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Autore: aoimotion    01/06/2012    0 recensioni
«Non scherzare, è un discorso serio. Scott… devi parlare con Lizzie.»
«Questa conversazione sta assumendo contorni da film dell’orrore. Parker, temo che tu sia solo una mia allucinazione. Un miraggio, ecco. Sei un miraggio. Hai ragione, fa davvero caldo se vedo i miraggi in casa mia.» Scott si passò una mano sul volto; era madido di sudore.
«Scott, dannazione a te! Smettila di scappare da tutto quello che non conosci! La ragazza che mi piace mi ha scaricato per… per te! Almeno conoscila, vai a vedere che faccia ha!»
«Sbaglio o quel te era pregno di malcelato disprezzo?»
Parker lo ignorò. «Il tuo migliore amico ha ricevuto una grande delusione d’amore, non ti dispiace?»
Neanche un po’.
«Certo, mi dispiace tantissimo.»
«Sei sarcastico, vero?»
Da morire.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scott Nelson giaceva sul letto, gli occhi spalancati e rivolti al soffitto come a chiedergli il perché della sua cattiva sorte. Poco distante, Jimmy Parker intagliava sgorbi di legno in preda a un’euforia del tutto fuori luogo.
«Ancora non riesco a crederci!» esclamò d’un tratto Parker «Lizzie mi ha detto sì! Mi ha detto sì! Scott, Lizzie Thompson mi ha detto di sì!»
Parker non rispose e si ostinò a fissare il soffitto.
«Scott!» si lagnò il ragazzo, di fronte al suo silenzio «Di’ qualcosa, per l’amor del cielo. Sei muto come un pesce da quando sono arrivato!»
Scott prese un respiro profondo e si passò una mano sul volto. «Parker» disse, sforzandosi di controllare il tono della voce «sto cercando di ignorare la tua esistenza, in caso non te ne fossi accorto. Vedi di non rendermi le cose ancora più difficili con la tua inutile parlantina.»
«Non è inutile» protestò Parker, risentito. «Devo pur esprimere la mia gioia, in qualche modo!»
«Perché non vai ad esprimerla sotto un ponte? Sono certo che i barboni si uniranno alla tua felicità incendiando qualche pneumatico.»
Parker rise, come se quella battuta non fosse rivolta a lui.
«Prima devo finire questa statuetta» spiegò il ragazzo «per Lizzie. Come segno del mio amore per lei.»
«Perché devi creare un segno del tuo amore per lei in casa mia
«Lo sai che a casa mia non c’è silenzio, Scott. Non sarei riuscito a combinare nulla di buono.»
«Quindi se mi metto a gridare tu te ne vai, giusto?»
«Ormai ho quasi finito. Guarda!»
Parker si asciugò il sudore dalla fronte e gli mostrò con orgoglio il frutto della sua fatica.
«Un mitocondrio?»
«È un cuore!» lo corresse, offeso. «Uno splendido cuore solo per lei.»
«Per me lo scambierà per una pagnotta e proverà ad addentarlo.» disse Scott, scettico. Se è così stupida da accettare di venire a un appuntamento con te…
Parker si strinse al petto il mitocondrio di legno come fosse un tesoro prezioso. «Scommetto che le piacerà un sacco e mi riempirà di baci!» dichiarò, e sembrò davvero convinto di quello che aveva appena detto.
Scott contorse la faccia in una smorfia di profondo ribrezzo.
«Parker, davvero, io non vorrei interromperti mentre sei nel pieno della tua tempesta ormonale» disse, annuendo con convinzione «ma quella roba deve sparire» aggiunse poi, indicando la segatura sparsa sul pavimento. «Adesso.»
«Lasciami almeno il tempo di sognare!» lamentò Parker, ritraendosi con il mitocondrio in grembo.
«Avrai tutto il tempo di sognare dopo, nella tua casa e sul tuo pavimento. Ora pulisci.»
Il ragazzo sospirò con afflizione. «Sei senza cuore, Scott.»
«E tu senza cervello, che è anche peggio. Se fossi rimasto a casa tua qualcuno avrebbe sicuramente messo in ordine al posto tuo.»
«Lo so» disse l’amico «e non sarebbe stato quello che avrei voluto. Un motivo in più per fare casino a casa tua, no?» Parker ammiccò, e Scott sentì un brivido corrergli lungo tutta la spina dorsale.
«La prossima volta che mi fai un occhiolino ti appendo per i piedi al davanzale della finestra, Parker. Hai la mia parola.»
Jimmy rise di nuovo, divertito. «Amo il tuo senso dell’umorismo, Scott. Hai mai pensato di tentare la carriera di cabarettista?»
«Allo stato attuale preferirei piuttosto chiudermi in una cantina buia e aspettare che l’omicidio non venga più considerato un crimine dallo stato.»
«Sai Scott, è bello vederti sempre pieno di affetto per tutti. Mi scaldi il cuore» disse Parker, mentre raccoglieva scaglie di legno dal pavimento. «Forse avresti bisogno di una ragazza.»
«Magari la prossima volta, Parker. Magari la prossima volta.»
Il ragazzo sospirò di nuovo e scosse il capo. «Come vuoi. Hai una scopa? Mi serve per raccogliere la segatura.»
«Lascia perdere, a quella ci penso io. Butta quei pezzettini di legno nel cestino sotto la mia scrivania e poi vai, che ho da fare.»
«Ahi ahi, Scott Nelson è irritato…»
Scott si voltò dall’altra parte. «Non sono irritato» replicò, scrutando con attenzione una macchia sul vetro della finestra. Che cosa è quella robaccia giallastra? «Prima che mi piombassi in casa senza avvisare stavo facendo una cosa importante.»
«Che cosa?»
«Progettavo un’arma di distruzione di massa.» rispose Scott, con un ghigno malvagio. «Vuoi testarla?»
«Magari un’altra volta, Scott» disse Parker, mentre gettava i pezzetti di legno nel cestino «magari un’altra volta. Ora è davvero meglio che vada, prima che la signora Cornelia mobiliti l’esercito per ritrovarmi.»
Scott spalancò gli occhi. «Non dirmi che sei di nuovo scappato di nascosto da casa!»
Parker annuì con un sorriso scanzonato. «Sono saltato giù dalla finestra con il compensato sotto il braccio non appena ha chiuso la porta della mia stanza.»
A Scott tornò in mente l’immagine di Parker davanti alla porta di casa sua con un’asse di legno sotto l’ascella. «Quanto ti ho visto ho pensato ti fossi dato alla carpenteria e che fossi venuto a dirmi addio, e invece dovevi solo intagliare fagioli giganti sul mio pavimento.»
«Ehi» protestò lui «ti ho detto che è un cuore!»
Scott annuì e gli diede una pacca sulle spalle. «Certo, certo. Adesso torna a casa, Parker, e la prossima volta che scappi non venire a casa mia, grazie.»
«D’accordo, d’accordo» rispose Jimmy, rivolgendogli un’occhiata che sembrava dire: “tanto lo faccio lo stesso”. «Ci vediamo, Scott.»
Parker agitò la mano in segno di saluto e poi uscì dalla stanza. Scott lo sentì mentre cominciava a cantare vecchie canzoni da pionere innamorato e rabbrividì.
Quando i lamenti di Parker uscirono dal suo campo uditivo, Scott emise un sospirò di sollievo. «Ahh, finalmente la pace.» Guardò l’orologio appeso al muro e schioccò la lingua. «Le sei. Quanto tempo buttato nel cesso.»
Casualmente l’occhio gli cadde sulla finestra proprio mentre Parker ci passava sotto.
Ha ancora quel sorriso da deficiente sulla bocca, pensò mentre lo seguiva con lo sguardo.
Speriamo almeno che gli vada tutto bene, altrimenti mi toccherà emigrare in Brasile quando verrà a rompermi le scatole.
 
 

***

 
Cinquantasei chiamate senza risposta.
Diciassette messaggi.
Cinque mail.
Le sue ultime volontà su www.creailtuotestamentogratis.com, finite in homepage con chissà quale sortilegio.
Qualcuno aveva comprato tutti i voli diretti a San Paolo per quel giorno, e così Scott Nelson era stato costretto dalle circostanze a nascondersi in solaio.
“Se viene Parker digli che mi sono arruolato nell’esercito e che non tornerò per i prossimi tre anni”, aveva lasciato detto a sua madre, prima di fuggire in soffitta con una coperta in testa a mo’ di burqa.
«Perché questo cellulare prende anche in solaio?!» berciò Scott, irritato. Il telefonino continuava a squillare, e la sigla d’apertura di Big Bang Theory si ripeteva senza sosta già da un’ora.
Our whole universe was in a hot dense state…
Then nearly fourteen billion years ago expansion started. Wait…
«Perché capitano tutte a me, perché…» Scott si prese la testa fra le mani e la scosse violentemente avanti e indietro, a destra e a sinistra.
The Earth began to cool, the autotrophs began to–
Poi, la musica cessò. Scott si paralizzò per un istante e, proprio quando stava per rilassare i muscoli tesi…
“Hey, listen! Hey, listen! Hey, listen!”
Scott avrebbe voluto scaraventare il cellulare fuori dalla finestra, ma era l’unico che aveva e non aveva alcuna intenzione di ricomprarlo. Perciò lo ignorò. Ma dopo qualche secondo…
“Hey, listen! Hey, listen! Hey, listen! Hey, listen! Hey, listen! Hey, listen!”
«GYAAAAAAAAAAAAA!»
Qualcuno bussò violentemente sul pavimento del solaio. «Non fare casino, Scott, qui c’è gente che vuole riposare!»
«Vai a quel paese, mamma!» strillò il ragazzo, e batté con violenza un piede per terra. La trave di legno scricchiolò in maniera sinistra.
“Hey, listen!”
«Che qualcuno getti una bomba atomica su questa nazione e lo faccia adesso» sussurrò Scott con odio, prima di aprire il ventitreesimo messaggio di Jimmy Parker.
“Ho trovato una sega elettrica, ma non ho il coraggio di usarla.”
«E che cosa vuoi da me?!» Scott chiuse il messaggio con rabbia. Non valeva neanche la pena di leggere gli altri ventidue.
“Hey, listen! Hey, listen!”
“Il cancello della villa ha gli spuntoni appuntiti.”
«Ma davvero? Non l’avrei mai detto.»
Evidentemente non valeva la pena di leggere neppure i successivi. Scott toccò il testo di spegnimento del cellulare, ma per qualche motivo non aveva il coraggio di premerlo.
Purtroppo, quell’esitazione gli fu fatale. Un altro messaggio arrivò e Scott lo aprì per riflesso.
“Sto venendo a casa tua. Devo parlarti.”
In quel momento qualcuno suonò al campanello. Scott corse alla botola del solaio e vi appiccicò sopra l’orecchio.
«Jimmy!» sentì esclamare a sua madre «Cosa ti è successo? Sembri stravolto!»
«No, no, non si preoccupi… sto bene.» risposte Parker, con una vocina flebile come quella di un fantasma.
Ma se sembri un emissario dei inferi con la bronchite asmatica!
«Dov’è Scott?» chiese poi, con lo stesso tono da cadevere. Scott deglutì.
«Ah, Scott… ecco… si è arruolato nell’esercito.»
Scott tirò un sospirò di sollievo. Perfetto, perfetto.
«Eh?» fu la reazione di Jimmy Parker.
«Sì, ecco, è partito oggi dopo scuola, aveva anche una balestra in mano, se non sbaglio… o forse era una fionda…»
Scott Nelson – ne ebbe la conferma quel giorno – aveva la madre più incapace del sistema solare.
Dopo essersi passato una mano sulla faccia e sibilato varie ingiurie verso il Creato e il Pantheon, aprì la botola della soffitta e scese giù.
«Parker, che piacevole sorpresa!» esclamò Scott, una volta arrivato all’ingresso, con un sorriso tirato all’inverosimile. «Quali circostanze ti portano nella mia umile dimora? Posso offrirti una bibita rigenerante?»
Parker lo guardò come se fosse uscito dal manicomio.
«Scott, stai bene?»
«Benissimo!» esclamò Scott con falsa allegria «Non sono mai stato meglio in vita mia!»
Parker non disse nulla. Si limitò a indicare un vago punto sulla sua testa. «Perché hai… una coperta addosso?»
«Perché fa freddo, ovviamente.»
«Siamo a maggio, e fuori ci sono trenta gradi.»
Una venuzza si gonfiò proprio al centro della sua fronte. «Parker, sei venuto qui per parlarmi dei tuoi propositi di suicidio o per rompere le scatole? Anche se la prima porta comunque alla seconda, ma dettagli.»
Sua madre era intanto sparita di scena in maniera misteriosa ma provvidenziale.
Parker lo guardò. Ma c’era qualcosa di strano, in quello sguardo. Qualcosa di diverso da prima. Qualcosa di…
«Scott… di cosa stai parlando?»
«Come, di cosa sto parlando! Quella tipa ti ha scaricato e volevi tagliarti le vene o infilzarti come uno spiedo sul cancello di casa tua, no?»
Lo sguardo di Parker divenne torvo. E minaccioso.
«… Scott, non hai letto gli altri messaggi che ti ho inviato? E le mail?»
Scott scosse il capo. «No, non l’ho fatto. Ne ho letto un paio a caso, di messaggi, e mi sono bastati. Mi sono perso qualcosa?»
Accadde in un istante. La vista di Scott si annebbiò e il sangue cominciò a colargli dal naso, all’improvviso.                                                            
Jimmy Parker gli aveva mollato un pugno in faccia. E bello forte.
«Idiota! È colpa tua! Tutta colpa tua!» urlò Parker, livido di rabbia. «Era solo una scusa! Nient’altro che una scusa per parlarmi di te!»
Scott era ancora intontito per il pugno e non riuscì a connettere. «D-di cosa diavolo stai parlando?»
«Di Lizzie! E chi altri, secondo te?!» Parker lo afferrò per le spalle e lo guardò con un’espressione che Scott non gli aveva mai visto in tutta la sua vita. «Ha accettato di uscire con me solo perché… perché la persona che le piace sei tu, Scott! Tu, capisci? Tu! Tu! Sei tu, maledizione…»
Le mani di Jimmy tremavano. Scott aveva l’impressione di star sognando. O delirando da sveglio, nel peggiore dei casi.
«Cosa stai… dicendo? Chi è Elizabeth Thompson? Io non conosco nessuno con questo nome!»
«Ma lei conosce te, evidentemente. Io… se ci penso, mi viene una rabbia che…» Parker gli lasciò le spalle e si allontanò da lui. «Quando me l’ha detto non ci ho visto più. Ti ho mandato un sacco di messaggi di morte, ho provato a chiamarti tantissime volte per insultarti al telefono… ti ho anche spedito cinque mail lunghissime in cui… no, non importa. Ormai non ha alcuna importanza.»
Stai dimenticando il testamento online, pensò Scott, che stava cominciando a ingranare, ma si astenne prudentemente dal ricordarglielo.
«Quindi… una ragazza che io non ho mai visto ha accettato di uscire con te solo per… dirti che le piaccio?» Scott non vedeva alcun senso nella frase che aveva appena pronunciato, perché era piena di verbi, soggetti e pronomi che non combaciavano affatto fra di loro. Ma l’espressione di Parker gli confermò che era proprio come aveva detto.
E non aveva proprio il benché minimo senso.
«Parker, io credo che ci sia qualcosa di anomalo in tutto questo. Qualcosa di fantascientifico, ecco.»
«E invece no! Io stesso all’inizio non potevo crederci, ma lei me l’ha detto un sacco di volte e… ha detto delle cose di te che, per l’amor di Dio, qualunque ragazzo si sarebbe innamorato solo a sentirsele dire.»
“Te la do”?
«La signora Cornelia non ti ha avvelenato la colazione di stamattina, vero? Non ti sei bucato cammin facendo, nessuno ti ha dato una randellata in te–»
«Ero lucidissimo!» replicò Parker, con gli occhi che lanciavano strani lampi nella sua direzione.
«Allora era lei la drogata, non c’è altra spiegazione. Dimenticati di lei, non ci sta con la testa. Avrà una sorella che sniffa colla o gorgonzola e si sarà fatta coinvolgere.»
Va tutto bene. Deve essere così.
«Scott, Lizzie è una studentessa modello. Tutta la scuola la conosce, solo tu sei fuori dal mondo come al solito.»
«Ah, perché, frequenta la nostra scuola?»
«Ecco, appunto.» Parker si diede un pugnetto sulla fronte e sospirò. Sembrava essersi calmato. «Perché sono venuto qui?» chiese, all’improvviso.
«Per uccidermi?» la buttò lì Scott, sperando che non fosse così.
«No, mentre venivo qui mi ero già calmato un po’, però… Scott, perché? Perché tu?»
«Già, perché io…» … sono così dannatamente sfigato?
«Porco cane!» esclamò «Sei la persona più asociale del mondo, sei un misantropo che odia il genere umano e che progetta armi di distruzione di massa tra un problema di geometria analitica e l’altro, e poi… sei gay!»
«No, un momento» obiettò Scott, modestamente ferito nell’orgoglio «non ho mai detto di essere omosessuale. Al massimo sono asessuale. O tecnosessuale.»
Dopo un attimo di perplessità, Parker ignorò la sua obiezione. «Comunque sia… questo non ha alcun senso. Non riesco neanche a prendermela con te come avrei voluto. Più ti guardo in faccia e più mi convinco che tutto questo non ha alcun senso.»
«Forse perché me l’hai distrutta, la faccia. Perché diavolo mi hai dato un pugno?!»
Parker sembrò dispiaciuto. «Scusa, avevo bisogno di sfogarmi.»
«Le persone normali si sfogano masturbandosi, non picchiando la gente!» obiettò Scott, mentre si massaggiava il naso sanguinante. «Sei un barbaro!»
«Scott, non vorrei contraddirti, ma credo che sia proprio al contrario. Non puoi sempre farti una sega quando le cose vanno male.»
«Invece la gente la picchi quando ti pare, vero?»
Parker annuì. «Esatto!»
«Fammi un piacere, vai a fanculo.»
«Ok, magari non è proprio così, però… ehi, aspetta un attimo! Di cosa stavamo parlando?»
Scott sospirò, stanco di vivere. «Di quanto deve essere bella la morte in confronto a questa vita di merda.»
«Non scherzare, è un discorso serio. Scott… devi parlare con Lizzie.»
«Questa conversazione sta assumendo contorni da film dell’orrore. Parker, temo che tu sia solo una mia allucinazione. Un miraggio, ecco. Sei un miraggio. Hai ragione, fa davvero caldo se vedo i miraggi in casa mia.» Scott si passò una mano sul volto; era madido di sudore.
«Scott, dannazione a te! Smettila di scappare da tutto quello che non conosci! La ragazza che mi piace mi ha scaricato per… per te! Almeno conoscila, vai a vedere che faccia ha!»
«Sbaglio o quel te era pregno di malcelato disprezzo?»
Parker lo ignorò. «Il tuo migliore amico ha ricevuto una grande delusione d’amore, non ti dispiace?»
Neanche un po’.
«Certo, mi dispiace tantissimo.»
«Sei sarcastico, vero?»
Da morire.
«Ma come ti viene in mente? Come potrei fare del sarcasmo con questo naso rotto? Il naso rotto dal mio migliore amico malato d’amore che adesso sta tentando di farsi compatire da me? Nooo, come potrei fare del sarcasmo? No cazzo, invece lo faccio eccome! Io non so chi è questa ragazza, ma se non ha neppure il coraggio di parlarmi direttamente non mi interessa neanche saperlo! Che muoia sola in fondo a un crepaccio! E vacci pure tu, già che ci sei!»
«Scott, non ti è mai venuto in mente che le persone non ti si avvicinano perché le spaventi a morte?»
Scott strabuzzò gli occhi, incredulo. «Io? Io le spavento? Ma se non parlo mai con nessuno!»
«Appunto! E quando qualcuno ti domanda qualcosa come reagisci?»
Scott ci pensò un attimo.
«Rispondo gentilmente?»
«ABBAI! Ecco quello che fai!» Parker scosse la testa, sembrando profondamente addolorato mentre lo faceva. «Io ho perso. O forse sono stato messo fuori gioco ancora prima di fare qualunque cosa. Ma ora il testimone è passato a te, non puoi tirarti indietro. Devi parlarle. Devi sentire quello che ha da dirti. Devi farlo Scott, se non perché te lo chiedo io… almeno per te stesso.»
«E a questo punto parte l’orchestra di violini, il sole tramonta all’improvviso e tu mi metti una mano sulla spalla. Sì, è tutto molto toccante, davvero. Così toccante che il naso mi piange sangue– ah no, quello è perché tu mi hai dato un pugno. Scusa, forse ho una lieve commozione cerebrale. Magari mi è venuta quando mi hai dato un pugno in faccia.»
«Ancora con questa storia?»
«Te lo rinfaccerò finché sarò vivo. Anzi, te lo rinfaccerò pure quando sarò morto, quindi preparati.»
Parker si grattò furiosamente la testa, tanto che Scott temé prendesse fuoco. «Senti, mi dispiace di aver agito così. Non mi aspetto che tu ti metta nei miei panni, ma almeno sorvola temporaneamente. Ne riparliamo quando avrai chiarito con Lizzie, ok?»
«Cosa dovrei chiarire con una persona che per quanto ne so potrebbe benissimo esistere solo nelle tue fantasie sessuali, talmente miserabili da finire male pure se avvengono solo dentro la tua testa?»
«Tu fallo e basta.»
«E poi scusa, non dovresti tifare per te stesso? O hai già rinunciato a questa leggiadra e intangibile fanciulla?»
Parker aprì la bocca, probabilmente per rispondergli, ma la richiuse subito senza dir nulla. «Non lo so» disse alla fine. «Non so cosa voglio o cosa non voglio… sono confuso. Ma credo che sia giusto che tu le parli, a prescindere da tutto.»
Scott si massaggiò il viso ancora dolorante. «Se parlarle o meno è una decisione che spetta solo a me. Senza contare che dovrebbe essere lei a cercarmi, visto che è lei la persona interessata. Sarebbe lei. Dovrebbe essere lei. Qualcuno dice che lo sia. Qualcuno che delira dice che lo sia. Comunque» aggiunse poi, mentre si chinava a raccogliere la coperta che per il colpo era caduta per terra «ci penserò.»
Lo sguardo di Parker parve illuminarsi. «Veramente?»
«Ho solo detto che ci penserò. L’avrei fatto a prescindere, visto che io penso sempre e tu me ne hai parlato così tanto che stasera vomiterò bile e sangue.»
Parker gli afferrò bruscamente le spalle e lo guardò dritto negli occhi da una distanza che poteva essere sì e no di dieci centimetri. «Veramente?!»
«Chiedimelo un’altra volta e vado davvero a fare il soldato da qualche parte! E ci vado con il lanciarazzi, altro che balestra!»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note~
Solo una cosa. Questa “roba” che dovrebbe far ridere – e spero di esserci riuscita – è dedicata tutta a lei che è una scrittrice di gran lunga migliore di me. Vi consiglio di farvi un giro nel suo prof- *shots* ok, basta spam illecito.
   
 
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