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Autore: Sherlock Holmes    05/06/2012    3 recensioni
Cosa sarebbe successo se Big Joe, nella prigione di Pentonville, non fosse stato amichevole con Sherlock Holmes?
Una rivisitazione della famosa scena del film Ritchiano del 2009…
Genere: Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ero scocciato dalla leggera stupidità di Watson…
Insomma, perché Mycroft avrebbe dovuto invitare solo lui e Mary nella sua residenza di campagna?
Io sono suo fratello, avrebbe ospitato anche me!
- Lo ammetta, Watson, lei non ragiona!- sbottai.
Vidi la collera negli occhi del mio compagno di avventure…
- Lei non è umano!- esclamò, adirato.
Cadde il silenzio più totale.
Un paio di uomini si voltarono nella nostra direzione, attirati dal grido soffocato di Watson.
Uno, mingherlino e asciutto dal volto sporco e pallido si rivolse, in un sussurro, al suo compagno, basso ma muscoloso, con un soprabito lacero e le mani perennemente in tasca. Questi sembrò sorridere malignamente nella mia direzione…
Deglutii.
Li conoscevo.
Entrambi.
I due truffatori di Fleet Street.
Ero stato io stesso a smascherarli.
Erano dentro per causa mia…
Stesso discorso si poteva fare per Big Joe. 
Aveva rischiato la forca, grazie al mio intervento…
Mi squadrò dall’angolo dei falsari. Era più alto del sottoscritto, robusto e pustoloso, con una bombetta color terra ed un lungo fazzoletto rosso nel taschino.
Arricciai il naso, con sottile preoccupazione.
Gli sguardi di coloro che ci circondavano non erano per nulla amichevoli…
Stavo per esporre la situazione al mio socio…
Big Joe si poggiò alle sbarre.
I suoi occhi, prima fissi su di me, si spostarono al di là della grata.
Sentii il poliziotto sopraggiungere e chiamare il nome di Watson…
- La sua cauzione è stata pagata.- concluse il Bobby.
Watson si alzò dalla panca, quasi ignorandomi, e, zoppicando lievemente, mosse qualche passo verso l’uscita.
Da dietro le barre della cella comune, vidi l’esile figura di Mary Morstan, vestita di scuro.
Mi avvicinai anch’io alla porta.
Mi augurai che quella donna avesse garantito anche per me.
Probabilmente, se fossi rimasto senza Watson, mi sarei ritrovato solo in mezzo a un branco di leoni inferociti…
Mi fu chiusa la porta della cella in faccia.
- Solo Watson.- mi disse con asprezza il poliziotto.
Il mio socio si girò verso me.
Gli gettai un’occhiata eloquente, inclinando la nuca.
Watson non capì.
Con le labbra, senza emettere un fiato, gli mimai: “Non vada…!”
Inarcò le sopracciglia.
Il Bobby gli indicò la strada verso l’interno del commissariato, per formalizzare il rilascio.
Aggrottando la fronte, Watson seguì fidanzata e poliziotto.
Alzai il capo al cielo, sospirando.
Avvertii dietro me una presenza ingombrante…
Quindi, mi voltai.
- Spero che lei esca prima di colazione, perché i miei ragazzi sono affamati…-
Detto questo, Big Joe, con tutta la sua mole, mi si appropinquò.
Increspai le labbra, annuendo:- Già, lo immaginavo…
- Si guardi intorno, Holmes… Nessuna guardia…- mi disse.
- Oh, l’avevo notato.- risposi alla sua provocazione, noncurante.
Mi parlò ad un soffio dal naso.
- E’solo per colpa sua se ho accarezzato il patibolo, Holmes…-
Gli sorrisi:- Rammento perfettamente.- mormorai.
- Allora, se ha la gran memoria che ostenta, ricorderà che ha regalato una gita a Pentonville anche alla maggior parte delle persone che si trovano qui, attorno a lei…-
Come se avessero atteso l’imboccata, gli altri criminali ci strinsero in un cerchio.
- Ma non si preoccupi, Holmes… Sarò io ad ucciderla!-
Improvvisamente, mi afferrò dal colletto della camicia, sollevandomi da terra di qualche pollice e sbattendomi contro la grata di ferro.
Stavo per attingere alle mie conoscenze di baritsu per liberarmi dalla salda presa dell’energumeno, quando…
- Cosa credi di fare, Big Joe? Tu hai diritto di ammazzarlo almeno quanto ne abbiamo noi!-
Il truffatore più mingherlino afferrò il mio aggressore per la spalla.
- Non metterti contro di me, Alphie…- tuonò Big Joe.
- Siamo già tutti contro di te…- ringhiò il suo compare.
Sorrisi.
A quanto pareva, il baritsu non sarebbe stato necessario.
- Davvero? – domandò sarcasticamente Big Joe.
Scoppiò il putiferio.
Mollando la presa sulla mia camicia, il mio assalitore si gettò sull’esile Alphie, al quale davano man forte un paio di altre persone.
I criminali in circolo divennero gli spettatori della zuffa tra i quattro.
Scossi la testa, con un sorrisetto.
Presi dalla tasca una sigaretta, che accesi.
In quel mentre, una donna trasandata si sporse verso di me, tenendo una lunga pipa bianca in mano.
- Ho visto che ha dei cerini… Può accendermi il tabacco?-
Annuii. - Certamente.- dissi, sfregando il fiammifero.
Il fuoco riverberò nei suoi occhi.
Allungò la pipa verso di me.
Con un movimento repentino, estrasse dalla sua folta chioma un puntale di metallo…
Le bloccai la mano, prima che la donna vibrasse il colpo.
La fiamma si smorzò appena.
- Non sono stupido, miss Annabel…-
La conoscevo, mio malgrado.
- Grazie a lei, perderò i migliori anni della mia vita in questa topaia!- mi sibilò.
Per mezzo della mia testimonianza, infatti, la tutt’altro che dolce Annabel era stata condannata a dieci anni per falsificazione di denaro.
- Sa, Holmes, ha ragione il suo amico… Lei non è umano.-
- Lo pensa veramente?- le chiesi, pungente, scuotendole il polso, facendole, così, cadere l’arma.
- Sì. Altrimenti, come avrebbe fatto a prevedere la mia mossa?-
Attirati dal caos, tre poliziotti si precipitarono alla cella comune, accompagnati da Lestrade.
- Che succede?- chiese l’ispettore, intimando ad un Bobby di aprire la cella.
Annabel mi fissò per un istante.
Posai il piede sul puntale a terra, per impedirle di afferrarlo e di attaccare nuovamente.
- Indietro… Indietro!- esclamò Lestrade, allargandosi un varco tra la folla in circolo.
Arrivato al centro, chiese:- Dov’è Holmes?-
Presi l’arma metallica dal suolo, facendomela scivolare in tasca.
Annabel mi guardò con odio, ma decise di non muovere un dito.
Saggiamente, davanti alle guardie, non voleva aggravare la sua posizione…
Andai verso l’ispettore.
- Pensava di trovarmi lì in mezzo, vero, Lestrade?- gli dissi, sbucandogli alle spalle.
- C’è stato un piccolo errore…- iniziò.
- Mmh…- mormorai.
- Ecco… Non dovevano metterla in cella comune, con gli altri… che…-
- … Che io ho fatto arrestare?-
I poliziotti dovettero trattenere Big Joe.
Inclinai la testa e mi rivolsi a lui.
- Ha perso la sua occasione…- gli feci notare, stringendomi nelle spalle.
Con uno strattone, tentò di liberarsi, inutilmente.
- In un’altra vita, sarebbe stato un ottimo criminale, Holmes…- mi disse l’ispettore, accompagnandomi fuori dalla cella.
- E lei un ottimo poliziotto.- risposi, serio.
Lestrade, piccato, mi porse il Police Gazette.
- Spero che lei abbia delle risposte.-
- Tutto a suo tempo, Lestrade, tutto a suo tempo.-
Il titolo scuro spiccava sul biancore della pagina: LONDON IN TERROR
“Blackwood sfrutta bene la paura del popolo inglese…”
- Se non mi dice qualcosa, Holmes, la rispedisco lì dentro a giocare a Romeo e Giulietta più veloce di un galoppino!-
Quella minaccia aleggiò nell’aria.
Mi ostinai a non rispondere.
Ma devo ammettere che un lieve brivido mi percorse la schiena…
“A quanto pare, sono umano…”
  
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