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Autore: ElisaFofo    04/06/2012    1 recensioni
Quinn è sotto casa di Rachel, ma non trova le parole.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Coppie: Quinn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Avevi detto che era impossibile.
-Lo pensavo.

Tiene gli occhi fissi a terra e qualcosa ti si frantuma nel cuore. Vorresti urlare, tirare fuori tutto quello che hai dentro, vorresti obbligarla a guardarti perché sai che capirebbe. Ma sai anche che non puoi chiederglielo. Non dopo tutto quello che hai fatto.

La vedi stringere i pugni e lei alza il mento fiera, ricacciando indietro le lacrime. Tu vorresti solo premerle una mano sulla guancia e baciarla, dirle che va tutto bene, che ti dispiace. Vorresti essere quello di cui ha bisogno, quello che merita. Ma le mani rimangono calcate nelle tasche e i suoi occhi ti squadrano duri.

Rachel Berry è fragile, forte ma fragile. Non sai se sia peggio sapere che soffre o che in un modo o in un altro riuscirà ad andare avanti e a dimenticarti, perché tu non ce la fai. Non ce l’hai fatta. Non potrai mai farcela.

-Lo pensavi? Cazzo Quinn, cos’altro vuoi da me?
Ti costringi a morderti la lingua, a frenare quella voglia di stringerla a te, di affondare le mani tra i suoi capelli e respirare il suo profumo, di dimenticare tutte quelle cose che non sono te, Rachel, voi. Il ricordo delle sue labbra calde sulle tue e delle sue guance arrossate ti colpisce con violenza, rubandoti il respiro. E lei è lì, e non puoi averla.

-Rachel…
Il suo nome sulle tue labbra suona così sbagliato, adesso. Sai che le sta facendo male. Dentro.
Hai l’impressione di aver rubato un’opportunità che non meriti e di starla sprecando, di starla buttando via con le parole sbagliate. Hai paura che lei se ne vada, hai paura che ormai non veda più in te quel qualcosa che riusciva a vedere nonostante tutto quello che le facevi, le dicevi, non le dicevi. Sai di averla sempre trattato malissimo, sai che non l’ha mai meritato, sai che è l’unica che nonostante tutto non ti ha mai odiato. Non sai capacitarti di quanta fortuna hai avuto con lei -che nonostante quell’abisso che vi separava e le barricate che creavi ti ha capito, ti ha consolato, ti ha appoggiato, ti ha amato. E ora hai paura di essere andata oltre, di aver fatto cadere la goccia che fa traboccare il vaso. Di averla persa.

-Rachel, ho sbagliato tutto con te, lo so. E so di non poterti chiedere nulla perché ho già avuto troppo. Io… -soppesi le parole, cercando quegli occhi che continuano a sfuggire- io ti… amo.

Suona così male ora. Tutte le ore che hai passato a ripeterlo, a cercare le parole giuste per farle capire tutto –quell’enormità di emozioni che hai dentro, tutti i mesi che hai impiegato per riuscire a decifrarle, tutte quelle indicazioni che hai evitato perché portavano su una strada che non potevi concepire di imboccare – sono andate via, distrutte dalla tua incapacità di esprimerti in modo coerente l’unica volta in cui è davvero necessario. Ti senti in colpa per quello che stai facendo –sei sotto casa sua e le stai davvero chiedendo un’altra possibilità, nonostante tutto quello che ti ha dato- ma le tue stesse parole ti rimbombano nella testa. Io ti amo, Rachel, tu mi ami. Perché non dovremmo stare insieme? Per nessun motivo. Tu lo sai, vorresti solo che ti guardasse e lo capisse anche lei.


Non risponde. Probabilmente ora i suoi occhi sono confusi, feriti –cos’altro vuoi da me?
-Rachel, ti amo. Lo sai, sono due anni che ti amo e continuo a rovinare tutto. Pensavo che stare insieme fosse troppo difficile, ma la verità è che è più difficile stare senza di te. Io…Mi dispiace, Rach.

Rach. L’hai chiamata così la prima volta che siete uscite insieme –sei sporca di gelato, Rach. Lei era diventata rossa come il suo cappotto e tu l’avevi baciata. Rach.

Oh, tutte quelle parole sono inutili, alla fine. Sai che se solo lei ti guardasse capirebbe tutto e non sarebbe più necessario dire niente. Ho fatto una cazzata, Rachel. Ti prego.
Ti amo.

Lei è ancora lì. L’unica cosa buona di tutto questo è che lei è ancora lì. È esitante, incerta, come se adesso non ci fosse più niente da dire. Come se il tuo mi dispiace, Rach avesse solo aperto una parentesi, mentre tu volevi mettere un punto, chiudere un capitolo troppo doloroso per voi e iniziarne uno nuovo. Senza gli errori –tuoi- di quello vecchio.

-Rach…-continui a cercare il suo sguardo e finalmente lo incroci, mentre andava a nascondersi tra le pieghe della tua maglietta. La guardi e le tendi la mano, nella vana speranza che la stringa, la riempia, nel desiderio che quelle dita calde si allaccino al tuo polso come hanno fatto tante volte. Lei è immobile, rigida come la prima volta che l’hai baciata. Tu esitante allunghi l’indice a sfiorarle l’avambraccio, lentamente, misurando tutti i gesti perché ora vedi le sue difese sgretolarsi e non puoi permetterti di lasciartela scappare.

-Rach, ti amo…- ti amo, ti amo, ti amo. Continui a sussurrarlo perché quelle parole ti riempiono la bocca, il cuore, escono senza che tu possa fermarle. E lei è ancora lì, tra le tue braccia, senti che ha gli occhi chiusi e quei ti amo entrano dentro di lei a riempire il silenzio delle ultime settimane.
Ti amo, ti amo, ti amo.

Senti che un po’ cede contro il tuo petto, sotto il tuo bacio –in realtà accosti solo le tue labbra sulle sue, chiudendo gli occhi. Come la prima volta, con la stessa sorpresa e lo stesso sollievo che provi nel vedere che non si ritrae, con lo stesso muto grazie perché è il bacio di cui entrambe avete bisogno. Le parole non sono più necessarie adesso –stupide, stupide parole. La cosa bella di te e di Rach, pensi, è che non ne avete bisogno.











Sei sporca di gelato, Rach. Lei era diventata rossa come il suo cappotto e tu l’avevi baciata. Rach.
  
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