Blame It On The Coffee.
Jeff
Sterling aveva sempre ritenuto importante
trovare una maniera per iniziare bene la giornata.
Era
perfino riuscito a convincere Nick
a fare colazione al mattino, data la sua
nevrastenia mattutina se rimaneva a stomaco vuoto. Ma non era il
cioccolato, o
un risveglio con un bacio a renderlo felice, bensì..
«
Jeff, il caffè! »
Ed
ecco Jeff, pimpante e appena sveglio che si
accingeva a scendere le scale, come ogni giorno, pregustandosi
mentalmente il
suo tanto desiderato caffè. Incredibile quanto una bevanda
calda dal gusto
amaro può influire sul corso della giornata di una persona,
come il biondo in
questione. La testa
di quest’ultimo fece
capolino nella cucina, sorridendo in direzione del marito che non lo
vide
nemmeno, tanto era impegnato a impedire alla propria prole di versarsi
addosso
il latte. Jeff approfittò di tale occasione e, lanciando uno
sguardo d’intesa
con i figli facendo cenno loro di tacere, si avvicinò alle
spalle di Nick,
pronto a spaventarlo.
Ma
lo spavento lo incassò Jeff che, troppo preso dal
fare una faccia terrificante, non si accorse della macchia di
caffè che gli
sporcò la maglietta del pigiama non appena il moro si
girò di scatto,
rovesciando l’intero contenuto della tazzina addosso al
marito.
« Cosa ti salta in mente?! » strillò
Nick, poggiando la tazzina sul bancone
della cucina e ignorando le risate dei bambini, concentrandosi sulla
macchia di
caffè sul pigiama azzurro.
«
Volevo solo spaventarti.. Ma ti sei girato prima
che io potessi urlarti all’orecchio! » si
giustificò il biondo, stringendosi i
capelli con le dita e constatando la grandezza della chiazza. Solo
allora,
vedendo che la macchia andava ingrandendosi, lanciò una
serie di gridolini
acuti, dovuti al contatto che quella bevanda dannatamente calda aveva
sulla sua
pelle, bruciandola all’istante. « Quanto sei
cretino? » sibilò Nick, afferrando
un fazzoletto dal tavolo e tamponando l’orribile patacca
castana « Neanche i
bambini si sporcano così! » continuò,
fingendo di non vedere gli sguardi da
cucciolo che Jeff gli lanciava, come per scusarsi.
« Ma
aspetta.. Questo era caffè? » disse il biondo,
come svegliatosi da un periodo
di trance.
«
No Jeff, era marmellata di fragole. »
«
Nick, non dirmi che mi hai versato addosso il
caffè. »
Il
silenzio di Nick fece capire a Jeff che in
effetti quella macchia era causata dalla bevanda incriminata. Infatti,
pochi
secondi dopo, Jeff si era staccato dalle grinfie del marito, ancora
intento a
pulire la maglietta, assumendo diverse espressioni facciali che non
facevano
presagire nulla di buono.
«
Papà Jeff sta bene? » domandò
preoccupata la più
piccola dei due figli, masticando una fetta biscottata.
«
Direi di no. Guardalo, è tutto rosso. » rispose
tranquillo Edward, il figlio più grande, dando una pacca
alla sorella e
ridacchiando sommessamente guardando il padre biondo borbottare
qualcosa. Nick
si passò stancamente una mano sul viso, cercando di
cancellare le tracce di
sonno e tentando di placare la crisi nervosa di Jeff.
«
Jeff, è solo caffè. Non farne un dramm..
»
«
SOLO CAFFÈ,
NICK? » sbraitò il
biondo,
gesticolando nervosamente e facendo passare le mani dai capelli alla
macchia.
«
Posso fartene un’altra tazzina, tutto sarà come
nuovo. Tranne la tua maglietta, ovvio. » sbuffò
Nick, non facendo un tragedia
di quella macchia. « Nick, quale parte di “Il
caffè non si spreca” non capisci?
» socchiuse gli occhi Jeff, cercando di respirare quanto
più lentamente potesse
« Il caffè è sacro, ti è
chiaro il concetto? »
«
Oh no, adesso inizia. » gemette a bassa voce
Rosie, posando la testolina scura sul tavolo e fissando il pavimento.
«
Hai idea di quanto io ami il caffè, Nick? Sì,
vero? In tanti anni di matrimonio dovresti averlo capito. »
soffiò Jeff,
prendendo posto in una delle sedie vuote vicino al tavolo «
Perché l’hai rovesciato?
»
«
Jeff, ti ho già ripetuto che è solo
caffè. Ora
stai calmo, perché te ne faccio un’altra tazzina.
» gli scompigliò i capelli il
moro, cercando di calmarlo, ma ottenendo solo una vana risata senza
spirito «
Nick, la prima tazzina di caffè del mattino è
sempre la più importante. E tu
hai buttato a terra, e su di me, la cosa più buona che posso
assimilare durante
la giornata. »
«
Stai dicendo che cucino da schifo? » lo minacciò
con il cucchiaio Nick, guardandolo dall’alto in basso
« Non sfidarmi, Sterling.
Posso sputarci nel tuo caffè, adesso che ho
l’occasione di rifartelo. »
«
Chi ha mai detto che cucini da schifo? Okay,
potresti anche mettercelo un po’ più di sale,
diciamocelo.. però andiamo, il
caffè! Non vivo senza. » tentò Jeff,
vedendo la rabbia sparire ad un semplice
contraccambio di sorrisi con suo marito. « Sai che al
caffè ci tengo perché è
grazie a lui che ti ho conosciuto. »
«
Passi dall’offendermi in cucina a paragonarmi al
caffè. » alzò un sopracciglio Nick,
accendendo il fornello e mettendo la
caffettiera sulla piastra.
«
Io non ti sto paragonando al caffè. Lo sappiamo
entrambi che il caffè è meglio di te. »
ammiccò Jeff, posando un bacio sulla
testa di Rosie, che emise un mugugno assonnato.
«
Come vi siete conosciuti tu e papà Jeff? » chiese
Edward,
spalmando grossolanamente della marmellata su una fetta di pane
« Prima avete
parlato di caffè, cioè.. avete detto che vi siete
conosciuti con il caffè. »
Nick
sorrise e iniziò a preparare il materiale per
versare il caffè, posizionando zucchero e cucchiaino davanti
al naso del
biondo, che in tutta risposta esclamò: «
Naturalmente! E ora faremo come nel
telefilm.. Ed ecco come ho conosciuto vostro padre! » . Jeff
aspettò un cenno
di assenso da parte del compagno, e iniziò a parlare.
Dalton,
Ohio.
«
Blaine.. sì, lo so.. No! Sono quasi arrivato.. Stavo
prendendo il
caffè. »
Jeff
Sterling scendeva le scale a tentoni, con gli occhi ancora
intorpiditi dal sonno, la cravatta ancora da legare e una fumante tazza
di
caffè stretta fra le dita. Reggeva con la spalla sinistra il
cellulare,
scendendo con poca grazia le scale blaterando qualcosa a proposito di
un
ritardo per le ennesime prove degli Warblers
Troppo
preso dalla sua telefonata, Jeff non notò che un'altra
persona era
intenta a salire le scale e, naturalmente, ci andò a
sbattere contro,
riversando il contenuto del bicchiere addosso allo sciagurato, che
scatto
subito indietro per lo spavento. Il telefono di Jeff cadde a terra
subito dopo,
mentre il proprietario dell'oggetto in questione stringeva
convulsamente il
bicchiere contenente la sostanza incriminata: caffè.
«
Ma sei cretino?! » gli urlò contro il biondo, non
sapendo chi fosse il
suo interlocutore « Hai idea di quanto è appena
accaduto? »
Il
moro sgranò leggermente gli occhi, spostando il suo dito
indice dalla
macchia che andava propagandosi al petto dell'altro
«
Non lo so, chiedilo al mio blazer! » lo accusò
« Sei tu il deficiente
che corre sulle scale con il telefono e il caffè in mano!
» « Ah, io? Sei tu
quello che.. che stava salendo le scale quando io le stavo scendendo!
» ribadì
Jeff, braccandogli la strada e fissandolo negli occhi, curioso di
sapere fin
dove quella conversazione li avrebbe portati.
«
Chiedo perdono, Miss Celine Dion, se lei è un pericolo
pubblico!
»
lo apostrofò lo sconosciuto, cercando di passare ma fallendo
ogni
qualvolta l'altro gli si parasse di fronte. Jeff boccheggiò
a vuoto e fece
cadere anche il bicchiere, troppo attonito dall'offesa. Come si
permetteva
quello di fargli cadere il caffè, e perfino di insultarlo?
«
Non puoi comportarti così! Io stavo parlando con il leader
degli
Warblers di una faccenda molto importante, e tu hai interrotto la
nostra
conversazione! » tentò di giustificarsi Jeff,
mantenendo un tono di voce che
propendeva all'aggressione. In tutta risposta, l'altro
schioccò rumorosamente
la lingua percorrendo con lo sguardo la rampa di scale, e poi rispose:
« Blaine
potrà aspettare. Perché adesso tu mi dici come
diavolo ti chiami, così potrò
farti recapitare il mio blazer, per far sì che tu lo pulisca
a dovere. »
Ma
che andava dicendo quello lì?
«
Perché dovrei farlo? » lo sfidò il
biondo, incrociando le braccia al
petto e ignorando il cellulare a terra.
« Mi hai bruciato
la pelle con il
tuo schifoso caffè. Potresti degnarti di dirmi il tuo nome,
almeno. »
«
E se io non volessi? »
«
E se io non volessi? » gli fece eco il moro, assumendo una
faccia buffa
che fece sorridere radiosamente Jeff. L'altro ricambiò il
sorriso senza
pensarci due volte e, improvvisamente, dalla mente del biondo scomparve
il
desiderio di vendetta e sangue che lo aveva pervaso pochi secondi
prima, perché
l'unico pensiero che iniziò a materializzarsi nella sua
mente fu quello di
ricordare ogni singola sfaccettatura del sorriso dell'altro.
« Mi chiamo Jeff.
» gli porse la mano, cercando di non ridere ripensando
all'assurdo dialogo che
avevano appena avuto. « Nick. » disse semplicemente
l'altro, stringendo la
mano. Jeff si annotò per bene quel nome, sicuro che da
lì a poco tempo
l'avrebbe dimenticato.
« Nick.
» ripeté il biondo
mentalmente, non notando però che pensandolo l'aveva anche
detto ad alta voce.
« No, Tarzan. Io
Tarzan, tu Jane.
» scoppiò a ridere il moro, passandosi una mano
sui capelli. Jeff gli mandò
un'occhiataccia, ma ben presto seguì la sua risata. « Okay, Tarzan.
Io ora devo proprio andare,
che altrimenti Blaine mi uccide. Lo conosci? Spero di si. »
Nick annuì
invitandolo a proseguire, come aspettandosi qualcosa di più,
qualcosa che ben
presto arrivò.
«
Però.. che ne dici se questo
pomeriggio mi inviti a bere un caffè? Così ti fai
perdonare per avermi
sottratto il privilegio di berlo stamattina. »
Nick
fece un altro meraviglioso sorriso che Jeff non poté che
ricambiare
all'istante.
«
Con piacere, Jane. »
Ohio, Caffetteria della Dalton
«
Nick, muoviti! » lo spronò Jeff, trascinando sotto
gli sguardi ancora
assonnati di Thad e Sebastian quel poveraccio di Nick.
«
Perché hai così tanta fretta? »
borbottò stremato il moro, cercando di
opporre un minimo di resistenza e attaccandosi alla manica del blazer
di Thad
che, prontamente, fece uno scatto a sinistra facendo sbilanciare Nick.
« Come
perché? Oggi è giovedì, c'è
Serenella! » esultò Jeff, girando velocemente un
angolo e continuando a correre, venendo pigramente seguito dagli altri
due.
«
Serenella? Non sapevo che avessi una badante. » lo
schernì Sebastian ghignando
stancamente. « Lei non è la mia badante.
» rispose secco Jeff non guardandolo
nemmeno, pronto ad aspettarsi qualsiasi battuta in risposta.
E
infatti..
«
Hai ragione. Sarà la tua baby sitter, allora » solo allora il biondo si
voltò giusto in tempo
per rispondergli con una linguaccia, e poi riprendere a camminare
stavolta a
passo più lento, considerato il fatto che ormai Nick stava
strisciando sul
pavimento.
«
Jeff, sei un caffeinomane. » si lamentò Thad,
stropicciandosi gli occhi
come un bambino « Stavo dormendo così bene, e tu
mi hai svegliato. »
«
Cose che capitano! Muoviamoci, odio il caffè freddo.
» strillò Jeff
prima di mollare Nick e correre come un pazzo verso la porta di vetro
della
caffetteria. Dopo pochi secondi, anche gli altri tre arrivarono nella
stanza,
vedendo il biondo maledetto pagare il suo caffè e sorridere
cordiale alla
vecchietta in questione: una bassa signora grassoccia con acquosi
occhietti
celesti e scuri capelli tenuti corti e dall’aria simpatica li
squadrò,
salutandoli poi con un cenno della mano.
«
Uh, Jeff! Buongiorno! » gli
diede il buongiorno la cassiera, intenta a ripulire il bancone del bar
da
qualche briciola.
« Buongiorno
signora Serenella.
Potrei avere.. » «
Del caffè? Subito! »
trillò la signora in questione, prima di scomparire verso la
tanto amata
macchinetta del caffè.
Jeff
aveva tanto insistito per arrivare presto, perché sapeva
benissimo
che la sua adorata cassiera gli avrebbe fatto il caffè in
tempo lampo, e non
avrebbe dovuto aspettare tantissimo come le cassiere degli altri giorni
erano
solite a fare. Sbuffò irritato quando vide, nel tavolo dove
i suoi compagni di
merende si erano appartati, Nick che rideva di cuore guardando
Sebastian che
evidentemente aveva fatto una battuta, ed era riuscito a far sorridere
perfino
Thad che sosteneva di non sopportarlo.
Ma
Jeff aveva capito che sotto quell'odio malcelato c'era un "Epic
Bromance". Ciò che lo irritò fu proprio il fatto
che era stato Sebastian a
far ridere Nick, e non lui. Avvertì un leggero pizzicore
alla bocca dello
stomaco, ma preferì ignorarlo, dati i suoi pensieri confusi.
La
voce della signora Serenella lo riportò sulla terra
« Ecco a te. Ti
conviene non mangiarti quel moretto con gli occhi, il caffè
si raffredda
altrimenti. »
Jeff si affrettò a
prendere fra le dita il bicchiere bollente e a negare l'evidenza:
« Oh no, mi
sa che ha capito male.. siamo solo amici, noi due! »
Serenella
sorrise, alzando il dito indice come per zittirlo e dirgli di
aspettare e prese a frugare nelle tasche, come alla ricerca di
qualcosa. Il
biondo la fissò dubbioso, come per chiederle silenziosamente
conferma di ciò
che stesse facendo.
La
donna tolse dalla tasca dei pantaloni un ciondolo a forma di cuore e
lo aprì, mostrando due foto.
«
Questa è mia figlia il giorno in cui si è sposato
con quello che oggi è
quel signore che lavora qui, e che tu tanto detesti perché
pensi che ti sputi
nel caffè.. » gli spiegò, e Jeff si
stupì nel sentire quelle parole che pensava
di aver confidato a Nick tanto silenziosamente, e che invece erano
state udite
benissimo. « Mentre questo è mio figlio, il giorno
in cui si è sposato con
quello che è il mio amato genero oggi. »
Jeff
spalancò la bocca in un grande sorriso, non sapendo come
accidenti
rispondere a quella piccola confessione. « Sono molto belli.
»
«
Naturalmente, so quando sta nascendo una coppia.. e mi sa che quello
che dovrebbe aprire gli occhi sei tu, signorino. » la signora
lo liquidò con un
sorriso, voltando i tacchi e dirigendosi verso un tavolo distante da
quello
dove gli amici di Jeff erano ancora seduti, attendendo l'arrivo del
biondo. Si
diresse verso il tavolo, dove Nick e Thad stavano ancora lanciandosi
sorrisi
divertiti per gli aneddoti di Sebastian che, più che essere
gentile, preferì
salutarlo con un « Lieto che tu e il tuo allegro beverone ci
abbiate raggiunti.
»
Jeff
si sedette, non si sa se volutamente o casualmente, fra Sebastian e
Nick, ricevendo un'alzata di sopraccigli da parte di Thad, che finse di
ignorare iniziando a sorseggiare il suddetto beverone. « Come
mai hai tardato
più del solito? » domandò Nick,
fissandolo mentre beveva e catalizzando
l'attenzione su di sé. « Serenella era in vena di
chiacchiere oggi. » rispose
semplicemente « Mi ha parlato di quanto il suo genero gay sia
carino. »
Sebastian
sogghignò, mettendosi elegantemente le mani nelle tasche del
blazer della Dalton e apostrofò « Dovrebbe essersi
accorta che anche tu sei
evidentemente cotto della qui presente piaga di nome Duvall, allora.
»
Nick
sgranò gli occhi e cercò
disperatamente lo sguardo di Thad, troppo concentrato a ridurre gli
occhi a due
fessure e fissare malamente Sebastian, il tutto mentre Jeff soffocava
con il
caffè.
«
Beh? Harwood, so che provi dei sentimenti verso di me, ma guardandomi
così non li nascondi di certo. »
gli
ammiccò il bastardo, sventolando elegantemente una mano
davanti agli occhi
scuri dell'interessato, come per risvegliarlo da un periodo di
catalessi.
«
A me non piace assolutamente Nick. Non volermene, ma è
così. » spiegò
Jeff, rivolgendosi a Nick e guardandolo mentre gli sorrideva, suo
malgrado.
«
Non direi, visto il modo in cui ti sta guardando. »
constatò Sebastian,
lanciando un fugace sguardo a Thad, che ancora lo fissava come per dire
"Ti avevo detto di tacere!"
« La smettete di
parlare come se
non ci fossi? E, Jeff, tranquillo. Se mi piacessi te l'avrei
già detto, non
credi? » iniziò Nick, agitandosi parecchio.
« Insomma, non vorrei mai rovinare
la nostra amicizia, ma se ne valesse la pena mi butterei. Non che io mi
voglia
buttare, non sono interessato da quel lat.. »
La
risata bassa e sommessa di Sebastian bloccò quell'assurdo
monologo.
«
La mega sciroppata riguardante l'amicizia l'abbiamo già
sentita, non è
così Harwood? » Thad annuì sorridente,
dando man forte all'altro « Esattamente
stamattina, quando c'era Trent che aveva paura di "rovinare la sua
amicizia con Jennifer". »
«
Due ore di spasso a cercare di far baciare quei due. Ah, quanto ce
n'è
voluto. Spero che con voi finisca presto questo bel siparietto,
così potete andare
a rotolare tra le lenzuol..» strillò Sebastian,
rizzandosi sulla sedia per il
maledetto pizzicotto alla coscia che Thad stesso gli aveva rifilato,
come per
invitarlo a tacere definitivamente.
Jeff
voltò la testa verso sinistra, cercando lo sguardo di Nick,
che non
tardò a trovare. Ciò che vide in quegli occhi
scuri lo lasciò senza fiato.
Menzogna.
Bugia. Il tutto malcelato, naturalmente. Si perse in quello
sguardo, e si pentì di aver perfino detto ad alta voce di
non poter provare
qualcosa di più per lui. Si chiese se Nick potesse mai
provare qualche
sentimento diverso dall'amicizia o dal banale affetto nei suoi
confronti.
Scorse una luce strana negli occhi dell'altro, e una morsa violenta gli
attanagliò
la bocca dello stomaco, costringendolo a distendere le labbra in un
sorriso
impacciato, quasi a voler celare quella mossa inaspettata da parte del
suo
cuore.
Non
seppe esattamente in quale parte di quel muto scambio di sorrisi e
sguardi si era ritrovato a pensare che, sì, lui e Nick
sarebbero stati proprio
una bella coppia. Il cuore di Jeff si sciolse come una noce di burro
sul caldo
pane tostato esattamente quando dalle labbra sorridenti di Nick
uscì un « Non
voglio perderti. » Naturalmente, Sebastian fece morire la
battuta sarcastica
che stava per rivolgere a Thad per un discorso instaurato nel breve
tempo di scambi
di sguardi di Jeff e Nick, esordendo con una frase alquanto
inopportuna. « E
ora bacio. Andiamo, lo sappiamo che siete innamorati, smettetela con
queste
purghe da romanzo della Kinsella. »
Nick
interruppe il contatto visivo con Jeff e puntò il suo
sguardo
irritato verso Sebastian. « Ti ho detto che se mi piacesse
Jeff, gliel'avrei
già confidato. » « Non trovo motivo per
il quale tu non possa confidarti pure
ora, Duvall. Coraggio. » lo spronò Sebastian,
ignorando i ringhi provenienti da
Thad. « Non credo che debba farlo, se non lo sente.. Neppure
io lo farei. » lo
sconsigliò Jeff, sorseggiando un altro po' di
caffè e deglutendolo subito,
accogliendo con un sospiro la calda sensazione che gli
avvampò lo stomaco
subito dopo. « Se allora non ti da fastidio, bacialo. Non
proverai nulla, no? »
continuò Sebastian, sogghignando in attesa di una risposta.
Risposta
che non arrivò perché Nick aveva afferrato Jeff,
prendendo
possesso delle sue labbra con urgente bisogno.
In realtà Nick stava solo aspettando
un'occasione adatta per poter
baciare quelle labbra che tanto sapevano di caffè, e Smythe
gli aveva dato un
ottimo pretesto. Il bacio durò ben poco, e quando i due si
staccarono, lo
sguardo spaesato di Jeff si concentrò su una persona alle
spalle di Nick.
«
Jeff?! Sei davvero tu?! » trillò una voce acuta,
che il biondo era
sicuro di aver identificato.
«
C-C-Cassie.. Ciao! Anche tu da queste parti? »
domandò il biondo,
avvertendo le guance imporporarsi di vergogna.
«
Questa non me la devo perdere. » esordì Sebastian,
prendendo il suo
telefono pronto a filmare tutto. O a specchiarsi.
«
Fratello, mi dovevi dire che eri gay. E non mi presenti il tuo
amichetto? » sorrise la ragazza, avvicinandosi al loro tavolo.
Thad
sghignazzò, riconoscendo il lei la figura che per mesi da
piccolo
l'aveva tanto assillato affinché andasse a pettinare le
bambole in sua
compagnia. Quella era Cassie, la sorella piccola di Jeff. Era simile al
fratello, per quanto riguardava i capelli. Avrebbe riconosciuto quel
biondo
tipico degli Sterling ovunque quella strana famiglia sarebbe potuta
arrivare.
Incrociò per una frazione di secondi il suo sguardo sempre
sorridente, quasi vedesse
sempre il bicchiere mezzo pieno.
Thad
si rammaricò, vedendo la vita dalla parte sbagliata.
Perché lui
vedeva il bicchiere sempre mezzo pieno. Ma se Sebastian gli guastava la
giornata, il bicchiere si riempiva ancora di più.
Sì,
di merda.
«
Io.. Insomma.. » balbettò sconclusionatamente il
biondo, gesticolando
nervosamente nella speranza di negare tutto.
Tranne
il fatto che quel bacio gli era piaciuto veramente tanto.
«
Piacere, sono Nick Duvall. Il ragazzo di tuo fratello, esattamente.
»
gli porse la mano Nick, annuendo e lanciando un'occhiata a Jeff che gli
sorrise
per qualche motivo sconosciuto.
«
Aw.. quanto siete carini. » esalò la ragazza,
facendo sorridere i
quattro ragazzi, compreso quel pezzo di marmo di Smythe. Sorrisi che
sparirono
in una frazione di secondo nell'esatto momento in cui Cassie
parlò.
«
Bene, io ora vado a dire alla mamma che sei omosessuale. Ci vediamo,
Jeffie! » strillò, schioccando un sonoro bacio
sulla tempia del biondo e
zigzagando via fra i tavoli. L’ultimo rumore che si
sentì, fu quello del
“click” della videocamera di Sebastian che zoomava
sul volto sconcerto di Jeff
e quello del caffè di quest’ultimo che cadeva a
terra, riversando tutto il
liquido sul pavimento della caffetteria.
New York, Casa Duvall-Sterling.
Nick
quella mattina si svegliò trenta minuti prima di Jeff, come
sempre,
si diresse verso la cucina del loro appartamento, come sempre, e mise
la
caffettiera sul fuoco, come sempre. L'unico piccolo particolare che
cambiava
tutto era una scatolina di velluto blu, posata a fianco del barattolo
di caffè
macinato. Nick sorrise, ripensando alle peripezie che aveva dovuto
affrontare
con il suo migliore amico Thad per tenere nascosta la grande sorpresa
che
avrebbe accolto a braccia aperte Jeff in quella esatta mattina.
Prese
la tazzina del caffè di Jeff, la lavò per bene e
dentro ci mise un
anello, che era un elemento riduttivo per significare tutto l'amore che
Nick
provava per quel deficiente dalla testa gialla. Avvertì una
leggera fitta
all'altezza del cuore quando sentì un sonoro «
Ouch! » provenire dalla stanza
affianco.
Come
ogni mattina, Jeff si era alzato e, come ogni mattina, aveva
sbattuto la testa alla mensola. Nick
udì
dei passi cadenzati e qualche mugugno farsi strada verso di lui, e con
una
velocità sorprendente, nascose la tazzina del
caffè. Quando Jeff entrò nella
piccola ma accogliente cucina, la prima cosa che vide fu il sorriso di
Nick che
gli dava il buongiorno.
Come
al solito, il suo cuore fece un piccolo salto alla sua vista, e fece
un paio di passi in avanti per posare un bacio leggero sulle labbra del
suo
ragazzo. « Hey. » gli soffiò Jeff,
ingoiando uno sbadiglio e cingendogli i
fianchi dolcemente. « Hey. » gli fece eco Nick,
assumendo un'espressione
accigliata. Il biondo, notando quel repentino cambiamento d'umore,
mormorò: «
Tutto apposto? »
Nick
accennò un sorriso, distogliendo lo sguardo e puntandolo
sulla
tazzina nascosta dietro un improvvisato nascondiglio. « Solo
ansioso. Sto
aspettando una chiamata da lavoro.. Non preoccuparti. Ti ho fatto il
caff.. »
Neanche
il tempo di finire, che Jeff aveva lanciato un gridolino
estasiato catapultandosi in tempo record su una sedia vuota e
afferrò
velocemente la tazzina di caffè, portandosela alla bocca.
Nick
si morse un labbro, nervoso come pochi. Non poteva davvero aver
commesso un simile errore. Si apprestò a lanciarsi contro la
tazzina, cercando
di evitare ciò che stava per succedere ma..
«
Nick..? » mormorò a labbra strette Jeff, il tono
di voce esterrefatto.
Il moro non rispose, arrossendo vistosamente e iniziando a sudare
freddo.
«
Mi hai messo un anello nel caffè? »
Jeff
si alzò, posando lentamente la tazzina sul tavolo e
avvicinandosi a
Nick, rosso di vergogna, con l’anello stretto fra le dita.
Solo vedendo in quei
meravigliosi occhi, lucidi di sorpresa, Nick si rese conto che non
avrebbe
potuto tacere ancora per molto. «Volevo proportelo in maniera
originale.. e
dato che ami il caffè, e molte cose tra di noi sono accadute
grazie a quella
specie di brodaglia scura.. » occhiataccia da parte del
biondo «E.. si,
insomma, spero che tu abbia capito cosa intendo, dato che sto morendo
di
imbarazzo. »
«Oh,
Nick. »lo abbracciò Jeff, stringendo ancora
l’anello e gettando le
braccia al collo del moro che lo accolse al volo, indietreggiando di
qualche
passo. «Dimmi che è un sì, ti prego.
»lo supplicò Nick, facendo ridacchiare
Jeff fra le lacrime di commozione «Certo che è un
sì, pezzo di cretino! »
Il
cuore di Nick fece un salto che Jeff, stretto a lui com’era,
non poté ignorare.
«Temevi che ti dicessi di no? » mormorò
contro la sua spalla il biondo,
afferrando saldamente Nick per le spalle. «Chiunque avrebbe
temuto una cosa del
genere, scemo. Poi ho avuto la geniale idea di mettere
l’anello nel caffè.. »
«Ah,
perché, c’era pure un anello? » lo prese
in giro Jeff, scostandosi
di poco per incontrare quegli occhi trasudanti gioia e speranza.
Nessuno disse
niente, l’anello bianco che Jeff ancora stringeva in una
presa mortale e le
occhiate innamorate che si scambiavano parlavano da sé.
«Pensi
che cambierà qualcosa adesso? » domandò
il moro, accarezzando una
guancia all’altro. «Ora che mi hai proposto di
sposarti, sarai obbligato a
scaldarmi il caffè ogni mattina per tutto il resto della tua
vita. » sorrise
Jeff al sol pensiero.
Nick
e caffè, per tutti i giorni della sua vita. Non era poi
un’idea
tanto male.
«E
se mi dimenticassi di farti il caffè, per una giornata?
» rise Nick,
prendendoci gusto nello scambiare quelle battute con il suo nuovo
futuro
marito. La faccia di Jeff si fece improvvisamente seria, fulminandolo
con lo
sguardo.
«Chiederei
il divorzio. » replicò secco il biondo,
accoccolandosi meglio
fra le braccia di Nick, che rispose fintamente scandalizzato:
«Ma non siamo
ancora sposati e già mi parli di divorzio! Ma che razza di
ragionamenti fai? »
«Quelli
che farebbe una persona che non ha ancora bevuto il suo
caffè per
un piccolo contrattempo, Nick. » gli soffiò sulle
labbra Jeff, prima di
annullare la minuscola distanza fra le loro labbra unendole in un bacio
leggero.
Nick
sorrise, dandosi dello stupido solo perché aveva pensato che
Jeff
potesse anche solo lontanamente dirgli di no.
Cercò di immaginare la reazione che Thad avrebbe avuto,
venendo a conoscenza
che il matrimonio ci sarebbe stato di lì a poco tempo, e si
staccò in tempo
record da Jeff ricordandosi improvvisamente di una cosa.
«Che
hai? » si lamentò Jeff, assumendo
un’espressione da cane bastonato.
Nick sorrise con aria di sfida, assottigliando gli occhi e mormorando
vittorioso: «Devo dire a Thad che mi hai detto di..
»
Jeff
parve capire tutto e, infilandosi velocemente l’anello, si
lanciò in
una corsa folle e disperata alla ricerca del telefono, venendo subito
seguito
dal moro, urlando: «NO, GLIELO DEVO DIRE IO! »
Per
tutto il resto della giornata, la tazzina di caffè che era
stata
usata per la proposta venne dimenticata sul tavolo della cucina e, per
tutto il
resto della giornata, Jeff non bevette caffè.
Jeff
concluse il discorso con un leggero sorriso a
increspargli le labbra appena macchiate dal caffè
sorseggiato lentamente
durante la narrazione della storia. Ripensare a tutte quelle cose lo
aveva reso
felice di aver assentito anni prima a sposare quello che era poi
diventato suo
marito. Proprio quest’ultimo gli si avvicinò,
posandogli un bacio a fior di
labbra, che venne interrotto da un improvviso sbottare da parte di
Rosie.
«Uffa,
perché vi baciate sempre? » si lamentò
la
bambina, mettendo su un adorabile broncio che fece ridere di cuore
Nick. «
Perché ci amiamo tanto. Quando sarai più grande,
avrai anche tu un fidanzato
che ti amerà tanto quanto ti amiamo noi due. » la
prese in braccio il moro,
stringendola a sé con fare possessivo.
«
Non metterle fretta, Nick. » lo sgridò Jeff,
bevendo l’ultimo amaro sorso di caffè, pronto ad
iniziare la giornata.
«Io
ce l’ho già un fidanzato! » li
rimproverò la
bambina, accoccolandosi meglio fra le braccia del papà moro,
che la guardò
curioso con un sopracciglio alzato. «E sarebbe? »
Rosie
assunse un’espressione più
dolce, guardando il vuoto con aria
sognante «Zio Sebastian. » sospirò,
imitando le attrici palesemente innamorate
che vedeva recitare in televisione quando guardava i film con i
papà e con il
fratello.
Entrambi
i papà scoppiarono a ridere, lanciandosi
occhiate veramente divertite. « Guardate che è
vero! »
Il
papà moro cessò di ridere, sorridendo in
direzione della figlia ed esclamando:
« Lo
sai che zio Sebastian è fidanzato con lo zio Thad, giusto?
» Eddy rise, andando
a sedersi sulle gambe di Jeff, ora
voltato verso quel curioso quadretto familiare.
« Lo so.. ma si accorgerà di me!
» suonò risoluta la piccola, chiudendo
quella conversazione con testardaggine.
A
volte sapeva essere peggio di Jeff, pensò Nick
allentando la presa su di lei.
Pochi
secondi dopo si sentì il citofono di casa
Sterling-Duvall scampanellare allegramente, e Jeff fu costretto a
posare il
figlio a terra e ad incamminarsi verso la porta con aria stanca, ancora
in
pigiama. «
Sì? » borbottò, ancora
assonnato nonostante il caffè e il lungo racconto. Una voce
impercettibile
strillò dall’altra parte del citofono, obbligando
il biondo a rispondere un
soffiato « Salite. » Nick lo guardò
interrogativo, chiedendogli con lo sguardo
chi fosse, ma non ottenne molto, perché in tutta risposta
Jeff alzò gli occhi
al cielo, appoggiando la schiena al muro, in attesa del bussare di
porta.
Una
manciata di minuti dopo, delle voci conosciute
si fecero spazio nel silenzio del mattino, andando a sbattere con
pugni, calci
e trillate di campanello per chiedere accesso alla dimora. Il biondo
aprì la
porta, fingendo un sorriso per quanto disturbato da quella giornata che
aveva
intenzione di trascorrere in tutta tranquillità a casa sua
con la sua amata
famiglia. Subito dopo entrarono Thad e Sebastian, l’uno
vestito in modo
sportivo con la zazzera scura spettinata e un sorriso stampato sulle
labbra, e
l’altro perfettamente raffinato nel vestire con i capelli
sapientemente
pettinati e l’immancabile ghigno a increspagli le labbra.
« Barbie,
vestiti. Oggi si esce con Blaine e quel suo fidanzato
mezz’uomo per un
noiosissimo picnic organizzato da Harwood. » disse
quest’ultimo, notando che
Jeff ringhiava qualcosa a denti stretti, ma non si oppose per niente. A
Jeff
piacevano i picnic, ed era sicuro che anche la sua famiglia avrebbe
apprezzata,
data la foga con la quale si lanciò alla ricerca di
vestiario e attrezzature
varie. Una ventina di minuti più tardi, l’intera
famigliola era pronta ad
uscire, armati di cestini e cambi di vestiti per i bambini che,
sicuramente, si
sarebbero sporcati giocando. Rosie si avvicinò a Sebastian,
tirandogli l’orlo
della giacca come per chiedergli il permesso di salire in braccio.
Permesso che
le fu immediatamente concesso, visto l’affetto che Smythe
provava per quella
zecca anche se si ostinava a negare che in sua presenza diventava
estremamente
docile. Il moro si voltò, controllando di aver preso tutto
il necessario per
affrontare quella giornata che sarebbe stata una delle più
movimentate in
assoluto. Incontrando il sorriso intenerito di Jeff che era rivolto
solo a lui,
si rese conto che non aveva preso la cosa più importante in
quel momento.
La
mano di Jeff.
Angolo
dell’autrice.
Ed
eccomi qui, dopo mesi che non mi sono fatta
sentire, per vostra fortuna, mentre mi accingo a pubblicare la prima
Niff slash
che ho mai scritto. Premetto che non sono assolutamente portata per la
scrittura, e che questa storia è nata all’una di
notte dopo aver bevuto
quantità industriali di caffè. #IHaveNoRegrets
Comunque,
spero che possa piacervi questo mio
piccolo delirio sotto forma di one-shot, dedicata tutta a lei.
Lei
sarebbe Grace
Lyde, ovvero
quel meraviglioso animale che ha rischiato la cecità totale
leggendo in
anticipo questa storia e betandola.
No,
davvero, sei la dolcezza. Non so come
ringraziarti.
Tornando
alla storia, vorrei fare delle
puntualizzazioni..
1.
Jeff
e Nick, nella mia testa, si
sposeranno. E avranno due bambini, e una di loro si chiamerà
Rosie. Non
dimenticate questo nome, perché ritornerà.
*Risata malvagia*
2.
Niente
di che, vorrei ringraziare le ragazze di Twitter che mi hanno
fatto ridere di cuore con le loro pazzate, facendomi tornare la voglia
di
continuare questa storia. Tutte insieme appassionatamente, coalizzate
contro la
signora Hannah Dlaine.
Ho
finito con il mio spazio per le confessioni (?).
Mi ritiro nelle mie stanze, intenta a guardare Doctor Who e a
sfebbrarmi.
Sentitevi liberi di lasciarmi commenti, anche negativi,
l’importante è farmi
sapere il vostro parere su questa cosa partorita al contrario.
ç______________ç
E donate. (cit. Sebastian)
Alla
prossima! :3
_Meg