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Autore: Miss A    04/06/2012    2 recensioni
Probabilmente non se l'è mai chiesto nessuno, allora (forse) sarò la prima.
Come sarebbe, per una volta, vedere attraverso gli occhi di un membro di un diverso Glee Club? E soprattutto, come sarebbe se quel Glee Club fosse "il Nemico n° 1" delle ND, i Vocal Adrenaline?
Concepita dalla mia mente malata per soddisfare il mio cuoricino malato di Jonathan Groff, siate clementi.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jessie St. James, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Author's Note
Piccola introduzione prima della lettura: sarà colpa del mio amore per Jonathan Groff e Jesse St. James, ma non ho mai tifato per le New Directions nelle competizioni. I personaggi delle ND non saranno descritti con occhio di riguardo (soprattutto considerando il fatto che i Vocal Adrenaline sono i "nemici mortali" delle ND e viceversa), in particolar modo Rachel. Quindi non voglio sentire lamentele a riguardo, ma solo critiche costruttive per aiutarmi a migliorare. Ah, non è betato perchè sfortunatamente non dispongo di una persona fantastica che mi aiuti in questo senso, quindi mi scuso in anticipo per eventuali errori di battitura e non dovuti alla stanchezza (e non). Un abbraccio virtuale ai lettori :3

Enjoy.

Chapter 1

Passo, giro, passo, batti, giro, passo, passo, giro e… casquet!
“Stai andando bene, Jade, adesso riproviamo tutta la coreografia dall’inizio.”
“Oh, no, non ci penso neanche per un secondo!”, esclamo dirigendomi verso gli spogliatoi femminili, dove Cody non potrà seguirmi.
“E dai, piccola, stiamo andando bene! Lo sai che dovremo essere allenati per quando arriverà Jesse…”
Non arrossire Jade, non farlo!
Troppo tardi!, ribatte un fastidioso senso di calore alle guance.
“Hai visto, Cody? Ci stiamo allenando da tre ore. TRE. Sulla stessa coreografia! Sono così esausta che mi sta venendo il fuoco di Sant’Antonio per colpa tua!”
Però. Una ripresa di classe. Battimi un cinque, me stessa!
Lui pare confuso, decisamente spiazzato dalla manifestazione di intelligenza che, per quanto mi riguarda, non è per nulla comune.
“D’accordo.”, sospira infine “Basta per oggi. Riprenderemo domani.”
Annuisco, poi entro negli spogliatoi chiudendomi la porta alla spalle e appoggiandoci la schiena contro.
Che fatica.
Non tanto fisica – sono abituata a sessioni di allenamento ben peggiori, che risalgono ai tempi d’oro con la Corcoran – quanto mentale.
E sto parlando della fatica che ho fatto per combattere la mia reazione infantile alla pronuncia di un nome.
Un nome.
Jesse.
Per chi si fosse perso le puntate precedenti… oh, giusto, non esistono puntate precedenti.
Ok, rewind.
Cominciamo dall’inizio.
Mi chiamo Jade Amber Martins.
E sì, ho i due nomi più stupidi dell’universo.
Comunque.
Ho diciassette anni, e questo è il mio ultimo anno alla Carmel High ad Akron, Ohio.
Faccio parte dei Vocal Adrenaline, il Glee Club che ha vinto quattro campionati nazionali consecutivi. E, non per dire ovvietà, tutti grazie a Jesse St. James.
Che sarebbe il Jesse di prima.
Che a volte, tra me e me, chiamo il MIO Jesse.
Piuttosto stupido, lo so. Fa tanto prima cotta alle elementari, quando riempi il diario di cuoricini, scritte romantiche e provi la tua firma con il cognome del ragazzo che ti piace, per vedere come suonerebbe quando vi sposerete.
Peccato che dopo quei sogni infantili non si realizzino mai.
Il che è un po’ quello che è successo tra me e Jesse.
Scusate, divago spesso, questo non aiuta.
In sostanza.
Quando arrivai alla Carmel High, l’unico liceo per figli dei ricchi (è come una scuola privata, solo che… non lo è), Jesse era al secondo anno.
Lo vidi camminare per i corridoi con aria di superiorità, e all’inizio lo detestai per questo. Tutti gli studenti si scansavano al suo passaggio, nemmeno i palestrati osavano fare di più che guardarlo in cagnesco.
Feci approfondite ricerche sul suo conto (cosa insolita per me, ma vi spiegherò in seguito), e scoprii che si trattava di Jesse St. James, figlio del sindaco di Columbus e nuova star del Glee Club del Carmel.
Poi un giorno… beh, le parole più giuste per spiegarlo sarebbero lui stravolse la mia vita.
E parlo seriamente.
Ero una matricola. Una bassa, stupida e timida, per di più. Sapevo sarebbe stato il mio turno venire presa di mira dai bulli. Ma certo non sapevo sarebbe avvenuto così presto, e con così tanta violenza.
Era pomeriggio, subito dopo le lezioni, a scuola rimanevano solo i bidelli e le segretarie. Ero diretta in biblioteca per riportare i libri che mi erano serviti per la mia indagine su Jesse, quando all’improvviso, due energumeni (bella parola, eh? L’ho imparata grazie alla Corcoran!) mi sbarrarono la strada.
Con le loro stazze da gorilla geneticamente modificati occupavano tutto il corridoio.
E mi guardavano con aria minacciosa.
“Hey, nanetta, mio fratello Josh dice di essere in classe con te, e dice anche che sei parecchio stupida.”
“Che c’è, sei forse down?”
“Scemo, i down hanno la faccia strana, questa qua è normale! È solo stupida, molto stupida!”
“E allora che ci fai al Carmel, eh? Qua accettiamo solo gente che lavora sodo!”
Sfogliando l’annuario dell’anno scorso in cerca di Jesse, avevo notato anche quei due, più per il fatto che fossero stati bocciati diverse volte che per vero interesse.
Si chiamavano Anthony Campbell e Ivan Peterson. Senior, ovviamente.
Avrei voluto urlare loro che essere bravi a football e venire bocciati solo perché la squadra del liceo vincesse, invece che frequentare il college con una borsa di studio che non avrebbero comunque meritato – è risaputo che molti atleti amatoriali del liceo ricevono bonus del genere solo perché non lascino la scuola – non era molto intelligente.
Peccato che fossi paralizzata dalla paura.
“Forse, la signorina potrebbe fare qualche sforzo se sottoposta alla giusta pressione…”
Non seppi mai cosa intendessero quei due per giusta pressione, e forse è meglio così.
Perché in quel momento, una voce risuonò per i corridoi deserti.
“Campbell! Peterson! Che state facendo?”
I due si girarono di scatto, sorpresi, e, nel minuscolo spazio tra le loro spalle, intravidi un ragazzo abbastanza alto, i ricci castano chiaro che sembravano crepitare di elettricità per la tensione.
Ma furono i suoi occhi a colpirmi.
Perché nel breve istante in cui li incrociai, constatai che non stavano dedicando un grammo di attenzione ai due bulli, ma erano fissi su di me.
Jesse mi stava fissando, e lo faceva con un’intensità che sembrava perforarmi come una lama affilata.
Allungò un braccio nella mia direzione, come per prendermi la mano.
“La signorina viene con me, ora.”, ordinò imperiosamente, ma con un ghigno sul viso.
Mi affrettai a obbedirgli, anche se il comando era diretto più agli altri due che a me.
Quel giorno, Jesse mi salvò da una imprecisata minaccia, ed entrò nel mio cuore.
Sì, stile principe azzurro che, la lucente spada in mano e in sella al suo cavallo bianco, si precipita a soccorrere la bionda principessa intrappolata in una torre altissima in un luogo sperduto, e lotta contro bestie mitologiche per arrivare fino a lei.
Sono molto drammatica, lo so. Me lo dicono tutti.
Quando ringraziai Jesse per l’aiuto, gli giurai anche che avrei fatto qualsiasi cosa per sdebitarmi.
Che bugiarda. Avrei fatto qualsiasi cosa per lui comunque.
Lui aveva sorriso sornione, poi si era girato lentamente verso di me.
“Beh, ci sarebbe una cosina che potresti fare… Si dà il caso che Pauline Hoffman, la mia partner nei Vocal Adrenaline, sia appena partita per il college. Non preoccuparti, Giselle Wendell è già pronta a prendere il suo posto, ma mi è capitato di leggere il tuo fascicolo giusto ieri – sai, quando mi avanza del tempo libero do una mano in segreteria, ho recentemente scoperto che le nostre adorabili assistenti sono assurdamente sottopagate. È importante aiutare i più bisognosi – e ho notato che hai vinto parecchie gare di ballo. Una capace ballerina potrebbe farci comodo, e migliorare le nostre coreografie. Che ne dici?”
Fu così che finii nei Vocal Adrenaline, nonostante il canto corale non sia precisamente la mia passione.
Certo, ho scoperto di essere particolarmente brava a cantare – Jesse mi aveva definita un contralto, credo – e indubbiamente i miei corsi estivi di danza sono tornati utili, nonostante fossero un ripiego per non passare le vacanze con la mia governante tedesca, Mrs. Heinrichs, mentre i miei se la spassavano ad Aspen o alle Seichelles, ma diciamo che aspiravo e aspiro tutt’ora a ben altro.
Il mio sogno è quello di diventare una famosa attrice, red carpets, magazine di gossip, villa a Hollywood eccetera, e devo ammettere che far parte di qualcosa che non mi piace particolarmente e dover fingere di divertirmi ha migliorato le mie doti recitative.
E quindi eccomi ancora qui, ad allenarmi su coreografie, solfeggi e scale, con la flebile speranza di rivedere Jesse.
Ah, dimenticavo, anche per compensare la mia sufficienza stentata con dei crediti extra.
Già, Campbell e Peterson avevano ragione nell’affermare che fossi stupida.
Non posso farci niente, non posso nemmeno negare l’evidenza.
So l’inglese solo perché è la mia lingua madre, anche se faccio a cazzotti con le regole grammaticali, quindi figuriamoci le lingue straniere.
Per quanto riguarda matematica, il mio cervello si è fermato alla tabellina del cinque, anche se devo dire che non sono la peggiore della classe.
Economia domestica? Per favore, da grande sarò la regina dei take-away, che mi onoreranno con una statua in ogni città importante.
A malapena so dov’è l’Ohio e in che millennio siamo, quindi lasciamo stare storia e geografia.
Beh, è inutile che mi dilunghi, avete capito.
La mia estate si divide tra corsi di canto e ballo e ripetizioni. Emozionante, eh?
Quindi, per quanto non fosse certo la mia prima scelta tra le materia extra curricolari, far parte dei Vocal Adrenaline mi serve.
Anche se non è affatto facile.
Contrariamente a quanto possiate pensare, far parte del Glee Club al Carmel High non significa far parte dell’elite della scuola, ma di venire odiati ferocemente da tutti.
Perché?
Facile.
Potrebbe sembrare strano, ma la mia scuola non ha tutti quei fondi.
Avevo detto che è come una scuola privata, vero? Beh, ultimamente, complice la crisi economica, i soldi tardano ad arrivare, quindi un’attività può essere portata avanti solo se vende abbastanza da auto-finanziarsi.
E beh, visto che i membri dei Vocal Adrenaline sono tutti figli di avvocati, banchieri e via di seguito, abbiamo costumi più eleganti, luci più potenti e incentivi più accattivanti.
Come quella volta che la Corcoran comprò a tutti un’auto nuova di zecca per compensare i  nostri sforzi… e i campionati nazionali che le facevamo vincere.
È normale quindi, che il resto della scuola non nutra particolare simpatia nei nostri confronti.
Non siamo delle rockstar.
Ma, grazie alla nostra preside, disposta ad aiutare qualsiasi gruppo che porti soldi e prestigio alla scuola, siamo un po’ come i diplomatici, o i testimoni di qualche mega processo.
Intoccabili.
Quindi alla fin fine… sì, essere nei Vocal Adrenaline è come far parte di un’elite, anche se non di una amata.
Non che mi importi molto, alla fine.
Il mio unico obiettivo, che mi spinge a stringere i denti e a dividermi tra canto e spagnolo, ballo e ripetizioni è l’attesa del ritorno di Jesse.
Perché con lui i Vocal Adrenaline tornerebbero in vetta e a vincere campionati nazionali.
Sì, Jade, raccontatela.
La verità è che vuoi che lui torni e che ti dica quanto è stato stupido a frequentare altre ragazze quando in realtà è sempre stato innamorato di te e, in una scena da film romantico di pessima categoria, le vostre labbra si incontreranno di nuovo.
Sì, di nuovo.
Perché Jesse ed io abbiamo avuto i nostri trascorsi, anche se si limitano a… una mezz’oretta, una sveltina per l’euforia post-vittoria delle ultime Nazionali.
Anche se per me è stato più il coronamento di un sogno.
Beh, per farla breve, alla fine del mese Jesse tornerà, e nessuno, nemmeno quella Rachel Berry, potrà farci un fico secco.
Perché so che tutti i riflettori sono puntati su di lei e sulle New Direction.
Sono tre anni che non faccio che sentire voci di corridoio sulla meravigliosa voce di quella sottospecie di gnomo vegano, e su tutti gli altri talenti del suo Glee Club.
E sono stufa.
Anch’io ho talento, anch’io devo lottare per ottenere quello che voglio, anch’io devo superare le difficoltà della vita di tutti i giorni di ogni adolescente.
Eppure si sente sempre e solo parlare delle povere New Direction, senza fondi, senza amici, senza che nessuno della scuola vada a tifare per loro alle competizioni, senza costumi, senza niente a parte la loro grinta, talento, forza di volontà, coach eccezionale e amore e rispetto l’uno per l’altro.
Niente di nuovo, per me.
Questi sono sempre stati i marchi di fabbrica dei Vocal Adrenaline, anche da prima che ne facessi parte.
Quindi, ricapitolando.
Mi chiamo Jade Amber Martins, ho diciassette anni, talento da vendere, uno straordinario coach in arrivo (che tra le altre cose, mi piace da impazzire) e sono stufa di sentir parlare del Glee Club del McKinley High.
Mi spiace per loro, ma d’ora in poi la musica cambia.
Questo è l’anno di me e Jesse, e dei Vocal Adrenaline.
 
Author's Corner (di nuovo)
So che come primo capitolo non è granchè, ma prometto che i prossimi saranno migliori :)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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