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Autore: LoryFoxie    01/06/2012    0 recensioni
Una storia "alternativa", non effettivamente accaduta nel corso del GDR. Un 'what if?' insomma. Crys, una sirena, va in missione con due colleghi dell'accademia militare, ma una volta nel mondo che ha chiesto aiuto, si ritroverà a vivere un incubo...
Genere: Fantasy, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Crystal, la sirenetta soldato.'
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La missione in quella dimensione era stata disastrosa. Mi trovavo di fronte a lui, semplicemente divisa da uno strato di vetro, mentre dall'altra parte mi guardava con un ghigno sadico sul viso, sorridendomi.
Sarebbe dunque stata quella, la mia fine? Sarei marcita lì, dopotutto, e non in un campo di battaglia, come avevo sempre temuto?


E pensare che stava andando tutto così bene.
Era tutto iniziato come al solito: sveglia presto, qualche pulizia, e poi il telefono aveva vibrato. Quando l'avevo preso, avevo letto il messaggio in cui venivo convocata, insieme ad altri soldati, nell'Hangar. Capendo subito che si trattava di una missione, avevo preso il solito equipaggiamento e mi ero diretta nel punto d'incontro stabilito.
Qui avevo conosciuto Melany e Jack, quelli che sarebbero stati i miei compagni di missione, due normali esseri umani: la prima un medico, il secondo uno spadaccino provetto.
Ci erano stati dati i dettagli, quindi: apparentemente non era nulla di chè, la missione.
Era apparso un tendone da circo nel cielo di una dimensione casuale. Fluttuava, non si sa come, e riusciva addirittura a spostarsi, lentamente.
Da questo tendone erano scesi dei demoni, si raccontava; demoni che avevano distrutto ogni città dove il circo si fermava. Demoni dall'aspetto di normali esseri umani, solo con papille lunghe come quelle dei serpenti e dai colori sgargianti; ognuno di loro si vestiva come un jolly, con tanto di cappello a doppia punta e scarpe con i sonagli. Questi demoni erano stati riuniti in un unico, piccolo, esercito da un uomo conosciuto come Deadly Jester. In tutto erano una decina di demoni, salvo le svariate creature spesso viste insieme ai demoni.
Gli abitanti della loro nuova e prossima vittima erano così spaventati d'aver chiesto aiuto all'AngelDust, in cambio di un'ingente somma di denaro. E quindi noi dovevamo semplicemente indagare, velocemente anche, per capire se servivano rinforzi, o se potevamo far da soli. Quindi, salutando per quella che sarebbe stata l'ultima volta, AngelDust, eravamo entrati nel portale.
Dall'altra parte ci eravamo trovati nella città in questione, Merilya, dove un gruppetto di persone ci avevano accolti come salvatori. Poveri stolti: noi per aver pensato di poterli veramente aiutare; loro per aver creduto in noi, invece di fuggire da lì.
Un portavoce della città ci aveva detto che avevano già ricevuto la prima visita da parte di uno di quei demoni, che era riuscito, da solo, ad uccidere tre civili. Ci avevano poi dato altri dettagli: i demoni uscivano solo durante la notte fonda, si nutrivano di sangue umano, ed avevano una strana fissa per gli oggetti rotondi. « Uhm, vampiri? » avevo chiesto, scettica, guardando i miei compagni, una volta che eravamo rimasti da soli. « Dall'aspetto direi di no. La domanda adesso e': e' il caso di cercare di intrufolarsi nel tendone, prima di questa notte? » aveva risposto, prima di porgere la domande, Melany. Jack aveva sospirato, indeciso. « Beh, ma l'hai visto? Nessuno di noi ha le ali. » avevo subito risposto, sorridendole. Avevo una coda, ma dubitavo fosse utile per qualcosa...

Solo ora mi rendo conto che avrei preferito non averla, la coda.

« Di base, e' impossibile che quel tendone possa fluttuare così. Ci deve essere qualcosa dietro: se troviamo questo "qualcosa" forse possiamo trovare un modo per salire lassù. » aveva proposto Jack, incamminandosi subito verso il tendone. Io e Melany ci limitammo a seguirlo, raggiungendo così il punto in cui il circo era esattamente sopra le nostre teste. Apparentemente, non c'era nessun demone di guardia, né particolari aggeggi che lo collegassero al suolo, o almeno questo era ciò che la mia vista mi permetteva di vedere. O per lo meno, pensai questo fino a che il tendone non venne smosso da una folata di vento: a quel punto, (forse grazie alle mie doti di incantatrice, chissà?) riuscii chiaramente a distinguere tantissimi filamenti: partivano dalla cima del tendone e ricadevano lungo i suoi limiti, raggiungendo il suolo, e circondando completamente la città sottostante. In pratica, erano come dei fili invisibili, fili di un burattinaio che teneva in pugno la città, avvolgendola, imprigionandola sotto la sua morsa.
« Jack... avevi ragione! Non so come non me ne sono accorta prima! » esclamai, prima di raccontar loro ciò che avevo visto. Il vento cessò ed i fili sparirono alla mia vista, ma adesso che sapevo dove si trovavano, potevamo rintracciarli. E così ci misimo subito in cammino verso uno di quelli più grossi.
« Anche se li trovassimo tutti, che fare? Mica possiamo tagliarli, il circo cadrebbe sulla città e la distruggerebbe. » commentò Melany, durante il tragitto. « Esatto. Magari, pero', possiamo cercare un modo per salire nel circo grazie a questi fili. » disse. Nel giro di dieci minuti arrivammo alla base del filo: qui, vista speciale o meno, il grosso filo trasparente era, in un certo senso, ben visibile: si poteva avvertire la sua presenza, ed era qualcosa di liquido, molto simile al mana, con sfumature argentee. Si avvolgeva attorno al tronco di un robustissimo albero dei confini della città.. e fu qui che la vidimo.
Una barriera. Un'immensa barriera che circondava la città, impedendo a chiunque di uscirne o di entrare. Chi era sfuggito al precedente attacco, riuscendo così a fornirci informazioni, doveva essere sicuramente fuggito prima, oppure...
« ..una trappola? Per noi? » vidi sbiancare Melany, ma cercai di farle forza. « Non credo. Penso che si aspettassero che un portale si sarebbe aperto da un giorno all'altro, ma non credo fosse qualcosa indirizzato proprio a noi. Penso vogliano cambiare dimensione. ...Oppure e' tutto una grossa coincidenza. » dissi semplicemente, esaminando da più vicino il nodo. Provai a toccarlo, dopo aver preso coraggio: sarei morta? Era velenoso? Beh non accadde nulla, se non il fatto che la mano non "affondò" dentro al liquido, anche perchè sembrava piuttosto solido, come vetro.
« Allora? Secondo te potremmo arrampicarci? » chiese Jack, guardandomi. « Beh, apparentemente sì, ma non so se e' una buona idea. E' altissimo, il tendone! » dissi subito, voltandomi un attimo a guardare il circo sopra le nostre teste, alle nostre spalle.
« E' troppo pericoloso così... » si ribellò Mel, subito. « Beh, che dovremmo fare allora? Aspettare che i demoni scendano e facciano fuori questa città? Mentre qualcuno di loro attraversa il portale e va a crear scompiglio in accademia? » rispose Jack, pronto a lottare con lei verbalmente. I due quindi mi guardarono, visto che mancava la mia, di decisione. Come al solito, tra l'altro. Cos'era cambiato, in realtà, dopo che io e la sirena eravamo diventate un'unica persona? Oltre al fattore fisico, poco apparentemente. Toccava sempre a me prendere le decisioni finali, ed odiavo farlo. Avevo forse le idee più chiare rispetto a prima, rispetto a cosa fosse giusto attaccare e cosa non, ma per certi versi non era cambiato nulla.
Ed ora, riflettei a lungo su ciò che sarebbe stato meglio...

...se solo avessi saputo quel che so ora. Saremmo tornati in accademia, forse, chiudendo il portale alle nostre spalle? Melany, Jack, tutti quei cittadini... sarebbero ancora in vita?

Sospirai. « Proviamoci. Ma utilizziamo tutta l'attrezzatura, cerchiamo di non cadere di sotto mentre saliamo. » risposi infine, annuendo verso Jack. Tirai quindi fuori dal marsupio il kit da scalata e qui presi la robusta fune contenuta, per poi avvolgerla attorno a noi e quindi attorno al nodo, facendo sì che, anche se per un motivo o per l'altro avessimo rischiato di cadere, non saremmo precipitati giù. Il "filo" comunque era così spesso da poterci tranquillamente stare inginocchiati, con una decina di centimetri ai lati. Jack salì per primo, seguito da Melany ed io chiusi la fila. « Ci impiegheremo una vita. » si lamentò Mel. « Beh, allora muoviamoci. » le rispose divertito Jack. E così iniziammo a salire, su, sempre più su, fino a quando la cittadina sotto di noi non divenne un puntino ed il circo quello che effettivamente era: un grosso tendone a righe blu e viola alterne, sorretto da una piattaforma invisibile che poi si divideva, allungandosi in tutti quei filamenti che si intrecciavano attorno a pali, tronchi, palazzi, o si appoggiavano semplicemente al terreno. Guardandoci attorno, notammo non vi era nessuno di guardia, quindi ci avvicinammo velocemente alla tenda, per poterci infiltrare di nascosto.
Beh... quando fummo dentro i miei occhi si illuminarono; era esattamente come un circo: gli spalti, il palco centrale, la tenda che portava al "dietro le quinte", i trampolini in alto... tutto, era identico ad un normale circo. Lì, comunque, non vi era assolutamente nulla.
« Le quinte? » chiese in un sussurro Jack. Io e Melany ci limitammo ad annuire, prima di dirigerci proprio dietro il piccolo siparietto che conduceva chissà dove. Beh, entrammo lì, facendo molta attenzione, seguendo il breve, buio tunnel creato da tutte quelle pesanti tende, e così raggiungemmo... un'altra stanza. Una stanza immersa nella penombra. La stanza degli orrori, a mio avviso.

Ma il vero orrore dovevo ancora vederlo, non e' vero? L'orrore ci stava aspettando, seduto su un trono di scheletri, sorridente, braccia allargate verso di noi, per darci il benvenuto.

E quando la vista si abituò... Cadaveri. Otto cadaveri umani, appesi al soffitto, ancora sanguinanti. Cadaveri umani appesi sopra delle grandi bacinelle che contenevano un denso liquido rosso... sangue. Il sangue di quelle povere persone. Ebbi un conato di vomito, e non riuscii a trattenermi. La stessa reazione di Melany, mentre Jack si guardava attorno, spaesato.
« Benvenuti! » tuonò una voce, di fronte a noi. A quel punto si accesero le luci - ovvero tantissime candele posizionate nel pavimento - e ciò che ci circondava fu ancora più chiaro. Prima di tutto i demoni: esattamente come ce li avevano descritti, ed erano una decina. Poi.. lui. Colui che doveva essere il Deadly Jester, colui che invece somigliava in maniera esorbitante a mio padre. Anche se avessi pensato di reagire, di lanciare una magia e poi fuggire, non ce l'avrei fatta. Rimasi lì, bloccata, il mio sguardo fisso nel suo, ad occhi sgranati. Lui invece mi sorrideva, come se mi avesse riconosciuta. Ma non poteva essere lui, vero?

Ciò che avvenne dopo e' troppo confuso, perchè io possa veramente ricordarlo.

Ricordo solo che i Jolly ci circondarono, e che lottammo... ma non riuscimmo a far molto contro di loro. Forse perchè erano dieci, forse perchè io non riuscivo veramente ad usare la testa, forse perchè avremmo dovuto mirare a mio padre. Difatti i Jolly sembravano mossi da fili invisibili, come marionette... solo che io non sarei stata capace di farlo. Di colpire mio padre.

Nonostante cercassi di convincermi che non era lui.
Nonostante provassi a vederlo come quello che era veramente.
Nonostante i Jolly stessero facendo del male a Jack e Melany.
Nonostante tutto, io vedevo solamente lui.
Io volevo andare da lui.
Volevo che tutto tornasse ad essere come una volta.
Prima della sua morte.
Prima del mio arrivo su Suspiria.

Riuscii a ragionare solo quando ormai era troppo tardi. Quando Jack e Melany erano morti, entrambi appesi sottosopra in una di quelle grosse tinozze. Riuscii a capire ciò che mi circondava, a parlare. Perchè avevo perso la testa? Ero svenuta, ed ora che mi ero svegliata mi trovavo legata ai piedi del trono fatto con ossa umane, inginocchiata di fronte al Jester.
« Oooh, bensvegliata! » commentò lui, sorridendo. Battendo un paio di volte le mani, mentre i Jolly sparivano dalla stanza, portandosi dietro tutti i cadaveri, uno per ognuno di loro. « Sai ... Crystal, giusto? Mi ricordi una persona che conoscevo tempo fa. » disse, alzandosi,e facendo qualche passo verso di me, per poi chinarsi in modo tale che i suoi occhi fossero puntati nei miei.
« Immagino che anche tu convenga con me sul fatto che noi due non ci conosciamo. Ma le meraviglie del multiuniverso sono tante. In un'altra vita forse eravamo parenti, chissà? » Che significava quello che mi stava dicendo? Io e lui eravamo parenti... nella mia realtà. Solo in quel momento la verità mi colpì in pieno petto, facendomi aprire gli occhi veramente, per la prima volta, da quando ero lì.
« Mh, invece nella mia realtà eri la mia amata. Dimmi, che grado di parentela ti lega a me, nella tua realtà? » chiese quindi, sorridendomi come fossi la cosa più bella che avesse mai visto.
Non risposi. Non potevo, non volevo. Perchè stava succedendo tutto quello proprio a me?
Non prese bene il silenzio pero', lo feci solo irritare, perchè mi diede un fortissimo schiaffo nella guancia destra, prima di riformulare la domanda.
« Vedi di rispondere, questa volta, o seguirai i tuoi compagni di sventura all'altro mondo. Okay? ♥ » chiese, improvvisamente in maniera gentile, anche se sapevo che non stava scherzando, affatto. Avevo paura, un'incredibile paura; morire: quante volte avevo pensato di farlo? Quante volte ero stata vicina a farlo? Non avevo pero' mai avuto tempo per rifletterci, e, ora che lo stavo facendo, dovevo ammettere che mi sarei aggrappata a qualsiasi cosa pur di non farlo.
« Eri mio padre. » risposi, con la voce che mi tremava, sentendo già le lacrime salire a pungermi gli occhi. La cosa sembrò suscitare un'incredibile bisogno di ridere in lui, difatti si rialzò e tornò a sedersi, ridendo e ridendo per cinque minuti buoni, prima di riuscire a riprendersi.
« C'est la vie. » commentò, poggiando il mento sul dorso della mano destra, il cuo braccio era stato precedentemente appoggiato nel bracciolo. Mi guardò di traverso, tamburellando con la mano libera sull'altro bracciolo del trono, forse intento a decidere cosa farne di me.
« Sei una sirena, come lei? » mi chiese, improvvisamente. E di nuovo, quel tono che non ammetteva ritardi per la risposta. Mi limitai ad annuire. Tanto non ci avrebbe messo molto a scoprirlo da sé.
« Ottimo! Amélie era un'ottimo numero per il circo, immagino lo sarai anche tu! Ihih, non vedo l'ora! » batté un paio di volte le mani, ed un paio dei suoi jolly tornarono, senza i cadaveri questa volta.
« Prendete la boccia di Amélie, abbiamo trovato un nuovo pesciolino rosso! » disse, divertito, prima di avvicinarsi a me e prendermi per un braccio, costringendomi ad alzarmi. A causa delle recenti ferite la cosa mi costò un bel po' di dolore, ma digrignai i denti e cercai di non urlare. Quando avvicinò il suo volto al mio ebbi un tuffo al cuore: va bene che non era mio padre, ma ci somigliava troppo. Troppo. Come poteva farmi una cosa del genere?
Non fece pero' nulla, limitandosi a fissarei i suoi occhi nei miei, mentre i Jolly alle nostre spalle si dileguavano. « Anche Amélie aveva gli occhi di due colori diversi. Anche lei aveva il tuo stesso viso angelico; sembrava incapace di mentire e invece.. se n'e' andata. Una sera c'era, l'altra e' sparita. » spiegò, ad un soffio dalle mie labbra, mentre il mio cuore martellava nel petto, incapace di sopportare quella situazione. Jester mi sfiorò una guancia con la mano libera, fissandomi. Non so cosa gli passava per la testa, ma si limitò a rimanere lì, a guardarmi, finchè uno dei suoi scagnozzi non tornò nella stanza. A quel punto mi passò nelle sue mani (fredde, umide, come se fosse stato a contatto con dell'acqua gelida). E ci precedette, tornando nella stanza principale del circo. Qui, con mio sommo stupore, era stata preparata una grossa, grossissima boccia piena d'acqua, completamente vuota. Una grossa vasca per pesci, in cui mi intrappolarono, chiudendo la cima con un coperchio bucherellato per far passare l'acqua. Fui costretta a far apparire la coda, e cercai subito di liberarmi battendola contro il vetro. Ma, purtroppo, quest'ultimo era troppo spesso perchè io potessi fare qualsiasi cosa. Provai quindi ad utilizzare il mana, nonostante fossi debole, ma scoprii che quel "vetro" era in realtà uno strano materiale che assorbiva ogni mia fonte di mana, lasciandomi sempre troppo stremata per poter pensare di attaccare utilizzandolo. Salii in cima, dove l'acqua non era così alta ed io potevo parlare. « Cos'hai intenzione di fare adesso? Tenermi qui a vita? Raggiungere Suspiria? Fallo pure, ti annienteranno in men che non si dica! » dissi, cercando di urlare, di sfogare almeno in parte tutta la mia rabbia. E sentivo le lacrime, e sapevo che non sarei riuscita a trattenerle ancora a lungo. Perchè stava accadendo tutto quello a me? Perchè proprio a me?
Jester mi guardò a lungo, sorridente, prima di rispondere. « La verità e' che il portale si e' già chiuso. L'abbiamo chiuso noi, per non far arrivare rinforzi. E continueremo a viaggiare da una città all'altra in questo mondo. E' tanto carino. »
Chiuso? Il portale? Ed io? Io? Sarei davvero rimasta lì per sempre?
Il panico mi prese alla sprovvista. Il panico mi avvolse nelle sue spire, trasciandomi giù, sempre più giù, nella disperazione. Non riuscii a replicare, ogni parola mi morii in gola, mentre le lacrime presero a scendere copiose lungo il mio viso.
Era la fine? Era davvero la fine?

No, era solo un nuovo, orribile, inizio.
Quella sera decine di persone vennero uccise.
Ancora ne ricordo i corpi, mentre venivano uno ad uno portati nel tendone e divorati davanti ai miei occhi da quelle creature senza vita.
Ancora ricordo il ghigno sadico sul volto di quello che per un momento avevo pensato essere mio padre.
Ancora ricordo quando mi costrinsero a cantare per loro, mentre mangiavano, minacciandomi di avvelenare la mia acqua con il sangue di quei cadaveri.
Quanto tempo e' passato da allora?
Ogni giorno sembra uguale all'altro.
Ogni giorno una lotta per assecondare i suoi capricci.
Per sopravvivere.
Ma a che serve cercare di sopravvivere, quando devo vivere così?
Questa sera canterò la mia ultima canzone.
E sarà una canzone di morte.
La mia.


   
 
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