Ok, l'avete
voluto voi, quindi eccovi Preps 2!
Per chi non lo avesse fatto, questo è il link della storia precedente,
The Preps.
Credo sia necessario leggere la storia precedente prima di questa, comunque in
grandi linee posso dirvi che i personaggi erano degli adolescenti ricchi e
spocchiosi di New York che frequentavano un collegio privato nel quale Gerard e
Ray raccimolavano soldi spacciando, Frank era un nuovo arrivato con l'animo
ribelle, Mikey il classico nerd sfigato.
Hailey era una ragazzina con problemi di autolesionismo ed autostima, che si
innamorò di Frank a prima vista (?), ma Daphne, sua amica e compagna di stanza
aveva già messo gli occhi su di lui e tra le due nasce una rivalità mostruosa
(?).
Eliza era la classica figlia di papà alcolizzata e drogata, Mariah Black era
l'ultima arrivata, direttamente da Belleville, nonché vecchia fiamma e migliore
amica di Gerard.
Blah blah blah.
Spero vi piaccia, per qualsiasi cosa sono ben accetti commenti positivi e
negativi, consigli, suggerimenti e quant'altro.
XOXO
Ps: la storia è dedicata a Carlotta, Anna e Valentina che sono troppo fighe u.u
<3
PROLOGO
Quello era un gran giorno.
La telefonata era arrivata all'improvviso, aveva detto Frank, mentre lui stava dormendo sul divano a casa dei suoi, a Belleville.
Gerard fece una smorfia, guardandosi intorno dopo aver
aperto con fatica gli occhi.
Mariah si tolse gli occhiali da sole dal volto, uscendo
dall'aeroporto.
Daphne entrò nel suo ufficio sbadigliando. Lasciò cadere
la sua borsa accanto alla sua scrivania, posizionata alle spalle
dell'enorme finestra panoramica che dava su Central Park, e diede
un'occhiata ai fogli che la sua assistente le aveva lasciato accanto
alla tastiera del computer.
- - -
Hailey era felice come non mai. Camminava al fianco di Frank, mano nella mano con lui, verso quella che sembrava la strada per il successo. Letteralmente.
Hailey gli aveva chiesto di raccontargli la conversazione parola per parola, ed ogni volta che Frank arrivava a pronunciare la frase che li stava portando lì dove ora erano diretti - "Vorremmo proporvi un contratto con la nostra casa discografica..." - Hailey sentiva mille brividi di gioia attraversarle il corpo.
Lo sapeva che quel momento, prima o poi, sarebbe arrivato. Il momento in cui qualcuno avrebbe ascoltato le loro canzoni ed apprezzato i loro lavori.
Ed ora che si trovava davanti all'edificio della casa discografica sentiva le farfalle nello stomaco... era un po come il primo giorno di scuola. L'emozione dovuta al dover affrontare una situazione del tutto nuova, la consapevolezza di aprire un nuovo capitolo della propria vita...
Oh, beh, qualcosa di diverso c'era ovviamente.
Innanzitutto ora, a differenza di quando aveva messo piede per la prima volta nel collegio dove aveva passato i peggiori e migliori momenti della sua adoescenza, Hailey aveva molta più stima di sé stessa. Non viveva più
nella paura del giudizio del prossimo, non aveva più problemi di
autolesionismo, non aveva più quei dannati chili di troppo che la facevano
sentire orrenda e sopratutto, ora aveva un fidanzato fantastico che amava
più di ogni altra cosa.
Ed ora che stava per firmare un vero contratto discografico poteva dirsi la persona più felice sulla faccia della terra! Lei e Frank avrebbero passato la loro vita ad amarsi e a suonare e a girare il mondo in tour!
Oh, stava viaggiando con la fantasia, e la cosa le piaceva da morire... gia si vedeva sulle copertine del Rolling Stones, di Alternative Press, ai primi posti nelle classifche di MTV e sui poster affissi nelle camerette di milioni di fans sognanti.
Sarebbe stata di ispirazione per un mucchio di giovani ragazze che magari come lei avevano passato l'adolescenza sognando di riempire le arene ai concerti, sognando di firmare autografi, rispondere alle domande impertinenti di curiosi giornalisti e fare invidia alle ragazzine che avrebbero sbavato sulle fotografie di Frank...
Entrarono nell'edificio mano nella mano. Presero l'ascensore che portava ai piani della direzione seguendo le indicazioni che quella Judy al telefono gli aveva detto... e quando entrarono negli uffici vennero accolti dalla stessa Judy, una ragazza della loro stessa età che indossava un vestito molto formale che fece sentire Frank
a disagio, vestito al solito con un paio di jeans sgualciti ed una maglietta rossa che lasciava scoperte le braccia completamente tatuate.
«Venite, accomodatevi pure...» disse Judy dopo essersi presentata ai due, con un sorriso smagliante sulle labbra.
Condusse Frank ed Hailey in una grande stanza in fondo al corridoio lungo il quale erano affissi numerosi articoli di giornale, copertine di album e premi ricevuti dalle band che lavoravano con quell'etichetta.
Il cuore di Hailey fece un paio di capriole, mentre la ragazza riprese ad immaginare il suo futuro da cantante professionista.
Si trovava sul divano nell'appartamento di Daphne e Liz, indossava
ancora i vestiti della sera precedente ed aveva un cerchio alla testa
dovuta alla sbronza presa in quel locale - qualsiasi questo fosse - in
cui era stato con le due a festeggiare - qualsiasi cosa ci fosse da
festeggiare.
Lentamente si sollevò dal divano e si diresse verso la
cucina, dalla quale provenivano i suoi tipici di una mattinata di lavoro
in casa di Daphne. Il rumore dei suoi tacchi che colpivano il pavimento
mentre si muoveva avanti e indietro intenta a preparare il caffè prima
di uscire, il suono del suo cellulare che squillava ogni tre secondi,
Daphne che imprecava perché era dannatamente tardi.
«Hai un aspetto pessimo, Way...» mormorò Daphne quando entrò
nella stanza. Gerard si mise seduto al bancone della cucina, con aria
assonnata.
«Perché ho dormito sul divano?» chiese confuso.
Solitamente se dormiva nell'appartamento di Liz, dormiva
con Liz.
Daphne alzò gli occhi al cielo, versando del caffè bollente
in due tazze. Ne porse una a Gerard che riuscì a stento ad accennare un
sorriso.
Avrebbe dovuto prendere qualcosa per il mal di testa, perché sentiva
come se qualcuno gli stesse trapanando le tempie.
«Avete litigato, vi siete lasciati tipo, e tu sei crollato
sul divano...» spiegò brevemente Daphne afferrando il suo cellulare
dalla borsa. Lesse il nome della sua assistente sul display e sbuffò.
Era tornata il giorno prima da un viaggio di lavoro in Texas
ed ora non le importava davvero di essere in ritardo.
La casa discografica comunque sarebbe andata avanti anche
senza di lei.
«...e perché ci siamo lasciati?» chiese ancora Gerard,
curioso.
Daphne scrollò le spalle, legò i lunghi capelli in una coda
alta e controllò il suo aspetto sul riflesso del tostapane sul bancone
«Non lo so, eravate ubriachi, come al solito... era qualcosa che aveva a
che fare con un poster pubblicitario che abbiamo visto sulla strada del
ritorno a casa... non lo so, qualcosa che aveva a che fare con la storia
di...» ci pensò su, poi scosse la testa afferrando la borsa ed il
cellulare «Non lo so, non ricordo... c'era di mezzo una serie tv mi
sembra, ma ho smesso di darvi retta quando avete cominciato ad urlarvi
contro. Dovreste davvero prendere in considerazione l'idea di riuscire a
restare sobri almeno una volta ogni tanto, fate quasi pena, sembrate due
alcolizzati...» disse prima di uscire per andare a lavoro, lasciando
Gerard ancora più confuso seduto nella cucina.
Quando montò nel taxi, Daphne aprì l'email che la sua
assistente le aveva mandato quella mattina alle 8, contentente la lista
degli impegni del giorno.
C'erano un paio di band che dovevano firmare qualche
contratto quel giorno, poi sarebbe dovuta andare a pranzo con una
vecchia cliente e poi doveva accompagnare una delle loro cantanti a
pubblicizzare il nuovo disco in un negozio o qualcosa del genere. Daphne
sospirò. Non voleva fare nulla, quel giorno, se non riposare.
L'aria in California era proprio come l'aveva sempre immaginata. Calda
ed accogliente.
Certo, non c'erano bei surfisti a petto nudo o quelle cose
che si vedevano nei film, ma per quello sarebbe andata in spiaggia non
appena ne avrebbe avuto il tempo.
Per ora la priorità erano gli Universal Studios, dove avrebbe
dovuto rivedere alcune cose con dei produttori per - fece un lungo
e profondo respiro pensandoci - scrivere gli sceneggiati della serie tv
tratta dai suoi libri. Oh, le tremavano le gambe al solo pensiero!
Era ridicolo, la trovava una cosa incredibile ogni volta che
ci ripensava.
Aveva iniziato a scrivere quei racconti per puro svago,
all'ultimo anno di collegio.
E poi sua madre li aveva letti, li aveva trovati interessanti e senza
chiederle nemmeno il permesso li aveva inviati ad un paio di case
editrici di New York, ed ecco che ora, a distanza di qualche anno, i
suoi libri dopo essere diventati Best Seller, stavano per diventare una
vera e propria serie tv.
Non poteva chiedere assolutamente nulla di meglio!
Le era capitato di vedere un paio di cartelloni in strada,
che pubblicizzavano l'ultima uscita del suo libro, e sui quali già c'era
scritto della serie televisiva che sarebbe arrivata al più presto sugli
schermi, eppure ancora non le sembrava vero.
In più, aveva sentito sua madre, qualche settimana prima, che
le aveva detto che i fratelli Way avevano messo su una band e firmato un
contratto discografico e stavano lavorando alla registrazione di un
disco. Sorrise, pensando che le cose stavano andando bene per tutti, a
quanto sembrava.
Certo, non aveva idea del fatto che, al solito comunque,
Gerard era rimasto il solito alcolizzato di una volta. Come non sapeva
che Gerard stava ancora con Eliza dai tempi del collegio.
Così come non aveva idea del fatto che Gerard avesse comprato
ogni suo libro e lo avesse divorato, ognuno in un solo giorno,
ritrovandosi in uno dei personaggi principali della sua storia.
Prima ancora che potesse leggere cosa ci fosse scritto sopra
- anche se ormai riconosceva dei contratti discografici a distanza di
chilometri - Judy entrò nell'ufficio con uno dei suoi soliti sorrisi
smaglianti sulle labbra.
Indossava uno di quegli abiti formali che a Daphne davano la
nausea. La facevano sembrare un'impiegata delle banche o qualcosa di
simile. E non aveva ancora imparato a farsi una dannata messa in piega.
Daphne non credeva potesse essere così difficile riuscire a lisciare i
capelli con una piastra.
«Judy, ti prego, prima di pranzo vieni con me dal parrucchiere, ok? E,
potresti smetterla di vestirti da vecchia? I tuoi ventidue anni stanno
reclamando giustizia!»
disse sospirando.
Pensava che fosse un caso perso.
Oh, ci aveva provato, davvero, a sistemare la ragazza. Judy
non era male, l'aveva assunta ormai da mesi ed era l'unica assistente
che era durata così tanto. Le altre solitamente erano troppo stupide, o
troppo vanitose, o troppo ossessionate dall'idea di lavorare con dei
musicisti e cavolate simili, per andare d'accordo con Daphne.
Mentre Judy era perfetta. Non si lamentava mai troppo, non
aveva da ridire ogni volta che Daphne le ricordava che lei era la figlia
del capo e quindi aveva dei privilegi, non sbuffava quando Daphne le
delegava i suoi impegni e sopratutto col tempo Daphne aveva scoperto che
era anche una buona amica.
Sopratutto dopo aver capito che Liz non avrebbe fatto altro
che ubriacarsi e drogarsi per il resto della sua vita.
A volte pensava che Eliza fosse, in un certo senso, rimasta
indietro. Era come se fosse sempre la solita Liz del liceo, che non
fosse maturata. Daphne si sentiva davvero molto diversa, ora, dalla
Daphne diciassettenne che era stata.
E comunque, Judy Abbott non era male, se non fosse stato per
il suo aspetto così trascurato che Daphne non sopportava. Aveva un bel
fisico e non riusciva a metterne in evidenza le qualità.
Daphne pensava che il minimo che potesse fare era tirare
fuori il cigno che si nascondeva in quell'anatroccolo... o qualcosa del
genere.
Sbuffò, quando la ragazza lasciò altri fogli sulla sua
scrivania.
«Non abbiamo tempo per il parrucchiere...»
disse semplicemente
«Devi controllare questi contratti, abbiamo un pranzo di lavoro, tuo padre
ha chiamato già tre volte e, hai ricordato a Gerard e gli altri che tra
un'ora devono andare nello studio di registrazione?».
«Qualcosaltro?»
domandò Daphne sollevando un sopracciglio.
Judy sorrise di nuovo, i suoi occhi verdi si illuminarono
improvvisamente
«Si! Ho sentito dire, da Cindy dell'amministrazione, che l'ha sentito da
qualcuno della produzione, che Adam ha scritto una canzone palesemente
dedicata a te!»
esclamò emozionata.
Daphne scosse la testa
«Perché mai dovrebbe dedicarmi una canzone?»
chiese poco interessata.
Adam era uno dei ragazzi che lavorava per la loro casa
discografica, erano stati per alcuni giorni insieme in Canada ma si
trattava di semplici impegni lavorativi ed avevano cenato insieme una
volta ma solo perché quella sera non c'era niente di meglio da fare.
Non che non fosse carino, per carità, ma Daphne non era
interessata a lui in quel senso e non voleva davvero che le dedicasse
delle canzoni né niente del genere.
Judy alzò gli occhi al cielo
«Non riesco a capire come fai... se avessi io qualcuno che mi dedicasse una
canzone, io...»
sospirò, con aria sognante
«Non lo so, probabilmente lo sposerei...».
Daphne rise
«Fantastico, ci lavoreremo su...»
disse sfogliando i fogli che aveva in mano.
E all'improvviso si immobilizzò, tenendo un foglio sollevato
e fissando le firme in fondo alla pagina.
«Judy... chi... che contratto è questo?»
chiese guardando la sua assistente.
«Mh... un duo... una cosa da diabete, dovresti vederli... sono una coppia di
fidanzati, suonano insieme dai tempi del liceo e-».
Daphne sollevò una mano per dirle di smettere di parlare
«Lo so! So che...»
fece un respiro profondo. Quella firma l'aveva vista così tante volte,
negli anni al collegio, che non poteva di certo non riconoscerla
«...perché gli abbiamo fatto firmare un contratto?»
chiese ancora.
Non riusciva nemmeno lei a capire cosa stava provando.
Era qualcosa di molto simile a... oh, non ne aveva idea.
Sapeva solo che aveva sentito qualcosa di strano allo stomaco, leggendo
le firme di Hailey e Frank.
Forse perché aveva sempre creduto che dopo il collegio non li
avrebbe mai più rivisti. Di certo non pensava che avrebbero
dovuto lavorare insieme.
La cosa non le piaceva.
Non le piaceva perché dopo tutto il tempo che era passato le
dava ancora fastidio ricordare di come erano andate le cose. Di come
aveva creduto che i due fossero suoi amici mentre a conti fatti ai due
non importava poi molto di lei. Di come si erano dimenticati
dell'esistenza di Daphne...
Judy aggrottò la fronte
«Ehm, veramente è stata Liz a dirmi che avevi ascoltato la loro demo e ti
era piaciuta e quindi dato che non potevi chiamarli perché eri in
viaggio per lavoro dovevo occuparmene io e...»
si zittì immediatamente, quando si rese conto dell'espressione poco
docile di Daphne.
«Quella stronza! E tu da quand'è che prendi indicazioni da Eliza? E
sopratutto... perché cavolo si chiamano "I Fantastici Quattro"?»
chiese Daphne nervosa scrutando ancora il foglio che teneva tra le mani.
Non poteva essere. Quello di Hailey e Frank era un capitolo
chiuso. Hailey era stata la sua migliore amica per anni, poi era
arrivato Frank e le due non avevano fatto altro che litigare e... scosse
la testa. Non avrebbe lavorato con loro. Mai e poi mai.
«...beh, comunque sono davvero bravi e simpatici e sopratutto sono così
carini... ed hanno grinta!»
spiegò Judy
«...insomma, si chiamano "Fantastici Quattro" perché a detta del ragazzo,
Frank, sono così bravi che valgono il doppio! Non è una cosa carina?».
Daphne scosse la testa
«Per niente.»
disse secca. Diede i fogli a Judy e fece una smorfia
«Trova qualcuno che si occupi di loro, io non... non ho voglia di lavorare
con Hailey e Frank...»
mormorò.
Judy si morse il labbro inferiore
«Beh, veramente... tuo padre ha detto che devi occupartene tu perché, non ho
capito, dice che dato che già vi conoscete e tutto, non lo so, magari
lavorerete meglio insieme e tutto il resto...»
spiegò, pronta ad affrontare una probabile crisi nervosa da parte di
Daphne, che invece, stranamente, deglutì ed annuì.
«...e quando comincio a pensare che mio padre non sia un emerito testa di
cazzo, ecco che lui mi da modo di ricredermi...»
sbuffò
«...sono ancora qui?»
chiese poi.
Judy annuì.
Hailey non poteva ancora crederci, nonostante avesse appena
firmato un vero contratto discografico, non riusciva a realizzare che
tutto stava accadendo davvero.
Lo sapeva che sarebbe stato un gran giorno!
Frank, seduto al suo fianco nella sala in cui quella Judy li
aveva fatti aspettare, le teneva la mano sorridendo, proponendole di
andare a festeggiare andando a mangiare in qualche bel ristorante di New
York.
Entrambi si voltarono a guardare la porta della stanza che
improvvisamente si aprì.
Ed entrambi sembrarono dannatamente sorpresi di veder entrare
Daphne.
Impeccabilmente affascinante come ai tempi del liceo, con la
camicetta abbastanza sbottonata sul petto da farti venir voglia di
allungare la testa per guardare meglio le sue forme, i suoi movimenti
sinuosi e quell'aria così sicura di sé che faceva venire la nausea ad
Hailey.
Non poteva essere vero. Hailey fece un respiro profondo.
Perché proprio lei? Perché non aveva realizzato prima che
quella casa discografica era di proprietà del padre di Daphne? Perché?
Era così presa a fantasticare sul suo futuro da rockstar che
non ci aveva nemmeno pensato.
Fanculo, pensò.
Lei aveva chiuso con Daphne. Dopo l'inferno che aveva passato
al collegio, quando Daphne voleva portarle via Frank, dopo tutto quello
che aveva sofferto, aveva paura di dover rivivere le stesse cose.
Ecco che improvvisamente si sentì di nuovo come la ragazzina
che mise piede per la prima volta alla Sacred Heart. Impaurita,
imbranata, brutta e fuori luogo.
Fanculo.
Vi ricordo che questa è la mia pagina FB dove potrete seguire gli
aggiornamenti e blah blah blah:
Terexina
EFP.