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Autore: Yuki Delleran    19/12/2006    8 recensioni
Basta un semplice gesto per trasformare la nostalgia in un sentimento struggente per la propria terra d'origine, ma non è possibile tornare indietro nel tempo quindi non rimane altro da fare che rifugiarsi nei sogni. Davanti ad una nuova, inaspettata separazione come reagirà Yugi? E se la soluzione fosse davvero nelle mani di Seto Kaiba?
(Seguito di "L'altra metà dell'anima" ma più o meno leggibile autonomamente)
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dark/Yami Yuugi, Seto Kaiba, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Dream of the past 1 Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi

DREAM OF THE PAST

di Yuki Delleran


Seconda parte

Era quasi mezzogiorno, ma per il momento di pausa pranzo non se ne parlava. Sulla scrivania spiccavano tre tazze di caffè vuote e dal portatile aperto proveniva un costante ticchettio. Il resto del grande ufficio era silenzioso anche se affollato dei pensieri del giovane dirigente. Per qualche motivo, nonostante le entrate del settore tecnologico fossero in salita, il nuovo progetto olografico non funzionava a dovere. Questo aveva provocato l’ennesima discussione tra lui e i capi reparto che era culminata con la consueta minaccia di licenziamento se non si fossero sbrigati a trovate l’imprecisione nel software. Fortunatamente le azioni in borsa erano stabili e anche l’allestimento della mostra non aveva incontrato intoppi, o meglio, se ce n’erano stati per una volta i suoi dipendenti erano riusciti a risolverli senza scomodarlo. Era talmente immerso nell’analisi della programmazione che lo squillo del telefono lo fece sobbalzare vistosamente.
«Signor Kaiba, c’è qui il signor Muto che desidera parlarle. » lo informò la segretaria.
Seto Kaiba si passò una mano tra i capelli scuri sospirando esasperato e sistemò la cravatta che aveva allentato.
«Ci mancava solo questa. » si disse. «Va bene, fallo passare. »
Quando la porta dell’ufficio si aprì, dalla tastiera del portatile proveniva ancora il consueto ticchettio.
«Cosa vuoi, Yugi? » chiese seccamente Seto senza alzare gli occhi dallo schermo.
«Non sono Yugi. »
Quelle parole pronunciate da una voce diversa da quella che si aspettava lo indussero a spostare la sua attenzione dal lavoro all’interlocutore. In effetti quel ragazzo non era Yugi, gli somigliava ma era più alto, la pelle era più scura e lo sguardo ametista deciso.
«Sei “l’altro Yugi”. A quanto pare, in barba alla mia razionalità, continui ad esistere. Cosa vuoi? »
Yami avanzò di qualche passo.
«Sai cosa si trova esposto al museo di Domino? Parlo della sala allestita dalla tua società. »
Seto gli lanciò uno sguardo di sufficienza.
«Non ho avuto il tempo di esaminare tutti i sassi che hanno trovato ma stai pure tranquillo che le tue Divinità Egizie sono ancora sepolte laggiù da qualche parte. »
«Non mi riferivo alle carte. Al museo è esposta la Barra del Millennio! L’oggetto di cui tu eri il guardiano! E’ tornato da te e questa è la dimostrazione del tuo ruolo ora come un tempo. »
Seto cominciava ed essere sconcertato. Cosa stava farneticando di nuovo quello svitato? Se si fosse messo a parlare di destino come al suo solito, non avrebbe potuto garantire per la sua incolumità.
«Mi hai sempre protetto. Anche se ero circondato da persone che ambivano solo al potere, tu hai dimostrato di essere il più fedele. Per questo motivo ho pensato che lasciare tutto a te fosse la scelta migliore, ma forse ho sbagliato. Quella responsabilità era troppa e tu hai finito per odiarmi. Forse è per questo che anche quando sono di fronte a te ti rifiuti di riconoscermi per quello che sono veramente. »
Lo sconcerto si stava trasformando in confusione e Seto Kaiba odiava sentirsi confuso.
«L’unica cosa che riconosco e che da dieci minuti mi stai gocciolando sulla moquette senza che capisca dove vuoi andare a parare. Parliamoci chiaro, “altro Yugi”, perché sei qui? »
«Smettila! » esclamò Yami scuotendo la testa. «Non voglio essere chiamato in quel modo da te! »
«E come dovrei chiamarti? Vostra altezza il Faraone? » sbottò Seto seccato.
Era stato volutamente tagliente e ironico ma vide Yami sgranare gli occhi.
«Seth, per favore…» lo sentì mormorare.
Seto si passò una mano sugli occhi per ristabilire la vista che per un attimo gli si era appannata.
«Forse sono stanco…»
Quando li riaprì si accorse che Yami si era avvicinato alla scrivania e gli mostrava il palmo di una mano. Sull’indice spiccava quello che restava del segno rosso di un piccolo taglio rimarginato.
«Lo vedi? E’ il mio sangue. Sono vivo. Sono tornato. Perché non lo capisci? Guardami! Sono Athem! »
Seto alzò gli occhi suo malgrado, per poi riabbassarli e strofinarli energicamente. Perché aveva l’impressine che sulle spalle di Yami ci fosse un mantello? Perché vedeva una corona splendere sulla sua fronte?
«Athem… lui… il mio Faraone…»
Ma cosa stava pensando?! Era impazzito di colpo?! Quale Faraone e Faraone? Si stava lasciando condizionare.
«Senti un po’, ma ce l’hai un orgoglio? E’ pietoso sentirti supplicare per qualcosa che non esiste. Se proprio desideri tanto il tuo amato Egitto, potevi restare dov’eri. La persona che si trova ora davanti a me non è neanche l’ombra di quella che conoscevo! »
Erano parole dure e si era quasi dovuto sforzare per pronunciarle, ma non ne poteva più della sensazione di déjà vu che la presenza di Yami stava facendo crescere dentro di lui. Non sopportava di sentirsi a disagio di fronte a lui quindi sarebbe stato meglio se se ne fosse andato il più presto possibile.
Quando Yami lo guardò di nuovo, si accorse che i suoi occhi ametista erano lucidi ma lo sguardo rimaneva fermo.
«Esiste qualcosa per cui vale la pena di mettere da pare l’orgoglio, una ferita molto più dolorosa di quella che si può infliggere al proprio ego. Nonostante questo io non rimpiango affatto la mia scelta. Non mi rassegnerò all’idea di aver perso anche te, Seth, anche se si tratta di uno sbaglio. Anche se tutto questo è un grande sbaglio. »
Yami tacque.
Gli occhi di ghiaccio di Seto mandavano lampi d’ira.
«Ora basta, non voglio sentire un’altra parola! » esclamò. «Ho perso fin troppo tempo con te! Vattene immediatamente o chiamerò la sicurezza! »
«Non puoi, io…»
«Tu niente! O te ne vai con le tue gambe o ti faccio portare via di peso! »
Seto aveva picchiato con violenza le mani sul tavolo e vide Yami ritrarsi leggermente suo malgrado.
«Seto…»
«Per l’ultima volta, vattene! »
Yami chinò il capo con l’espressione più triste che avesse mai visto sul suo volto e uscì dall’ufficio.
Seto si lasciò ricadere sulla poltroncina con uno sbuffo innervosito. Si era lasciato di nuovo turbare dalle parole di quello stupido e come al solito aveva perso le staffe. Non sopportava di sentire ancora discorsi sul passato e sul destino. Era Seto Kaiba punto e basta e non si sarebbe fatto ingannare dalle favolette di quel tipo che lo assillava ormai da anni. Non sopportava più nemmeno lui.
Allora perché…
Perché quando se l’era trovato davanti aveva provato nostalgia?

Era pomeriggio inoltrato quando la porta del negozio si aprì tintinnando e quattro sorrisi allegri si rivolsero al nuovo venuto.
«Bentornato, Yami! » esclamò Tea. «Abbiamo pensato di venire a farti una visitina! »
«Esatto! Per passare un po’ di tempo insieme come ai vecchi tempi. » ribadì Joey. «Che ne dici di una partitina a…»
La mano che Yugi stese davanti a lui lo interruppe bruscamente.
Yami avanzava lentamente senza guardare nessuno di loro. I vestiti e i capelli gocciolavano abbondantemente sul pavimento. Yugi gli si avvicinò sollecito.
«Sei stato fuori fin adesso senza ombrello? Ti senti bene? »
Yami non rispose ma lo allontanò da sé con un gesto, per poi dirigersi alle scale che portavano al piano di sopra.
Yugi si rivolse agli amici sull’orlo delle lacrime, ma non riuscendo a trovare parola capaci di esprimere il senso di abbandono che provava, si limitò a scuotere tristemente la testa.

L’indomani la pioggia continuò a cadere implacabile, ma nemmeno quel torrente d’acqua riusciva a stemperare i sentimenti di angoscia che opprimevano il cuore di Yugi. Yami aveva saltato la cena un’altra volta e non gli aveva più rivolto la parola. Ora il ragazzino era seriamente preoccupato per la salute dell’amico. Se avesse continuato così avrebbe finito per farsi del male, quella non era più nostalgia, era diventata uno struggente consumarsi nel corpo e nello spirito. Doveva fare qualcosa anche a costo di picchiare la Barra del Millennio sulla testa di Seto per farlo ragionare.
Quel giorno le lezioni finirono presto e gli amici si offrirono di nuovo di andare a trovare Yami nella speranza di qualche miglioramento, ma Yugi rifiutò gentilmente l’offerta.
«So che lo fate per il suo bene, ma vorrei prima parlargli io. » disse.
«Lascia venire almeno me, Yugi. » insisté Joey. «Non ti darò fastidio, aspetterò in negozio se vuoi. Questa situazione mi fa sentire in ansia e poi non ne posso più di vederti con quell’aria depressa . »
Davanti a tanta dedizione, Yugi capitolò.
«Va bene. Sei davvero un amico. Grazie, Joey. »
Quando giunsero al negozio salutarono il nonno tentando di mantenere un’espressione allegra e chiesero subito di Yami, ma il vecchio non ricambiò i loro sorrisi.
«Inizio ad essere preoccupato, Yugi. » disse. «Yami è ancora a letto, non si è alzato da stamattina. Anche se lo chiamo non mi risponde. »
«Forse ha preso il raffreddore e non si sente bene. » ipotizzò Joey. «Dopotutto ieri e rientrato zuppo dalla testa ai piedi.»
«Temo non sia semplicemente quello. » mormorò Yugi. «Nonno, provo a vedere io come sta. »
Salirono insieme, lui e Joey, ma il ragazzo si fermò in cima alle scale. Yugi invece bussò discretamente alla porta della propria stanza.
«Yami, stai male? » chiese. «Possiamo parlarne, per favore? Siamo amici, lo sai che farei qualunque cosa per aiutarti. Yami… ti prego, dimmi qualcosa… Ok, adesso entro. »
Lanciò uno sguardo a Joey che annuì, si fece coraggio e abbassò la maniglia. La stanza era completamente buia, tranne qualcosa che luccicava debolmente in corrispondenza del cuscino sul letto di Yami. Yugi si avvicinò piano e scoprì che il bagliore proveniva dalla fronte del suo amico. Il giovane era steso sul letto con gli occhi chiusi, respirando debolmente e quella che portava era indubbiamente la tiara reale del Faraone. Yugi gli appoggiò una mano sulla spalla e lo scosse leggermente.
«Yami… mi senti? »
Il lenzuolo che lo copriva scivolò scoprendo la spalla e quando Yugi lo sollevò si rese conto che anche gli abiti che Yami indossava facevano parte del suo antico costume egizio. Portava addirittura i gioielli al collo e ai polsi. Yugi sentì la paura insinuarsi dentro di lui come dita gelide. Lo afferrò con entrambe le mani e lo scosse con più forza.
«Yami! Parlami! Lo scherzo è durato fin troppo! »
La figura nel letto rimase inerte e Yugi si lasciò prendere dal panico. Quando si voltò verso la porta, i suoi occhi appannati dalle lacrime gli mostrarono Joey che lo fissava con espressione profondamente preoccupata.
«Yugi…»
«Joey! Non capisco! Non riesco a svegliare Yami! Non è normale! E poi guarda! Ha i vestiti del Faraone! Cosa significa? »
Joey tentò di tranquillizzarlo ma Yugi non gli prestò minimamente ascolto. Si inginocchiò accanto al letto e prese ad accarezzare i capelli del giovane.
«Cos’hai fatto? Perché? Odiavi così tanto stare qui? » prese a mormorare. «Pensavo fossi felice. Potevi finalmente avere una vita tua, avevi degli amici che ti volevano bene, perché non ti bastava? Avevi detto di non essere pentito e anch’io… anch’io ero così felice…»
Sfiorò con le dita l’oro della tiara. Era tiepido. Anzi, era caldo. Caldo come il sole sulla pelle quando tutto attorno sono solo dune di sabbia soffice. Come il grande deserto rovente da cui si può trovare riparo solo nella piacevole penombra dei maestosi templi e degli imponenti palazzi, all’esterno dei quali il popolo festante invoca gioioso il nome del proprio sovrano.
«Yugi! »
Il ragazzino si riprese quando la mano di Joey lo scosse energicamente.
«Amico, ci sei? Non farmi di questi scherzi! »
«Joey, io…» mormorò Yugi confuso.
«Hai visto qualcosa di strano, vero? »
«Sì… il sole e il deserto. I palazzi, i templi… Yami sta sognando l’Egitto del passato. E’ per questo che non si sveglia. Non vuole farlo. »
Le lacrime ricominciarono a scorrere.
«Mi ha lasciato un’altra volta… Perché? Tutto perché Seto…»
Si bloccò, poi si asciugò gli occhi con un gesto deciso.
«Certo! Seto! La Barra del Millennio! »
Joey scosse la testa confuso.
«Aspetta, cosa c’entra la Barra adesso? E poi sei sicuro di aver visto quello che sta sognando Yami? Non ci sarà di nuovo di mezzo qualche incantesimo delle Ombre? »
«No, non credo. Yami sta vivendo quel sogno perché l’ha scelto di sua spontanea volontà e il tramite è la tiara che pur non essendo un Oggetto del Millennio, a quanto pare reagisce al suo potere. Non guardarmi in quel modo, non so perché ne sono così sicuro. So solo che è così e la causa scatenante sono Seto e la Barra del Millennio. Joey, ho un enorme favore da chiederti. Resteresti con lui per un po’? Io cercherò di fare il più in fretta possibile. »
«Certo, ma… dove vai? »
«A prendere la Barra del Millennio e il suo proprietario. »
«Ma la Barra si trova al museo, non te la daranno mai. »
«Vorrà dire che dovrò prenderla con la forza. » disse Yugi uscendo nel corridoio.
Joey sgranò gli occhi.
«Così diventa un furto! Ehi, Yugi! Aspetta un attimo! »
Lo inseguì lungo le scale ma il ragazzino era già uscito di corsa sotto la pioggia battente.

Era poco più che primo pomeriggio e già la giornata si poteva definire pessima. Il fatto che piovesse lo rendeva nervoso, il fatto di non aver chiuso occhio lo rendeva addirittura intrattabile, ma quello che era peggio, quello che proprio non riusciva ad accettare era il motivo che lo aveva tenuto sveglio. Aveva passato l’intera nottata a rigirarsi nel letto con un’immagine fissa in mente e delle parole che continuavano imperterrite a rincorrersi nei suoi pensieri nonostante tentasse in tutti i modi di scacciarle.
Il sole che si rifletteva luminoso su una tiara d’oro.
«Sono vivo. Sono tornato. Guardami! Sono Athem! »
«ADESSO BASTA! » esclamò Seto Kaiba a voce alta picchiando seccato le mani sul piano della scrivania e alzandosi.
Prese a camminare avanti e indietro per l’ufficio tentando invano di sbollire l’irritazione e si fermò davanti alla grande vetrata. Non andava bene, non andava affatto bene! Perché quando aveva visto Yami si era sentito prendere dalla nostalgia e perché ora temeva quasi di rincontrarlo? Si lasciò sfuggire un’imprecazione piuttosto colorita maledicendo tra sé quell’ipotetico Faraone e tutta la sua dinastia. Se se lo fosse trovato davanti un’altra volta lo avrebbe preso a pugni. Doveva ancora nascere la persona che poteva permettersi di togliere impunemente il sonno a Seto Kaiba. Oltretutto aveva un sacco di lavoro arretrato, il nuovo software da perfezionare e diversi appuntamenti da rispettare. Se non si fosse tolto in fretta quel chiodo fisso sarebbe diventato matto.
Stava ancora camminando per l’ufficio come una belva in gabbia quando un trambusto proveniente dal corridoio attirò la sua attenzione.
«Possibile che non si possa mai stare tranquilli? » pensò nervosamente.
Spalancò la porta con un colpo secco e si affacciò all’esterno.
«Si può sapere che altro c’è? »
La scena che si presentò ai suoi occhi fu piuttosto bizzarra: due guardie della sua sicurezza stavano trattenendo un ragazzino che si dimenava stringendo in mano una specie di bastone d’oro.
Sospirando di esasperazione si portò una mano alla fronte.
«Lasciatelo andare, lo conosco… purtroppo! »
«Ma signor Kaiba, » protestò una guardia. «questo ragazzo è un ladro! Ha appena rubato dal museo un prezioso manufatto della sua esposizione! »
«Non è come sembra! » esclamò Yugi disperatamente. «Seto, ti prego! Devi aiutarmi! Yami…»
«Non voglio sentir nominare quel folle. » lo interruppe Seto. «E voi sparite, me la vedrò io con lui.»
Non appena le guardie se ne andarono, Seto tornò a chiudersi nell’ufficio trascinandosi dietro Yugi.
«Si può sapere cosa ti passa per quello spazio vuoto che hai tra le orecchie?! » lo aggredì. «Una scemenza del genere me la sarei aspettata da un idiota come Wheeler, non certo da un santarellino come te! Quella è la famosa Barra del Millennio, no? Giuro che se ti metti a parlare di destino non rispondo più di me e sarò lieto di offrirti un volo di sola andata dal quattordicesimo piano. »
Yugi sembrava davvero disperato.
«Seto, ti scongiuro! Il destino non c’entra niente! Aiutami a far tornare Yami! »
«Se parli in questo modo non capisco niente! Spiegati in modo decente! »
Yugi fece un respiro per calmarsi e cominciò a raccontare quello che era successo. Man mano che procedeva, l’espressione di Seto si faceva sempre più truce.
«Vuoi dirmi cosa c’entro io in tutto questo? » esclamò alla fine. «Non attribuirmi colpe che non ho. Quello prima toglie il sonno agli altri poi decide di non svegliarsi più. Fatti suoi, che si arrangi! »
Yugi stava piangendo, le lacrime scivolavano silenziosamente sul suo volto.
Seto provò un moto di stizza e allungò la mano per afferrargli il braccio e scuoterlo, ma il ragazzino si mosse e le sue dita strinsero la Barra del Millennio. In un istante la stanza intorno a lui si oscurò e tutto quello che riuscì a vedere fu il suo Faraone che giaceva immobile mentre una voce sussurrava incessantemente: «Seth… Seth… Seth…»
Il suo cuore prese a battere più velocemente mentre un’ansia pressante si impadroniva di lui. Il suo re aveva bisogno d’aiuto, doveva muoversi.
«Seto, sei diventato scemo?! » si rimproverò. «Di quale re stai parlando? »
Eppure era più forte di lui. Quando gli era stato consegnato il suo Oggetto del Millennio ed era diventato uno dei guardiani della corte sacra, aveva prestato giuramento: avrebbe protetto il Faraone in qualunque situazione…
«Seto, mi senti? Va tutto bene? »
La voce di Yugi lo fece tornare in sé.
«Ti senti bene? »
«Sì. » rispose Seto scuotendo la testa per schiarirsi le idee. «Ho solo avuto un’altra di quelle stupide allucinazioni. Avanti, andiamo. Prima sistemiamo questa faccenda, prima posso tornare al mio lavoro. Io ho…»
«… Un’azienda da mandare avanti, lo so. » lo interruppe Yugi. «Ti ringrazio tanto. Sono sicuro che tu riuscirai a portarlo indietro. »


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Ciao a tutti! Ecco la seconda parte. Lo scorso capitolo l'ho postato un po' di corsa quindi mi sono dimenticata di specificare alcune cose: prima di tutto, questa fanfic mi è stata ispirata da una dojinshi che se non sbaglio di intitola "Age of duel madness" della Rapan. Essendo in giapponese, l'ho interpretata a modo mio e ho un po' rielaborato la trama, che alla fine risulta essersi discostata non poco dall'idea originale. Per caso qualcuno di voi sa se è possibile recuperarla tradotta anche solo in inglese? Altra nota: ringrazio VampiraSix e la mia mamma per la pazienza con cui rispondevano ai miei deliri (tipo: "Ma gli Egizi avevano le porte?" e "Il papiro faceva i fiori?" Domande che credo di avre posto a mezzo mondo... ^_^'''). Grazie anche a chi ha recensito la prima parte!
Lunachan 62: La prima! Complimenti!! Come sempre sei gentilissima. Grazie! Come vedi Athem non è esattamente tornato in Egitto, ma si è comunque allontanato. Tornerà? Mha... Con molta calma ti sto scrivendo il riassunto della Memory Saga, scusa se ci metto un sacco ma passo tutto il giorno fuori casa e mi resta poco tempo... Comunque tenterò di mandartelo il prima possibile. Un bacio! ^_^
Scintilla: Ciao! Mi dispiace ma qui Marik non apparirà, avrebbe dovuto farsi un viaggio in aereo e non c'era il tempo di chiamarlo (o meglio, Yugi ha tentato di andare subito al nocciolo del problema rivolgendosi a Seto). Ebbene sì, originariamente era una one shot di 26 pag. di word... Allergica alle YamixSeto... mmmh... anche a me non fanno impazzire, ma questa storia mi è venuta così. Penso che comunque riacquistare i ricordi del passato e trovarsi davanti un Seto che è la reincarnazione di una persona a cui era molto legato in passato, sia debilitante per Yami. Qualche accenno forse lo puoi trovare, non era mia intenzione scrivere una shonen ai, ma comunque si capisce che Yami teneva a Seth, come Yugi ora tiene a lui. (insomma, x farla breve, accenni di tutte e due le coppie e uno Yami un po' banderuola... Contenta? ^_^)
masayachan: Perchè ho l'impressione che i lettori odieranno il povero Setonzolo? Come sempre è stato tirato in mezzo suo malgrado, fosse stato per lui Yami poteva anche rimanere nel mondo dei sogni (ma siamo sicuri...?). Non detestarlo troppo. Quanto a Yami, cerca di capirlo, ha i suoi guai pure lui.
Carlos Olivera: Ehm... come ho detto, la storia nasce essenzialmente dalla mia voglia di utilizzare ancora questi personaggi. Spero che con l'andare delle pagine riesca comunque, se non ad appassionarti (è troppo corta e poi non è d'azione), almeno a trasmetterti qualcosa. A presto!
Akemichan: Ciao a te! Mi sa che con l'andare delle righe diventerà sempre meno realistica, ma spero che ti piacerà lo stesso... La frase "Mi dispiace, no." penso sia abbastanza d'impatto, l'ho pensata per risultare shockante per Yugi in quel contesto, soprattutto dopo un'offerta di amicizia. Cogli sempre i punti focali che preferisco, ma come fai?
Fan-chan: Ehm...ehm... Yugi comincia a piangere in questo capitolo e finisce nell'ultima riga della fic... Non odiare troppo Yami, se puoi. ^_^
A presto!
YUKI-CHAN





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(«Tu! Dovevo immaginarlo! Quando mi succede qualcosa di strano ci sei sempre di mezzo tu, “altro Yugi”, Yami o come accidenti ti chiami!»)
   
 
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