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Autore: Meggie    02/06/2012    10 recensioni
A volte abbiamo solo bisogno di qualcuno che ci ricordi chi siamo. [Post 3x22]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Dog Tags
Fandom: Glee
Pairing/Personaggi: Kurt Hummel, Kurt/Blaine
Rating: PG15
Genere: Angst, introspettivo, romantico
Warning: Slash
Disclaimer: No, chiaramente Glee non è mio e non ci guadagno nulla (purtroppo).
Riassunto: A volte abbiamo solo bisogno di qualcuno che ci ricordi chi siamo. [Post 3x22]
 
DOG TAGS
 
Le dog tags sono le medagliette dei militari. Quelle che sintetizzano chi sei, che ti salvano la vita quando sei così vicino a lasciarci le penne che non puoi neppure sperare di morire, perché anche quello fa troppo male. Quelle che ti porti dietro attaccate al collo, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. C'è scritto tutto, lì, tutto quello che serve. E se non ti ricordi, se non sai più nemmeno leggere, non importa, perché qualcuno le afferrerà e le leggerà per te. Sono quelle che ti possono salvare la vita e possono darti dignità una volta morto. 
Kurt non ha nulla di tutto ciò attaccato al collo. Ha sempre pensato di non averne bisogno, in realtà, perché se c'è qualcuno che sa cosa fare della propria vita è lui. Se c'è qualcuno che sa in che direzione deve andare, che sa chi è, è Kurt Hummel, diplomato nella classe del 2012 al liceo McKinley di Lima, Ohio, e... 
... e.
Kurt ha sempre pensato di avere ben chiara anche la seconda parte. 
(E non è vero, in realtà. Perché solo qualche mese prima, quando a settembre aveva visto tutti quei ragazzi e quelle ragazze esattamente come lui e Rachel, non ci aveva creduto sul serio. Ci sperava, ma Kurt sapeva fin troppo bene che sperare qualcosa non la faceva avverare. Che doveva ringhiare e rialzarsi dopo che l'avevano gettato nei cassonetti, se voleva togliere quella macchia dalla sua giacca di Marc Jacobs, non bastava sperare che andasse via. Doveva rimboccarsi le maniche e fregare fregare fregare.)
Kurt vorrebbe stringere tra le dita quelle piastrine metalliche e leggere ciò che vi è stato inciso. 
E sperare che non ci sia scritto "perdente", anche se si sente esattamente così. 
 
*
 
Non deve dire nulla a Blaine. A volte lo sorprende il fatto di quanto riescano a capirsi.
E a volte lo sorprende il fatto di quanto, invece, ancora debbano imparare l'uno dall'altro. Di quanto non sia abbastanza vedersi tutti i giorni e sentirsi alla sera e gli appuntamenti e il prendersi per mano e scalciare le lenzuola presi dagli ormoni e dal poco tempo e baciarsi baciarsi baciarsi perché a volte è bello avere diciott'anni. A volte si sorprende di come, nonostante tutto, ci siano cose di Blaine che ancora non sa e che vuole scoprire e custodire e farle sue. E a volte si sorprende che Blaine, dopo tutti quei mesi, abbia ancora dei dubbi su un sacco di cose che lo riguardano. Ipotizza che il motivo sia perché stanno crescendo e cambiando insieme. E a volte è difficile stare dietro a tutto. A volte è tremendo avere diciott'anni e non avere idea di cosa si stia facendo.
Quando Blaine lo vede, però, Kurt non deve dire nulla. È una di quelle volte in cui porta stampato sul viso ciò che prova e va bene così, perché non saprebbe cosa dire, non ha le parole e la voce l'ha persa da qualche parte, di là, sul pavimento dell'aula di musica e vorrebbe almeno essere sicuro di chi è, ma non riesce a fare neppure quello. 
Blaine apre la bocca, forse per dire qualcosa, uno di quei discorsi di incoraggiamento per cui Kurt lo prende sempre in giro perché, sul serio, Blaine sarebbe un politico eccezionale, molto meglio di lui. E forse dovrebbe dirglielo, forse dovrebbe consigliargli di candidarsi come presidente del McKinley, l'anno prossimo, perché lui potrebbe vincere, potrebbe farlo, Kurt ne è-
Blaine lo abbraccia e Kurt non sa più a cosa stava pensando e Blaine dimentica forse cosa stava per dire, perché alla fine nessuno parla. Kurt inspira l'odore di Blaine e della sua pelle e del gel sui capelli e del profumo che gli ha regalato solo un paio di settimane prima e chiude gli occhi. E Blaine è così piccolo tra le sue braccia, che solitamente Kurt ha sempre l'impressione di inglobarlo totalmente.
Ed è strano. Perché in quel momento Blaine è l'unica cosa che riesce a tenerlo insieme e Kurt non sta piangendo, non lo sta facendo, perché non sa neppure dove siano le lacrime e comunque non piangerà al McKinley, non piangerà nel corridoio della scuola, ma non è quello il punto. Il punto è che non sa più chi sia e forse Blaine non glielo sta dicendo, Blaine non sta dicendo proprio niente, ma almeno non lo sta facendo vagare senza meta nei meandri della sua testa. 
Kurt sente le mani di Blaine aggrapparsi alle sue spalle. E pensa che fino a quando lo stringe in quel modo, forse può tenere insieme i pezzi. 
 
*
 
"Andiamo," alla fine Blaine l'ha fatto uscire dalla scuola e Kurt ha provato a ribellarsi - un debole "Hai ancore due ore e-" appena sussurrato -, ma Blaine ha scosso la testa, ha stretto il suo braccio con un po' più di forza, e l'ha trascinato fuori. E Kurt l'ha seguito, arrendevole e ripiegato su se stesso, anche se da fuori non traspare nulla, perché se c'è una cosa che Kurt ha imparato in quegli anni al McKinley è il rifiutarsi di mostrarsi debole. Con Blaine può farlo, con Blaine può abbassare la guardia fino a farla scomparire e affidarsi a lui. E se ci pensa, ancora gli sembra impossibile che qualcuno che non sia suo padre, qualcuno che non ha vincoli di sangue con lui, qualcuno che potrebbe fregarsene, sia al suo fianco con la mano tesa nella sua direzione. 
Kurt non lo dà mai per scontato ciò che ha con Blaine. Non può darlo per scontato perché sa cosa vuol dire non averlo, sa cosa vuol dire sentirsi da solo - e poco importa se non lo sei veramente, poco importa se attorno a te ci sono un mucchio di persone che potrebbero aiutarti se solo glielo chiedessi. Non vuoi chiedere, vuoi solo che ti porgano una mano. Solo quello - e sa cosa vuol dire andare avanti comunque. 
Kurt non lo dà mai per scontato, il poter allungare la mano e intrecciare le dita con quelle di Blaine. Kurt non dà mai nulla per scontato. Quindi è difficile capire da dove arriva l'ennesima delusione. Non è come se avesse avuto qualche possibilità se non nella sua testa, no?
 
*
 
Kurt vorrebbe piangere, vorrebbe farlo veramente, ma la realtà è che il suo orgoglio a volte è più forte della sua testa. Rimane rannicchiato sul letto, l'espressione seria e cupa di un bambino imbronciato, la sostanza distrutta di un adulto a pezzi. Blaine, accanto a lui, stretto al suo fianco come se volesse tenerlo fisicamente insieme, come se sapesse che, se solo lo lasciasse andare un po', Kurt si frantumerebbe sotto le sue dita. 
Ma Blaine non lo lascia e Kurt non piange e quello è il pomeriggio più strano che la sua mente riesca a ricordare.
 
*
 
"Hai voglia di piangere?"
Kurt vorrebbe annuire, ma la realtà è che non ha una risposta. Vorrebbe dire Sì, voglio piangere. Perché ho perso di nuovo e non so chi sono, non so chi sarò, Blaine, come faccio a non sapere chi sarò, l'ho sempre saputo e adesso...
Ma vorrebbe anche dire No. Non piangerò per aver perso qualcosa che non ho mai avuto. Non piangerò per qualcosa che non mi è stato dato. Non era mio. Non mi è stato tolto. È che non l'ho mai avuto. 
Alla fine scuote la testa e Blaine stringe ancora di più le dita sul suo braccio. Vorrebbe avere una risposta, ma non ce l'ha. 
Non ha bisogno della NYADA. Non ha bisogno di uno stupido pezzo di carta o di una stupida scuola, ma ha bisogno di New York. Ha bisogno di lei e di sapere che è ancora là e che non svanirà con i mesi in cui non potrà esserci solo perché qualcuno ha deciso che non poteva avere quel sogno, non poteva avere anche quello.
(E cos'ha avuto, in realtà? Non ha perso nulla, ma cosa gli è stato dato?)
Quando si gira a guardare Blaine, lui lo sta osservando, lo sguardo serio puntato addosso e la bocca a così poca distanza che-
Ogni volta che respira Blaine al di sotto della sua lingua, ogni volta il suo sapore scivola nella sua bocca, ogni volta che chiude gli occhi e lo sente e basta, Kurt non pensa più a niente. Dopo tutti quei mesi, ancora non riesce a disintossicarsi - e non vuole, Dio, non vuole per niente. 
Non ha voglia di piangere - o forse sì -, ma ha voglia di perdersi e di tenersi insieme e di trovare una risposta e forse Blaine non sa dargliela a voce, forse non la possiede neppure, ma forse è scritta sul suo corpo. E Kurt deve solo cercarla. 
Steso sul letto, premuto addosso a Blaine, con le mani che già si infilano al di sotto della maglietta, che già cercano la sua pelle, perché quella è una cosa sicura, Kurt sa cosa troverà, sa cosa vuole, sa cosa può prendersi e sa cosa gli verrà dato. E Kurt gli respira addosso, sulle labbra e sulla mandibola e sul collo e non pensa a nulla - e non è vero, perché ogni volta che si separa da Blaine, la sua mente torna ancora allo stesso punto. È un circolo da cui non riesce ad uscire, se non quando è immerso in Blaine, così tanto da dimenticarsi di se stesso. 
Kurt torna a premere la bocca contro le sue labbra e chiude gli occhi ed è tutto più semplice, così. Sente una mano di Blaine sul collo e l'altra che lo accarezza alla base della schiena e per un momento spera quasi che scenda ancora, che Blaine si prenda anche quello, ma sa che non accadrà perché non hanno tempo e lo sanno benissimo entrambi. E probabilmente non ha neppure bisogno di quello e Blaine lo sa, perché non fa che baciarlo e baciarlo e baciarlo e tenerlo stretto a sé.
E Kurt forse ha trovato la sua risposta, perché gli viene quasi da piangere. 
Si separa da lui e Blaine ha già gli occhi aperti, fissi sul suo viso, mentre le labbra sono incurvate in un sorriso triste. E Kurt vorrebbe dirgli che non deve essere triste, ma non ci riesce. E invece si chiede cosa veda Blaine sul suo viso, per avere quell'espressione. 
"Non... non so cosa farò. Non so- credo di non sapere più niente. Ed è solo una scuola, ma..." Kurt scuote la testa e si mette a sedere. Se solo volesse, potrebbe piangere. Le lacrime sono lì e le sente, sulla punta della lingua, dove prima c'era il sapore di Blaine e adesso rimane solo quello della sconfitta.
Ma non hai perso nulla, perché non l'hai mai avuto. 
"Kurt," lo chiama piano Blaine, quasi sottovoce, quasi avesse paura di disturbare e, Dio, come può pensarlo? L'unica persona a parte suo padre che potrebbe vederlo in quello stato - perso, confuso e arrabbiato e triste - è proprio Blaine. Non ha paura di piangere davanti agli altri, perché non ha mai pensato che le lacrime siano sintomo di debolezza, ma non potrebbe mai mai mai mostrarsi così, in quello stato, al mondo. Vulnerabile e pronto ad essere distrutto da un semplice schiocco di dita. Blaine potrebbe farlo, potrebbe lasciarlo andare e farlo cadere a terra, in un milione di piccoli pezzi, ma non lo farà. 
"Troveremo una soluzione. La troveremo, ok?" mormora Blaine, guardandolo con quegli occhi enormi che Kurt ogni tanto odia perché non lo fanno pensare e lo distraggono e-
Annuisce, premendo le labbra in una linea sottile e respirando dal naso, pensando Non voglio piangere, ma non so come fare per riuscirci, non so come fare a tornare ad essere normale, perché non so più neppure chi sono. Chi sono, Blaine?
"Non farmi piangere," butta fuori, alla fine, in un sospiro. E Blaine lo guarda senza dire nulla. Blaine non è nella sua testa e a volte non lo capisce, a volte devono ancora spiegarsi a vicenda tutto qaunto, perché non sono la stessa persona e stanno crescendo ed è difficile. 
Forse Blaine non sa cosa fare. Come lui, del resto. Ma il suo corpo sì. Il suo corpo lo guida e Kurt lo ritrova premuto contro, si ritrova schiacciato sul materasso dal suo peso, e la sua lingua tra le labbra, umida e prepotente e calda e forse  non è il metodo migliore, forse non lo è, ma è un metodo che funziona e Kurt pensa Perché no? Perché dovrei fermarmi?
E sa che si fermeranno comunque, perché non hanno il tempo e non sono così stupidi da rischiare, ma in quel momento, con Blaine tra le braccia e il suo respiro sul collo, e il suo peso così reale, e il suo corpo da ragazzo - e Dio Dio Dio, quanto può amare sentire l'uccello di Blaine premuto contro la sua coscia? -, in quel momento non ha importanza. 
Ogni volta che Blaine lo bacia, Kurt le trova. Le risposte che stava cercando. Che non sono quelle che avrebbe voluto - avrebbe voluto un Sì. Sì Sì Sì. Sei stato ammesso. Hai vinto -, ma non per questo sono meno vere o meno reali. O meno importanti. 
Sei amato. Un bacio appena sotto l'orecchio e Kurt si aggrappa alle sue spalle perché Blaine sa quanto quel punto lo faccia impazzire. Sei voluto. La lingua che si muove sul suo collo, umida e lasciva, così come si sente tra le gambe. Sei desiderato. L'erezione di Blaine che sfiora contro la sua. Una due tre volte. Sei ambizioso. Kurt chiude gli occhi, cercando di calmarsi, ma non ci riesce, non con Blaine che, ah- Sei pieno di talento. Blaine si solleva appena da lui, strappandogli un gemito dalle labbra, e lo guarda negli occhi. Sei mio. E Kurt non sa a cosa pensare, perché il suo respiro è troppo veloce e Blaine è ancora addosso a lui e il sangue del suo corpo sembra essergli scivolato tutto tra le gambe. Sei libero. Blaine si sporge verso di lui per baciarlo sulle labbra, lentamente, come se Kurt fosse qualcosa di prezioso. Sei tutto tutto tutto. Come se Kurt fosse qualcosa da custodire. Tutto quello che vuoi essere. Come se Kurt fosse il mondo intero nelle mani di Blaine. Non c'è scritto nulla nel tuo futuro, perché il tuo futuro non c'è ancora e può essere tutto. Kurt chiude gli occhi, tirando a sé Blaine e affondando il viso nell'incavo del suo collo, inspirando il suo profumo e sentendo le prime lacrime bagnargli le guance. Tu sei il tuo futuro, Kurt, sei tu. 
Kurt ha trovato le sue risposte. E non importa se le lacrime hanno trovato lui.
 
*
 
Quando apre gli occhi, ha ancora le dita della mano destra strette a pugno attorno ad una manciata di aria. Nelle narici, però, ha ancora l'odore di Blaine. 
Blaine. 
Si mette a sedere, strofinandosi gli occhi e cercando di capire quanto ha dormito guardando fuori dalla finestra per osservare il sole. E a giudicare dalla luce bassa e rossastra che arriva dall’altra parte delle tende, ha dormito parecchio.
Si sente drenato. Il viso gonfio e gli occhi pesanti e un sapore amaro in bocca. Che schifo. 
Si sente bene. Forse non perfettamente, forse gli serve ancora un po' di tempo, ma si sente meglio. Non ha più paura di andare in mille pezzi con il più piccolo movimento. Blaine l'ha tenuto insieme quando era più fragile, e adesso Kurt può proseguire da solo. 
E sa di non esserlo e non è quello il punto. Il punto è sapere di farcela.
Si alza dal letto ed esce dalla stanza, senza preoccuparsi di infilarsi di nuovo le scarpe e scendendo le scale senza far rumore. Quando entra in cucina, non è sorpreso di trovare Blaine intento a sorseggiare un bicchiere di Coca Cola che Finn obbliga settimanalmente Carole a comprare. È sorpreso di trovare Blaine seduto al tavolo davanti al suo computer, però. 
"Hey," gli sorride Blaine, facendogli cenno di avvicinarsi. Kurt non se lo fa ripetere, si stacca dallo stipite della porta contro cui si era appoggiato e avanza verso di lui.
"Cosa stai facendo?" mormora, la voce ancora impastata dal sonno e dalle lacrime e Kurt si sente così piccolo. Piccolo e svuotato. Ma non più inutile. 
Blaine gli afferra la mano e lo fa sedere accanto a lui, girando il laptop verso di lui e facendo una mezza smorfia. "Scusa, ho dovuto rubare il tuo pc e non volevo svegliarti restando in camera... comunque. Guarda qui!"
Kurt sposta lo sguardo sullo schermo e ciò che vi legge non è ciò che si sarebbe aspettato. Ma Blaine stesso non è ciò che avrebbe potuto aspettarsi dalla vita, quindi forse va bene così. Un sacco di cose non vanno come erano state previste, ma non per questo vuol dire che vadano male.
"È un elenco di redazioni di moda. A New York. Per richiedere un tirocinio. E so che speravi in Broadway, lo so, e infatti ci sono anche delle produzioni teatrali, in fondo alla pagina. Piccole, niente Broadway, ma ho pensato di elencare anche quelle e... Comunque! So che desideravi Broadway, e sei libero di ignorare tutto, ma, Kurt, sei fantastico con la moda, ok? Lo sei. E ho pensato... ho pensato che magari avresti potuto provare anche con quelle, e sono tutte a New York, tutti i nomi in elenco, sono tutti lì, e sono sicuro che-"
Kurt non lo lascia finire. Ha smesso di ascoltarlo quando ha capito cosa stava facendo - per lui. Per lui lui lui. Lui che non ha perso nulla e che deve solo deviare dalla strada principale e Blaine gliel'ha detto. Sei tutto. Puoi essere tutto quello che vuoi. 
"Hey, niente pomiciamenti in cucina, ok?"
La voce di Burt li fa sobbalzare e Kurt vede Blaine arrossire e abbassare lo sguardo.
Kurt scuote la testa. Afferra la mano dell’altro e si gira a guardare suo padre. Il viso arrossato e gli occhi gonfi, forse, parlando da soli, perché Burt si blocca con un'espressione strana sul suo viso.
Kurt sospira, prima di stirare le labbra in un sorriso appena accennato. "Papà, devo dirti una cosa."
 
*
 
NOTE: Ed eccola qui :D Plottata nella notte dopo la messa in onda dell’episodio 3x22 e finita qualche giorno fa…
Ho letto un po’ di storie post-3x22, ma di tutte quelle trovate, solo un paio mi sono piaciute. Così ho deciso di scrivermi da sola ciò che volevo leggere e questo è il risultato. Spero vi piaccia :) Mi mancava scrivere Klaine, in effetti. Era un po’ che non lo facevo.
Grazie a tutti quelli che hanno letto <3
 
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