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Autore: Titania    02/06/2012    4 recensioni
(Quella casa nel bosco) ciao, ho visto il film ieri e ne sono rimasta entusiasta, dovevo scriverci qualcosa.
Fra le curiosità di IMDB riguardo al film, ho letto che hanno tagliato la scena, durante l'attacco alla base, che ha come protagonista un serial killer umano, anche lui "parte" del progetto. Così io mi sono immaginata come poteva essere la scena.
Genere: Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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Qui non mi trova …
Emma era sotto il tavolo di un ufficio ormai da un’ora, aveva sentito e visto tutto, le urla, le risate isteriche, il sangue che schizzava sulla porta, e una volta che aveva aperto aveva visto l’orrore, qualcosa che nemmeno lei immaginava, e il solo pensiero di esserne stata complice la faceva rabbrividire
Ho fatto parte anch’io di tutto questo …
Quel pensiero le martellava la testa da quando aveva aperto la porta, da quando aveva iniziato a scappare da … da qualcosa.
Da una specie di Clown isterico che la seguiva con un coltello in mano, che rideva come un pazzo, sentiva ancora l’eco della sua risata nella sua testa.
Ho creato anch’io tutto questo …
Mentre lo pensava, sentì la porta aprirsi e capì che doveva stare zitta, che non doveva muoversi, che non doveva nemmeno pensare. Uno degli orrori dell’organizzazione era entrato e lei non si doveva far scoprire.
Fino alla fine … se il mondo finirà io resterò viva. Morirò per mano degli Antichi, non dei mostri. Voglio resistere …
Piedi. Due piedi umani davanti alla scrivania dov’era nascosta. Forse era un collega che cerca riparo? Doveva alzarsi? No, era troppo rischioso. Poteva essere una trappola. Forse era proprio il clown.
Le scarpe sono zuppe di sangue, potrebbe essere caduto su un cadavere? Inutile, Emma non si sarebbe mossa da lì
Ora i piedi si allontano. Può respirare un …
No! Cazzo no!
Sta per essere presa per le caviglie, non può trattenersi dal cacciare un urlo
“Calmati, per favore, o ci scopriranno!” l’individuo la fa girare e lei si zittisce. Non è un mostro, è un uomo.
Un bell’uomo per di più. Due occhi azzurri grandi e l’aria simpatica. Lei si rilassò un po’ vedendolo
“Chi sei? Non ti ho mai visto”
“sono delle pulizie, mi chiamo Kevin” Kevin gli diede una mano per farla alzare “conosco un posto sicuro dove andare” continuò a tenerle la mano mentre si avvicinava alla porta. Emma non poteva avvicinarsi, però: c’era ancora l’orrore ed i mostri in libera circolazione, per questo l’impiegata si bloccò all’improvviso
“Cosa fai?”
“I … quei … cosi…”
“Stai calma, ok? So dov’è il posto, corriamo veloce e non ci prenderanno” Emma annuì, si fidava di quel tipo, non lo conosceva ma si vedeva che temeva per la sua vita come lei
“Al mio tre apriamo” disse Kevin “uno … due …” aprì la porta urlano “tre!” ed uscirono.
Fuori da quella stanza c’era ancora la guerra, in ogni angolo Emma poteva vedere tutto quello che era rinchiuso nelle celle: da una parte un vampiro dai lunghi capelli succhiava il sangue di un soldato, dall’altra parte quella specie di Pinhead aveva legato con delle catene uncinate un uomo, poco più avanti … oh, mio Dio.
Ted.
Era uscita con lui una volta.
Ora quel giovane inglese con tanto talento nel numeri era vittima di una mummia che gli lacerava la pelle. A quella vista dovette fermarsi, ma passarono pochi secondi prima che Kevin le prendesse il braccio
“Sbrigati” urlò “non c’è tempo da perdere!” e la fece entrare in uno sgabuzzino, per poi chiudere a chiave la porta.
“Ora siamo al sicuro” disse l’uomo. Emma si guardò intorno, era la cucina della mensa, non lo sgabuzzino, era molto spaziosa ma il vuoto lì dentro le dava un senso di desolazione. E il fatto che fosse ampia non le piaceva
“sei sicuro non ci trovi nessuno qui?”
“Ho controllato prima, non c’è nessuno” Emma annuì e si sedette davanti a un fornello. Aveva freddo, e sentiva un po’ di ansia, aveva una brutta paura dei luoghi angusti ma ora questa doveva passare in secondo piano
“Claustrofobia?” chiese Kevin a un certo punto “si vede”
“un po’, ma passa” notò il ragazzo prendere un coltello
“con me non è mai stato un problema” si avvicinò un po’ “non è mai un problema quando abiti in una cella quadrata” a quelle parole, Emma trasalì
“Cosa? Stai scherzando” il sorriso maligno di Kevin le fece capire tutto. Faceva parte anche lui dell’orrore, era un mostro come gli altri, solo che il suo aspetto è umano. Un serial killer. Che ora avanzava ancora sorridendo davanti a lei, che si alzò verso la porta… una porta chiusa a chiave
“Aiuto, sono qui, aiut…” sentì un dolore forte alla schiena, l’aveva accoltellata.
Emma si girò, Kevin stava ancora sorridendo, un sorriso inquietante
“La prima cosa …” un affondo alla pancia
“che dovete imparare…” poco vicino al fegato
“nelle situazioni di emergenza…” sulle cosce, Emma stava urlando mentre cadeva per terra
“è che non bisogna fidarsi …” stavolta prese i reni
“di nessuno” la fece sdraiare supina e la colpì sotto l’ombelico.
Emma sentiva dolore, molto dolore, voleva urlare ma solo aprire la bocca le faceva male. Quegli occhi azzurri così belli di Kevin erano luminosi come quelli di un bambino al luna park, si divertiva, il bastardo
“Ti prego…” ma per tutta risposta, il sorriso dell’uomo si fece più ampio
“hai un taglio all’addome” disse come per cambiare argomento, poi posò il coltello. Ed iniziò ad affondare le mani nella ferita.
L’ultimo pensiero di Emma fu che quelle salsicce per terra erano le sue budella.
 
Nel corridoio, uno zombie vide un essere umano uscire dalla cucina, sembrava allegro e appagato e non emanava alcuna paura, tuttavia sentiva di non doverlo attaccare perché era come lui.
“ciao Bobby” disse l’umano “bella giacca” e fece un sorriso sornione mentre se ne andava giulivo in un'altra stanza.
   
 
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