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Autore: Hotaru_Tomoe    31/05/2012    39 recensioni
[Benedict Cumberbatch, Martin Freeman, Steven Moffat] Benedict Cumberbatch finisce sotto processo con l'accusa di aver rovinato la vita a tutte le donne del globo con la sua bellezza e la sua perfezione.
La parola alla follia!
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimers: Si usano i disclaimers anche per le RPF? Mi sento un po' tanto scema a scrivere che Benedict Cumberbatch, Martin Freeman e Steven Moffat appartengono a loro stessi, ma tant'è, scriviamolo nel caso Amanda Abbington passasse mai da queste parti!
Non ci faccio soldi con questa fanfiction, ma di sicuro mi son fatta una insana risata. Perché da brava fangirl ho imparato a non prendermi mai troppo sul serio.
Se mi dovessero chiedere da dove è nata questa cosa, probabilmente risponderei: dalla fangirl che è in me e che continua a lievitare nonostante l'età avanzata, da una prolungata e poco salutare permanenza su FB, Tumblr, AO3, dai maglioni in alpaca e LSD di Martin, dalle ultime foto del Sun, dai bermuda con gli uccelli di Ben e dal fatto che quest'ultimo sia l'uomo più perfetto del pianeta anche se non lo vuole ammettere e quei disgraziati dei BAFTA non lo riconoscono.
E anche dalla visione del trailer di Maccio Capatonda "L'uomo che usciva la gente." Non so perché, ma mi è balenata in testa l'idea di Moffat-usciere di tribunale. Suppongo che sia tutta colpa del Moff, quindi. Come sempre.
Ottimo, spazzato via ogni dubbio sulla sanità mentale mia e di ciò che ho scritto, buona lettura!
 

IL PROCESSO


Il giudice Presman si sistemò con irritazione la parrucca: perché nel terzo millennio dovesse presiedere un processo con un barboncino in testa era un mistero.
E perché, a meno di un anno dalla pensione, toccasse proprio a lui quel processo, era un mistero ancora più grande. Scostò con mano tremante la pesante tenda in broccato viola, si sporse verso la finestra e subito si tirò indietro, l'orrore dipinto sul volto. Tremò all'idea di ciò che sarebbe potuto succedergli se avesse emesso una sentenza a loro non gradita. Con quella gente non si poteva scherzare; un brivido lo scosse al ricordo di ciò che aveva visto sul computer, orrifica testimonianza di ciò che loro erano in grado di fare.
Al Capone? Lucky Luciano? Dillinger? Poppanti in confronto a loro.
Perché diamine non aveva rifiutato l'incarico? Come un idiota si era fatto commuovere dal suo collega Dyson, che lo aveva implorato di pensare ai figli che ancora non aveva avuto. E lui, fesso, aveva accettato! Come se poi il mondo avesse bisogno di altro d.n.a. di Dyson.
Ma ormai era fatta e comunque quella faccenda doveva avere una soluzione, non si poteva certo andare avanti così.
Quando entrò in aula, i dodici uomini componenti la giuria erano già presenti; i banchi per il pubblico, invece, erano deserti: l'udienza si sarebbe svolta a porte chiuse, non si potevano rischiare incidenti.
L'usciere che avrebbe dovuto annunciare il suo ingresso era appoggiato al banco dei testimoni, il volto nascosto dietro al libro "Mille e uno modi per rovinare la vita a chi vi sta attorno". Il giudice Presman gli rivolse un irritato colpetto di tosse e quello parve ritornare sulla Terra "Tutti in piedi, entra la corte!"
I giurati stavano giusto per alzarsi dalle sedie, quando l'usciere si produsse in una risatina sinistra "Scherzavo! State pure seduti."
I dodici, ancora semiaccovacciati in una posizione deplorevole, si scambiarono uno sguardo perplesso e fecero per appoggiare le terga sulla panca.
"Ma che fate! - esclamò indignato l'usciere - In piedi, non vedete che è entrato il giudice? Così, molto bene. Ora su una gamba sola con le braccia in fuori..."
"SIGNOR MOFFAT, LA SMETTA DI TROLLARE LA GIURIA!" urlò il giudice picchiando il martelletto sul banco.
"Mi scusi Vostro Onore, la forza dell'abitudine."
Presman si strinse la base del naso tra le dita: sarebbe stata l'udienza più lunga di tutta la sua vita. "Che entrino l'imputato e il suo difensore."
Moffat-usciere aprì una porticina laterale, facendo entrare Martin e un Benedict assolutamente stupefatto "Steven, mi spieghi che ci facciamo qua? E' un altro dei tuoi scherzi?"
"Mai letto il Processo di Kafka?"
"No, ho letto la Metamorfosi. Alla radio."
"Già, già - borbottò Moffat meditabondo - beh, anche quello è parte del problema."
"Ma quale problema? Che sta succedendo?" domandò Ben con aria innocente.
Il martelletto del giudice si fece sentire di nuovo "Signori, quando avete finito di fare conversazione, qui ci sarebbe un processo in corso, eh!"
Ben restò un attimo perplesso, poi scosse la testa e si avviò verso il banco degli imputati. Indossava una canotta bianca a costine, che metteva in risalto i muscoli tonici ed abbronzati, abbastanza corta perché l'addome piatto e l'ombelico occhieggiassero ad ogni passo da sotto il tessuto, dei pantaloncini in cotone color lavanda che aderivano al suo fondoschiena come una seconda pelle e lasciavano intuire il contorno dei boxer, dei calzini beige che mettevano in risalto le caviglie sottili e delle ciabatte da mare.
I giurati chiesero che fosse accesa al massimo l'aria condizionata.
Il giudice si sporse verso Moffat con fare irritato "Sbaglio o avevamo detto niente abbigliamento sexy?"
"Infatti, quella è la divisa ufficiale del tedesco in vacanza al mare, in grado di azzerare anche la libido di una pornostar."
"Buon dio... - mormorò il giudice inorridito - quest'uomo sta bene con qualsiasi cosa addosso."
Nel frattempo Ben si sporse verso Martin "Se questo è un processo, dov'è il mio difensore?"
"Sono io." rispose l'altro con calma.
"Tu? Martin, non sei nemmeno laureato in legge!"
"Rilassati, ho vinto un BAFTA."
"Ho il sospetto che la cosa inizi a darti alla testa."
"Sciocchezze, sta a guardare. - Martin scattò in piedi, puntando l'indice davanti a sé - Obiezione, Vostro Onore!"
Il giudice lo guardò stralunato "Obiezione a cosa, che non abbiamo ancora iniziato a discutere?"
"No, nulla, era una prova. Com'era?" chiese alla giuria, guadagnandosi il loro applauso.
"Silenzio in aula!" Presman picchiò furiosamente il martelletto sul bancone, sentendosi più simile a un carpentiere che a un magistrato, poi si rivolse nuovamente a Moffat "Dunque, dov'è l'avvocato della pubblica accusa?"
Moffat si strinse nelle spalle "Non c'è, non abbiamo trovato nessuno che riuscisse a farlo: hanno detto tutti che Benedict ha un viso troppo carino per accusarlo di qualcosa. E poi sono scoppiati in un pianto dirotto."
"Ma un pubblico ministero ci serve... a questo punto potrebbe farlo lei."
Il sadico autore sorrise "Sì, è vero: potrei. - parve rifletterci un attimo - Ma non lo farò, non ne ho voglia."
Presman si stropicciò la faccia mormorando "Signore Iddio, dammi tanta pazienza... va bene, faccio io. Signor Benedict Timothy Carlton Cumberbatch, lei è accusato dei seguenti capi di imputazione:
- essere l'uomo più sexy del pianeta;
- provocare tempeste ormonali in ogni donna che la guarda;
- istigazione al fangirlismo estremista;
- aver trasformato in un luogo di perdizione T... Tum..."
"Tumblr." suggerì Martin.
Il giudice aggrottò la fronte "E che accidenti è, un luogo di ritrovo per codici fiscali?"
"Meglio che lei non lo sappia, mi creda."
"Ah, capisco. Torniamo a noi. Signor Cumberbatch, come si dichiara rispetto alle accuse?"
Ben abbassò lo sguardo, arrossendo in maniera deliziosa, e sorrise.
Due uomini della giuria, che fino a quel momento non si erano rivolti la parola, si guardarono negli occhi giurandosi amore eterno.
Nel frattempo Ben si passò un dito sulle labbra, pensando a cosa rispondere.
Uno dei giurati afferrò un sacchetto di carta e ci vomitò dentro arcobaleni.
"Ecco - esordì l'attore - io sono molto lusingato che le mie fans mi vedano così e le ringrazio. Ma sento di non meritarmi tutti questi complimenti, ci sono attori molto più bravi e belli di me."
Un sospiro malinconico riecheggiò nell'aula di tribunale, seguito dallo svenimento di tre giurati.
Presman era disperato "Ecco, guardi cosa ha fatto: nemmeno degli uomini eterosessuali resistono al suo fascino."
Ben fece una faccia triste "Mi dispiace molto se involontariamente io..."
Uno dei giurati si alzò urlando "I DON'T EVEN! I CAN'T! I CAN'T!" e corse fuori dimenando le braccia in aria, in lacrime.
"Ora basta! - esclamò il giudice - Signor Cumberbatch: non parli, non si muova, non si tocchi le labbra o i capelli, non guardi nessuno negli occhi e respiri solo se deve. E ora passiamo a esaminare le prove a suo carico." [1] detto questo prese un dvd, lo inserì nel lettore e nel maxischermo alle sue spalle iniziarono a scorrere le testimonianze.

Ad un campione di cento donne fermate in Paesi diversi erano stati mostrati alcuni photoshot di Benedict. Le loro reazioni andavano da gridolini di estasi, a svenimenti, a vere e proprie crisi isteriche; alcune si lanciavano verso la telecamera strappandosi i vestiti di dosso e gridando "Voglio essere la madre dei tuoi figli!" ma molte non riuscivano ad articolare che pochi versi incomprensibili, tipo "Asghroj rgk wjf".
Tutte e cento scipparono le foto e scapparono via.
 

Ad un altro campione di cento donne furono fatti ascoltare brani di poesie e romanzi letti da Ben e tutte ebbero un orgasmo lì, in mezzo alla strada: sembrava di assistere ai provini per il remake di "Harry ti presento Sally". [2]
Tutte e cento scapparono via con la registrazione della voce di Ben.

L'intervistato successivo era il proprietario di un negozio di biancheria intima femminile dall'aria disperata "Non è possibile andare avanti così, qui non riusciamo più a lavorare: guardate voi stessi cosa succede a nominare Benedict Cumberbatch qua dentro."
D'improvviso le mutandine esposte presero fuoco, le guepiere presero a sprizzare scintille e i reggiseni turbinarono fuori dalla porta del negozio.
"Visto, che vi dicevo? Qua si rischia di dover chiudere bottega, perché ormai le assicurazioni si rifiutano di coprire i danni collaterali da Cumberbatch."

Poi fu la volta di un ragazzo, nascosto dietro un paravento bianco per proteggerne l'identità.
"Te la senti, sei sicuro?" gli chiese l'intervistatore.
"Io... s-sì, credo di sì." rispose il testimone con voce rotta.
"Bene, raccontaci la tua storia." disse l'altro con tono dolce.
"Si... si tratta della mia ragazza. Lei è una cumberbitch convinta e..." si bloccò, inspirando forte per calmarsi.
"Coraggio, puoi farcela."
"Ecco... un giorno lei mi ha chiesto... mi ha chiesto se volevo fare sesso con il mio migliore amico!" buttò fuori tutto d'un fiato.
"E che spiegazioni ti ha dato per questa sua richiesta?"
"In tutta tranquillità mi ha detto che io assomiglio un po' a Sherlock... credo per via dei capelli ricci, non so... mentre questo mio amico le ricorda John. E poi ha aggiunto che Verityburns, nel capitolo 12 di 'Given in evidence' lascia intendere che Sherlock e John ci hanno dato dentro tutta la notte e lei voleva una replica della scena. 'Fai conto che sia un cosplay' mi ha detto. 'Dopotutto quando andiamo ad una comic convention io non mi lamento quando ti metti a fotografare Miku Hatsune e Mirai Suenaga.' così ha detto."
"E questo è tutto?"
"Ehm... veramente..."
"Ti prego, dicci tutta la verità, serve per il processo."
Il testimone proseguì con un sussurro insicuro "Beh, il fatto è che la mia ragazza ha convinto me e il mio amico a guardare una maratona di tutti gli episodi di Sherlock e poi a leggere un'antologia delle migliori fanfiction del fandom. E' stato folgorante! E alla fine io e lui... sì, insomma..."
"Basta così. Abbiamo capito!"

L'ultimo testimone era un anziano medico. Un ginecologo per la precisione. Sedeva alla sua scrivania con aria perplessa e scuoteva piano la testa davanti alla pila di cartelle mediche accatastate ovunque nel suo studio, quasi a voler negare la loro esistenza.
"In cinquant'anni di carriera non ho mai visto nulla del genere. Sono passato attraverso James Dean, Sean Connery, Richard Gere, fino ad arrivare a Di Caprio e Brad Pitt. Ma una cosa del genere..." scosse nuovamente il capo.
"Cos'è successo a queste donne?" chiese l'intervistatore, indicando le cartelle mediche.
"Il corpo umano, come ben lei sa, non contiene componenti esplosivi."
"Sì, certo."
"Eppure a metà di queste donne sono esplose le ovaie.
Letteralmente. BOOM. - mimò la deflagrazione con la mani - Ed io non so il perché."
"Lei ha parlato di metà delle donne. Cos'è successo alla restante metà?"
"Ecco, loro si sono ritrovate incinte."
L'intervistatore a questo punto sbuffò con fare scettico "Ritrovate incinte... suvvia, dottore. Significa che l'avranno pedinato per settimane, attendendo l'occasione giusta e poi gli saranno saltate addosso." Si grattò il mento con la mano e poi aggiunse bisbigliando "E chi le biasima..."
"No, no - il medico scosse la testa - nessuna di loro l'ha mai visto di persona. Hanno visto una foto, oppure un suo film. E, alla fine, BAM. Incinte. Le dirò in confidenza che negli ambienti vaticani c'è molta irritazione per questo fatto."
"Davvero? Come mai?"
"Ma ragazzo mio, è ovvio: fino ad oggi erano loro ad avere l'esclusiva delle immacolate concezioni. Anche se qui, di immacolato, c'è proprio poco."
"Alcune di queste cartelle mi sembrano nuovissime: dobbiamo dedurne che il fenomeno si è intensificato ultimamente?"
Il medico annuì con aria grave "Sì, precisamente da quando il Sun ha pubblicato queste foto." e gettò sulla scrivania una copia del giornale con le immagini incriminate. L'intervistatore e il cameraman restarono a guardarle in estasi per almeno dieci minuti, finché la voce del ginecologo non li riscosse "Se l'orrido costume da bagno non è la prima cosa che avete notato, ho brutte notizie per voi: siete stati cumberbitched."
"Ma - ma dottore! Ci sarà pure una spiegazione a questo fenomeno!" incalzò l'altro.
"No, non c'è, facciamocene una ragione: questo è semplicemente Benedict Cumberbatch che si comporta da Benedict Cumberbatch." 

Il dvd si interruppe e il giudice tornò a guardare verso l'imputato. Sulla giuria non poteva più contare, dato che i superstiti si erano liquefatti in una pozza di ormoni incandescenti. "Le prove a suo carico sono schiaccianti, signor Cumberbatch. Per i poteri conferitimi dalla legge io la condanno..."
Benedict allungò una gomitata a Martin "Direi che questo è il momento di fare un'obiezione."
"No, niente affatto." rispose l'altro incrociando le braccia.
"Che razza di difensore sei?"
"Hanno ragione loro! - rispose Martin - Con la tua bravura e la tua bellezza mandi la gente fuori di testa. Renditene conto, amico mio, tu sei erotico in ogni cosa che fai. Prendi quelle foto, ad esempio..." d'improvviso arrossì violentemente ed afferrò una cartelletta dal banco e si coprì il cavallo dei pantaloni."
"Martin! - esclamò Benedict - Controllati, per l'amore del cielo. Cosa direbbe Amanda se ti vedesse in questo stato?"
"Amanda mi ha visto così: ha mandato un tweet a Louise e si sono messe a plottare una fanfiction."
"Ah sì - si intromise Steven - me l'ha passata Mark. E' molto interessante, sai Martin? Non sapevo neanche esistesse quella posizione."
In quel momento il portone dell'aula si aprì ed entrarono tre militari dall'aria sconvolta; mentre due cercavano di sprangare l'ingresso, il terzo corse verso il giudice "Non riusciamo più a trattenerle, è impossibile. Mio dio, vengono fuori dalle pareti, vengono fuori dalle fottute pareti!" urlò con voce isterica. [3]
Il rombo di una folla inferocita si avvicinava velocemente all'aula, pesanti colpi d'ariete presero a colpire il portone, che cadde dopo pochi minuti, facendo entrare un'ondata di ragazze, adolescenti, donne di ogni estrazione sociale, madri con figli e nonne con madri. "Lasciatelo libero!" urlarono le cumberbitches in coro, facendo tremare i vetri della stanza.
"Ma lui ha rovinato le vostre vite!" ribatté il giudice.
"Sono pronta a offrirgli tutte le mie reincarnazioni passate e future." gridò una ragazza dai capelli ricci.
"Vedete?
Voi straparlate! - Presman cercò di farle ragionare - Quest'uomo vi sta portando alla follia."
"La sanità mentale è sopravvalutata." affermò una donna mora. Un'altra la affiancò puntando un dito contro i militari "Non osate torcergli un capello, lui ha i follicoli sensibili."
Altre cumberbitches avanzarono minacciose "Se volete portarcelo via, dovrete passare prima sui nostri corpi."
"Voi siete tutte pazze." mormorò il giudice allibito.
Steven, che stava filmando tutta la scena per girarla a Mark, scoppiò a ridere di gusto "Crede davvero di riuscire a calmarle? Ci sono più ormoni che atomi di ossigeno in questa stanza, è fatica sprecata."
Presman si voltò con sguardo supplichevole verso di lui "Io so che lei ha un forte ascendente su questa gente: faccia qualcosa, le spaventi, le minacci di far morire di nuovo Sherlock, ma le allontani da qui prima che sia troppo tardi!"
"Oh, in effetti potrei. Ma a dire il vero mi sto divertendo troppo: voglio vedere come va a finire."
Nel frattempo i tre militari erano stati accerchiati da un gruppo di cinquantenni, che li stavano informando su quanto le loro madri sarebbero state deluse da loro in quel momento.
"Ne va del bene dell'umanità intera: non potete trascorrere tutta la vita a scrivere fanfiction e creare gif a luci rosse. E il tutto per un attore che in vita sua non ha nemmeno vinto un Bafta." insistette il giudice, in un ultimo disperato tentativo di calmare la folla inferocita. Per un istante pensò di esserci riuscito, perché le cumberbitches raggelarono e si zittirono all'istante. Alcuni giovani cadette si misero a piangere silenziosamente, ricordando con dolore la cerimonia di premiazione, subito consolate dalle veterane che erano già passate attraverso quell'esperienza.
"Un attimo sorelle." una cumberbitch si staccò dal gruppo, avanzando verso il giudice stringendo gli occhi. Squadrò l'uomo da capo a piedi, sospettosa, poi annusò brevemente l'aria come un cane da caccia sulle tracce di un fagiano. "Oh, ora ho capito. Ma certo, è ovvio. - si voltò di scatto verso le compagne - Cumberbitches, quello è uno dei giurati dei Bafta."
"COSA? NO, NON E' VERO!" gridò il giudice allarmato.
"Non ci inganni - proseguì la ragazza - sei uno di loro: non si spiega in altro modo tanto odio verso il nostro Cumberlord."
"Non lo metterete più sotto processo, non finché ci saremo noi." disse una seconda.
"Sorelle, prendiamolo! Mostriamo al mondo di cosa sono capaci le cumberbitches!" incalzò un'arzilla settantenne armata di mattarello.
Presman scattò verso l'uscita di emergenza con un'agilità inaspettata, subito inseguito da un nutrito gruppo di fans che sollevò nuvole di polvere verso di sé.
Quando la nebbia si fu diradata, Martin si ritrovò a guardare con viva preoccupazione le tante cumberbitches rimaste, a pochi metri dal loro idolo, senza uno straccio di guardia del corpo nei paraggi. Deglutì nervosamente "Benny, resta calmo e indietreggia molto, molto lentamente."
Ma il suo amico lo guardò con innocente stupore "E perché mai? Queste gentili ragazze mi hanno appena tolto dai guai."
"Sì e ora stanno prendendo il numerino per mettersi in fila e realizzare su di te alcune delle loro fantasie cartacee." borbottò Martin.
Ben scosse la testa e si girò verso le sue fans. Si mordicchiò il labbro inferiore prima di inumidirlo con la lingua "Grazie, siete meravigliose. Io sento di non  meritare tanto affetto da parte vostra e..." si interruppe, osservando la scena delle cumberbitches tutte che inclinavano la testa da un lato in sincronia, mormoravano un "AWWW" e crollavano tutte svenute sul pavimento.
"Oh, poverine." disse Ben. Martin lo afferrò per un braccio e lo trascinò fuori dall'aula "Vieni, approfittiamo del momento per uscire da qui sani e salvi."
"Non pensi che dovremmo avvertire i soccorsi?"
"Nah, quelle ci sono abituate. Si riprenderanno in un lampo e stasera faranno crashare gli archivi di fanfiction a furia di caricarci storie a rating rosso."

 
FINE

 

 
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[1] Chiaramente ispirato al "Shut up everybody, shut up! Don't move, don't speak
, don't breathe, I'm trying to think. Anderson, face the other way, you're putting me off." di A study in pink. 

[2] Vi prego, ditemi che avete presente la scena. 

[3] Citazione da Aliens, scontro finale.

   
 
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