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Autore: Morwen_Eledhwen    01/06/2012    6 recensioni
Dopo la battaglia nelle caverne di Menegroth per recuperare il Silmaril, Maedhros si reca nella foresta in cerca dei figli di Dior... Lì troverà qualcuno che lo farà riflettere.
Ho inserito un personaggio nuovo, ma tutti i diritti appartengono al Professore. La prima frase in corsivo è una citazione dal Silmarillion.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“...ebbe così luogo la seconda carneficina di Elfi per mano di Elfi.
Cadde Celegorm ucciso da Dior, e caddero Curufin e il fosco Caranthir; ma anche Dior fu ucciso, e con lui Nimloth sua moglie, e i crudeli servi di Celegorm si impadronirono dei loro figlioletti e li abbandonarono a morire di fame nella foresta. Vero è che Maedhros di ciò si pentì e a lungo li cercò nei boschi del Doriath, ma invano, e in nessun racconto si trova traccia della sorte di Eluréd ed Elurín.
 
 
 
Sei un assassino.
Maedhros si svegliò di soprassalto. Era come se qualcuno l’avesse preso a schiaffi per svegliarlo.
Sei un assassino. Come tuo padre.
Quelle parole continuavano a riecheggiare nella sua mente, senza dargli pace. Ed ora lo tormentavano persino nel sonno.
Cercò di chiudere gli occhi per riaddormentarsi, ma il suo viso riappariva davanti a lui, vivido, come se lei fosse davvero lì.
Ma poi chi era quella? Non sapeva nemmeno il suo nome. Non sapeva nemmeno da dove fosse sbucata, perchè durante la battaglia nelle caverne di Menegroth non l’aveva vista.
Sapeva che non era giusto uccidere per un gioiello. Ma c’era di mezzo un giuramento. E quello non era un semplice gioiello: era la cosa più preziosa che esistesse, creata da Fëanor con la luce dei due Alberi. E quegli Elfi non avevano alcun diritto di tenerlo.
Sei un assassino. Come tuo padre.
Gli tornò in mente quella notte di sangue ad Alqualondë. E poi le fiamme che si levavano alte sulle bianche navi dei Teleri.
E il suo dolore quando suo padre gli disse che non sarebbero tornati indietro a prendere nessuno. Né Fingon, né nessun altro.
Maedhros si rigirò nel letto, stringendo il cuscino con la mano sinistra, l’unica che gli era rimasta. Lo strinse con tutta la forza, come se volesse distruggerlo.
«Ho fatto un giuramento ».
«E per un giuramento sei diventato un assassino ».
Maedhros si rigirò di nuovo.
Ricordava ogni suo singolo passo nella foresta. Era disperato, doveva trovarli. Erano solo dei bambini. Come aveva potuto lasciare che mandassero i figli di Dior a morire nella foresta? Li cercò dappertutto. Continuò a cercarli a lungo, tra gli arbusti, sotto le fronde degli alberi... Forse si erano nascosti per paura di essere uccisi. Ma più li cercava, più si rendeva conto che non li avrebbe mai trovati.
Correva, rallentava, osservava il terreno, si fermava a riprendere fiato e ricominciava a correre.
Poi sentì una voce. Una voce di donna.
«Eluréd! Elurín! Dove siete? Rispondete! »
Poi silenzio.
E di nuovo la voce li chiamava.
Si lanciò nella direzione da cui proveniva la voce e, facendosi strada con la spada tra gli arbusti, giunse in una piccola radura in mezzo al bosco. Lì la vide. Era un’Elfa. Aveva i capelli lunghi e scuri come la notte e la pelle chiara come la luce di Telperion si distingueva poco dalla lunga veste bianca con ricami di filo d’argento. In effetti era molto bella. Ma questo cosa c’entrava? Lui doveva trovare i bambini, e forse in due li avrebbero trovati prima.
Appena si accorse della sua presenza, lei lo fissò con terrore.
Maedhros si rese conto di essere coperto di sangue altrui. Perfino i lunghi capelli color rame erano macchiati, e soprattutto la spada, sulla quale il liquido rosso brillava alla luce delle stelle. In effetti non doveva fare una bella impressione.
« Sto cercando anch’io i bambini », disse lui senza preamboli.
Lei spalancò gli occhi, ma subito si ricompose e cercò di raccogliere tutto il coraggio che aveva.
« Per uccidere anche loro? », disse, portando per precauzione la mano al pugnale che aveva legato alla vita.
Maedhros la osservò. « No. Per portarli in salvo. Loro non c’entrano con i Silmarilli ».
Lei notò il suo moncherino. E non ebbe bisogno di presentazioni per capire quale figlio di Fëanor avesse davanti.
«Che ti importa di due bambini se hai ucciso innumerevoli  innocenti della tua stessa razza per avere una stupida gemma? »
Oh no. Forse aveva esagerato. Adesso si sarebbe scagliato contro di lei e l’avrebbe uccisa perchè aveva chiamato “stupida gemma” un Silmaril.
Ma lui non si scompose.
« Ho fatto un giuramento. Ora cerchiamo i bambini », rispose con voce fredda, pronto ad incamminarsi tra gli alberi.
 Ma lei, non vedendo ira nei suoi occhi impenetrabili, osò dire quello che aveva sempre pensato.
« Sei un assassino. Come tuo padre ».
Queste parole lo colpirono come un pugno nello stomaco.
Si fermò, cercando di non far trasparire alcun sentimento.
« Ho fatto un giuramento », ripeté.
« E per un giuramento sei diventato un assassino ».
Detto questo, lei deglutì e cominciò ad arretrare.
Lui la guardò di nuovo. C’erano troppe cose che avrebbe voluto dirle. Che non era colpa sua, che lui non voleva uccidere, che era condannato a farlo dal giuramento, che avrebbe voluto scappare, morire, urlare, maledire Morgoth, tutti i suoi servi e quei dannatissimi Silmarilli e sparire per sempre da Arda. Perchè era un assassino.
Ma prima che lui potesse aprire bocca per dire una parola lei era già fuggita tra gli alberi.
 
Maedhros lasciò la presa sul cuscino e si rigirò un’altra volta.
Avrebbe voluto averla lì stretta a lui. Accarezzarle i capelli e baciare le sue labbra morbide, dimenticando tutto. Avrebbe voluto avere vicino qualcuno che comprendesse il suo dolore.
Ma nessuno poteva provare amore per lui.
Nessuno poteva stargli vicino, solo i suoi fratelli. Perché loro erano come lui. Degli assassini.
«Sei un assassino. Come tuo padre ».
Chiuse gli occhi e cercò di soffocare il suo tormento, quell’immensa sofferenza che non lo aveva mai lasciato dal giorno della fuga da Aman.
Poi il sonno ebbe pietà di lui, lo accolse tra le sue braccia e lui si addormentò.
  
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