doveva affrontare era lungo e impervio, e doveva partire il prima possibile.
Si avvicinò ad Ezio che aveva mormorato qualcosa voltandosi dalla parte opposta, e si chinò per sfiorargli le labbra con un bacio. Raccolse le sue cose ed uscì per raggiungere il suo cavallo che una recluta aveva provveduto a preparare.
-Maestra ci mancherete.- Mormorò una giovane ragazza con gli occhi arrossati dal pianto. Era li solo da qualche settimana, ma con la sua ingenuità aveva conquistato tutti, anche i più scontrosi, che la trattavano come fosse una principessa. -Tornerò non temete.- Con un sorriso, Denise montò sulla sella della sua puledra preferita e si accostò a Matteo, che l'avrebbe accompagnata fino alla porta nord della città. -Il mio posto è qui con voi, e appena avrò sconfitto quei cani templari tornerò da voi.- Detto ciò, spronò la puledra e partì, lanciando un'ultima occhiata alla finestra della sua stanza, dove per un attimo le sembrò di aver visto la figura di Ezio che la guardava andar via...


                                                                                                         
~~~

Avvertì una dolorosa stretta al cuore; si era imposta di non provare rimpianto ma il ricordo della notte passata tra le braccia del suo Mentore facevano riaffiorare in lei senzazioni contrastanti, e per questo si odiava.
Stava cercando di soffocare quei pensieri, quando uno scossone la fece sobbalzare facendola quasi cadere dall'amaca.
Vide alcuni barili rotolare dall'altra parte della stiva quando la nave si piegò pericolosamente su un lato, mentre dal ponte le urla del capitano si confondevano con i tuoni che stavano squarciando il cielo. Si rannicchiò e chiudendo gli occhi, fece quello che ormai non faceva più da anni, si fece il segno della croce iniziando a pregare sottovoce.
La tempesta cessò così come era iniziata, e lei si trovava ancora li rannicchiata sull'amaca ad occhi chiusi; non sapeva quanto tempo fosse trascorso, ma quando uscì sul ponte il cielo aveva assunto i colori pastello dell'alba e le uniche nuvole presenti si muovevano pigramente nella direzione opposta; i danni erano lievi, e nessun membro dell'equipaggio era disperso in mare, solo un paio avevano dei graffi che lei curò prontamente.
Quando finì, si voltò in tempo per ammirare Venezia apparire davanti a lei: nonostante la rabbia e la brutta esperienza appena vissuta, non potè fare a meno di ammirare la bellezza della città osservando affascinata le torri, i campanili e la laguna.
Raccolta la sacca con i suoi effetti personali salutò il comandante e con un balzo scese agilmente dalla nave, non aveva la voglia ne la pazienza di aspettare che calassero la passerella; si coprì il volto per non respirare l'aria fetida proveniente dal canale, e si incamminò verso la sua nuova vita nella Repubblica della Serenissima.






   
 
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