Prigioniera

La giovane donna era legata su una sedia, le corde intorno ai polsi le si avvolgevano come serpenti su tutte le braccia così strette che la candida pelle si colorava di uno strano viola, sembrava u n pitone che soffocava la sua prede, non c’era modo di liberarsi da quelle corde. Era rimasta troppo tempo nelle tenebre e non riusciva ad usare i suoi poteri in alcun modo, era impotente. I capelli azzurri le scendevano sul collo pallido e sulla fronte sudata, mentre gl’occhi color oceano cercavano una via d’uscita ma inutilmente, era in mezzo al nulla, solo tenebre. Ad un tratto si sentirono riecheggiare dei passi, che in quel silenzio tombale era il suo unico riferimento per capire da che parte ci fosse una possibile uscita, ma stranamente era angosciata e non riusciva a concentrarsi su niente pensava solo a chi potesse essere quella creatura che si dirigeva verso di lei, poteva essere il suo salvatore? Si magari i suoi amici Ventus e Terra! No impossibile se fossero stati loro avrebbero camminato con meno sicurezza, incerti su dove fosse l’amica quindi i passi sarebbero stati più cauti e insicuri, la persona che camminava verso di lei sapeva esattamente da che parte si trovasse, i suoi passi erano ritmici e costanti che creavano un suono inquietante, inoltre i suoi amici se si fossero trovati a pochi metri da lei i loro cuori sarebbero stati colmi di angoscia, paura, preoccupazione ed ansia, quel cuore che si dirigeva verso di lei era sicuro di se, si trovava a sua agio in quel luogo come se fosse casa sua, era un cuore fiero e spavaldo che non aveva timore di nessun nemico perché sapeva di poter batter chiunque gli sbarrasse la strada, perché in quel luogo lui era il re. Non poteva essere uno che la voleva salvare, di certo era il suo rapitore. I passi continuavano incessanti verso di lei ad un ritmo inquietante fino a che non si udì di nuovo un silenzio tombale, allora forse era solo uno che passava di lì, una creatura oscura forse questo spiegherebbe perché si sentisse così a sua agio, ma Aqua era sicura che la persona stessa camminando verso di lei, forse era la paura che non la faceva riflettere lucidamente o forse no…All’improvviso sentì una mano fredda come il ghiaccio, nonostante l’uomo avesse i guanti quell’onda gelida si sentiva attraverso qualunque cosa, afferrarle il mento e sollevarle il viso verso di lui. Aqua rimase senza parole per quello che vide, all’inizio davanti ai suoi occhi c’era un ragazzo mascherato e un attimo dopo la maschera era scomparsa. Decisamente il suo rapitore era molto sicuro di se, se addirittura mostrava il suo viso alla sua preda, Aqua lo riconobbe immediatamente, gli bastò guardarlo negl’occhi; quegl’occhi color ambra luminosi come due pietre preziose brillavano come quelli di un lupo tra le tenebre, erano così inquietanti ma allo stesso tempo così belli, sembrava di guardare negl’occhi un vampiro. La ragazza raccolse tutto il coraggio che aveva e con un filo di voce forzò un lieve sussurro: Vanitas