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Autore: Himitsu87    02/06/2012    4 recensioni
POST 2X03
Sherlock torna a casa, da uno John addormentato.. per proteggerlo un'ultima volta.
Scritto per lo Sherlothon, per il Team Canon.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Contegio parole (FdP): 572
Beta: Naripolpetta (ormai... chi non conosce questa stupenda donna?)
Note: Scritto per lo Sherlothon con prompt http://pics.livejournal.com/med_cat/pic/0008c0s3. Ho riflettuto sull’osservare qualcosa e riflettere di Sherlock. Spero piaccia. FORZA CANON! XD



Pranzo con Lestrade, a base di pesce, poi insieme sono andati su una scena del delitto, una zona abbastanza fangosa a quanto pare, a giudicare dallo strano misto di erba e terra argillosa attaccata alle sue suole. Ha bevuto una birra per cena, sicuramente con Stamford.
Sta ancora riflettendo se accettare la sua proposta di insegnare con lui.
Frequenta una donna, ma è decisamente tormentata come storia, anche perché lei è sposata, ma non glielo ha detto ancora. Sicuramente John la lascerà appena lo scoprirà.
È decisamente dimagrito, non fa la barba da un paio di giorni, anche i capelli sono da tagliare e la sua zoppia si fa rivedere. I suoi amici sono decisamente preoccupati. Ha cercato di iniziare a fumare, senza successo.

Si guarda intorno.

Computer inutilizzato da quasi una settimana, così come la televisione. Sta attuando una sorta di isolamento dal mondo. Ha tentato di risolvere il suo sudoku cube - invano, ovviamente. I suoi esperimenti sono spariti, ma John non li avrebbe mai buttati, sicuramente li ha dati all’università. Il suo archivio è stato aperto diverse volte.

Torna a guardare John.
 
Gli occhi chiusi, il respiro regolare, il teschio in mano.
Dorme, mentre i segni sul suo corpo dimostrano che ne ha molto bisogno.

Sherlock si siede sulla sua poltrona, godendosi quell’affondare così familiare. John è davanti a lui, come sempre.
Aspetta e ne è pienamente consapevole.
Cosa aspetti ha poca importanza, ma lo fa.
Sa che è morto, che non tornerà, è riuscito ad ammetterlo, a smettere di sperare di vederlo entrare da quella porta sorridendo, ma non può fare a meno di aspettare.
Sherlock sospira, John è decisamente irrazionale.
Per quanto possa dedurre tutto ciò che fa con un solo sguardo, per quanto possa infilarsi nei suoi pensieri, non capirà mai alcune cose.
Sa che lo ammira, sa che lui gli dà quell’azione e quell’avventura che John cerca, sa che si è affezionato a lui, eppure il perché John gli sia così devoto è una cosa che sfugge alla sua comprensione, un qualcosa di così evidente eppure di così misteriosa origine.
Lo guarda attentamente.
Tranquillo, rilassato, come solo nel sonno si può essere.
Lo ha visto davanti alla sua tomba. Forte, come un soldato deve essere davanti ai civili, razionale nell’accettare la morte e poi lo ha visto cedere nella solitudine, chiedendogli di resuscitare, in modo del tutto irrazionale.
Un medico che chiede ad un morto in una tomba di tornare in vita.
Nulla nel volto o negli abiti di John, nella sua postura o nei segni sul suo corpo riescono a comunicargli il perché di tutto questo.
Un misterioso rompicapo, di cui dovrà privarsi per molto tempo, finché tutto non sarà calmo, finché non avrà smantellato del tutto la rete di Moriarty.
Quanto sarà dura senza di lui?
Lo guarda. Mentirgli non è del tutto una novità, ma lasciarlo in quelle condizioni gli sembra… ingiusto.
Sorride. Probabilmente John ha più influenza su di lui di quanto lui stesso possa immaginare.
Tuttavia deve andare, come ha dovuto ferirlo uccidendosi davanti ai suoi occhi. Per proteggerlo.
Per preservare un mistero così affascinante, da gustare lentamente, negli anni.

«Sherlock, caro, l’auto di tuo fratello è alla porta.»

La signora Hudson che lo guarda con quello sguardo triste.
Gli ha promesso di occuparsi di John, di badare a lui, di proteggerlo.
Si alza per lasciare la stanza e si avvicina a John, gli sussurra all’orecchio poche parole.
Il suo scopo è ferire ancora, ma chi di preciso?

«Non mi aspettare, John. Io non tornerò. Continua a vivere.»
   
 
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