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Autore: Marty_Winchester    03/06/2012    5 recensioni
"Molti dicono di odiare la routine, ma la verità è che odiano la propria quotidianità. Vorrei tanto avere una vita diversa, ma se non potessi avere comunque mia sorella Amber, non sarebbe vita."
"Io e mio fratello Sam siamo più che semplici fratelli, siamo tutto l'uno per l'altro"
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'two sisters, two brothers, one destiny '
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Sembra sia esplosa una bomba in casa, poi sia passato un tornado e infine il diavolo della Tasmania: muri graffiati, mobili sconquassati, pezzi di soffitto per terra.

«Papà!»

«Papà rispondi, dove sei?»
Entriamo in casa, io corro di sopra, Amber verso la zona giorno.
Apro la porta della camera da letto di mio padre, con circospezione, ed entro nella stanza. Vicino al letto c’è una donna, mi da spalle e non sembra essersi accorto della mia presenza.

«Eccoti, ti stavo aspettando»
La sua voce è calma e controllata, ma molto inquietante. Si volta e posso vedere i suoi occhi bianchi: se la sua voce è minacciosa, quel paio di occhi mettono davvero i brividi.

«Scappa Angelica!»
Mio padre si alza dal pavimento, ferito e sanguinante, mettendosi tra me e l’essere dagli occhi bianchi.

«Le tue figlie non andranno da nessuna parte, spostati lurido verme»

«Puttana, prendi questa!»
La donna viene bagnato con una strana sostanza, molto dolorosa e che brucia a contatto con la pelle. Il mio cervello urla “vattene da qui”, ma le gambe non rispondono. Sento dei passi, deve essere Amber, “no, stai lontana da qui!”.

«Figlia mia, scappa e salva tua sorella!»
Mio padre mi da uno spintone e finalmente riesco a riprendermi; approfittando della distrazione di Lilith, esco dalla camera e porto mia sorella lontano da questa casa e dal pericolo.


Punto di vista: Dean

«Sammy, hai scoperto qualcosa?»

«Non chiamarmi così Dean, lo sai che non lo sopporto! Sammy era un bambino di dodici anni con l’acne»
Alzo le spalle e continuo a guardare un porno, sul portatile di mio fratello, fingendo di fare ricerche.

«Dean tu sei proprio un… La gente muore e tu perdi tempo con i porno?!»
Mi ha scoperto: sa perfettamente che le ricerche non mi fanno sorridere, pazienza.

«Senti Sam è tutto il giorno che faccio ricerche»
Spengo il computer e lo appoggio sul tavolo.

«E anche se trovassimo quella figlia di puttana, mi spieghi come la facciamo secca?»
Sam sta per ribattere, ma inizia a squillare il mio cellulare.

«Pronto? Sono Dean»

«Ciao, D-Dean… io sono Angelica Revolver, ti starai chiedendo come ho avuto il tuo numero, non crederai mai a quello che è successo…»

«Chi è?»
Sussurra mio fratello, avvicinandosi; alzo la mano come a dire “aspetta, poi ti rispondo.”

«Angelica hai detto? Non ti preoccupare, ho una mente aperte»

«Mio padre è stato ucciso da una donna, ma non aveva niente di umano…»

«Mi dispiace molto, tu stai bene?»

«Come potrei mai stare bene!»
Scoppia a piangere; mi mordo la lingua, sono proprio un deficiente! Meno male che ho subito anch’io una simile perdita.

«Mio padre mi ha dato il tuo numero di telefono, è stata l’ultima cosa che ha fatto prima di…»
Riesce a calmarsi e a continuare la chiamata, anche se per poco. Cambio discorso.

«Dove ti trovi?»

«Molto lontano, ho capito subito dal tuo accento che non sei italiano»

«Infatti sono americano, ma potrei fare delle telefonate a cacciatori della zona…»

«Molto gentile, ma mio padre mi ha dato il tuo numero»

«Ne discuto un attimo con mio fratello, ti richiamo okay?»
Mi chiude il telefono in faccia, non mi arrabbio solo perché è in lutto.

«Adesso rispondimi: chi era al telefono?»
Interloquisce mio fratello, usando un tono incuriosito.

«Una ragazza… suo padre è stato ucciso da un mostro, ma prima che lo mandasse all’altro mondo è riuscito a darle il mio numero»
Sam annuisce e inizia a preparare la valigia, quando una damigella è in pericolo, lui accorre.

«Aspetta Cowboy, si trova in Italia! E poi abbiamo una missione da compiere»

«Già, ma come dici tu: “Non abbiamo né tracce né armi per uccidere quella stronza”»

«Io la chiamo puttana, ma comunque hai ragione. Fammi richiamare Angelica Revolver…»
Scoppio a ridere, trovo abbia un nome assurdo, ma la faccia che mette su Sam mi fa smettere.

«Dean, hai detto Revolver?»

«Si, vedi non siamo gli unici ad avere un cognome uguale al nome di un’arma!»

«Non è quello che volevo dire, è un cognome familiare…»
Mio fratello mette la mano in tasca e tira fuori il suo smartphone, digita un numero di telefono e mette il vivavoce.

«Ciao Bobby, il cognome Revolver ti dice qualcosa?»

«Certo, idiota. Revolver è il cognome di mio cugino, David Jonathan Revolver»

«Una certa Angelica Revolver ha chiamato Dean, suo padre è morto…»

Aspettiamo diversi minuti, ma non riceviamo nessuna risposta da parte sua, così continuo io.

«Stiamo andando in Italia, vuoi venire con noi?»

«Non posso, idioti: molti cacciatori contano su di me»
Sbraita prima di agganciarci il telefono in faccia; che diavolo hanno oggi le persone? L’educazione è passata di moda?

«Allora partiamo, destinazione Italia»


Punto di vista: Angelica

Il tizio Americano sarà qui il prima possibile, giusto il tempo di arrivare dalla Florida. Io e mia sorella adoriamo l’America, volevamo andarci appena compiuti i diciotto anni, ma adesso è l’ultima cosa a cui pensiamo.

«Dove andiamo Angy? Non possiamo tornare a casa nostra…»

«Potremmo provare andando da nostra zia, ma l’importante è restare unite»

«Non potremmo mai dividerci, siamo sorelle gemelle»

«Ma anche amiche, siamo migliori amiche»

«Hai ragione: si nasce sorelle, ma si decide di essere amiche»

Ci abbracciamo forte, l’unica persona senza la quale non potrei vivere è lei.


Arriviamo davanti a casa di nostra zia Amelia, l’unica persona sempre disposta a darci una mano. Busso alla porta, suono il campanello, urlo con forza il suo nome, ma la sua abitazione sembra vuota.

«Oh no, lo sapevo che era una cattiva idea! Siamo state così ingenue, era ovvio che questa sarebbe stata la nostra mossa successiva»

«Che altro potevamo fare Amber? Non mi sembra che tu abbia esposto un’idea migliore!»

Non mi era mai capitato di sbraitare contro mia sorella, ma del resto non mi era mai nemmeno successo di trovarmi faccia a faccia con…

«Un demone»

Mi esce dalla bocca il nome di questa creatura, non so da quale parte del mio subconscio, ma appena pronuncio quelle parole mi sento una stupida per non esserci arrivata subito.

«Che cosa c’entrano i demoni?»

«Ti ricordi quando papà ci raccontava quelle storie, dopo che la mamma era morta?»

Noto come Amber si concentra, cercando di riportare i ricordi alla mente.

«Cercava di farci sentire meglio, con il solo risultato di averci traumatizzato ancora di più!»

Scuote con forza la testa e inizia a mangiucchiarsi le unghie, dovrei fermarla, ma anch’io ho lo stesso vizio e la capisco. Ignoro il suo gesto e continuo la discussione.

«Ci raccontava di come suo cugino Ronny, no anzi Bobby, aveva da poco ucciso la moglie perché posseduta da un demone, così quando papà lo chiamò perché mamma aveva tentato di affogarci nella vasca da bagno, si armò di sale, acqua santa…»

«Arrivò a casa nostra, la esorcizzò, ma il demone era precipitato dal quinto piano con il corpo di mamma, uccidendola»

Concluse il racconto mia sorella, smettendo di distruggersi le unghie.

«Capisci adesso Amber? È tutto vero!»

«Sono tutte stupidaggini, l’unico male che esiste è quello provocato dall’uomo»

«Dici così solo perché non hai visto i suoi occhi… mannaggia la pupazza! Non erano rossi, come i demoni degli incroci, né gialli, come quelli di medio potere, ma bianchi!»
Mia sorella mi guarda come se stessi ballando nuda, imitando il verso del pollo e parlando agli alberi.

«Che cosa vai blaterando?»

«è la gerarchia dei demoni, questo vado blaterando»
Mi scappa un sorriso, ma non sono allegra.

«Hai fatto bene i compiti, allora sai benissimo che non avete speranze di sfuggirmi»

Quella voce ci coglie di sorpresa, rimaniamo pietrificate. Ci siamo messe a discutere come delle stupide invece che scappare!

«Fate le brave e venite con me»

Continua il demone, senza avvicinarsi. Il mio sguardo cade sulla macchina di Amelia, lei aveva il vizio di lasciare l’auto aperta e le chiavi inserite…

Fisso mia sorella negli occhi e con lo sguardo indico la macchina, ci capiamo al volo e corriamo il più velocemente possibile al suo interno.

«Ragazze, ed io che non volevo farvi male…»

La sua voce ci arriva ovattata, non so come ho fatto a far partire la macchina e scappare così in fretta.



**angolo dell'autrice**
allora che ne pensate di questo capitolo?
lasciate una recensione se volete, un bacio alle mie care amiche <3

   
 
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