Per il Niff day.
Premessa:
Vi dirò, non ho mai scritto su Nick e Jeff, ma li adoro quasi quanto il mio
otp. Loro sono la cosa più dolce e fluffosa che esista e non potevo lasciarmi scappare l’occasione
di scrivere su di loro. Certo, temo di aver buttato giù un cliché assurdo, ma
capitemi. Dovevo comunque dare il mio contributo. Spero di essere all’altezza di
voi altri Niffers. Vi mando un abbraccio e non mi
dilungo oltre.
Buon Niff day!
Vale
~
Nothing else
Non aveva mai desiderato nulla che non
fosse averlo vicino, svegliarsi al mattino e vederlo accanto a sé respirare
profondamente, ancora avvolto in sogni a lui sconosciuti, nei quali
probabilmente erano insieme. In momenti come quelli si sentiva il ragazzo più
felice del mondo. Lo stringeva a sé e gli scostava i capelli corvini dalla
fronte, ammirando quella bellezza che, senza ogni ombra di dubbio, era lì solo
per lui. L’altro sorrideva sereno a quelle moine, accostava la guancia al suo petto
e schiudeva le palpebre, ancora assonnato, accarezzandogli lentamente la
schiena.
‹‹Ti
ho svegliato?›› gli chiese quella mattina.
Sapeva
quanto fosse inutile quella domanda, ma non poteva evitare di sussurrargliela
sulla pelle e di vederlo sollevare le spalle, con la sua solita smorfia dolce e
intrisa di un pizzico di ironia.
‹‹Ho avuto risvegli peggiori›› rispose
Nick, alzando lo sguardo su di lui.
Jeff rise a quel punto e si chinò un po’,
portando le labbra a pochi centimetri da quelle del suo ragazzo. ‹‹Sei
spiritoso stamattina›› soffiò.
‹‹Io sono sempre spiritoso›› puntualizzò
l’altro, fingendosi risentito, ‹‹Sei tu che non cogli il mio umorismo››.
Per quanto fosse ancora possibile, Jeff lo
avvicinò di più, portando una mano dietro la sua nuca e massaggiandogliela
flebilmente con la punta delle dita. I loro nasi quasi si toccavano, i loro
occhi non volevano lasciarsi andare, incatenati com’erano, e i loro respiri
erano ormai una cosa sola.
‹‹Stai forse dicendo che sono lento di
comprendonio?››
Voleva apparire piccato, con quella frase,
ma il tono di voce, improvvisamente basso, aveva soltanto fatto sì che Nick
abbassasse le ciglia scure, incantato da quel gioco. Approfittò della piega che
aveva preso quel discorso e proseguì dicendo: ‹‹Se c’è una cosa a cui non sono
lento, però, quella è…››.
Non finì la frase, perché Nick lo aveva
preceduto, baciandolo teneramente. Si scostò dopo poco, soltanto per
bisbigliare: ‹‹Come vedi, anche io sono abbastanza veloce››.
Si sorrisero divertiti, poi Jeff gli
sfiorò la fronte con le labbra, inducendolo a respirare intensamente a seguito
di quelle piacevoli attenzioni.
‹‹Dovremmo alzarci per andare a lezione››
gli disse, cercando di costringere anche se stesso a lasciare quel posto caldo
e accogliente.
Nick sbuffò in risposta, serrando
maggiormente le braccia intorno al suo corpo, per impedirgli di concretizzare
quell’idea malsana. ‹‹Mariniamole›› lo pregò con un paio occhioni dolci, ai
quali – lo sapeva bene – Jeff non poteva resistere.
‹‹Ma la prof ci farà…››
Di nuovo non riuscì a terminare quel
pensiero. La bocca di Nick aveva cominciato a solleticargli il collo,
lasciandovi una serie di baci che gli fecero girare la testa. E come faceva a
dirgli di no?
‹‹Magari solo le prime due ore›› si
arrese, sospirando, mentre iniziava a venirgli la pelle d’oca.
Dubitava che potesse esistere qualcosa o
qualcuno che potesse farlo sentire meglio di così. Fin dalla prima volta in cui
l’aveva visto, esuberante come suo solito e così adorabilmente scemo, era stato
parte integrante della sua vita. Non si erano persi di vista neanche un
momento. Erano stati amici, si erano amati in silenzio e si erano confessati,
con la promessa di esserci sempre l’uno per l’altro, qualunque cosa fosse
accaduta. E ora, semplicemente, stava bene. Non gli serviva altro per potersi
definire completo.
Era questa la felicità.
Fine.