«Corri, corri, corri.»
 

E lui correva come se non avesse niente da perdere.
Correva mentre tu ti stringevi nel sedile e schizzavi in piedi come se avessi il fuoco dell'inferno sotto di te.
E correva per sentirsi vivo.

Ma tu ti senti vivo solo per i dolori allo stomaco,
solo per la testa che ti gira vorticosamente.
E poi gli interruttori si spengono.
Il sipario si chiude.
Ed è buio.

 

***

E improvvisamente, la luce.
E improvvisamente riapri gli occhi, sei vivo di nuovo e maledici il soffitto della metro, perché non se n'è accorto nessuno.
O almeno, a nessuno importa.
Perché potresti essere un cattivo ragazzo, uno spacciatore, un serial killer.
Ma sei solamente Frank Iero.
Quello frocio.
Quello con il fidanzato.
Ah, no, aspetta, anzi.
Era quello che arrivava a scuola con l'occhio nero e non era niente.

«Gerard, non farlo.»
 

Ma lui continuava a farlo.
A lasciar andare una cascata di pugni e calci, ogni volta che voleva.
Perché Frank non gli avrebbe mai detto nulla.
Perché era innaturale amare un ragazzo e l'omofobia era normale.
Perché se lo meritava.
Meritava persino l'inferno.
Perché rimaneva accucciato in un angolo come una ragazzina impaurita e sentiva l'imponenza di Gerard nel fissarlo dall'alto.
Ed era quasi rassicurante.

E sorrise quasi, mentre sentiva ancora il sapore del sangue sulle labbra, che oramai era diventato il suo sapore.




























































 

Oggi è la giornata della roba a random che butto giù così, senza nemmeno rileggere.
Questa la dedico a tutte le vittime dell'omofobia e delle persone che amano.
Non fatevi schiacciare da nessuno.
Non arrendetevi a nessuna realtà.
A Frank Iero, che sarebbe fiero di me.
 

Homophobia is gay.