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Autore: Panffle    03/06/2012    1 recensioni
Salve popolo! :3 Ok questo è un tentativo di one-shot in cui ho cercato di mettere per iscritto i malati viaggi mentali che il mio cervellino si è fatto sul perché Lord T. abbia ripreso a fumare. Ammetto che nella mia mente era molto più faigo, tutto arcobaleni e unicorni saltellanti e muffin al cioccolato e tante cose belle..poi non so come sia accaduto che le mie mani abbiano stravolto tutto quanto D: babhò...l'importante è provarci :')
Pavabbington is on gente!
Genere: Demenziale, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sugar From The Future

Tubbi thinks Pav is purrrrfect, and so do I.


"Lord Tubbington anche se stiamo facendo un'intervista, sappi che sono ancora arrabbiata con te.. Lo so che hai ricominciato a fumare."

Come poteva essere arrabbiata con lui per una stupida sigaretta dopo tutto quello che gli era successo?
Il gatto osservò a lungo quegli occhi azzurri che lo scrutavano dal bordo del letto. Dopotutto sapeva che lei era solo preoccupata per la sua salute, non poteva essere arrabbiato con Brittany solo perché non riusciva a capire quanto fosse grande la sua sofferenza.
Lord Tubbington si scosse nel suo lungo pelo bruno tigrato.
No, non poteva certo darle colpa se si preoccupava tanto per lui, e non poteva neanche darle torto se gli impediva di fumare, o se lo accusava di leggere il suo diario segreto.
Ma d’altra parte nemmeno lui poteva darsi colpa di quello che era successo. L'unica certezza era che lo amava.

E non lo avrebbe mai dimenticato.
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Il loro era stato amore a prima vista.
Dal primo cinguettio aveva capito che tra loro ci sarebbe stata molto di più che una semplice attrazione fisica.
E lui era perfetto, in tutto e per tutto. Ogni singola piuma del suo docile corpicino da pennuto, ogni colorazione di giallo e bianco era accostata alla perfezione, il suo becco pareva scolpito da Michelangelo.
Pavarotti.
Sì, Lord Tubbington ne era sicuro, era più che un semplice pennuto da compagnia. Il suo nome così azzeccato, il suo piumaggio. Lo amava, eccome se lo amava.
Lo amava più del torrone e delle praline con cui era solito addormentarsi, date le bizzarre superstizioni della padrona. Più dei grattini sulla pancia, più di quelli sotto il mento, più del suo ego. Più di sé stesso.
Galeotto fu il giorno in cui Kurt fece visita alla bionda per chiederle consigli sul tipo di qualità e sul colore della stoffa adatta per coprire la gabbia del canarino. A quanto pare voleva fare colpo su un certo usignolo Blaine.

“Tu mi piaci” - gli aveva miagolato la palla di pelo.
“Anche tu mi piaci. Ma ho sentito della tua dipendenza da ecstasy, devi smetterla se vuoi che ti rivolga la parola.” – cinguettò lui.
Ok.” –  farfugliò il gatto, incurvando leggermente le orecchie imbarazzato.
“Fantastico, credo proprio che andremo d’accordo. Piacere, Pavarotti.”
Lord Tubbington. Oh, adoro il tuo nome. Pavarotti.. come il famoso tenore italiano.”
“Lord Tubbington, continuo a credere che andremo sempre più d’accordo. E sì, esatto, proprio lui.”
Ho da sempre una passione per l’opera lirica.” – ammise il gatto abbassando leggermente il capo, mentre il pelo sulle sue guance si colorava di rosso.
Il becco del pennuto si aprì in un risolino mentre osservava il gatto imbarazzarsi per una cosa così sciocca. 

E così, da cosa nasce cosa…
Kurt e Brittany si trovavano regolarmente ogni weekend da quando il ragazzo si era trasferito alla Dalton. Si scambiavano segreti, si scambiano consigli e si scambiavano vestiti.
E intanto i due animali venivano lasciati liberi a giocherellare sul pavimento della camera della bionda, chiacchieravano e spettegolavano sulle relazioni in corso dei padroni. Il pennuto era riuscito perfino a convincere il felino sull’accettare Santana, lo rassicurava sul fatto che avesse assistito parecchie volte ai pianti della latina e agli sfoghi con Kurt in camera sua. E Kurt l’aveva aiutata ad ammettere a sé stessa l’amore per la bionda. 
L’aveva convinto che quello della latina era amore vero e che mai le avrebbe fatto del male. E il gatto si decise a darle il via libera.

La scintilla era scattata da subito, ma nessuno dei due sembrava volerlo ammettere.
Pavarotti cantava spesso per Lord Tubbington. Il gatto poteva ascoltarlo per ore e ore senza mai stancarsi. Aveva smesso di fumare, il suo cinguettio era meglio di qualsiasi sigaretta. Ora era lui la sua nuova dipendenza.
E a nessuno dei due sembrava importare se prima o poi avrebbero dovuto affrontare il fatto che erano attratti l’uno dall’altro. Entrambi maschi, entrambi provenienti da due mondi diversi..da due specie diverse.
D’altronde come si suol dire... tali padroni, tali animali da compagnia.

E poi accadde che un giorno, quando Brittany e Kurt erano in bagno a provarsi chissà quale nuovo abbigliamento d’alta moda, i due rimasero finalmente soli.
Una piuma giallo limone sfiorò la coda di Lord Tubbington finendo sul pavimento.
Il gatto fece per afferrarla con una zampa nello stesso momento in cui quella del canarino si era allungata per recuperarla. Le loro zampe si toccarono per un istante spingendo entrambi ad assistere imbarazzati al calore del loro corpo che entrava in contatto.
I loro sguardi si incrociarono, incatenandosi l'uno all'altro.

“T-ti è caduta una piuma, Pav.” – riuscì a malapena a sussurare in un miagolio la palla di pelo.
“Oh non ti preoccupare, davvero, è solo il cambio del piumaggio Tubbi” – cinguettò sicuro di sé il canarino.

“Oh..Capisco.”
E prima ancora di accorgersene, quell’enorme palla di pelo aveva già iniziato a fare le fusa rannicchiato tra le piume del pennuto, che gli cinguettava all’orecchio parole dolci.
I due si amavano. E anche parecchio. Più di qualsiasi altra cosa. E nessuna legge della natura, no anzi, dell’universo, li avrebbe potuti separare.
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“Credo di amarti. -
Gli aveva detto il canarino strofinando il becco contro il suo muso, prestando molta attenzione a non graffiarlo.
..Ci vediamo sabato prossimo.”
E lui ci aveva sperato, ci aveva sperato fino all’ultimo.
L’aveva aspettato sveglio tutto il giorno, ma lui non si era visto. Kurt non si era visto. E Brittany non fiatava.

Perché il suo dolce pennuto non era lì con lui?
Il gatto passò la notte insonne accanto ai piedi della bionda addormentata, rimuginando sulla giornata. Afflitto da mille pensieri che lo tormentavano e non gli concedevano neanche un minuto di sonno.
Che cosa poteva essergli successo? Cosa gli aveva fatto? Era colpa sua?
Che il suo canarino si fosse forse stancato di lui e non volesse più vederlo? Che avesse smesso per sempre di amarlo?

No. Lord Tubbington sentiva il suo pelo rizzarsi, c’era qualcos’altro. Se lo sentiva dentro che non poteva essere questa la ragione, anche se avrebbe tanto desiderato che lo fosse dopo aver scoperto ciò che era accaduto.


Non mangiò per giorni i suoi torroni, e non lasciò sfuggirsi neanche un miagolio di sofferenza in presenza della bionda. Convinceva sé stesso che sarebbe tornato, che il sabato successivo sarebbe stato lì a sussurrargli dolci parole e a cantare per lui.
Ma non tornò. Nè il sabato dopo nè quello ancora successivo.
Finché un giorno gli cadde l’occhio sul diario della padrona, lasciato aperto sul letto disfatto.
Scorse senza dar troppa importanza le parole che riempivano ogni spazio bianco delle pagine.

Santana. Glee Club. Nazionali. Santana. New York. Lord Tubbington. Santana. Ballo della scuola. Arcobaleni. Santana. Unicorni. Santana.
Finché i suoi occhi da felino non individuarono quei due nomi, accostati l’uno all’altro.
Kurt. Blaine.
E subito accanto, il suo.

Pavarotti.
Si fermò a scrutare a lungo quel nome, scritto con semplici pastelli colorati e a grandi lettere in fondo alla pagina.
Pavarotti.
E non osava andare avanti per paura di quello che avrebbe potuto leggere.
Ma in cuor suo se lo sentiva, e sapeva che doveva andare avanti. Doveva accettare la realtà. Per lui.

Pavarotti. Pavarotti è morto.
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Come poteva biasimarlo la bionda se aveva ricominciato a fumare.
Vagava con la mente Lord Tubbington, accendendo l’ennesima sigaretta, raggomitolato nell’angolo del bagno di casa Pierce, gli occhi ancora lucidi per le lacrime versate e i numerosi miagolii strazianti che uscivano incontrollati dalla sua bocca.
Non poteva. No, di certo.
Un cinguettio soave si fece largo nella sua mente.
Lord Tubbington lo amava. E non lo avrebbe mai dimenticato.

   
 
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