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Autore: Eterocromia    04/06/2012    1 recensioni
Tsunayoshi era il migliore.
Raggiungeva gli obiettivi che gli venivano predisposti, uno ad uno, e questi cadevano ai suoi piedi in un inchino che non meritava.
In un angolo della sua vita si ritrovò a chiedere ai suoi guardiani il perché.
Tsunayoshi era il migliore nell'essere il peggiore.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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THE BETTER MAN
it’s hard to be the better man
when you are still lying




Tsunayoshi Sawada non aveva mai avuto obiettivi personali. Aveva sempre eseguito, abbracciato nel suo mantello, comandante ma soldato in prima.
Era albero, ma come fiore si era accostato ai suoi Guardiani, sbocciando fragilmente tra le loro mani.

«Perché piangi, Gokudera-kun?» chiese al Primo Guardiano, sorridendo pacatamente.
«Perché non riesco a proteggerti come vorrei e m’infurio, come la tempesta.»

«Perché piangi, Yamamoto-san?» chiese al Secondo Guardiano, con gli angoli della bocca perennemente curvati.
«Perché mi nascondo dietro una risata non mia e rattristo tutti, come la pioggia.»


«Perché piangi, Hibari?» chiese al Terzo Guardiano, con un sorriso di delicatezza.
«Perché sono solo e incorporeo per colpa unicamente mia, come la nuvola.»

«Perché piangi, Ryohei?» chiese al Quarto Guardiano, le labbra abituate in quella posizione.
«Perché la mia allegria e la mia irruenza non fanno sempre piacere, come il sole.»


«Perché piangi, Lambo?» chiese al Quinto Guardiano, naturale come se sorridesse per la prima volta.
«Perché ho bisogno di protezione nonostante tutti pensano che io non ne necessiti, come il fulmine.»

«Perché piangete, Chrome, Mukuro?» chiese agli ultimi due Guardiani, col sorriso ricamato con minuzia.
«Perché non possiamo far altro che ballare con la morte, come la nebbia.»

Tsunayoshi Sawada si allontanò, germogliando sui suoi stessi passi.
«Perché io sono il cielo?»
Chiese a sé stesso, camminando sulla sterpaglia ardente della sua vita.
E, ad un tratto, avvertì altri passi dietro di lui.
Alzò lo sguardo e si voltò; i suoi Guardiani piangevano ancora, con le lacrime avviluppate sulle guance, ma erano schierati come una Famiglia, non come dei soldati.

«Sei il cielo perché sei l’unico in grado di fingere quando noi crolliamo.
Perché sei l’unico in grado di sorridere davanti alla morte.»
E Tsunayoshi Sawada, con le sue piccole mani e con la sua piccola speranza, sbocciò nuovamente tra i suoi Guardiani sorridendo, aprendo le dita per far scivolare via quelle lacrime, ancora una volta.


Tsunayoshi Sawada era per loro la speranza.
Perché lui era il migliore.
Tsunayoshi Sawada era, per se stesso, solamente un bugiardo.
Perché lui era il migliore dei peggiori.

  
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